giovedì 9 aprile 2015

Il Saladino ci minaccia di nuovo e noi per lo più straparliamo e non facciamo nulla



La strage degli studenti cristiani del campus universitario di Garissa, nel nord del Kenya perpetrato dai fanatici islamisti del gruppo Shaab (giovinezza) costringe a ritornare pochi giorni dopo all’articolo del 26 marzo scorso, dedicato alla strage di turisti occidentali al museo di Tunisi, sullo stesso argomento.
Non perché si è ripetuto lo stesso tragico scenario, ma perché i nuovi commenti dei mezzi di informazione hanno ribadito quanto siamo culturalmente impreparati a far fronte all’offensiva del fondamentalismo islamico.
I giornali da quelli ispirati alle culture politiche di destra a quelli di opposta ispirazione culturale hanno dato nuovamente la sensazione di quanto si stia ancora annaspando nel buio o peggio di quanto anche i più qualificati commentatori siano ancora alla fase di macinare vecchia aria fritta, confezionando pezzi che riportavano tesi talmente deboli da non convincere nemmeno i loro autori.
Questo succede non perché la nostra stampa non abbia editorialisti di valore o perché siamo tutti rincitrulliti, ma perché ,crisi economica a parte, ci eravamo tutti illusi di vivere ormai alle soglie di quel mondo migliore possibile descritto dal Candido di Voltaire.
La globalizzazione o la mondializzazione , cioè il fenomeno per il quale anche chi non si muove mai dal suo paese, si accorge di essere investito da un fenomeno per il quale il mondo esterno, anche quello considerato più esotico, ha ormai molti modi per entrare in casa sua.
Si pensi al fenomeno eclatante delle badanti o comunque al fenomeno della massiccia immigrazione in Italia di extra-comunitari.
Basta mettere il naso fuori di casa per incontrarne quanti se ne vuole, provenienti da tutte le latitudini e portatori di tutte le culture, fedi, usanze.
Constatato che questo fenomeno, dopo non poco sconcerto iniziale non ci creava alcun serio problema, ma tutt’al più ci risolveva problemi ingenti, come la cura dei nostri anziani o dei nostro bambini e ci procurava mano d’opera volenterosa e con poche pretese, siamo stati portati a illuderci che il mondo ormai si fosse stabilizzato a un livello di convivenza mondializzato.
Tutti fratelli senza problemi.
Tutti multiculturali disposti a convivere pacificamente con le altre culture e con le altre fedi.
L’affermarsi del presunto califfato di Iraq e Siria ,voglioso di conquistare e sottomettere il mondi intero alla Saharia ci è arrivato addosso come una doccia fredda.
Il risultato non è stato una reazione violenta, uguale e contraria, come capita spesso, ma una ricerca di minimizzare e allontanare da sé il problema.
Basta andarsi a leggere i brodini insipidi, alternati a camomille, confezionati dai nostri giornali il giorno dopo ai tragici fatti del Kenya.
Il Corrierone chissà perché non ha saputo fare di meglio che ricorrere all’ormai anziano e spompato Vittorio Messori, penna di punta del cattolicesimo tradizionalista e militante dei tempi di Woytila di Ruini di Don Giussani e dell’Opus Dei, dalla quale è stato da tempo fulminato.
Il suo articolo- commento è riuscito il meno entusiasmante e convincente di tutto il pur mesto panorama.
Quando uno si compiace della presunta fecondità dello spargimento del sangue dei martiri lascia poco o nessuno spazio alla discussione, si chiude nella auto-celebrazione del suo mito cristiano e buona notte, come se fossimo in pieno medio evo quando la cristianità aveva una latitudine universale.
Nella visione di Messori la storia non ha lasciato tracce, del cristianesimo vede solo la sua presunta mitezza, come se i seguaci del Califfo- Saladino di oggi non si comportassero con la stessa ferocia a suo tempo usata dagli imperatori “cristiani” alla Carlo Magno ,dei crociati, indottrinati dai papi dell’epoca, dalle guerre di religione, sempre attizzate da papi poi perfino canonizzati, come Pio V, delle guerre coloniali eccetera eccetera.
Anzi la storia non ha alcuna rilevanza né incidenza se arriva a scrivere che globalizzazione e mondialismo sono utopie vane perché “per ogni paese e ogni popolo in realtà è avvenuto e avverrà, ciò che sempre historia docete” è avvenuto e avverrà”
Linguaggio arcaico e apocalittico per dire che non cambierà mai nulla nella sostanza, i popoli rimarranno sempre divisi dai loro nazionalismi, costumi e religioni autoctone.
E’ perfino sorprendente rileggere oggi parole così lontane anni luce dalla realtà e dalla esperienza di tutti giorni.
