Papa Francesco si avventura a parlare di bioetica e tornano inaspettatamente in auge le argomentazioni più logore di papa Woytila
Il Papa sceglie inusitatamente di dare visibilità all’Associazione
dei medici cattolici , che, come quelle analoghe, è un organismo di dubbio significato, fatto sorgere dopo la guerra da Pio XII in risposta al motto “istaurare omnia in Cristo” sul quale fu rifondata
l’Azione Cattolica, nelle sue varie branche, comprese quelle rivolte alle varie
categorie della società.
Già qui siamo in un passato che non si vede che senso possa
avere nel mondo moderno.
Non bastano i guasti fatti
nei passati decenni dall’affarismo
di Comunione e Liberazione nel mondo della sanità per screditare
l’ispirazione evangelica del cattolicesimo,
bisogna proprio tornare all’Azione Cattolica, settanta anni dopo, in un
mondo, che non ha più niente da spartire con quello di allora?
I medici cattolici, i giuristi cattolici, i veterinari
cattolici, ma che senso possono avere?
Se qualcuno ha proprio la necessità irrefrenabile di irreggimentarsi in organismi
che promuovano l’identità cattolica, per lo più al fine di acquisire relazioni,
utili al fine di far carriera più in
fretta, ha sempre la possibilità di
rivolgersi alla massonerie
bianche appunto di CL e dell’Opus Dei,
senza andare a rivangare vecchi
attrezzi di un passato che non tornerà
mai.
A mio avviso è incomprensibile il solo fatto che Papa
Francesco di sia fatto coinvolgere nel
tentativo di rianimazione di un movimento di scarsissimo significato e
di non verosimile attualità.
Servirsi di quell’occasione per esaltare l’obiezione di
coscienza, come un presunto atto
di coraggio che sarebbe controcorrente, dimostra solamente il fatto che
questo papa non ha nessuna conoscenza del
mondo degli ospedali italiani.
La matematica fortunatamente non è un’opinione, e non
sarebbe male che anche in Vaticano ci se ne servisse di più, per usare i concetti più elementari di quella
branca della matematica applicata che è la statistica.
Ora, se tutte le rilevazioni di sociologia
religiosa sono concordi nello
stimare, per eccesso, intorno al 20% il
numero dei cristiani praticanti in Italia e del 5% il numero dei medesimi
cristiani praticanti nelle città metropolitane
e nei capoluoghi di provincia, dove appunto hanno sede i maggiori
ospedali ,come si spiega l’ 80% in media nazionale di medici e infermieri, che si dichiarano obiettori di coscienza nei reparti di Ostetricia?
Non c’è proporzione, c’è chiaramente qualcosa che non
quadra.
Non sarà il caso di pensare a pura piaggeria nei confronti
di primari baroni, che ritengono utile ai fini di carriera proclamarsi ultra cattolici di stretta osservanza?
Esaltare la piaggeria e il carrierismo come atti di coraggio
controcorrente non sembra una cosa sensata.
Questo papa, che viene dal
Sud America, ha tutto il diritto di essere disinformato sulla condizione
delle cliniche ostetriche italiane , sulla storia dell’Azione Cattolica Italiana
e dei successivi movimenti, che l’hanno
soppiantata ,ma la scelta di ribadire le argomentazioni più logore del
tradizionalismo cattolico sui temi di
bioetica è stata una pessima scelta.
Può essere verosimile, come appena detto, che l’elogio
ingiustificato dei sanitari obiettori sia da
additare a disinformazione, fornitagli
da cattivi consiglieri.
Ma la scelta di ribadire le debolissime argomentazioni di
Woytila in tema di bioetica , che sono perfino più retrive di quelle di Pio XII, credo che non sia un infortunio , ma
invece il frutto di una scelta sua
personale, consapevole e deliberata.
Papa Francesco viene
e si riconosce, nel così detto
Terzo Mondo e quindi nel cattolicesimo
di quella parte.
Quel cattolicesimo è
l’unico oggi ad essere in relativa buona salute e questo fatto viene amplificato in Vaticano.
E’ chiaro che il papa pensa soprattutto a quel
cattolicesimo, non a Roma all’Italia
o all’Europa.
Questo papa sa che dalle sue parti il cattolicesimo va relativamente col
vento in poppa fra popolazioni molto poco scolarizzate, con tassi di natalità
da far paura.
L’aborto lo praticano
in massa dalle mammane, ma vivendo in universi culturali molto più aperti al
magico, che alla scienza , avvertono, erroneamente, il controllo delle nascite
come un fatto “innaturale”.
E’ innaturale il controllo delle nascite o è del tutto irragionevole la pretesa della chiesa cattolica di vietarlo, mettendo sullo stesso piano preservativo,
pillola e aborto, come ha sempre ribadito il peggiore Woytila, lasciando di
stucco chi pretende un minimo di ragionevolezza anche nei papi?
Nel terzo mondo, anche se non avessero il prete che bolla ogni tipo di controllo delle nascite come
peccato, sarebbe la cultura arretrata
ivi vigente a favorire la “vita” qual che sia ,e non la più sofisticata
“qualità della vita”.
Non posso fare a meno di vedere in questo atteggiamento di
papa Francesco una scelta di potere, che
contraddice l’ispirazione evangelica fin qui da lui manifestata sui temi
“sociali”.
Una scelta di potere identica a quella delle sette
evangeliche, ancora più in espansione del cattolicesimo nelle parti meno sviluppate del Brasile, per esempio, largamente finanziate
dalla destra americana alla ricerca di un controllo sulle coscienze e di gente omologata alla loro cultura perché siano pronti a consumare il “made in
Usa” .
Il Vaticano non ha da vendere nessun prodotto materiale, per
fortuna, e si accontenta di aumentare a vista d’occhio il numero dei battezzati,
senza curarsi troppo della qualità.
