Il Saladino ci minaccia
di nuovo e noi per lo più straparliamo e non facciamo nulla
La strage degli studenti
cristiani del campus universitario di Garissa, nel nord del Kenya
perpetrato dai fanatici islamisti del gruppo Shaab (giovinezza)
costringe a ritornare pochi giorni dopo all’articolo del 26 marzo
scorso, dedicato alla strage di turisti occidentali al museo di
Tunisi, sullo stesso argomento.
Non perché si è ripetuto
lo stesso tragico scenario, ma perché i nuovi commenti dei mezzi di
informazione hanno ribadito quanto siamo culturalmente impreparati a
far fronte all’offensiva del fondamentalismo islamico.
I giornali da quelli
ispirati alle culture politiche di destra a quelli di opposta
ispirazione culturale hanno dato nuovamente la sensazione di quanto
si stia ancora annaspando nel buio o peggio di quanto anche i più
qualificati commentatori siano ancora alla fase di macinare vecchia
aria fritta, confezionando pezzi che riportavano tesi talmente
deboli da non convincere nemmeno i loro autori.
Questo succede non perché
la nostra stampa non abbia editorialisti di valore o perché siamo
tutti rincitrulliti, ma perché ,crisi economica a parte, ci eravamo
tutti illusi di vivere ormai alle soglie di quel mondo migliore
possibile descritto dal Candido di Voltaire.
La globalizzazione o la
mondializzazione , cioè il fenomeno per il quale anche chi non si
muove mai dal suo paese, si accorge di essere investito da un
fenomeno per il quale il mondo esterno, anche quello considerato più
esotico, ha ormai molti modi per entrare in casa sua.
Si pensi al fenomeno
eclatante delle badanti o comunque al fenomeno della massiccia
immigrazione in Italia di extra-comunitari.
Basta mettere il naso
fuori di casa per incontrarne quanti se ne vuole, provenienti da
tutte le latitudini e portatori di tutte le culture, fedi, usanze.
Constatato che questo
fenomeno, dopo non poco sconcerto iniziale non ci creava alcun serio
problema, ma tutt’al più ci risolveva problemi ingenti, come la
cura dei nostri anziani o dei nostro bambini e ci procurava mano
d’opera volenterosa e con poche pretese, siamo stati portati a
illuderci che il mondo ormai si fosse stabilizzato a un livello di
convivenza mondializzato.
Tutti fratelli senza
problemi.
Tutti multiculturali
disposti a convivere pacificamente con le altre culture e con le
altre fedi.
L’affermarsi del
presunto califfato di Iraq e Siria ,voglioso di conquistare e
sottomettere il mondi intero alla Saharia ci è arrivato addosso come
una doccia fredda.
Il risultato non è stato
una reazione violenta, uguale e contraria, come capita spesso, ma
una ricerca di minimizzare e allontanare da sé il problema.
Basta andarsi a leggere i
brodini insipidi, alternati a camomille, confezionati dai nostri
giornali il giorno dopo ai tragici fatti del Kenya.
Il Corrierone chissà
perché non ha saputo fare di meglio che ricorrere all’ormai
anziano e spompato Vittorio Messori, penna di punta del cattolicesimo
tradizionalista e militante dei tempi di Woytila di Ruini di Don
Giussani e dell’Opus Dei, dalla quale è stato da tempo fulminato.
Il suo articolo- commento
è riuscito il meno entusiasmante e convincente di tutto il pur mesto
panorama.
Quando uno si compiace
della presunta fecondità dello spargimento del sangue dei martiri
lascia poco o nessuno spazio alla discussione, si chiude nella
auto-celebrazione del suo mito cristiano e buona notte, come se
fossimo in pieno medio evo quando la cristianità aveva una
latitudine universale.
Nella visione di Messori
la storia non ha lasciato tracce, del cristianesimo vede solo la sua
presunta mitezza, come se i seguaci del Califfo- Saladino di oggi non
si comportassero con la stessa ferocia a suo tempo usata dagli
imperatori “cristiani” alla Carlo Magno ,dei crociati,
indottrinati dai papi dell’epoca, dalle guerre di religione, sempre
attizzate da papi poi perfino canonizzati, come Pio V, delle guerre
coloniali eccetera eccetera.
Anzi la storia non ha
alcuna rilevanza né incidenza se arriva a scrivere che
globalizzazione e mondialismo sono utopie vane perché “per ogni
paese e ogni popolo in realtà è avvenuto e avverrà, ciò che
sempre historia docete” è avvenuto e avverrà”
Linguaggio arcaico e
apocalittico per dire che non cambierà mai nulla nella sostanza, i
popoli rimarranno sempre divisi dai loro nazionalismi, costumi e
religioni autoctone.
E’ perfino sorprendente
rileggere oggi parole così lontane anni luce dalla realtà e dalla
esperienza di tutti giorni.
