Primo : colpire gli
scafisti, secondo : occuparsi delle guerre che espellono milioni di
disperati, compresi quelli che li pagano per salire sulle loro
carrette
E’ un po’ umiliante
per la nostra umanità assistere agli onnipresenti talk show
televisivi per assistere al solito teatrino che mette in scena
Salvini e soci contro Renzi e soci ,allestito anche per trattare
problemi di portata ben più ampia dell’Italicum o altre diatribe
casalinghe.
Se c’è da parlare
delle tragedie del mondo come l’annegamento di migliaia di persone
in fuga dalle guerre, ci vorrebbero programmi di informazione
televisiva di vero e serio approfondimento, come fa la BBC, France
24H eccetera, ma non Rai,Mesiaset,la7, eccetera.
Dove si vedono reportage
di inchiesta e il commento spetta ad accademici o esperti di alto
livello, e i politici nemmeno si intravedono.
Per i politici ci sono
(poche) tavole rotonde, ma non approfondimento, che è un’altra
cosa.
Perché da noi c’è
sempre l’occasione per avvertire questo ritardo, rispetto ai nostri
cugini meglio attrezzati?
Perché siamo ignoranti o
perché non abbiamo soldi?
Assolutamente no, il
fenomeno si verifica perché le nostre stazioni televisive dipendono
da consigli di amministrazione nominati o posseduti più o meno
direttamente dai politici, che si sentono eternamente in dovere di
rendere favori al barone di riferimento.
Usciremo mai da questo
medioevo dell’informazione?
Per la Rai, per la prima
volta si sta parlando di una vera riforma, speriamo bene.
Ma torniamo all’argomento
di fondo.
Discutere delle tragedie
come quella immane di domenica scorsa usando come canovaccio quello
dei talk show non è solo demoralizzante, ma è anche sviante.
Perché ci impedisce di
capire realmente quale è il nocciolo del problema.
Per gli schieramenti
politici di maniera da una parte cii sono i buonisti ,gran parte del
PD, che dicono che anche fossero milioni, dobbiamo accogliere tutti e
dall’altra ci sono i duri alla Salvini che dicono che bisogna
distruggere i barconi quando sono a casa loro, stoppare i clandestini
eccetera.
Va bene è intuitivo che
la prima cosa da fare nell’immediato è trova
re vie tecniche umanamente
accettabili per bloccare o frenare i traffici impedendo le partenze.
Ma fatta la prima cosa si
è solo preso un po di tempo affrontare il problema vero, che non
sono gli scafisti, ma la delocalizzazione di milioni di persone a
causa di guerre ,delle quali siamo assolutamente disinteressati anche
perché ancor peggio informati.
A che serve parlare di
scafisti se si trasura il fatto che siamo davanti a una delle più
bibliche migrazioni della storia?
Dalla sola Siria gli
esperti parlano di una delocalizzazione già avvenuta di 8 milioni di
persone, poi c’è la Somalia, l’Eritrea, il Sudan, la Nigeria,
l’Iraq e non è finita.
Alla delocalizzazione
forzata per guerre in corso, si aggiunge la più “normale”
ondata migratoria causata dalle sacche di povertà che affliggono
molti paesi emergenti.
Disgraziatamente le
proporzioni bibliche di questi fenomeni geo-politici sono dovuti al
fatto, confermato dai demografi, che povertà va sempre d’accordo
con alti tassi di natalità, anche se la cosa sembra una
contraddizione di termini.
E così non c’è la
minima probabilità che questi fenomeni possano calare in futuro.
A meno che, invece di
blaterare a vuoto e tenere un bel lucchetto sul portafoglio, non ci
si decida a tutti i livelli ad occuparsi seriamente del problema.
Della Siria, devastata da
una sanguinosissima guerra civile ora degenerata in guerra fra mille
frazioni interne e di potentati locali e regionali, nonché di
aspetti di guerra di religione, Sunniti contro Sciiti e tutti contro
i cristiani, chi se ne occupa?
Della Somalia pure
devastata da guerra di fazioni da decenni e da decenni in una
situazione di caos, chi se ne occupa?
I poliziotti del mondo,
gli americani, dopo i fatti finiti nel film “black hawk down”,
relativi all’abbattimento da parte dei guerriglieri locali di
elicotteri Usa da combattimento ai tempi di Clinton, se ne sono
andati e tanti saluti.
In Libia, dopo il
fattaccio dell’assalto imprevisto all’Ambasciata Usa, con
relativa uccisione dell’ambasciatore, gli americani se ne sono
andati e tanti saluti.
Negli altri paesi caldi
dell’Africa, il saggio Obama, abituato a ponderare molto, si
rifiuta da tempo probabilmente giustamente di fornire armi pesanti o
elicotteri, perché non si fida minimamente degli attuali governanti.
Intanto però Boko Haram e
le altre sigle estremiste più o meno collegate con l’Isis stanno
facendo i loro comodi ,arricchendosi sempre di più.
Di tutte queste situazioni
occorre occuparsi al più presto.
Il problema scafisti è la
parte finale di una procedura che ha inizio in Siria, Somalia e tutti
gli altri paesi sopra menzionati.
E’ in quelle guerre che
non si può fare a meno di mettere il naso, soldi, armi e se
necessario soldati.
Papa Francesco, spesso
criticato come pecorella sacrificale e imbelle, è forse l’unica
autorità mondiale che da tempo cerca di svegliare la politica
internazionale parlando esplicitamente di guerra mondiale in atto
formata da tutti i focolai che da locali e regionali, arrivano nelle
nostre case sotto forma di emigranti forzati in cerca d’asilo.
Occorre prendere coscienza
della estrema serietà del fenomeno in corso che è ben lungi
dall’affievolirsi.
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