Renzi è senza dubbio un ottimo
piazzista che riuscirebbe anche a vendere i famosi frigoriferi agli
Esquimesi e infatti è stato l’unico che si è cimentato nel
tentativo di fare apparire come un successo e una grossa novità il
vertice europeo sull’immigrazione, che tutti i media hanno
giudicato fra il deludente e il fiasco completo.
Quest’Europa purtroppo sta perdendo
tutte le occasioni per cercare di darsi un senso.
E’ singolare che la quasi totalità
dei governanti europei (quasi tutti di centro- destra) siano
terrorizzati di fare cose che potrebbero favorire la propaganda dei
partiti e movimenti xenofobi e di destra estrema, che esistono da
tempo e che stanno crescendo in ogni paese.
Di conseguenza contraddicono
regolarmente l’ispirazione liberale idealmente alta, alla quale i
loro partiti storici si ispirano e prendono posizioni che non possano
dispiacere alla solita “pancia” della loro opinione pubblica.
Verso i migranti quindi danno una
adesione di facciata agli impegni umanitari e di apertura ai
richiedenti asilo, perché non potrebbero fare diversamente, dati gli
impegni di diritto internazionale che hanno a suo tempo sottoscritto.
Quando c’è da mettere mano al
portafoglio, si attengono rigorosamente alle strettissime limitazioni
di spesa che hanno imposto a tutti, compresi sé stessi, come se quei
principi avessero la sacralità dei dieci comandamenti e qualsiasi
cosa succeda.
Sono anni ormai che gli economisti che
la pensano diversamente da loro, che sono soprattutto, ma non solo,
oltre oceano, come Krugman, premio Nobel e opinionista del New York
Times , affermano che la politica europea di austerità è una follia
e che occorre cambiare rotta riapplicando le classiche ricette di
politica economica Keynsiana di forti investimenti pubblici per
trainare l’economia privata.
Ora dopo quasi un decennio di crisi
nera ,con relativa stagnazione, parlano con ancora più decisione e
autorevolezza, perché le loro tesi sono state validate dalla storia
di questi anni : la politica di austerità ha prodotto stagnazione
con conseguente disoccupazione e niente sviluppo.
Non serve a nulla rifare quadrare i
bilanci in deficit, se questa operazione non rilancia lo sviluppo,
perché in questo caso i sacrifici fatti si rivelano vani, inutili.
Niente da fare, sull’ispirazione
ideale e sul buon senso, lasciano che prevalga la politica di breve
periodo, l’occhio alle elezioni ed ai successi dei movimenti alla
loro destra dei quali sentono fortemente la concorrenza.
Il risultato è una rincorsa al peggio,
agli egoismi piccolo borghesi.
Manca l’anima. La solidarietà, che
non va confusa col vuoto buonismo, ma che consiste in una doverosa
visione di lungo respiro.
Una visione di lungo periodo farebbe
capire anche al politico più modesto alcuni parametri fondamentali
del nostro tempo.
1)- per l’elementare “principio del
Bertoldo” dopo quasi dieci anni di stagnazione sarà inevitabile
che riappaia la ripresa a livello mondiale
2)-i paesi più sviluppati da anni
riscontrano una tendenza demografica costantemente diretta verso il
calo delle nascite e l’aumento dell’età della popolazione e
questo significa in prospettiva una tendenza alla carenza di mano
d’opera.
3)-ne consegue che solo un forte tasso
di assorbimento di immigrazione potrà consentire ai nostri paesi di
essere protagonisti della ripesa, che
verosimilmente è ormai vicina.
Le considerazioni sopra esposte sono
assolutamente ovvie, ma i politici europei hanno paura a raccontare
la verità ai loro popoli.
E preferiscono rincorrere sul loro
medesimo terreno i partiti xenofobi alla loro destra:
Così fanno una politica cattiva e
controproducente, che non è nemmeno nel loro ristretto interesse di
partito, perché se l’Europa sempre più senza un’anima non
appare appetibile ai cittadini, nel caso in cui i governi si
vedessero costretti ad andare a referendum sull’Europa, la loro
gente boccerebbe “questa” Europa, ma così facendo porterebbero
alla dissoluzione tutto il meccanismo e si tornerebbe alla
competizione fra stati nazionali troppo piccoli per contare qualcosa
nel mondo di oggi globalizzato.
Se si adottasse una strategia orientata
ad una visione di lungo periodo che contempli la solidarietà sociale
ed almeno una “politica compassionevole” seguita perfino da W.
Bush, si guarderebbe non al 3% di deficit ad al’60% di debito, ma
primariamente alle condizioni della gente, che sono sottese a quelle
scelte di politica economica.
L’uomo, la persona, visto che il
termine compagno non è più di moda, chissà che non si torni al
più radicale ed atavico termine fratello.
Pensare al fratello prima che al
pareggio di bilancio, diversamente la contabilità corretta non serve
a nulla.
Papa Francesco ce la sta mettendo tutta
per buttare alle ortiche quante più porpore e ammennicoli di potere
e di strapotere possibile, per riportare alla luce i principi di
fondo del cristianesimo.
La politica fa tanto starnazzare, ma
poi finirà per ridursi a seguire la società.
E’ per questo che i buoni maestri e i
leader di opinione, come papa Francesco non si devono stancare di
predicare anche quando la situazione appare scoraggiante.
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