giovedì 2 ottobre 2014

Vangelo e Kalashnikov a volte vanno  d'accordo



La precisazione di papa Francesco sulla necessita dei cristiani di contrastare un'aggressione, anche con le armi, ha rotto finalmente la falsa convinzione, che la chiesa dovesse farsi paladina del pacifismo assoluto senza se e senza ma.
Inutile sottolineare, quanto questo argomento sia delicato e scivoloso, per la chiesa, per una serie di ragioni molto serie.
Lo avevamo già notato nel precedente articolo del 28 agosto scorso.
La chiesa al Vaticani II ha preso per la prima volta una posizione  molto restrittiva sulla liceità del ricorso alla violenza, e questo ci stava tutto nello spirito di quel concilio, celebrato, quando ancora la guerra fredda era viva e vegeta, e nessuno nemmeno sognava la possibilità della caduta del muro di Berlino ,che sarebbe avvenuta poco più di ben quattro decenni dopo.
La priorità per la chiesa, allora,  era quindi prevenire ulteriori disastri, cioè, confronti militari fra i due blocchi e favorire invece la distensione, il riconoscere la comune umanità al di là delle cortine ideologiche.
Ecco allora la pazientissima opera del Card.Casaroli nel cercare un colloquio coi governi comunisti ed atei dei paesi satelliti dell'Unione Sovietica, cosa che dimostrò che il dialogo è sempre possibile.
Poi il comunismo, nella sua infelicissima  realizzazione storica all'Est è collassato su sè stesso.
Papa Wojtyla, troppo politico e troppo nazionalista per essere un grande papa, ci mise del suo quando incrinò lo linea del pacifismo pressoché assoluto, autorizzando  l'intervento definito umanitario, di Clinton nei Balcani, dopo le stragi di Serajevo, perpetrate dai Serbi.
Intervento tardivo, ma pur sempre di peso, tanto che l'allora dittatore serbo è finito in carcere, per essere processato dal Tribunale Internazionale dell'Aia.
Poi quel papa si oppose strenuamente alle guerre dei due Bush, mettendo in dubbio la coerenza della sua linea di pensiero in materia.
Ma proprio questo è il punto.
Giudicare quando un' intervento è moralmente lecito è una vera impresa, perché implica necessariamente un giudizio su una situazione concreta, non sempre di facile lettura.
Abbiamo visto. in questi giorni, il presidente americano riprendere senza mezzi termini la Cia, l'agenzia di intelligence, cioè  di analisi e conoscenza più importante del mondo, per avere  clamorosamente sbagliato la sua valutazione sulla consistenza dei fanatici del Califfato Islamico, e questo dimostra, che dare un giudizio su una situazione concreta non è affatto facile, anche se si dispone degli enormi mezzi della Cia.
A rendere ancor più scivolosa la materia, per la chiesa, vi è poi tutto quello che c'è scritto nel "libro nero" della storia della chiesa, in materia di incitamento alla violenza fanatica, contro i presunti eretici, cioè contro tutti coloro che avevano idee diverse, rispetto a quelle del gruppo al potere al vertice della chiesa, in un particolare momento storico.
Le autorità della chiesa hanno incitato la gente a compiere massacri ben peggiori di quelli ora perpetrati dai tagliagole islamici.
E' vero, però , che la medesima chiesa, nello sviluppo della sua storia, ha anche saputo ravvedersi e riconoscere, almeno in parte, l'enormità degli errori compiuti, sacrilegamente, in nome di dio.
Gli islamici, invece, purtroppo per loro e per noi, sono lontanissimi perfino dal solo proporsi un cammino di revisione e di autocritica.
A causa del peso degli errori del passato, come si è detto sopra, la chiesa si sforza di leggere gli avvenimenti odierni, che vedono milizie fondamentaliste islamiche perseguitare e massacrare delle iutiere comunità cattoliche, non come guerre di religione, ma come deviazioni di fanatici.
Ripeto, è ben comprensibile la ragione ,che spinge a non evocare gli orrori delle guerre di religione, le crociate e le notti di San Bartolomeo, ma temo che le cose non stiano così, e che sia invece più ragionevole e più vicino alla realtà, riconoscere che siamo proprio nel caso di una guerra di religione.