E il papa naturalmente in
quanto capo di una chiesa tutta mitezza deve essere prudente
esattamente come lo fu Pio XII, secondo Messori.
Sono concetti da brivido,
che ci riportano non a Pio XII, ma al Pio IX del Sillabo e della
lotta frontale alla modernità.
Qualcosa di un po più
sensato è venuto da quanto ha scritto Vito Mancuso su Repubblica.
Con Mancuso almeno siamo
nel mondo moderno e la storia c’è stata ed è in atto.
Mancuso rovescia proprio
il discorso di Messori e comincia parlando dei secoli e secoli nei
quali la croce era il simbolo della potenza dei vincitori e dei
padroni del mondo, che usavano eccome la spada per difendere e
imporre l’altare.
Altro che il cristianesimo
religione di mitezza.
Ma se le cose sono andate
così, come mai oggi sembra di essere ritornati alle persecuzioni
delle prime comunità cristiane? Si chiede Mancuso.
Forse perché il
cristianesimo non è percepito come la religione di Gesù, ma come la
religione dell’Occidente.
E allora, che fare?
Dobbiamo chiederci di come non lasciare sole le comunità cristiane
perseguitate.
Non è un invito a
prendere le armi, è solo un appello generico e forse un po’
timido, data la situazione, ma è almeno un incontrovertibile invito
all’azione.
Di tutt’altro tono è il
discorso di Vittorio Feltri sul Giornale di Berlusconi.
Qui siamo nel mondo
moderno, ma purtroppo visto solo sotto l’aspetto della politica
strettamente di parte.
Non c’è alcuno sforzo
di analisi appena appena culturale.
Come è costume della
destra si pensa di riscuotere consensi volando basso e rimanendo nel
campo della più piatta semplificazione di problemi complessi.
E’ tutta una guerra di
religione, i musulmani ci vogliono tutti morti perché non
professiamo la loro fede. E questo purtroppo non è semplicismo, ma è
la pura realtà.
Il problema è che non si
va oltre e non si sanno proporre né analisi né indicazioni.
E’ al limite del
ridicolo dire che è tutta colpa della sinistra al caviale che apre
i cancelli a tutti, come se ci fosse un nesso accertato fra
disgraziati che sbarcano a Lampedusa e i Jihadisti oggi in azione.
E’ ignobile semplicismo
,intriso di ignoranza completa dell’argomento sul quale si
pontifica dare letteralmente del cretino al teologo Mancuso, additato
fra gli ispiratori della sinistra al caviale.
Dire questo significa non
avere mai letto nemmeno una riga dei libri o trattati di teologia di
Mancuso e questo Feltri non può permettersi di farlo, per compiacere
alla buona il suo pubblico, contando sul fatto che questo, sia ancora
meno informato sul pensiero teologico di Mancuso.
E' probabile che Feltri
confondesse Mancuso con i teologi della teologia della liberazione,
quando invece il nostro ha scritto solo di teologia fondanentale.
Per scrivere quello che ha
scritto, Feltri poteva anche risparmiarsi la fatica.
E' poi risultato
abbastanza argomentato l'articolo che Galli della Loggia ha
pubblicato sul Corriere, qualche giorno dopo i fatti del Kenya.
Galli parte molto male, ma
arriva bene.
Cioè parte da quelli che
a mio avviso sono gli argomenti più disastrosi per affrontare il
problema, quelli dell’identità etnica, nazionale, religiosa, che
noi occidentali trascureremmo erroneamente, per concludere però con
un argomento molto sensato : decidiamoci per lo meno a metterci dei
soldi per assistere i fratelli cristiani strappati dalle loro case e
ora ridotti in campi profughi con condizioni di vita terribili.
Abbiamo speso cifre
ingenti per l’operazione Mare Nostrum, degna fin quanto si vuole,
ma non sappiamo dare una mano ai nostri correligionari (almeno in
senso culturale) perseguitati, questo comportamento è assurdo dice
Galli.
E’ un pressante invito
all’azione che viene sulla base della logica più elementare.
Concludiamo infine con il
commento del giornale confessionale per eccellenza, Avvenire della
Conferenza Episcopale Italiana.
L'editoriale di Fulvio
Scaglione è preciso e puntuale nel segnalare l'ampiezza della
persecuzione dei cristiani, citando le statistiche del Pew Center,
che è il più accreditato istituto demoscopico americano sui
fenomeni religiosi : 139 paesi, corrispondenti al 75% delle nazioni
riconosciute, discriminano i cristiani.
Scaglione, diversamente da
Messori, non teme di dire finalmente la verità su quanto questa
persecuzione sia di matrice in larga prevalenza islamica : 41 paesi
su 50 dei più pericolosi sono islamici.
Invita infine a
considerare questa come la vera emetgenza del nostro tempo.
Purtroppo però non
accenna nemmeno ad alcuna azione pratica.
E' un po poco.
