mercoledì 15 aprile 2015

Salvini e Grillo : attenti a quei due, se con un po’ di fantasia decidessero di coalizzarsi verrebbero fuori dei bei numeri



Il prode Mentana nel suo telegiornale del lunedì, come sa chi lo segue riporta regolarmente l’aggiornamento del sondaggio di opinione sulle intenzioni di voto.
Ebbene, da quei sondaggi si apprende che il Pd di Renzi è da qualche tempo in discesa costante.
Forse non potrebbe essere diversamente tanti e tali sono gli episodi di sistematica corruttela che vengono alla luce con uomini del Pd nella veste di principali indagati.
Per di più, Renzi, archiviato il “job Act”, che praticamente è stata l’unica riforma andata in porto in quest’anno, continua a raccontare favole ma non porta a casa nulla di concreto.
Comunque uno la pensi sulla bontà o meno del suo governo e della sua durata, si è quindi costretti a prendere in considerazione, l’ipotesi che Renzi possa non farcela a durare.
Quali contorni avrebbe un ipotetico “dopo Renzi”?
Mi rifiuto di pensare che Berlusconi possa avere un qualunque ruolo in un tale scenario.
Ormai il leader del centro- destra è Salvini, non è più Berlusconi.
Se rimaniamo ai sondaggi sopra menzionati, vediamo che la coalizione del centro- destra sta erodendo la distanza che la separa dal centro- sinistra.
Era di ben 10 punti e quindi insormontabile alcuni mesi fa, ma oggi è scesa a soli 5 punti e cioè se la tendenza non si inverte, il centro-sinistra comincia ad essere a rischio.
E’ chiaro a tutti però che l’area del centro- destra è al momento la più disastrata.
Berlusconi non ne azzecca più una e la sua leadership su Forza Italia è penosamente messa in discussione, ogni giorno.
Salvini è costretto a stipulare qualche patto elettorale con Berlusconi per cercare di salvare il salvabile in regioni una volta sicurissimamente leghiste come il Veneto.
Ma è chiaro che non solo non esiste alcuna simpatia fra i due, ma che Salvini medesimo avverte benissimo come ormai il nome di Berlusconi faccia più danno che altro.
Con Fratelli d’Italia della Meloni, le cose vanno meglio, oltretutto la giovane età della Meloni e di Salvini fanno intravedere a quell’elettorato un rinnovamento in atto.
Con Alfano le cose invece vanno malissimo, è noto che Salvini quando deve parlare di Alfano passa immediatamente agli insulti senza alcuna reticenza, e quindi è dura includere in una ipotetica coalizione di centro- destra l’Ncd di Alfano coi suoi cespugli centristi dell’UDC.
Quindi la somma dei voti dei partiti che si riconoscono nel Centro- destra non fanno una effettiva coalizione politica.
Come del resto nell’altro campo è pura teoria sommare ai voti del PD, quelli di Vendola (Sel) o di Rifondazione, dato che sono più le volte che si sparano contro di quelle che vanno d’accordo su qualche cosa.
Ed allora tutto questo significa che il panorama politico è cambiato profondamente.
Ora si ragiona non più su centro- sinistra contrapposto al centro – destra, ma su Renzi ed il suo partito personale contro Salvini ed il suo partito personale.
Nel nuovo scenario però c’è il terzo incomodo, del Movimento 5Stelle, che ha una forza elettorale vistosa (oltre il 20%, quando Salvini, se pure in costate ascesa arriva al massimo al 15%) , anche se mal gestita e incapace di farsi pesare per i voti che ha.
Renzi ci ha provato a incontrarsi coi 5Stelle, ma continua a schifarsi a condurre battaglie che possano comportare accordi politici palesi con loro.
Ha preferito a suo tempo l’accordo del Nazareno con un personaggio squalificato e impresentabile come Berlusconi.
Difficile trovare delle ragioni sensate a supporto, se non un calcolo di puro potere molto arrischiato e con più che probabili clausole sugli affari di Berlusconi del tutto indigeribili per l’elettorato del Pd.
Poi è saltato tutto nella corsa al Quirinale per un autogol di un Berlusconi ormai decotto.
Per i 5Stelle di conseguenza si prospetta o una continuazione di una permanenza in un assurdo frigorifero politico in perfetto isolamento o accettare la dura realtà dei fatti, che spinge insieme chi è contro Renzi.
C’è quindi una logica di fatto che porta ad attrarre Salvini e i 5Stelle.
E’ una logica non decifrabile e assurda se si adottano i vecchi canoni di giudizio.
Ma che ha un senso ed anche chiaro se si utilizzano i nuovi parametri dei partiti personali.
Oltre tutto anche adottando i vecchi parametri si potrebbero trovare sostanziosi elementi di convergenza su punti programmatici comuni ai due movimenti.
Salvini e Grillo sono in modo incontrovertibile le due maggiori forze politiche più ostili all’Euro ed alla attuale gestione della politica europea.
Hanno tutti e due un occhio di riguardo per il popolo delle partite Iva.
Hanno tutti e due particolare attenzione per le reazioni negative che gran parte della popolazione nutre per la presenza di un numero crescente di immigrati con tutte le conseguenze annesse e connesse.
I 5Stelle sono il partito dei giovani.
Qui Salvini è deboluccio, ma non è tagliato fuori come ad esempio Forza Italia, ha una classe dirigente mediamente giovane e potrebbe anche convergere sull’idea chiave dei 5Stelle relativa al reddito di cittadinanza.
L’idea della “flat Tax” cioè dell’aliquota unica portata avanti da Salvini potrebbe trovare la convergenza dei 5Stelle.
Sballata o meno che sia sul piano pratico, è chiaro che politicamente basterebbe questo punto programmatico per attirare i voti di tutti gli imprenditori e di tutto il lavoro autonomo.
Si tratta indiscutibilmente di due formazioni “antisistema”.
Questo significa che non sono giudicabili coi criteri tradizionali destra- sinistra, perché sono trasversali, più i 5Stelle, ma lo sta diventando anche la Lega, da quando è sempre meno la Lega e sempre più il partito nazionale di Salvini.

In politica la forza della “realpolitique” finisce quasi sempre per imporsi e di conseguenza a un certo momento potrebbe benissimo strutturarsi quello che è già l’unico schieramento credibile anti- Renzi : Salvini e Grillo insieme, i numeri ci sarebbero, e i numeri contano moltissimo. 

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