E il papa naturalmente in quanto capo di una chiesa tutta mitezza deve essere prudente esattamente come lo fu Pio XII, secondo Messori.
Sono concetti da brivido, che ci riportano non a Pio XII, ma al Pio IX del Sillabo e della lotta frontale alla modernità.
Qualcosa di un po più sensato è venuto da quanto ha scritto Vito Mancuso su Repubblica.
Con Mancuso almeno siamo nel mondo moderno e la storia c’è stata ed è in atto.
Mancuso rovescia proprio il discorso di Messori e comincia parlando dei secoli e secoli nei quali la croce era il simbolo della potenza dei vincitori e dei padroni del mondo, che usavano eccome la spada per difendere e imporre l’altare.
Altro che il cristianesimo religione di mitezza.
Ma se le cose sono andate così, come mai oggi sembra di essere ritornati alle persecuzioni delle prime comunità cristiane? Si chiede Mancuso.
Forse perché il cristianesimo non è percepito come la religione di Gesù, ma come la religione dell’Occidente.
E allora, che fare? Dobbiamo chiederci di come non lasciare sole le comunità cristiane perseguitate.
Non è un invito a prendere le armi, è solo un appello generico e forse un po’ timido, data la situazione, ma è almeno un incontrovertibile invito all’azione.
Di tutt’altro tono è il discorso di Vittorio Feltri sul Giornale di Berlusconi.
Qui siamo nel mondo moderno, ma purtroppo visto solo sotto l’aspetto della politica strettamente di parte.
Non c’è alcuno sforzo di analisi appena appena culturale.
Come è costume della destra si pensa di riscuotere consensi volando basso e rimanendo nel campo della più piatta semplificazione di problemi complessi.
E’ tutta una guerra di religione, i musulmani ci vogliono tutti morti perché non professiamo la loro fede. E questo purtroppo non è semplicismo, ma è la pura realtà.
Il problema è che non si va oltre e non si sanno proporre né analisi né indicazioni.
E’ al limite del ridicolo dire che è tutta colpa della sinistra al caviale che apre i cancelli a tutti, come se ci fosse un nesso accertato fra disgraziati che sbarcano a Lampedusa e i Jihadisti oggi in azione.
E’ ignobile semplicismo ,intriso di ignoranza completa dell’argomento sul quale si pontifica dare letteralmente del cretino al teologo Mancuso, additato fra gli ispiratori della sinistra al caviale.
Dire questo significa non avere mai letto nemmeno una riga dei libri o trattati di teologia di Mancuso e questo Feltri non può permettersi di farlo, per compiacere alla buona il suo pubblico, contando sul fatto che questo, sia ancora meno informato sul pensiero teologico di Mancuso.
E' probabile che Feltri confondesse Mancuso con i teologi della teologia della liberazione, quando invece il nostro ha scritto solo di teologia fondanentale.
Per scrivere quello che ha scritto, Feltri poteva anche risparmiarsi la fatica.
E' poi risultato abbastanza argomentato l'articolo che Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere, qualche giorno dopo i fatti del Kenya.
Galli parte molto male, ma arriva bene.
Cioè parte da quelli che a mio avviso sono gli argomenti più disastrosi per affrontare il problema, quelli dell’identità etnica, nazionale, religiosa, che noi occidentali trascureremmo erroneamente, per concludere però con un argomento molto sensato : decidiamoci per lo meno a metterci dei soldi per assistere i fratelli cristiani strappati dalle loro case e ora ridotti in campi profughi con condizioni di vita terribili.
Abbiamo speso cifre ingenti per l’operazione Mare Nostrum, degna fin quanto si vuole, ma non sappiamo dare una mano ai nostri correligionari (almeno in senso culturale) perseguitati, questo comportamento è assurdo dice Galli.
E’ un pressante invito all’azione che viene sulla base della logica più elementare.
Concludiamo infine con il commento del giornale confessionale per eccellenza, Avvenire della Conferenza Episcopale Italiana.
L'editoriale di Fulvio Scaglione è preciso e puntuale nel segnalare l'ampiezza della persecuzione dei cristiani, citando le statistiche del Pew Center, che è il più accreditato istituto demoscopico americano sui fenomeni religiosi : 139 paesi, corrispondenti al 75% delle nazioni riconosciute, discriminano i cristiani.
Scaglione, diversamente da Messori, non teme di dire finalmente la verità su quanto questa persecuzione sia di matrice in larga prevalenza islamica : 41 paesi su 50 dei più pericolosi sono islamici.
Invita infine a considerare questa come la vera emetgenza del nostro tempo.
Purtroppo però non accenna nemmeno ad alcuna azione pratica.
E' un po poco.
