giovedì 20 novembre 2014

Papa Francesco si avventura a parlare di  bioetica e  tornano inaspettatamente  in auge le argomentazioni più logore di papa Woytila



Il Papa sceglie inusitatamente di dare visibilità all’Associazione dei medici cattolici , che, come quelle analoghe,  è un organismo di dubbio significato,  fatto sorgere dopo la guerra da  Pio XII in risposta  al motto “istaurare  omnia in Cristo” sul quale fu rifondata l’Azione Cattolica, nelle sue varie branche, comprese quelle rivolte alle varie categorie della società.
Già qui siamo in un passato che non si vede che senso possa avere nel mondo moderno.
Non bastano i guasti fatti  nei passati decenni dall’affarismo  di Comunione e Liberazione nel mondo della sanità per screditare l’ispirazione evangelica del cattolicesimo,  bisogna proprio tornare all’Azione Cattolica, settanta anni dopo, in un mondo, che non ha più niente da spartire con quello di allora?
I medici cattolici, i giuristi cattolici, i veterinari cattolici, ma che senso possono avere?
Se qualcuno ha proprio la necessità  irrefrenabile di irreggimentarsi in organismi che promuovano l’identità cattolica, per lo più al fine di acquisire relazioni, utili al fine di far  carriera più in fretta, ha sempre la possibilità di  rivolgersi  alla massonerie bianche appunto di  CL e dell’Opus Dei, senza andare  a rivangare vecchi attrezzi  di un passato che non tornerà mai.
A mio avviso è incomprensibile il solo fatto che Papa Francesco  di sia fatto coinvolgere  nel  tentativo di rianimazione di un movimento di scarsissimo significato e di non verosimile attualità.
Servirsi di quell’occasione per esaltare l’obiezione di coscienza, come  un  presunto atto  di coraggio che sarebbe controcorrente, dimostra solamente il fatto che questo papa non ha nessuna conoscenza del  mondo degli ospedali italiani.
La matematica fortunatamente non è un’opinione, e non sarebbe male che anche in Vaticano ci se ne servisse di più, per usare i  concetti più elementari di  quella  branca della matematica applicata che è la statistica.
Ora, se tutte le rilevazioni di  sociologia  religiosa  sono concordi nello stimare, per eccesso,  intorno al 20% il numero dei cristiani praticanti in Italia e del 5% il numero dei medesimi cristiani praticanti nelle città metropolitane  e nei capoluoghi di provincia, dove appunto hanno sede i maggiori ospedali ,come si spiega l’ 80% in media nazionale di medici  e infermieri, che si  dichiarano obiettori di coscienza  nei reparti di Ostetricia?
Non c’è proporzione, c’è chiaramente qualcosa che non quadra.
Non sarà il caso di pensare a pura piaggeria nei confronti di primari baroni, che ritengono utile ai fini di carriera proclamarsi  ultra cattolici di stretta osservanza?
Esaltare la piaggeria e il carrierismo come atti di coraggio controcorrente non sembra una  cosa sensata.
Questo papa, che viene dal  Sud America, ha tutto il diritto di essere disinformato sulla condizione delle cliniche ostetriche  italiane  , sulla storia dell’Azione Cattolica Italiana e dei successivi movimenti,  che l’hanno soppiantata ,ma la scelta di ribadire le argomentazioni più logore del tradizionalismo cattolico  sui temi di bioetica è stata  una pessima scelta.
Può essere verosimile, come appena detto, che l’elogio ingiustificato dei sanitari obiettori sia da  additare a disinformazione,  fornitagli da cattivi consiglieri.
Ma la scelta di ribadire le debolissime argomentazioni di Woytila in tema di bioetica , che sono perfino più retrive di quelle di  Pio XII, credo che non sia un infortunio , ma invece il frutto di una scelta  sua personale, consapevole e deliberata.
Papa Francesco viene  e si riconosce,  nel così detto Terzo Mondo e quindi nel cattolicesimo  di quella parte.
Quel cattolicesimo è  l’unico oggi ad essere in relativa buona salute e questo  fatto viene amplificato in Vaticano.
E’ chiaro che il papa pensa soprattutto a quel cattolicesimo, non a Roma   all’Italia o  all’Europa.
Questo papa sa che dalle sue  parti il cattolicesimo va relativamente col vento in poppa fra popolazioni molto poco scolarizzate, con tassi di natalità da far paura.
L’aborto lo  praticano in massa dalle mammane, ma vivendo in universi culturali molto più aperti al magico, che alla scienza , avvertono, erroneamente, il controllo delle nascite come un fatto “innaturale”.
E’ innaturale il controllo delle nascite o è  del tutto irragionevole  la pretesa della chiesa cattolica di vietarlo,  mettendo sullo stesso piano preservativo, pillola e aborto, come ha sempre ribadito il peggiore Woytila, lasciando di stucco chi pretende un minimo di ragionevolezza anche nei papi?
Nel terzo mondo, anche se non avessero il prete che  bolla ogni tipo di controllo delle nascite come peccato, sarebbe la  cultura arretrata ivi vigente a favorire la “vita” qual che sia ,e non la più sofisticata “qualità della vita”.
Non posso fare a meno di vedere in questo atteggiamento di papa Francesco una  scelta di potere, che contraddice l’ispirazione evangelica fin qui da lui manifestata sui temi “sociali”.
Una scelta di potere identica a quella delle sette evangeliche, ancora più in espansione del cattolicesimo nelle parti meno  sviluppate del  Brasile, per esempio, largamente finanziate dalla destra americana alla ricerca di un controllo sulle  coscienze e di  gente omologata alla loro cultura  perché siano pronti a consumare il “made in Usa” .
Il Vaticano non ha da vendere nessun prodotto materiale, per fortuna, e si accontenta di aumentare a vista d’occhio il numero dei battezzati, senza curarsi  troppo della qualità.
