Anche chi non è o non è più un gran frequentatore di liturgie non può non imbattersi in quelle
feste, che vengono celebrate nei giorni
di Ferragosto in tutti i borghi
d’Italia e che si richiamano alle celebrazioni religiose dell’Assunta.
Feste originate dalla tradizione cattolica, che ha permeato
per secoli il nostro paese e che tutt’oggi in epoca di modernità e di secolarizzazione avanzata, nessuno si sognerebbe di cancellare, perché ormai
dall’ambito religioso sono transitate nel costume civile di moltissime comunità.
Inutile chiedersi, per esempio, che relazione ci sia
oggi fra il Palio di Siena. come lo vivono contradaioli
e turisti, e la celebrazione religiosa dell’Assunta.
Probabilmente non c’è nulla
di più che la condivisione della
data, ma questo non ha nessuna importanza, tutte le cose di questo mondo sono
in perenne movimento, quello che c’è oggi è per definizione diverso da quello
che c’era ieri, ma, non per questo, si
abbandonano le proprie radici.
La dimostrazione di questa affermazione la si può ritrovare nella incredibile
commistione che si crea in ogni borgo
fra le celebrazioni sacre dell’Assunta, che precedono le celebrazioni
civili e quelle marcatamente laiche
o civiche o di puro spettacolo ed evasione.
I telegiornali locali ci mostrano perfino la rinascita e il
proliferare in queste occasioni di
qualcosa di simile alle vecchie balere animate da complessini, spesso locali o,
in mancanza, da un quasi virtuoso della fisarmonica o della più moderna
tastiera.
E questo sviluppo civico-festaiolo è quello che interessa
alla stragrande maggioranza della gente, che ormai, sempre più raramente, si
sorbisce la precedente parte religiosa, con esibizioni, per la verità, sempre
meno esaltanti dei parroci di turno sul
tema della “spiegazione” del dogma dell’Assunta.
Anche perchè sul tema c’è poco da spiegare.
Pochi dogmi come questo sono infatti pure “invenzioni” della
gerarchia clericale.
Non cercate la narrazione dell’assunzione di Maria nei
Vangeli, perché non la potete trovare, semplicemente perché non c’è il minimo
accenno.
Per di più questa “invenzione” è estremamente recente.
Gli storici si sono chiesti perché mai Pio XII il 1 novembre del 1950 si sia lanciato in questa
arrischiatissima definizione dogmatica firmando la costituzione apostolica
“Munificentissimus Deus” : “Noi……pronunziamo,
dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di
Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta
alla gloria celeste in anima e corpo.
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica”.
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica”.
E, questi storici, hanno a loro volta “arrischiato” delle
risposte :
Quella che riscuote più consensi è questa.
Pio XII era uscito molto malconcio dalla seconda guerra
mondiale, durante i cinque anni della quale, si era notoriamente distinto più
per gli eclatanti silenzi, che per qualsivoglia presa di posizione.
Si erano consumate alcune delle peggiori nefandezze della
storia e lui parlava d’altro e per di più con toni poetici, irritanti e
poco sensati in quelle circostanze.
Per venirne fuori in qualche modo, ha scelto la via della
“miglior difesa è l’attacco”, che in termini clericali si declina affidandosi
al “trionfalismo”, delle celebrazioni di
massa, sfruttando l’enorme desiderio che aveva allora la gente, di celebrare il fatto prima di tutto di
essere sopravvissuti a quell’inferno e la conseguente voglia di andare oltre e
ricostruirsi una vita vivibile.
Pacelli ,allora non ancora papa ma Nunzio in Germania,
inviato dal suo predecessore Pio XI, ha vissuto abbastanza in quel paese per
vedere quanto quella chiesa pre-nazismo era animata o ammalata di trionfalismo.
Le processioni e le
manifestazioni di massa si sprecavano.
In pochi anni passare
dalle processioni, alle parate ed alle adunate di massa, è stato un
processo avvenuto nella più assoluta
continuità.
E questa è tra l’altro la ragione per la quale al Concilio
Vaticano II la maggioranza dei Padri ha esplicitamente posto il superamento di
ogni atteggiamento “trionfalistico” della chiesa, come una priorità di quel
Concilio.
