giovedì 30 ottobre 2014

Renzi sta attuando una svolta verso un autoritarismo morbido



Può anche  essere  che il paese sia talmente mal ridotto dal richiedere una nuova struttura del potere  orientata ad un autoritarismo morbido, per non affondare, ma certo la cosa è scivolosa e comporta dei rischi dei quali è bene essere consapevoli.
Questo è il terzo post successivo, che mi trovo a scrivere su questo argomento, ma credo che sia necessario approfondire  bene gli aspetti di questa  tendenza in atto.
Del resto ieri il  Corriere della  Sera ha pubblicato, e con più rilievo del solito, un articolo del liberale  storico Piero Ostellino di una pesantezza  veramente inusitata sulla svolta autoritaria  morbida, che Renzi sta imprimendo al paese.
Ostellino esprime la sua totale contrarietà a Renzi ed ai suoi  metodi, io invece comincio a pensare che  la situazione del  paese sia talmente grave da indurre  a tollerare anche una  tendenza  a  un autoritarismo morbido, se non c’è altro mezzo  per contrastare chi non vuole cambiare  nulla  e si mette di traverso a qualsiasi riforma seria.
Certo bisogna tenere gli occhi aperti , rimanere vigili e reagire se il “ragazzotto fiorentino”, come lo chiama Ostellino, dovesse allargarsi troppo e  uscire dai binari essenziali del metodo democratico.
Le cose che Ostellino imputa a Renzi come  errori imperdonabili, sono le stesse che avevamo elencato nei due post precedenti.
- la  pratica distruzione del PD per ridurlo ad un partito personale, vendendo la “rottamazione” della vecchia e storica classe politica come una comoda scusa per  prendersi tutto il potere, comporta una cosa grave e impoverente, che consiste nell’abbandono delle radici di due tradizioni e culture politiche, quella ex comunista e quella cattolico-popolare.
Nessuno rimpiange vecchie figure politiche  (D’Alema, Bindi, Bersani ecc.) che non hanno grandi realizzazioni da elencare a propria gloria.
Ma solo  degli  sciocchi  incolti potrebbero dire che le  culture politiche che costoro evocano, sono da buttar via e da dimenticare, perché tutti sanno, che se chi fa politica non ha  riferimenti di cultura poliitca precisi, non ha nemmeno una strategia politica  a lungo periodo ed allora vive alla giornata ed il suo far politica si riduce alla conquista ed alla conservazione di un potere personale e di gruppo;
-l’analoga e speculare distruzione del  sindacato
Tutti sappiamo che il sindacato come è interpretato dalla triplice (GCIL,CISL,Uil) sta attraversando una crisi strutturale pesante perché trova il suo punto di forza nei pensionati che non sono più lavoratori, tutela solo i già tutelati e non si occupa  abbastanza dei giovani precari, che ovviamente non pensano nemmeno di iscriversi a sindacati che per loro non sono di nessun aiuto.
Ma ridicolizzare il sindacato significherebbe ignorare  la storia di progresso che gli sta dietro.
Senza il sindacato  nessuno altro avrebbe provveduto a strapare a una classe imprenditoriale spesso  incapace di guardare lontano condizioni di lavoro adeguate e nessuno avrebbe fatto in loro vece quell’opera di educazione alla democrazia della quale una classe lavoratrice di educazione un tempo parecchio bassa aveva assolutamente bisogno.
E quindi va anche bene troncare il costume  anomalo della concertazione del passato, quando i sindacarti erano elevati al rango di forze politiche, perché quello non è il loro ruolo, ma c’è modo e modo di fare le cose.
Chi pure in modo inadeguato porta avanti una tradizione storica di progresso, va trattato riconoscendogli la dignità che tale tradizione  richiede.
Se si irride alla storia ed ai suoi valori è finita.
- i metodi sbrigativi alla Renzi, saranno anche apprezzati da un’opinione pubblica sfiduciata e stanca dal modo di muoversi a vuoto della vecchie classi politiche ,ma rimangono discutibili.
Va bene vendersi all’opinione pubblica ed ai media internazionali come l’”energetic italian Prime Minister”,  titolo che in passato non si ricorda sia stato attribuito ad altri.
Bisognerebbe risalire forse a Fanfani, ma in un contesto radicalmente diverso.
Se per fare risaltare la figura del premier occorre circondarlo da una  corte di ministri e graziose ministre “senza né  arte né parte”, il gioco diventa un po’ sporco e sarebbe meglio farla finita.
Se nessuno di  questi  membri del governo si dimostra in grado di esercitare la delega nella materia della quale è ministro o sotto- segretario, perché, se lo facesse, rischierebbe regolarmente di essere stroncato, cinque minuti dopo, da uno sbrigativo twitter del capo, questo governo non sta certo dando un esempio di organizzazione aziendale.
Concedetemi la battuta sproporzionata,ma almeno Mussolini, che come autocrate  ci sapeva fare,  aveva avuto l’intelligenza di correre il rischio di avvalersi della collaborazione di pesi massimi come Giovanni Gentile, che nel loro campo lo mettevano necessariamente in ombra e in secondo piano.
Renzi non ha ancora capito che non si fa così.
Se un certo livello di autoritarismo, decisionismo o chiamatelo come volete, oggi diventa probabilmente indispensabile per contrastare caste, corporazioni, eccetera, che si opporranno strenuamente a qualsiasi cambiamento ,occorre però esercitarlo in modo non macchiettistico, diversamente Renzi rischia di cadere nel ridicolo a scapito dell’autorevolezza.
A differenza di quanto pensa  Ostellino, però non trascurerei l’indubbio favore popolare che incontrano alcune posizioni decise che Renzi ha assunto.
Verso la casta della magistratura  per esempio; verso i sindacati, anche se non avrebbe guastato  usare un minimo di garbo; ma soprattutto verso la tecnocrazia di Bruxelles, in questo caso la mancanza di garbo di Renzi ha colto  la mia completa approvazione e il loro totale stupore, perché era dai tempi ormai lontani del sanguigno Marcora, ministro dell’agricoltura degli anni ultimi anni ‘60 ,primi 70 che gli italiani non osavano tanto.
Gli 80 € e l’anticipazione del TFR sono meglio che niente, in tempi di crisi.
Ricorrere a decreti e voti di fiducia è inevitabile in queste situazioni.
Che Renzi  occupi la TV in pianta stabile, peggio del peggiore Berlusconi, è cosa che  disgusta, ma se gli italiani non leggono i giornali e vedono solo la Tv, occorre farlo.
Fare un accordo col solo Berlusconi, disgusta ancora di più,  ma se Renzi non ha la maggioranza deve andare a cercare i voti dove li trova, e francamente, intorno al tavolo del Nazareno,col cappello in mano c’era più Berlusconi che Renzi.
Il tutto però “sub conditione” ,e cioè, che dagli annunci si passi a realizzare alcune riforme di peso.
Con decreto , voto di fiducia, qualche voto indecente del “soccorso  azzurro”  berlusconiano, se indispensabile, purché si facciano queste riforme.
Ostellino, sul piano della analisi politica,  ha ragioni  da vendere.
Ma purtroppo, la classe dirigente italiana non ha avuto l’opportunità di studiare ad Oxford.
La nostra classe dirigente è quella dei comandanti Schettino.
In queste condizioni,  è probabilmente indispensabile introdurre una dose sensata di autoritarismo.




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