Ma è un calcolo miope.
Di fronte alla presa di posizione di papa Francesco sui temi
etici, il commento più comune è stato : ma non poteva fare diversamente, il
papa deve fare il papa.
Questo ragionamento è semplicistico e trascura l’intiera
storia della chiesa nella quale si rinviene, contrariamente a quello che dice la propaganda ufficiale e
l’opinione più comune, una continuità di giri di padella.
Poco più di un secolo fa Pio IX tuonava in documenti
ufficiali contro democrazia e diritti civili (stampa, espressione ecc.)
qualificandoli addirittura come opera del demonio in persona.
Poi la chiesa medesima, sempre in documenti ufficiali al
Vaticano II, ha girato la frittata ed ha stabilito l’esatto contrario.
Quindi il papa non è e non è mai stato obbligato a ribadire
sempre gli stessi principi.
Se la chiesa esiste ancora ,questo avviene soprattutto per
la sua capacità di adattarsi ai tempi,
assorbendone l’ evoluzione culturale e vendendo, con una buona dose di cinismo,
le nuove posizioni come una migliore attuazione degli eterni principi e non
come una discontinuità nella dottrina.
Del resto, nel mondo globalizzato, lo dicono le statistiche., ancora pochi anni, e nei paesi in via di sviluppo si formeranno classi
di ricchi e straricchi, ma anche una
classe media sempre più vasta.
Costoro accederanno a un’istruzione sempre più elevata e poi
avranno delle pretese culturali, e quindi non accetteranno più prescrizioni di
etica sessuale strampalate e fondate sul nulla, come quelle sulle quali insiste irragionevolmente la chiesa cattolica.
E’ un calcolo miope quello che sta facendo questo papa nelle
materie di bioetica.
Purtroppo, siamo sempre allo stesso punto, nel senso che
anche papa Francesco, come i suoi predecessori, dimostra di avere un pessimo
rapporto con la scienza.
Probabilmente, non se ne è mai occupato o non si è preoccupato
di darsi una cultura sufficiente a capirci qualcosa.
Ma soprattutto sembra anche lui portatore del pregiudizio
diffusissimo nel mondo clericale in base al quale della scienza e degli
sviluppi tecnologici si temono e si amplificano
i presunti pericoli e specularmene si sottovalutano le conquiste e le
prospettive per migliorare la vita umana
nel suturo.
La scienza viene vista come un pericoloso concorrente.
Peccato perché il problema della bioetica cattolica è tutto
qui.
Dopo Darwin e la sua teoria dell’evoluzione, che ha trovato continue e concordanti
conferme non è più possibile sostenere il
mito della creazione, ma nemmeno è possibile sostenere la pretesa che
l’evoluzione stessa segua un finalismo come sua regola fondamentale, che
rappresenterebbe appunto ” il disegno intelligente” di dio.
E’ inutile girarci intorno, per la scienza c’è spazio per un qualcosa, che le filosofia
definirebbe come dio, ma non c’è più spazio per un dio creatore.
I papi, anche quelli più “progressisti” ed aperti come papa
Francesco, non vogliono prenderne atto, perché temono che se si uscisse
dall’affermazione del mito della creazione
cadrebbe tutto l’edificio e cercano di sostenere argomenti debolissimi
per salvare capra e cavoli, ma questo non è possibile.
Solo con la scienza si produce conoscenza e la fede in
qualsiasi mito religioso non può
contraddire logicamente questa conoscenza perché se lo si fa, ci si arrende
all’irrazionale e cioè si cade nella superstizione.
Peccato che il
fondamento del discorso tradizionalista
della chiesa cattolica sulla bioetica,
fatto proprio da papa Francesco, si basi solo e unicamente sul concetto
di dio creatore, che come tale, sarebbe l’ unico legittimato a dare e togliere
la vita, per il fatto appunto di essere il creatore.
Come se Darwin non fosse mai esistito.
Questa adesione di papa Francesco alle tesi tradizionaliste
sui temi della bioetica sta a dimostrare che la visione progressista nel campo
del cattolicesimo non è probabilmente sufficiente per tirare fuori la chiesa da
una crisi epocale.
Si è infatti notato, giustamente, che il grande successo mediatico e di consensi,
riscosso da papa Francesco, non ha per niente influito nel migliorare l’accoglienza del cattolicesimo
nel mondo attuale.
Cioè, in altre parole,
lo svuotamento delle chiese
continua, non ostante le aperture di questo papa.
Continuo a guardare con tristezza ai responsabili delle
religioni, che si impiccano con le loro stesse mani.
Perché anche se ritengo che la scienza, la filosofia e
l’arte siano di maggior aiuto all’uomo delle religioni, mi sembra insensato
lasciar decadere il patrimonio culturale legato alle religioni.
Purché queste siano capaci di allontanarsi sempre di più
dalla gestione del potere, col quale hanno mirato per secoli ad esercitare il
controllo esclusivo sulle coscienze dei fedeli, esercitando così un potere più forte di quello
temporale-civile, e si indirizzino
invece a utilizzare la secolarizzazione che le investe tutte, come una
occasione per uscire dalle scorie delle loro diverse mitologie.
Perché indirizzino le
loro teologie a individuare le intuizioni, che sono la ricchezza delle loro medesime
mitologie per andare oltre e discernere solo sull’essenziale che unisce.
Non si può non pensare alla verosimiglianza di una religione
universale, che però può stare in piedi solo se tutti si decideranno a
riconoscere le loro mitologie, appunto come mitologie e non come rivelazioni
esclusive, ma come pure intuizioni, pure
metafore, utili per ragionarci sopra e verificarne la validità, con gli strumenti della scienza e
della logica.
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