Salvini e Grillo :
attenti a quei due, se con un po’ di fantasia decidessero di
coalizzarsi verrebbero fuori dei bei numeri
Il prode Mentana nel suo
telegiornale del lunedì, come sa chi lo segue riporta regolarmente
l’aggiornamento del sondaggio di opinione sulle intenzioni di
voto.
Ebbene, da quei sondaggi
si apprende che il Pd di Renzi è da qualche tempo in discesa
costante.
Forse non potrebbe essere
diversamente tanti e tali sono gli episodi di sistematica corruttela
che vengono alla luce con uomini del Pd nella veste di principali
indagati.
Per di più, Renzi,
archiviato il “job Act”, che praticamente è stata l’unica
riforma andata in porto in quest’anno, continua a raccontare favole
ma non porta a casa nulla di concreto.
Comunque uno la pensi
sulla bontà o meno del suo governo e della sua durata, si è quindi
costretti a prendere in considerazione, l’ipotesi che Renzi possa
non farcela a durare.
Quali contorni avrebbe un
ipotetico “dopo Renzi”?
Mi rifiuto di pensare che
Berlusconi possa avere un qualunque ruolo in un tale scenario.
Ormai il leader del
centro- destra è Salvini, non è più Berlusconi.
Se rimaniamo ai sondaggi
sopra menzionati, vediamo che la coalizione del centro- destra sta
erodendo la distanza che la separa dal centro- sinistra.
Era di ben 10 punti e
quindi insormontabile alcuni mesi fa, ma oggi è scesa a soli 5 punti
e cioè se la tendenza non si inverte, il centro-sinistra comincia
ad essere a rischio.
E’ chiaro a tutti però
che l’area del centro- destra è al momento la più disastrata.
Berlusconi non ne azzecca
più una e la sua leadership su Forza Italia è penosamente messa in
discussione, ogni giorno.
Salvini è costretto a
stipulare qualche patto elettorale con Berlusconi per cercare di
salvare il salvabile in regioni una volta sicurissimamente leghiste
come il Veneto.
Ma è chiaro che non solo
non esiste alcuna simpatia fra i due, ma che Salvini medesimo
avverte benissimo come ormai il nome di Berlusconi faccia più danno
che altro.
Con Fratelli d’Italia
della Meloni, le cose vanno meglio, oltretutto la giovane età della
Meloni e di Salvini fanno intravedere a quell’elettorato un
rinnovamento in atto.
Con Alfano le cose invece
vanno malissimo, è noto che Salvini quando deve parlare di Alfano
passa immediatamente agli insulti senza alcuna reticenza, e quindi è
dura includere in una ipotetica coalizione di centro- destra l’Ncd
di Alfano coi suoi cespugli centristi dell’UDC.
Quindi la somma dei voti
dei partiti che si riconoscono nel Centro- destra non fanno una
effettiva coalizione politica.
Come del resto nell’altro
campo è pura teoria sommare ai voti del PD, quelli di Vendola (Sel)
o di Rifondazione, dato che sono più le volte che si sparano contro
di quelle che vanno d’accordo su qualche cosa.
Ed allora tutto questo
significa che il panorama politico è cambiato profondamente.
Ora si ragiona non più su
centro- sinistra contrapposto al centro – destra, ma su Renzi ed il
suo partito personale contro Salvini ed il suo partito personale.
Nel nuovo scenario però
c’è il terzo incomodo, del Movimento 5Stelle, che ha una forza
elettorale vistosa (oltre il 20%, quando Salvini, se pure in costate
ascesa arriva al massimo al 15%) , anche se mal gestita e incapace di
farsi pesare per i voti che ha.
Renzi ci ha provato a
incontrarsi coi 5Stelle, ma continua a schifarsi a condurre battaglie
che possano comportare accordi politici palesi con loro.
Ha preferito a suo tempo
l’accordo del Nazareno con un personaggio squalificato e
impresentabile come Berlusconi.
Difficile trovare delle
ragioni sensate a supporto, se non un calcolo di puro potere molto
arrischiato e con più che probabili clausole sugli affari di
Berlusconi del tutto indigeribili per l’elettorato del Pd.
Poi è saltato tutto nella
corsa al Quirinale per un autogol di un Berlusconi ormai decotto.
Per i 5Stelle di
conseguenza si prospetta o una continuazione di una permanenza in un
assurdo frigorifero politico in perfetto isolamento o accettare la
dura realtà dei fatti, che spinge insieme chi è contro Renzi.
C’è quindi una logica
di fatto che porta ad attrarre Salvini e i 5Stelle.
E’ una logica non
decifrabile e assurda se si adottano i vecchi canoni di giudizio.
Ma che ha un senso ed
anche chiaro se si utilizzano i nuovi parametri dei partiti
personali.
Oltre tutto anche
adottando i vecchi parametri si potrebbero trovare sostanziosi
elementi di convergenza su punti programmatici comuni ai due
movimenti.
Salvini e Grillo sono in
modo incontrovertibile le due maggiori forze politiche più ostili
all’Euro ed alla attuale gestione della politica europea.
Hanno tutti e due un
occhio di riguardo per il popolo delle partite Iva.
Hanno tutti e due
particolare attenzione per le reazioni negative che gran parte della
popolazione nutre per la presenza di un numero crescente di immigrati
con tutte le conseguenze annesse e connesse.
I 5Stelle sono il partito
dei giovani.
Qui Salvini è deboluccio,
ma non è tagliato fuori come ad esempio Forza Italia, ha una classe
dirigente mediamente giovane e potrebbe anche convergere sull’idea
chiave dei 5Stelle relativa al reddito di cittadinanza.
L’idea della “flat
Tax” cioè dell’aliquota unica portata avanti da Salvini potrebbe
trovare la convergenza dei 5Stelle.
Sballata o meno che sia
sul piano pratico, è chiaro che politicamente basterebbe questo
punto programmatico per attirare i voti di tutti gli imprenditori e
di tutto il lavoro autonomo.
Si tratta
indiscutibilmente di due formazioni “antisistema”.
Questo significa che non
sono giudicabili coi criteri tradizionali destra- sinistra, perché
sono trasversali, più i 5Stelle, ma lo sta diventando anche la Lega,
da quando è sempre meno la Lega e sempre più il partito nazionale
di Salvini.
Nessun commento:
Posta un commento