Col discorso al Parlamento Europeo di Strasburgo il 25
novembre scorso papa Francesco ha dato il meglio di sé
Papa
Francesco al Parlamento Europeo è stato accolto, come al solito, in modo quasi
entusiastico se si guarda al numero degli applausi ed alle standing ovation che
gli sono state tributate.
E'al momento
il leader mondiale di maggior prestigio e questo in qualche modo gli consente
di sfruttare il sua vantaggio competitivo, ovunque vada.
La mia
impressione però è che questo papa renda al massimo quando incide mettendo in
atto dei comportamenti che tutti riconoscono come contro corrente o quando
lancia delle battute con prospettive
nuove, o meglio ancora, quando il suo discorso si connette direttamente e senza
intermediazioni teologiche al puro messaggio evangelico, come ha fatto in una
parte di questo discorso.
E' papa da
un anno e mezzo abbondante (dal marzo 2013) e ormai ha lasciato il segno e si è
fatto conoscere.
Ha il suo
stile, che direi è più lieve di quello dei suoi predecessori e questo è il suo
punto di forza.
La chiesa
che guida è già troppo ingessata da dogmi, precetti e astrazioni teoriche e
quindi un papa oggi potrebbe benissimo fare a meno di encicliche e di dichiarazioni
corpose.
Non credo
che sia un peccato o un segno di superficialità affrontare alcuni problemi
senza dare risposte articolate, ma solo accennare a delle proposte di
soluzione, perché il mondo di oggi non è più quello di ieri, è molto più
complicato e sopratutto va troppo veloce per stargli dietro con una adeguata
conoscenza.
Di
conseguenza, l'arroganza che dimostravano i papi precedenti nel voler
sempre vendere come verità
oracolari, delle loro pure supposizioni,che spesso si rivelavano del tutto infondate, era un errore, che
probabilmente, ha contribuito non poco a condurre la chiesa nel cattivo stato di
salute nel quale si trova tuttora.
E' molto
meglio che papa Francesco continui a fare tesoro della virtù dell'umiltà, che è così trascurata nel costume
della chiesa, tanto che, non per niente, non è elencata né fra le virtù
teologali, né fra le virtù cardinali dai vecchi catechismi, pur essendo
considerata una virtù importante, anche dalla tradizione cattolica e dal senso comune.
Forse i teologi
si sono resi conto che il mondo clericale proprio non ci sarebbe riuscito a
praticarla e han lasciato perdere.
Si pensi,
però, al fatto significativo, che i cattolicissimi e potentissimi Cardinali
Carlo e Federigo Borromeo avevano
scelto per il loro stemma di famiglia proprio la parola "humilitas" e
non altre.
"Chi
sono io per giudicare?".
Quando ha
detto questa frase papa Francesco è stato grandissimo, nella sua professione di
umiltà.
E poi è
giusto riconoscere che ognuno ha un suo stile e una sua formazione e con quelle
è opportuno che si presenti, senza travestirsi con abiti diversi, secondo le
circostanze.
Da quello
che abbiamo visto fino ad oggi, appare chiaro che papa Francesco non avrà magari del tutto, per esempio, la profondità
culturale che induceva un Paolo VI a
definire e pesare col bilancino ogni
parola, ma questo, lo ripeto, potrebbe ai nostri tempi, giocare a suo favore,
costringendolo ad essere più diretto e più "umano".
Al
Parlamento di Strasburgo il papa ha detto molte cose, bene accolte a volte
dalla intera assemblea, a volte solo dalla, pur corposa, minoranza (di
centro-sinistra), perché di "cose di sinistra" ne ha dette veramente
molte.
Il discorso
è stato quindi molto diretto, come è nel suo stile, ma è stato anche corposo (sette
pagine) e ben congegnato.
Per chi si
occupa di queste cose, si poteva vederci dentro chiaramente il riferimento
costante alla parte migliore della dottrina sociale contenuta nelle encicliche
di Paolo VI.
- Ha lodato
l'Europa come paladina della difesa della dignità della persona umana e questo
nel modo di oggi risponde chiaramente alla realtà delle cose.
L'Europa
sarà anche vecchia e acciaccata, come lui l'ha definita, in modo quasi
scanzonato, ma è pur sempre il più visibile baluardo nella difesa dei diritti
umani.
