mercoledì 29 aprile 2015

Europa si, ma occorre ridarle un’anima



Renzi è senza dubbio un ottimo piazzista che riuscirebbe anche a vendere i famosi frigoriferi agli Esquimesi e infatti è stato l’unico che si è cimentato nel tentativo di fare apparire come un successo e una grossa novità il vertice europeo sull’immigrazione, che tutti i media hanno giudicato fra il deludente e il fiasco completo.
Quest’Europa purtroppo sta perdendo tutte le occasioni per cercare di darsi un senso.
E’ singolare che la quasi totalità dei governanti europei (quasi tutti di centro- destra) siano terrorizzati di fare cose che potrebbero favorire la propaganda dei partiti e movimenti xenofobi e di destra estrema, che esistono da tempo e che stanno crescendo in ogni paese.
Di conseguenza contraddicono regolarmente l’ispirazione liberale idealmente alta, alla quale i loro partiti storici si ispirano e prendono posizioni che non possano dispiacere alla solita “pancia” della loro opinione pubblica.
Verso i migranti quindi danno una adesione di facciata agli impegni umanitari e di apertura ai richiedenti asilo, perché non potrebbero fare diversamente, dati gli impegni di diritto internazionale che hanno a suo tempo sottoscritto.
Quando c’è da mettere mano al portafoglio, si attengono rigorosamente alle strettissime limitazioni di spesa che hanno imposto a tutti, compresi sé stessi, come se quei principi avessero la sacralità dei dieci comandamenti e qualsiasi cosa succeda.
Sono anni ormai che gli economisti che la pensano diversamente da loro, che sono soprattutto, ma non solo, oltre oceano, come Krugman, premio Nobel e opinionista del New York Times , affermano che la politica europea di austerità è una follia e che occorre cambiare rotta riapplicando le classiche ricette di politica economica Keynsiana di forti investimenti pubblici per trainare l’economia privata.
Ora dopo quasi un decennio di crisi nera ,con relativa stagnazione, parlano con ancora più decisione e autorevolezza, perché le loro tesi sono state validate dalla storia di questi anni : la politica di austerità ha prodotto stagnazione con conseguente disoccupazione e niente sviluppo.
Non serve a nulla rifare quadrare i bilanci in deficit, se questa operazione non rilancia lo sviluppo, perché in questo caso i sacrifici fatti si rivelano vani, inutili.
Niente da fare, sull’ispirazione ideale e sul buon senso, lasciano che prevalga la politica di breve periodo, l’occhio alle elezioni ed ai successi dei movimenti alla loro destra dei quali sentono fortemente la concorrenza.
Il risultato è una rincorsa al peggio, agli egoismi piccolo borghesi.
Manca l’anima. La solidarietà, che non va confusa col vuoto buonismo, ma che consiste in una doverosa visione di lungo respiro.
Una visione di lungo periodo farebbe capire anche al politico più modesto alcuni parametri fondamentali del nostro tempo.
1)- per l’elementare “principio del Bertoldo” dopo quasi dieci anni di stagnazione sarà inevitabile che riappaia la ripresa a livello mondiale
2)-i paesi più sviluppati da anni riscontrano una tendenza demografica costantemente diretta verso il calo delle nascite e l’aumento dell’età della popolazione e questo significa in prospettiva una tendenza alla carenza di mano d’opera.
3)-ne consegue che solo un forte tasso di assorbimento di immigrazione potrà consentire ai nostri paesi di
essere protagonisti della ripesa, che verosimilmente è ormai vicina.
Le considerazioni sopra esposte sono assolutamente ovvie, ma i politici europei hanno paura a raccontare la verità ai loro popoli.
E preferiscono rincorrere sul loro medesimo terreno i partiti xenofobi alla loro destra:
Così fanno una politica cattiva e controproducente, che non è nemmeno nel loro ristretto interesse di partito, perché se l’Europa sempre più senza un’anima non appare appetibile ai cittadini, nel caso in cui i governi si vedessero costretti ad andare a referendum sull’Europa, la loro gente boccerebbe “questa” Europa, ma così facendo porterebbero alla dissoluzione tutto il meccanismo e si tornerebbe alla competizione fra stati nazionali troppo piccoli per contare qualcosa nel mondo di oggi globalizzato.
Se si adottasse una strategia orientata ad una visione di lungo periodo che contempli la solidarietà sociale ed almeno una “politica compassionevole” seguita perfino da W. Bush, si guarderebbe non al 3% di deficit ad al’60% di debito, ma primariamente alle condizioni della gente, che sono sottese a quelle scelte di politica economica.
L’uomo, la persona, visto che il termine compagno non è più di moda, chissà che non si torni al più radicale ed atavico termine fratello.
Pensare al fratello prima che al pareggio di bilancio, diversamente la contabilità corretta non serve a nulla.
Papa Francesco ce la sta mettendo tutta per buttare alle ortiche quante più porpore e ammennicoli di potere e di strapotere possibile, per riportare alla luce i principi di fondo del cristianesimo.
La politica fa tanto starnazzare, ma poi finirà per ridursi a seguire la società.
E’ per questo che i buoni maestri e i leader di opinione, come papa Francesco non si devono stancare di predicare anche quando la situazione appare scoraggiante.

















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