Ci si può salvare l'anima dicendo che noi occidentali non ci stiamo impegnando tardivamente a combattere una guerra di religione, perché noi non la concepiamo così, anche se i nostri attuali nemici-avversari del Isis la concepiscono proprio così e ce lo dicono con fin troppa chiarezza.
Ma è ovvio che teniamo questo atteggiamento per pressanti ragioni politiche, che sono queste :
- abbiamo a casa nostra comunità musulmane di dimensioni rilevanti e quindi non possiamo permetterci di aizzare la gente contro di loro, nè loro contro di noi;
- i paesi arabi del Medio Oriente non si alleerebbero mai con noi per combattere l'Isis, se noi non  spergiurassimo che non si tratta affatto di una guerra di religione, perché alcuni di loro sono i custodi dei simboli di quella religione.
La nascita della coalizione internazionale, che combatte l'Isis dal cielo, e quindi l'accettazione internazionale delle sue ragioni,  anche se non benedetta dall'Onu, comporta come corollario che i gruppi etnici minacciati si armino, perché la coalizione medesima, offre solo l'appoggio dell'aviazione, molto utile,ma del tutto insufficiente al fine di garantire il risultato.
E quindi si pone per  la prima volta il  problema, tanto delicato ,che i nostri giornali, si direbbe che abbiano perfino paura a parlarne, delle comunità cristiane, che si stanno muovendo per armarsi.
Vangelo e kalasnokov, che vanno a braccetto, è una cosa della quale avremmo volentieri fatto a meno, stante i precedenti storici e i rischi di scivolare negli abusi del "dio lo vuole" contrapposto al grido di "Allah uh akbar".
Spiacevole,ma ormai la situazione è questa, ed  in questa direzione ,al di là delle benedizioni del Vaticano, che si sta muovendo la politica , che segue appunto il filo degli interessi e delle ragioni politiche.
Gli americani, per primi, sanno quali incredibili errori strategici abbiano fatto loro stessi  in Iraq e vedono ogni giorno, che le somme ingentissime, che hanno investito, per mettere insieme un esercito iracheno, siano finite nella spazzatura, o peggio nelle  mani dell'Isis.
Per questa ragione ora premono per la creazione di una milizia nazionale, che è la foglia di fico per legittimare le milizie etniche : quelle dei signori della guerra e delle tribù sunnite; quelle dei Curdi; che ora stanno già facendo il massimo sforzo; le milizie sciite, in pratica, sono quello che rimane dell'esercito iracheno; e poi si aspetta appunto che diano il loro indispensabile contributo gli yazziri e i cristiani, non numerosissimi, ma di dimensioni sempre significative e più che legittimati da una storia plurisecolare.
In particolare, ci si aspetta che i cristiani si armino per riprendere, quando ne saranno in grado, la zona di Ninive.
E' una novità eclatante molto significativa, che avrà le  sue conseguenze, come sempre anche in altre aree.
Si pensi sopratutto alla Nigeria o al Sud Sudan,  minacciati dalle milizie islamiche di Boko haram.
Non ha senso che i cristiani permettano di essere trattati come agnelli da macello, devono reagire e svegliarsi da un torpore colpevole.
Ma questa non è la linea ufficiale del Vaticano, il Segretario di stato Parolin, nel suo discorso all'Onu di due giorni fa, ha puntato tutto sullo spronare quell'istituzione a scrollarsi dal torpore e ad assumere l'iniziativa.
Bel discorso, ma del tutto irrealistico, a meno di interpretarlo, con sottigliezza un po' farisea, come una foglia di fico, per indicare il meglio, ma accontentandosi del possibile e cioè della limitata coalizione internazionale già esistente.
Insomma, la chiesa è troppo condizionata dai fantasmi delle crociate e delle guerre di religione per promuovere apertamente e direttamente il riarmo dei cattolici la dove sono minacciati.
Ma la realtà è quella che è.
La guerra di religione è cominciata, anche se a dichiararla, per fortuna, non è stata, come un tempo la chiesa cattolica, ma il mondo islamico.
Non sarà breve e richiede  una strategia, che al momento non c'è ancora, anche perché si sottovaluta proprio il cuore del problema : le basi ideologiche, che non si combattono né con gli aerei , né con i kalashnikov, ma nelle scuole e nelle moschee.
Torneremo su questo argomento.



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