Andando anche oltre Paolo VI, papa Francesco
ha ancorato il concetto della dignità
della persona, da lui definita trascendente e quindi in un universo non
riconoscibile per i laici, ai diritti umani, come si sono formati nella loro
evoluzione storica e qui si è felicemente unito alla cultura filosofia e laica.
Non ha
citato l'illuminismo, parola che i papi fanno ancora così fatica a pronunciare,
sentendola in concorrenza col cattolicesimo, ma ne ha enunciato implicitamente
il senso e questo è già tanto, superando
così le
fisime dei suoi predecessori.
- ha
invocato la difesa della dignità della persona nella necessità di trovare posti
di lavoro e poi di difendere la loro stabilità, indispensabile per consentire
ai lavoratori medesimi di programmare la vita della propria famiglia.
Come si è
detto sopra, ho avuto l'impressione che i suoi collaboratori che, gli avranno verosimilmente
fornito il materiale, per trattare questa particolare materia, siano stati
molto abili a confezionare un efficace e fedele riassunto della dottrina
sociale di Paolo VI;
- ha
invocato maggiore attenzione e solidarietà per i migranti che attraversano il
Mediterraneo;
- ha
finalmente accennato il dramma delle comunità cattoliche perseguitate in modo
sistematico in certe parti del mondo.
Finalmente,
perché, e anche con qualche ragione, molti suoi critici si sono fortemente
attaccati ai suoi precedenti preoccupanti silenzi in materia;
- è entrato,
addirittura a testa bassa, nella critica corrente della natura eccessivamente
tecnocratica e burocratica dell'Unione Europea, che sembra avere perso una
visione strategica di più lungo respiro, ispirata ai valori originari;
- ha fatto
perfino un accenno all'Europa, maestra di scienza, ma non solo, nell'elencare
le materie nelle quali l'Europa è stata maestra ha elencato addirittura scienza
arte e musica, prima della fede.
C'è
veramente da trasalire pensando all'arrogante pretesa di egemonia culturale,
che, in confronto, predicavano in materia i suoi predecessori.
E' solo un
accenno, ma è meglio di niente.
Che peccato
che i papi predecessori di Francesco abbiano un rapporto in genere , così cattivo
e limitato da vecchi pregiudizi sulla scienza, della quale sembrano vedere solo
i presunti pericoli, ma trascurano contemporaneamente le enormi conquiste fatte
della scienza moderna, che hanno migliorato la vita del genere umano in
modo impressionante, come è sotto gli
occhi di tutti.
Non posso a
questo proposito non citare ancora Paolo VI, che nelle sue encicliche sociali, è
stato l'unico papa, capace di manifestare
addirittura genuino entusiasmo per le
conquiste della scienza e della tecnica.
Ma dopo di
lui era stato il vuoto e si erano visti e segnalati solo pericoli, dai quali
mettere in guardia con ingiustificata paura.
- c'è stato
l'accenno di prammatica alle radici cristiane dell'Europa, ma fatto senza
calcare troppo la mano, cioè non citandole come le uniche radici, come avevano fatto
Wojtyla e Ratzinger, ma come punto di
partenza sul quale costruire il futuro e non come punto di arrivo, e non senza
avere correttamente elencato il valore della tradizione greca e romana e
addirittura di quelle celtica e
germanica, oltre a quella cattolica.
Va bene, non
ha citato Voltaire, ma poco ci mancava.
Non
dimentichiamoci ,poi, del fatto che papa
Francesco non è un europeo ,ma è un sudamericano e questo conta moltissimo.
Essere
abituati a vedere l'Europa dal di fuori e non dal di dentro, è un punti di
vista molto differente dal nostro.
Chi si
informa su casa pensano e come ragionano le diverse componenti di questo nostro
mondo globalizzato, sa che nel così detto mondo in via si sviluppo, al quale
appartiene anche l'America Latina, non solo non c'è più da tempo il vecchio
timore reverenziale verso la vecchia Europa, ma c'è invece un senso di fastidio
ed anche un qualche rancore e papa Francesco nel suo discorso ne ha fatto un
breve cenno : l'Europa ha cessato di essere un riferimento invidiato, perché ha
perso la spinta e l'ispirazione dei suoi ideali.