Hitler, come tutti i dittatori, aveva capito benissimo e per
tempo quello che c’era da copiare nei rituali della chiesa cattolica e in
pratica ha dovuto solo cambiare insegne, per un popolo che era già stato
sufficientemente “diseducato” da un uso non appropriato della religione.
Quando è toccato governare a Pio XII, alla fine della guerra , questi ha ritenuto di poter giocare
la stessa partita e passare all’incontrario da parate e adunate, ancora a solenni processioni, benedizioni,
anni santi eccetera.
Per far questo, oggi diremmo, con la massima copertura
mediatica possibile, ha pensato di rispolverare la devozione mariana,
portandola a livelli parossistici, scommettendo sul fatto che la cosa avrebbe
raccolto un gran favore popolare e si è
“inventato” il dogma dell’Assunzione.
Se vogliamo vedere la cosa dal punto di vista della risposta
popolare, non c’è dubbio che abbia avuto una bella pensata, anche perché, lungo
per i secoli, dal periodo apostolico in poi, la devozione popolare aveva quasi
anticipato la credenza nell’assunzione di Maria, ad esempio col mito della
“dormizione di Maria”, ritrovabile delineata in moltissime icone, precedenti di
secoli la definizione dogmatica di Pio XII.
Ma questo non toglie che il presunto dogma, non abbia la
minima base scritturale.
Eppure, perfino il Concilio di Trento, che cinque secoli
prima, aveva pronunciato definizioni dogmatiche su ogni aspetto del “credo”
cattolico, si era imposto come regola ferrea di non definire nulla che non
avesse una sicura e precisa base scritturale.
Certo che a sentire le omelie, che vengono pronunciate
all’Assunta, si resta abbastanza sconcertati.
Ho sentito quella del papa, per il quale nutro la massima
stima e ritengo che abbia il merito di
avere almeno momentaneamente stoppato una decadenza della chiesa, prima
irreversibile, ma veramente non mi aspettavo di sentire riproposti argomenti
così poveri.
Anche perché non erano argomenti, erano solo la
riproposizione dei racconti mariani, che sono appunto storie, narrazioni, miti.
La gerarchia cattolica del resto tende sempre a debordare, anche
oltre ogni buonsenso, quando propone le “devozioni” mariane.
Ricordo quando da
ragazzo ho visitato il santuario di Loreto e sono trasalito quando ho trovato
scritto sulla presunta “santa casa” l’inverosimile scritta “verbum caro hic
factum est” e pur essendo allora dirigente di associazioni cattoliche mi sono
detto “ma questi sono usciti di testa a far credere alla gente una cosa del
genere, quell’ “hic” è una follia.
E infatti, con la solita ambiguità, la chiesa non ha mai,
nemmeno una sola volta, riconosciuto queste, che teologicamente sono definite “rivelazioni
private”, cioè i presunti fatti miracolosi di Luordes,Fatima, Loreto eccetera,
per intenderci, come portatrici di un qualche ampliamento della rivelazione,
come risulta dalle scritture, ma le ha approvate, quando le approvate, solo
come pie credenze e pratiche non in contrasto con la rivelazione, punto.
Però di fatto ha giocato sull’equivoco del termine “rivelazione”,
che significa anche presenza di un personaggio divino o celeste, lasciando
credere di fatto, che se si trattava di apparizioni di
personaggi celesti, come la Vergine, quelle fossero vere “ rivelazioni”.
Il popolo dei fedeli non è mai stato nè sensibile, né aduso a
misurarsi con le sottigliezze teologiche, e intanto prendeva lucciole per
lanterne, con solenni benedizioni della gerarchia, che le riserve teologiche se
le teneva per sé, pensando di mettersi così la coscienza a posto.
Tenendo conto anche di tutte le esagerazioni nelle pratiche
mariane, è verosimile che il fedele di oggi possa ancora ritenere di
individuare una qualche relazione fra quelle storie mariane e le propria vita?
Ne dubito, anche se ognuno fa le scelte che crede.