Visti gli argomenti usati dai maggiori commentatori, emergono alcune considerazioni:
-c’è ancora un atteggiamento di confusione e di sorpresa, tipico di quando qualcuno viene preso in contro-piede dagli avvenimenti della storia.
Si tratta di avvenimenti terribili e tragici che non avevamo minimamente previsto e quindi fatichiamo anche troppo a farcene una ragione e tendiamo a minimizzare e far finta di non vedere per non essere costretti a pensare a come reagire con delle azioni concrete.
-c’è l’invito degli osservatori della destra e della tradizione religiosa a dare assurdamente la colpa di tutto a chi ha creduto nella bontà della globalizzazione , del multiculturalismo, di un mondo plurale che avrebbe tutto l’interesse a vivere in pace, convergendo su acquisizioni culturali comuni e universalistiche.
E’ sorprendente che intellettuali del calibro di un Galli della Loggia si lascino trascinare dalla reazione emotiva all’orrore della barbarie a dare credito alle vuote sirene della destra classica a favore della riscoperta delle “radici” e dell’ “identità”, che altro non sono che nazionalismi, etnie, religioni tradizionali.
Contrapporre shaharia a shaharia che senso ha?
Per combattere efficacemente l'Isis occorrerebbe scadere al suo livello ideologico-culturale?
E' comprensibile che un intellettuale di livello come Galli finisca per essere infastidito dal buonismo ideologico imperante che vuole vedere solo rose e fiori e reagisca facendoci sopra dell'ironia, ma una cosa è denunciare giustamente la pericolosa inettitudine della “sinistra al caviale”, un'altra è dichiarare persa in anticipo la battaglia della modernità, della globalizzazione e del progresso verso traguardi culturali condivisi.
Se poi dalle culture ci spostiamo alle religioni occorre riconoscere che non ci sono religioni buone e religioni cattive.
Ma per arrivare a questa affermazione occorre ragionare sulla base della cultura moderna, vitalizzata dall’illuminismo, che rifiuta ogni dogmatismo ed ogni fondamentalismo.
Allora occorre anche riconoscere che tutte le religioni sono cattive nella misura nella quale pretendono di essere le uniche portatrici della unica verità, ricevuta da un'unica vera rivelazione e che quindi tutte le altre sarebbero religioni false.
Facciamo attenzione che questo tipo di affermazione in base alla quale, per esempio, il cristianesimo sarebbe la unica religione vera, perché portatrice della unica verità rivelata vera, non appartiene al medio evo , ma era abitualmente ripetuto anche da papa Ratzinger, solo ieri ,e che nemmeno papa Francesco dice chiaramente il contrario.
Il dato di fatto incontrovertibile dimostrato in tutto il corso della storia è che le religioni portano naturalmente alle guerre di religione, tanto che le hanno suscitate per secoli e secoli.
Per avere la pace c’è un solo antitodo : ispirarsi all’illuminismo, cioè al riconoscimento del valore relativo delle religioni.
La strada per combattere il fondamentalismo è molto più in salita per gli islamici, ma non è certo tutta in discesa nemmeno per i cattolici.
Questo sul piano teorico-culturale.
I commentatori che abbiamo sopra citato, queste riflessioni però non le hanno fatte e non le hanno nemmeno accennate, e la cosa non è un buon segno, perché non è certo indice di chiarezza di idee sull’argomento.
Passando dal piano teorico- culturale al piano pratico, è singolare che nemmeno i commentatori di destra dichiarata, abbiano il coraggio di dire chiaramente che una minaccia come quella del nuovo Saladino si può combattere solo come si è a suo tempo combattuto il vecchio Saladino, e cioè con le armi, l'esercito e la flotta (allora l’aviazione non c’era ancora).
Il teologo Mancuso accenna a un se pure timido invito all’azione, che è sempre meglio della invocazione pia, ma vuota di senso, alla presunta fecondità della dispersione del sangue dei martiri, avanzata da Messori.
Galli della Loggia, almeno, propone chiaramente un' azione di solo carattere umanitario, che però è una indicazione chiara, ben argomentata e doverosa, se pure colpevolmente tardiva.
E lo fa con un invito diretto al Presidente del Consiglio, che tanto ci tiene a passare per decisionista, ma che su questo argomento sonnecchia o non sa che pesci pigliare. Cominciamo a fare almeno quello, anche se è tragico dover constatare che per mettere in atto semplici aiuti umanitari mirati ai cristiani perseguitati occorrerà, a quanto pare, aspettare ancora che altri poveri disgraziati vengano sgozzati o malamente giustiziati, senza riflettere sul fatto che fra di loro la lotteria del caso potrebbe mettere anche uno qualsiasi di noi.
Per mandarci un esercito, poi, non so cosa dovrà succedere.


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