Ma è un calcolo miope.
Di fronte alla presa di posizione di papa Francesco sui temi etici, il commento più comune è stato : ma non poteva fare diversamente, il papa deve fare il papa.
Questo ragionamento è semplicistico e trascura l’intiera storia della chiesa nella quale si rinviene, contrariamente  a quello che dice la propaganda ufficiale e l’opinione più comune, una continuità di giri di padella.
Poco più di un secolo fa Pio IX tuonava in documenti ufficiali contro democrazia e diritti civili (stampa, espressione ecc.) qualificandoli addirittura come opera del demonio in persona.
Poi la chiesa medesima, sempre in documenti ufficiali al Vaticano II, ha girato la frittata ed ha stabilito  l’esatto contrario.
Quindi il papa non è e non è mai stato obbligato a ribadire sempre gli stessi principi.
Se la chiesa esiste ancora ,questo avviene soprattutto per la sua capacità  di adattarsi ai tempi, assorbendone l’ evoluzione culturale e vendendo, con una buona dose di cinismo, le nuove posizioni come una migliore attuazione degli eterni principi e non come una discontinuità nella dottrina.
Del resto, nel mondo globalizzato, lo dicono  le statistiche., ancora pochi anni, e nei  paesi in via di sviluppo si formeranno classi di ricchi  e straricchi, ma anche una classe media sempre più vasta.
Costoro accederanno a un’istruzione sempre più elevata e poi avranno delle pretese culturali, e quindi non accetteranno più prescrizioni di etica sessuale strampalate e fondate sul nulla, come quelle sulle quali insiste  irragionevolmente  la chiesa cattolica.
E’ un calcolo miope quello che sta facendo questo papa nelle materie di bioetica.
Purtroppo, siamo sempre allo stesso punto, nel senso che anche papa Francesco, come i suoi predecessori, dimostra di avere un pessimo rapporto con la scienza.
Probabilmente, non se ne è mai occupato o non si è preoccupato di darsi una cultura sufficiente a capirci qualcosa.
Ma soprattutto sembra anche lui portatore del pregiudizio diffusissimo nel mondo clericale in base al quale della scienza e degli sviluppi tecnologici si temono e si amplificano  i presunti pericoli e specularmene si sottovalutano le conquiste e le prospettive per  migliorare la vita umana nel suturo.
La scienza viene vista come un pericoloso concorrente.
Peccato perché il problema della bioetica cattolica è tutto qui.
Dopo Darwin e la sua teoria dell’evoluzione,  che ha trovato continue e concordanti conferme non è più possibile sostenere il  mito della creazione, ma nemmeno è possibile sostenere la pretesa che l’evoluzione stessa segua un finalismo come sua regola fondamentale, che rappresenterebbe appunto ” il disegno intelligente” di dio.
E’ inutile girarci intorno, per la scienza  c’è spazio per un qualcosa, che le filosofia definirebbe come dio, ma non c’è più spazio per un dio creatore.
I papi, anche quelli più “progressisti” ed aperti come papa Francesco, non vogliono prenderne atto, perché temono che se si uscisse dall’affermazione del mito della creazione  cadrebbe tutto l’edificio e cercano di sostenere argomenti debolissimi per salvare capra e cavoli, ma questo non è possibile.
Solo con la scienza si produce conoscenza e la fede in qualsiasi  mito religioso non può contraddire logicamente questa conoscenza perché se lo si fa, ci si arrende all’irrazionale e cioè si cade nella superstizione.
Peccato che il  fondamento del discorso  tradizionalista della chiesa cattolica sulla bioetica,  fatto proprio da papa Francesco, si basi solo e unicamente sul concetto di dio creatore, che come tale, sarebbe l’ unico legittimato a dare e togliere la vita, per il fatto appunto di essere il creatore.
Come se Darwin non fosse mai esistito.
Questa adesione di papa Francesco alle tesi tradizionaliste sui temi della bioetica sta a dimostrare che la visione progressista nel campo del cattolicesimo non è probabilmente sufficiente per tirare fuori la chiesa da una crisi epocale.
Si è infatti notato, giustamente, che  il grande successo mediatico e di consensi, riscosso da papa Francesco, non ha per niente influito nel  migliorare l’accoglienza del cattolicesimo nel mondo attuale.
Cioè, in altre parole,  lo svuotamento delle  chiese continua, non ostante le aperture di questo  papa.
Continuo a guardare con tristezza ai responsabili delle religioni, che si impiccano con le loro stesse mani.
Perché anche se ritengo che la scienza, la filosofia e l’arte siano di maggior aiuto all’uomo delle religioni, mi sembra insensato lasciar decadere il patrimonio culturale legato alle religioni.
Purché queste siano capaci di allontanarsi sempre di più dalla gestione del potere, col quale hanno mirato per secoli ad esercitare il controllo esclusivo sulle coscienze dei fedeli, esercitando  così un potere più forte di quello temporale-civile, e  si indirizzino invece a utilizzare la secolarizzazione che le investe tutte, come una occasione per uscire dalle scorie delle loro diverse mitologie.
Perché  indirizzino le loro teologie a individuare le intuizioni, che sono la ricchezza delle loro medesime mitologie per andare oltre e discernere solo sull’essenziale che unisce.
Non si può non pensare alla verosimiglianza di una religione universale, che però può stare in piedi solo se tutti si decideranno a riconoscere le loro mitologie, appunto come mitologie e non come rivelazioni esclusive, ma come  pure intuizioni, pure metafore, utili per ragionarci sopra e verificarne la  validità, con gli strumenti della scienza e della logica.




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