Questo papa è popolare, non vi è il minimo dubbio.
La sua strategia è ormai chiara : usare della sua grande
popolarità come corazza per poter togliere l’enorme potere, che la curia si è
costruita da secoli, e riportare la chiesa alla sua ispirazione evangelica,
lontano dal potere e dalle ricchezze.
Per riuscirci, sostiene la sua popolarità promuovendo alcuni
aspetti del cattolicesimo tradizional- popolare,
compresi alcuni piuttosto discutibili.
La proclamazione del Giubileo è un colpo da maestro, se il
papa fosse un politico, lo si dovrebbe però ascrivere alla
categoria dei “populisti”, per avere messo in atti quel meccanismo, che gli
porterà davanti folle immense, per mesi e
mesi di seguito, altro che l’Espo!
Intrattiene rapporti cordiali e pubblici con personaggi più
che discutibili, come quel Kiko Arguello e Carmen Hernandez, fondatori e leader
dei Neocatecumenali, che governano quell’ enormi movimento- setta di massa, assolutamente “ad libitum”, per trarne una luce riflessa, ma con tutti i rischi
annessi e connessi alla frequentazione di personaggi imprevedibili e
assolutamente non trasparenti.
Gli si attribuisce la volontà di trasportare le spoglie di
Padre Pio in San Pietro durante le celebrazioni del Giubileo.
E qui ci risiamo, con personaggi estremamente popolari, ma
contemporaneamente estremamente controversi.
Ho avuto la ventura di conoscere quel Vescovo, Mons. Maccari
,che ha avuto il resto della sua vita rovinata, dal fatto di avere consegnato a
Papa Giovanni un rapporto nettamente negativo sulla figura di Padre Pio, rapporto
commissionatogli dal papa stesso, e posso confermare che era persona
assolutamente affidabile ed equilibrata, tanto che papa Giovanni aveva fatto
proprie le conclusioni ivi indicate.
Sugli argomenti che vengono definiti di bioetica , Papa
Francesco ripete né più né meno le posizioni tradizionali, senza nulla
aggiungere, né innovare, e questo sorprende non poco.
Si capisce che Papa Francesco ha difficoltà e resistenze
enormi da superare per far tornare almeno un poco la chiesa alla sua originale
ispirazione evangelica, questo è ben chiaro a tutti.
Certo che si sta muovendo con una strategia spesso veramente
spregiudicata, come dimostrano i fatti
sopra citati.
Se questo cedere a
quello che in politica viene definito populismo, è il
prezzo da pagare per tentare di vincere le resistenze di curia e conservatori,
si può anche dargli credito, se pure a malincuore.
Fatto sta però, che questo “populismo”, se pure
calcolato e diretto a un fine nobile,
temo che non faccia bene affatto alla maturazione di un popolo cristiano,
ridotto nei numeri e pochissimo educato.
Spingerlo a prestare fede agli aspetti più miracolistici e
mitici del “credo” cattolico, significa in pratica favorire la sua
propensione a coltivare gli aspetti già
troppo infantili e acritici della fede, mentre
questo popolo, avrebbe invece bisogno di diventare a un certo momento adulto, cercando di verificare la
propria fede usando logica e senso critico e quindi sbarazzandosi dell’inverosimile.
E quindi scartando piuttosto che favorire il miracolismo , aprendosi al confronto con le altre credenze
religiose, la filosofia e soprattutto la scienza.
Da quest’orecchio purtroppo, lo si è visto anche
dall’analisi dell’enciclica sull’ecologia, questo papa sembra non sentirci molto,
o ritenere non prioritari questi argomenti.
Peccato perché farebbe molto bene alla verifica razionale
della fede cattolica ad esempio il confronto, oggi possibile per tutti, con le
religioni orientali, molto più “relativiste” e tolleranti, con tutti i vantaggi
che derivano da queste posizioni.
Il recente attentato a un tempio nel centro di Bancok in
Tailandia era diretto significativamente a un tempio induista (dedicato a
Brama), che però era notoriamente visitato da folle di buddisti.
E’ un fatto su cui vale
la pena di meditare.
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