Renzi sta attuando una svolta verso un autoritarismo morbido
Può anche essere che il paese sia talmente mal ridotto dal
richiedere una nuova struttura del potere orientata ad un autoritarismo morbido, per non
affondare, ma certo la cosa è scivolosa e comporta dei rischi dei quali è bene
essere consapevoli.
Questo è il terzo post successivo, che mi trovo a scrivere
su questo argomento, ma credo che sia necessario approfondire bene gli aspetti di questa tendenza in atto.
Del resto ieri il
Corriere della Sera ha pubblicato,
e con più rilievo del solito, un articolo del liberale storico Piero Ostellino di una
pesantezza veramente inusitata sulla
svolta autoritaria morbida, che Renzi
sta imprimendo al paese.
Ostellino esprime la sua totale contrarietà a Renzi ed ai
suoi metodi, io invece comincio a
pensare che la situazione del paese sia talmente grave da indurre a tollerare anche una tendenza
a un autoritarismo morbido, se
non c’è altro mezzo per contrastare chi
non vuole cambiare nulla e si mette di traverso a qualsiasi riforma
seria.
Certo bisogna tenere gli occhi aperti , rimanere vigili e
reagire se il “ragazzotto fiorentino”, come lo chiama Ostellino, dovesse allargarsi
troppo e uscire dai binari essenziali
del metodo democratico.
Le cose che Ostellino imputa a Renzi come errori imperdonabili, sono le stesse che
avevamo elencato nei due post precedenti.
- la pratica
distruzione del PD per ridurlo ad un partito personale, vendendo la
“rottamazione” della vecchia e storica classe politica come una comoda scusa
per prendersi tutto il potere, comporta
una cosa grave e impoverente, che consiste nell’abbandono delle radici di due
tradizioni e culture politiche, quella ex comunista e quella cattolico-popolare.
Nessuno rimpiange vecchie figure politiche (D’Alema, Bindi, Bersani ecc.) che non hanno
grandi realizzazioni da elencare a propria gloria.
Ma solo degli sciocchi
incolti potrebbero dire che le culture
politiche che costoro evocano, sono da buttar via e da dimenticare, perché
tutti sanno, che se chi fa politica non ha
riferimenti di cultura poliitca precisi, non ha nemmeno una strategia
politica a lungo periodo ed allora vive
alla giornata ed il suo far politica si riduce alla conquista ed alla
conservazione di un potere personale e di gruppo;
-l’analoga e speculare distruzione del sindacato
Tutti sappiamo che il sindacato come è interpretato dalla
triplice (GCIL,CISL,Uil) sta attraversando una crisi strutturale pesante perché
trova il suo punto di forza nei pensionati che non sono più lavoratori, tutela
solo i già tutelati e non si occupa
abbastanza dei giovani precari, che ovviamente non pensano nemmeno di
iscriversi a sindacati che per loro non sono di nessun aiuto.
Ma ridicolizzare il sindacato significherebbe ignorare la storia di progresso che gli sta dietro.
Senza il sindacato
nessuno altro avrebbe provveduto a strapare a una classe imprenditoriale
spesso incapace di guardare lontano
condizioni di lavoro adeguate e nessuno avrebbe fatto in loro vece quell’opera
di educazione alla democrazia della quale una classe lavoratrice di educazione
un tempo parecchio bassa aveva assolutamente bisogno.
E quindi va anche bene troncare il costume anomalo della concertazione del passato,
quando i sindacarti erano elevati al rango di forze politiche, perché quello
non è il loro ruolo, ma c’è modo e modo di fare le cose.
Chi pure in modo inadeguato porta avanti una tradizione
storica di progresso, va trattato riconoscendogli la dignità che tale
tradizione richiede.
Se si irride alla storia ed ai suoi valori è finita.
- i metodi sbrigativi alla Renzi, saranno anche apprezzati
da un’opinione pubblica sfiduciata e stanca dal modo di muoversi a vuoto della
vecchie classi politiche ,ma rimangono discutibili.
Va bene vendersi all’opinione pubblica ed ai media
internazionali come l’”energetic italian Prime Minister”, titolo che in passato non si ricorda sia
stato attribuito ad altri.
Bisognerebbe risalire forse a Fanfani, ma in un contesto
radicalmente diverso.
Se per fare risaltare la figura del premier occorre
circondarlo da una corte di ministri e
graziose ministre “senza né arte né
parte”, il gioco diventa un po’ sporco e sarebbe meglio farla finita.
Se nessuno di
questi membri del governo si
dimostra in grado di esercitare la delega nella materia della quale è ministro
o sotto- segretario, perché, se lo facesse, rischierebbe regolarmente di essere
stroncato, cinque minuti dopo, da uno sbrigativo twitter del capo, questo
governo non sta certo dando un esempio di organizzazione aziendale.
Concedetemi la battuta sproporzionata,ma almeno Mussolini,
che come autocrate ci sapeva fare, aveva avuto l’intelligenza di correre il
rischio di avvalersi della collaborazione di pesi massimi come Giovanni
Gentile, che nel loro campo lo mettevano necessariamente in ombra e in secondo
piano.
Renzi non ha ancora capito che non si fa così.
Se un certo livello di autoritarismo, decisionismo o
chiamatelo come volete, oggi diventa probabilmente indispensabile per
contrastare caste, corporazioni, eccetera, che si opporranno strenuamente a
qualsiasi cambiamento ,occorre però esercitarlo in modo non macchiettistico,
diversamente Renzi rischia di cadere nel ridicolo a scapito dell’autorevolezza.
A differenza di quanto pensa Ostellino, però non trascurerei l’indubbio favore
popolare che incontrano alcune posizioni decise che Renzi ha assunto.
Verso la casta della magistratura per esempio; verso i sindacati, anche se non
avrebbe guastato usare un minimo di
garbo; ma soprattutto verso la tecnocrazia di Bruxelles, in questo caso la
mancanza di garbo di Renzi ha colto la
mia completa approvazione e il loro totale stupore, perché era dai tempi ormai
lontani del sanguigno Marcora, ministro dell’agricoltura degli anni ultimi anni
‘60 ,primi 70 che gli italiani non osavano tanto.
Gli 80 € e l’anticipazione del TFR sono meglio che niente,
in tempi di crisi.
Ricorrere a decreti e voti di fiducia è inevitabile in
queste situazioni.
Che Renzi occupi la
TV in pianta stabile, peggio del peggiore Berlusconi, è cosa che disgusta, ma se gli italiani non leggono i
giornali e vedono solo la Tv, occorre farlo.
Fare un accordo col solo Berlusconi, disgusta ancora di
più, ma se Renzi non ha la maggioranza deve
andare a cercare i voti dove li trova, e francamente, intorno al tavolo del
Nazareno,col cappello in mano c’era più Berlusconi che Renzi.
Il tutto però “sub conditione” ,e cioè, che dagli annunci si
passi a realizzare alcune riforme di peso.
Con decreto , voto di fiducia, qualche voto indecente del
“soccorso azzurro” berlusconiano, se indispensabile, purché si
facciano queste riforme.
Ostellino, sul piano della analisi politica, ha ragioni
da vendere.
Ma purtroppo, la classe dirigente italiana non ha avuto
l’opportunità di studiare ad Oxford.
La nostra classe dirigente è quella dei comandanti
Schettino.
In queste condizioni,
è probabilmente indispensabile introdurre una dose sensata di
autoritarismo.
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