Questo
spiega la disinvoltura con la quale il papa non ha esitato ad entrare nel
merito dei temi politici più caldi della politica europea del momento :
sviluppo, occupazione , flessibilità e stabilità del lavoro, visione a lungo
periodo e non arroccamento su limitanti orizzonti burocratici- tecnocratici,
emigranti.
Come detto
sopra, questo papa sui temi internazionali è molto criticato dai suoi
oppositori interni che gli rinfacciano
la "colpa" :
- di non
reagire con determinazione nei confronti di chi perseguita le comunità cattoliche;
- di
dimostrare di non avere una linea per contrastare in particolare l'islamismo
violento dei tagliagole dell'Isis e compagni;
- di essere
troppo "buonista" nel predicare l'accoglienza degli emigrati che
cercano rifugio in Europa.
E in effetti
è stato visto con sorpresa il lungo silenzio di papa Francesco su questi temi.
Lo si era
detto anche su questo blog, sembra che
abbia paura di parlare male dell'Islam perché, se lo facesse, sarebbe costretto
a parlare di "guerra di religione".
E se
nominasse quelle due parole, rischierebbe l'autogol, perché la gente non potrebbe non pensare
subito alle crociate ed alle stragi di presunti eretici praticati dalla chiesa
cattolica nei secoli, con non meno ferocia di quanto fanno oggi i Jihadisti.
E infatti
molto gesuiticamente, papa Bergoglio si è difeso attaccando, quando ,con
!" un'excusatio non petita", accennava agli errori e addirittura ai
peccati commessi dalla chiesa in passato nei rapporti con i non cattolici o con
i cattolici di altre confessioni, e bene ha fatto a mettere le mani avanti.
Nessuno
degli oppositori di Papa Begoglio ha ancora invocato la chiamata a una nuova
crociata, ma certo l'argomento è delicatissimo, anche perché gli animi della
gente si stanno sempre più scaldando a questo proposito e la posizione attuale
del papa appare obiettivamente ancor un po' troppo debole, ma forse si sta
evolvendo.
La sua linea
in proposito che ha ribadito non nel discorso, ma durante il viaggio in aereo
al ritorno in Vaticano, è che per
difendersi da un attacco ingiusto non sarebbe lecito agire usando la forza
direttamente, ma occorrerebbe sempre cercare la copertura dell'Onu.
Ineccepibile
sul piano teorico, ma nella realtà di un Onu, lentissimo a muoversi, con una
"governance" macchinosa e bloccata dai veti, e sopratutto senza
disporre di una forza militare sua propria, è un po' come lasciare le vittime
in balia di sé stessi, cosa che risulta intollerabile.
Si tratta di
una linea, che va sicuramente rivista e rielaborata con una maggiore dote di
realismo.
Non è che
gli altri papi abbiano fatto di meglio in una materia così delicata e per sua
natura divisiva, ma fin quando con cambierà, questa linea è
veramente un grosso punto di debolezza di papa Francesco, che sarà usato
e amplificato dai suoi critici interni, con l'abituale cattiveria.
Ma dove
questo il papa dà il meglio di sé stesso e diventa convincente a tutti è quando
si limita al discorso evangelico puro.
E quindi il
cuore vero del suo discorso è stata la parte sulla solitudine dell'uomo
moderno, che viene sofferta in modo più pesante, sopratutto nel mondo più sviluppato, come
nella nostra Europa, perché qui la famiglia è spesso meno attrezzata a fornire
assistenza, presenza e copertura.
Contemporaneamente
ha stigmatizzato la connessa
"mentalità dello scarto" che papa Francesco cita spesso.
E'
un'espressione talmente diretta, da poter essere considerata inopportuna, o
addirittura volgare, se usata anche nei riguardi dei più deboli e bisognosi
degli uomini, come fa appunto regolarmente questo papa.
Quando usa
queste espressioni dà delle autentiche frustate, ma questa è la sua vera forza.
E' questo
suo essere diretto, senza preoccuparsi di poter ferire delle suscettibilità
particolari, che la gente ama di più.
E lo amano
perché, quando parla in questo modo, evoca, nell'immaginario della gente
medesima, direttamente il fondatore del cristianesimo, senza invischiarsi nelle
costruzioni e prescrizioni astratte della teologia , e quindi, come papa, non
potrebbe fare nulla di più e di meglio.