martedì 21 aprile 2015

Primo : colpire gli scafisti, secondo : occuparsi delle guerre che espellono milioni di disperati, compresi quelli che li pagano per salire sulle loro carrette



E’ un po’ umiliante per la nostra umanità assistere agli onnipresenti talk show televisivi per assistere al solito teatrino che mette in scena Salvini e soci contro Renzi e soci ,allestito anche per trattare problemi di portata ben più ampia dell’Italicum o altre diatribe casalinghe.
Se c’è da parlare delle tragedie del mondo come l’annegamento di migliaia di persone in fuga dalle guerre, ci vorrebbero programmi di informazione televisiva di vero e serio approfondimento, come fa la BBC, France 24H eccetera, ma non Rai,Mesiaset,la7, eccetera.
Dove si vedono reportage di inchiesta e il commento spetta ad accademici o esperti di alto livello, e i politici nemmeno si intravedono.
Per i politici ci sono (poche) tavole rotonde, ma non approfondimento, che è un’altra cosa.
Perché da noi c’è sempre l’occasione per avvertire questo ritardo, rispetto ai nostri cugini meglio attrezzati?
Perché siamo ignoranti o perché non abbiamo soldi?
Assolutamente no, il fenomeno si verifica perché le nostre stazioni televisive dipendono da consigli di amministrazione nominati o posseduti più o meno direttamente dai politici, che si sentono eternamente in dovere di rendere favori al barone di riferimento.
Usciremo mai da questo medioevo dell’informazione?
Per la Rai, per la prima volta si sta parlando di una vera riforma, speriamo bene.
Ma torniamo all’argomento di fondo.
Discutere delle tragedie come quella immane di domenica scorsa usando come canovaccio quello dei talk show non è solo demoralizzante, ma è anche sviante.
Perché ci impedisce di capire realmente quale è il nocciolo del problema.
Per gli schieramenti politici di maniera da una parte cii sono i buonisti ,gran parte del PD, che dicono che anche fossero milioni, dobbiamo accogliere tutti e dall’altra ci sono i duri alla Salvini che dicono che bisogna distruggere i barconi quando sono a casa loro, stoppare i clandestini eccetera.
Va bene è intuitivo che la prima cosa da fare nell’immediato è trova
re vie tecniche umanamente accettabili per bloccare o frenare i traffici impedendo le partenze.
Ma fatta la prima cosa si è solo preso un po di tempo affrontare il problema vero, che non sono gli scafisti, ma la delocalizzazione di milioni di persone a causa di guerre ,delle quali siamo assolutamente disinteressati anche perché ancor peggio informati.
A che serve parlare di scafisti se si trasura il fatto che siamo davanti a una delle più bibliche migrazioni della storia?
Dalla sola Siria gli esperti parlano di una delocalizzazione già avvenuta di 8 milioni di persone, poi c’è la Somalia, l’Eritrea, il Sudan, la Nigeria, l’Iraq e non è finita.
Alla delocalizzazione forzata per guerre in corso, si aggiunge la più “normale” ondata migratoria causata dalle sacche di povertà che affliggono molti paesi emergenti.
Disgraziatamente le proporzioni bibliche di questi fenomeni geo-politici sono dovuti al fatto, confermato dai demografi, che povertà va sempre d’accordo con alti tassi di natalità, anche se la cosa sembra una contraddizione di termini.
E così non c’è la minima probabilità che questi fenomeni possano calare in futuro.
A meno che, invece di blaterare a vuoto e tenere un bel lucchetto sul portafoglio, non ci si decida a tutti i livelli ad occuparsi seriamente del problema.
Della Siria, devastata da una sanguinosissima guerra civile ora degenerata in guerra fra mille frazioni interne e di potentati locali e regionali, nonché di aspetti di guerra di religione, Sunniti contro Sciiti e tutti contro i cristiani, chi se ne occupa?
Della Somalia pure devastata da guerra di fazioni da decenni e da decenni in una situazione di caos, chi se ne occupa?
I poliziotti del mondo, gli americani, dopo i fatti finiti nel film “black hawk down”, relativi all’abbattimento da parte dei guerriglieri locali di elicotteri Usa da combattimento ai tempi di Clinton, se ne sono andati e tanti saluti.
In Libia, dopo il fattaccio dell’assalto imprevisto all’Ambasciata Usa, con relativa uccisione dell’ambasciatore, gli americani se ne sono andati e tanti saluti.
Negli altri paesi caldi dell’Africa, il saggio Obama, abituato a ponderare molto, si rifiuta da tempo probabilmente giustamente di fornire armi pesanti o elicotteri, perché non si fida minimamente degli attuali governanti.
Intanto però Boko Haram e le altre sigle estremiste più o meno collegate con l’Isis stanno facendo i loro comodi ,arricchendosi sempre di più.
Di tutte queste situazioni occorre occuparsi al più presto.
Il problema scafisti è la parte finale di una procedura che ha inizio in Siria, Somalia e tutti gli altri paesi sopra menzionati.
E’ in quelle guerre che non si può fare a meno di mettere il naso, soldi, armi e se necessario soldati.
Papa Francesco, spesso criticato come pecorella sacrificale e imbelle, è forse l’unica autorità mondiale che da tempo cerca di svegliare la politica internazionale parlando esplicitamente di guerra mondiale in atto formata da tutti i focolai che da locali e regionali, arrivano nelle nostre case sotto forma di emigranti forzati in cerca d’asilo.

Occorre prendere coscienza della estrema serietà del fenomeno in corso che è ben lungi dall’affievolirsi.

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