giovedì 22 novembre 2012

In questo ultimo libro papa Ratzinger si è lasciato andare al cupio dissolvi





Che senso ha che un papa che ha fatto per decenni l’accademico per di più in facoltà di teologia laiche-statali concluda la carriera pubblicando tre libretti sulla vita di Gesù in stile libri per l’infanzia?
Forse si è convinto come i politici populisti che il popolo sarebbe tanto ignorante che non potrebbe capire un qualunque lavoro serio di carattere storico-critico, come fanno i suoi pari nelle università?
Se fosse così avrebbe sbagliato tutto, ma è difficile crederlo.
Si può non condividere nulla della impostazione del papato di Ratzinger, ma non sarebbe giusto disconoscere la sua dignità intellettuale.
La chiave di lettura è probabilmente un’altra è da ricercare nella filosofia che abita il pensiero di Ratzinger stesso.
Filosofia che non è difficile da individuare perché è dichiarata da lui stesso, quando scrive e ripete più volte che una trattazione storico critica della vita di Gesù metterebbe a repentaglio la fede di tanti e quindi sarebbe dannosa.
Ma questo significa che di fatto questo papa non crede nella compatibilità fra scienza, ragione e fede e quindi implicitamente confessa che la sua fede tradizionale non può avere futuro nel mondo contemporaneo ed è condannata all’irrilevanza.
Questi suoi ultimi tre libri sulla vita di Gesù li avrebbe allora scritti per anziani rimasti tradizionalisti e bambini non in grado di distinguere un lavoro storico da una narrazione di valore solo  metaforico.
Che tristezza, che brutto    regalo di natale.
Questa interpretazione che sembra impossibile se riferita a un uomo della sua responsabilità è però obiettivamente verosimile e compatibile col pensiero più profondo di Ratzinger, che è tendenzialmente apocalittico e che esprime un forte pessimismo sulla condizione umana, perfettamente in linea con quello del suo “cattivo maestro” Agostino.
E’ un pensiero che ritorna nelle esternazioni di Ratzinger fin dall’inizio del suo pontificato e che era risultato ancora più chiaro negli ultimi mesi della sua gestione del sant’uffizio, quando il papato gli si stava avvicinando sempre di più, con le adesioni (interessate) che  riceveva da un numero crescente di colleghi cardinali, che non riuscendo più a raccapezzarsi in un difficile  presente, che non riuscivano più a capire, non seppero fare di meglio che rifugiarsi nelle apparenti certezze  nel più cupo tradizionalismo.
Quindi nessuna sorpresa, ma una chiesa già tanto in affanno per mille problemi e mille gravi incoerenze non aveva certo bisogno di questo ulteriore passo indietro di Ratzinger con una catechesi puerile.
Almeno il suo predecessore papa Woytila aveva usato le sue indubbie doti carismatiche per spingere il suo popolo ad aver fiducia alla speranza cristiana in modo spesso credibile.
Ratzinger con la sua cupa visione dell’uomo induce alla disperazione e non alla speranza, perché come si è detto sopra non riesce lui per primo a credere nella speranza cristiana.
Non essendo dotato di alcun carisma non riesce nemmeno a interpretare una figura tragica, come aveva fatto Wojtyla .
Ma torniamo al libro sulla vita di Gesù fresco di stampa.
Tra parentesi è un ulteriore elemento di disturbo vedere un papa che cede al richiamo commerciale di lanciare un nuovo libro a natale per massimizzare i profitti di un inevitabile best seller.
E i profitti che strada prenderanno? Andranno a finanziare opere di bene o andranno tutti alla fondazione bavarese a nome del papa? Ormai pur rimanendo il vaticano nella consueta e voluta nebbia ,che avvolge certi argomenti, sulle sue finanze ne sappiamo molto più di prima e per merito dei corvi di turno, non certo per  volontà di trasparenza dei suoi responsabili.
Quanti cattivi pensieri che siamo costretti a prendere in considerazione e che non dovrebbero proprio albergare in quegli ambienti.
Dicevamo che il papa ha scritto il terzo libro della sua vita di Gesù.
Prima domanda a che pro?
Il fascino della vita di Gesù sta tutto nella fresca ed essenziale narrazione evangelica, che bisogno c’era di una nuova trattazione, quando sull’argomento si sono cimentati personaggi ben più dotati di Ratzinger?
Se il lettore è colto, è ancor più piacevole ritrovare il gusto dei vangeli nella versione latina piana ed elementare.  
Ancora, se il lettore vuole qualche cosa di più la può trovare nei vangeli apocrifi che sono particolarmente ricchi di storie sull’infanzia di Gesù.
In tutti e tre i casi il lettore avvertito sa che ha davanti qualcosa che ha una dignità che va ben oltre alla favola o alla semplice bella narrazione, ma che quello che legge è stato redatto per indurlo a riflessioni elevate, ma non è una narrazione di fatti storici.
Decenni di studi di ermeneutica biblica hanno accertato e definito questo concetto sia nelle facoltà teologiche laiche di tutto il mondo sia nello stesso istituto biblico dipendente dal vaticano.
Papa Ratzinger però testardamente si impunta   ed esprime con questi suoi tre libri un pare opposto.
Ovviamente non può sostenere direttamente che l’ultra decennale e monumentale lavoro degli esegeti storico- critici sia tecnicamente sbagliato sul piano scientifico.
Una Tele affermazione sarebbe una pure idiozia.
Ma mira allo stesso risultato quando afferma che il negare il valore storico dei vangeli, come fa l’esegesi storico critica, porterebbe a far vacillare la fede di tanti.
E’ una sua scelta personale, pesante, data la sua posizione.
Inutile ricordare che nella stessa chiesa e con responsabilità non tanto minore di quella papale, il cardinale Martini aveva passato una vita di studio per sostenere l’esatto contrario e cioè che i vangeli e la bibbia in generale riportano una narrazione di valore metaforico ma non storico e che questo non abbassa minimamente la loro dignità, ma anzi li rendono accettabili al mondo moderno.
Del resto basterebbe l’esegesi elementare che chiunque può esercitare confrontando la medesima narrazione di un avvenimento fatta da  un  evangelista, con  la narrazione del medesimo avvenimento fatta da un altro evangelista per accorgersi che ci sono differenze spesso sostanziali che arrivano alla descrizione di cose diametralmente  opposte e questo basterebbe a contraddire la visione di papa Ratzinger.
La famiglia di Gesù risiedeva a  Nazareth (Luca) o a Betlemme (Matteo)?
Gesù nacque in casa dei genitori (Matteo) o in una mangiatoia (Luca)?
La strage degli innocenti di Betlemme accadde (Matteo) o non accadde (Luca)?
La fuga in Egitto ci fu (Matteo) o non ci fu (Luca)?
E Marco e Giovanni come mai non parlano dell’infanzia di Gesù?
Come mai nei vangeli  Maria che nel pantheon cattolico ha un ruolo secondo solo a Gesù ed è quasi divinizzata è quasi assente?
Qui stiamo parlando della infanzia di Gesù, perché l’ultimo libro di Ratzinger è dedicato a questo specifico argomento, ma è noto che si vuole trovare il massimo delle discrepanze o aperte contraddizioni fra i quattro evangelisti canonici occorrerebbe dedicarsi al confronto delle narrazioni relative alla resurrezione, dove le versioni fornite sono talmente tante, diverse e contrastanti che non stanno proprio insieme.
Sull’esegesi storico critica c’è molto altro da dire, cioè vanno esaminati molti altri aspetti (come si accennato in post precedenti) ma quanto sopra accennato a titolo di esempio dà sufficientemente l’idea di cosa si tratta.
E’ quindi evidente che chi vuole ispirare speranza, come faceva Martini diceva in poche parole : leggete la parola o meglio studiate la parola e prendetela per quello che è cioè un racconto metaforico che conduce a pensieri alti che sono indispensabili per illuminare la vostra  vita e le vostre scelte.
Chi invece la speranza non ce l’ha perché non ha fiducia nelle capacità dell’uomo, come Ratzinger, invita a superare le paure di un mondo nuovo rifugiandosi nel miracolistico nel sentimentalismo nella presunta capacità di conforto da ricercarsi nel Gesù della tradizione , cioè in quello “inventato dai chierici”, non in  quello vero, che non può essere altro che  quello storico studiato dagli storici, dato che, voglio sperare, in vaticano si riconosca ancora che Gesù, cioè l’ebreo palestinese Jehoshua Ben Joseph è stato un personaggio storico reale.
Non si può evitare una domanda decisiva.
Il mondo di oggi e chi lo abita ed in particolare i suoi abitanti più significativi, perché vi abiteranno per più tempo, cioè i giovani, a quali delle due categorie sopra descritte danno credito?
I miracoli o il vaglio scientifico?
Non rispondo perché tutti conosciamo la risposta.