Visti gli argomenti usati
dai maggiori commentatori, emergono alcune considerazioni:
-c’è ancora un
atteggiamento di confusione e di sorpresa, tipico di quando qualcuno
viene preso in contro-piede dagli avvenimenti della storia.
Si tratta di avvenimenti
terribili e tragici che non avevamo minimamente previsto e quindi
fatichiamo anche troppo a farcene una ragione e tendiamo a
minimizzare e far finta di non vedere per non essere costretti a
pensare a come reagire con delle azioni concrete.
-c’è l’invito degli
osservatori della destra e della tradizione religiosa a dare
assurdamente la colpa di tutto a chi ha creduto nella bontà della
globalizzazione , del multiculturalismo, di un mondo plurale che
avrebbe tutto l’interesse a vivere in pace, convergendo su
acquisizioni culturali comuni e universalistiche.
E’ sorprendente che
intellettuali del calibro di un Galli della Loggia si lascino
trascinare dalla reazione emotiva all’orrore della barbarie a dare
credito alle vuote sirene della destra classica a favore della
riscoperta delle “radici” e dell’ “identità”, che altro
non sono che nazionalismi, etnie, religioni tradizionali.
Contrapporre shaharia a
shaharia che senso ha?
Per combattere
efficacemente l'Isis occorrerebbe scadere al suo livello
ideologico-culturale?
E' comprensibile che un
intellettuale di livello come Galli finisca per essere infastidito
dal buonismo ideologico imperante che vuole vedere solo rose e fiori
e reagisca facendoci sopra dell'ironia, ma una cosa è denunciare
giustamente la pericolosa inettitudine della “sinistra al caviale”,
un'altra è dichiarare persa in anticipo la battaglia della
modernità, della globalizzazione e del progresso verso traguardi
culturali condivisi.
Se poi dalle culture ci
spostiamo alle religioni occorre riconoscere che non ci sono
religioni buone e religioni cattive.
Ma per arrivare a questa
affermazione occorre ragionare sulla base della cultura moderna,
vitalizzata dall’illuminismo, che rifiuta ogni dogmatismo ed ogni
fondamentalismo.
Allora occorre anche
riconoscere che tutte le religioni sono cattive nella misura nella
quale pretendono di essere le uniche portatrici della unica verità,
ricevuta da un'unica vera rivelazione e che quindi tutte le altre
sarebbero religioni false.
Facciamo attenzione che
questo tipo di affermazione in base alla quale, per esempio, il
cristianesimo sarebbe la unica religione vera, perché portatrice
della unica verità rivelata vera, non appartiene al medio evo , ma
era abitualmente ripetuto anche da papa Ratzinger, solo ieri ,e che
nemmeno papa Francesco dice chiaramente il contrario.
Il dato di fatto
incontrovertibile dimostrato in tutto il corso della storia è che
le religioni portano naturalmente alle guerre di religione, tanto che
le hanno suscitate per secoli e secoli.
Per avere la pace c’è
un solo antitodo : ispirarsi all’illuminismo, cioè al
riconoscimento del valore relativo delle religioni.
La strada per combattere
il fondamentalismo è molto più in salita per gli islamici, ma non è
certo tutta in discesa nemmeno per i cattolici.
Questo sul piano
teorico-culturale.
I commentatori che abbiamo
sopra citato, queste riflessioni però non le hanno fatte e non le
hanno nemmeno accennate, e la cosa non è un buon segno, perché non
è certo indice di chiarezza di idee sull’argomento.
Passando dal piano
teorico- culturale al piano pratico, è singolare che nemmeno i
commentatori di destra dichiarata, abbiano il coraggio di dire
chiaramente che una minaccia come quella del nuovo Saladino si può
combattere solo come si è a suo tempo combattuto il vecchio
Saladino, e cioè con le armi, l'esercito e la flotta (allora
l’aviazione non c’era ancora).
Il teologo Mancuso accenna
a un se pure timido invito all’azione, che è sempre meglio della
invocazione pia, ma vuota di senso, alla presunta fecondità della
dispersione del sangue dei martiri, avanzata da Messori.
Galli della Loggia,
almeno, propone chiaramente un' azione di solo carattere umanitario,
che però è una indicazione chiara, ben argomentata e doverosa, se
pure colpevolmente tardiva.
E lo
fa con un invito diretto al Presidente del Consiglio, che tanto ci
tiene a passare per decisionista, ma che su questo argomento
sonnecchia o non sa che pesci pigliare.
Cominciamo a fare
almeno quello, anche se è tragico dover constatare che per mettere
in atto semplici aiuti umanitari mirati ai cristiani perseguitati
occorrerà, a quanto pare, aspettare ancora che altri poveri
disgraziati vengano sgozzati o malamente giustiziati, senza
riflettere sul fatto che fra di loro la lotteria del caso potrebbe
mettere anche uno qualsiasi di noi.
Per mandarci un esercito,
poi, non so cosa dovrà succedere.
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