Vorrei sottolineare un’ultima cosa.
Viviamo in Italia e nel nostro paese il cattolicesimo ha connotazioni particolari non presenti nemmeno nei paesi che ci sono più vicini geograficamente e per cultura condivisa come la Francia o la Germania, per fare solo due esempi.
Da noi le figure dei preti e di conseguenza vescovi cardinali e papa sono ricoperti e percepiti con una veste di sacralità, che altrove è da tempo scomparsa.
E’ un’anomalia culturale, un vero e proprio errore teologico, perché nella dogmatica cattolica il sacro sta nei riti che celebrano i  così detti sacri misteri o nel libro sacro, non nel mediatore che è un uomo come noi e tale rimane perché il sacro, per i credenti, lo si raggiunge anche con l’aiuto della sua mediazione che favorisce un nostro contatto, che però poi e ben presto diviene rapporto diretto fra noi e il sacro.
Il mediatore è un mezzo che non diventa sacro anche lui per quello che fa. Questa visione errata, legata a una cultura religiosa senza fondamento, se non in una consuetudine di pensiero legata all’universo culturale-rappresentativo ormai scomparso della civiltà contadina, è però radicatissima in Italia e crea grossi problemi a chi la condivide acriticamente o inconsapevolmente.
Quando il prete è infedele alla veste ed alla missione, vedi i casi tutt’altro che rari di pedofilia, di abusi, di uso ladresco di soldi elargiti da fedeli per scopi nobili e usati per tutt’altro, l’uso della propria missione per crearsi una posizione di potere invece che di servizio, eccetera, eccetera, se si sono rivestiti i chierici di sembianze sacrali, sono percepiti in modo tanto sconvolgente da indurre moltissimi a non credere, anche contro agni evidenza, ai fattacci, che spesso l’autorità giudiziaria accerta. Si tratta di una forma collaterale di fanatismo e di superstizione che non è sufficientemente messa in luce e quindi la gente in buona fede non ne è consapevole.
Ed è un peccato perché anche in questo caso di un papa che appare poco all’altezza del suo ruolo ed alla sfida dei tempi, la stragrande massa dei fedeli lo assolverà in modo acritico rendendo un pessimo servizio alla chiesa nella quale crede ancora.
Come si sono voltati dall’altra parte per non vedere i casi di pedofilia.
Come hanno glissato sulle ruberie del vaticano.
Il fanatismo anche in buona fede non porta da nessuna parte e non serve a nessuno.
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Da Michele
Altre osservazioni su ciò che non dice il Papa sull'infanzia di Gesù:
http://www.utopia.it/infanzia_gesu_libro_papa.htm