mercoledì 12 agosto 2015

L’intervento di Mons. Galantino sull’ accoglienza ai migranti



“Piazzisti da quattro soldi che pur di raccattare voti dicono cose straordinariamente insulse”.
Queste le parole che il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha pronunciate alla Radio Vaticana.
Se le avesse dette nel corso di un qualunque talk show politico, dove il conduttore spinge ogni ospiti a spararla più grossa di quello intervenuto prima di lui, quelle parole sarebbero state appropriate, ma dette alla Radio Vaticana e da chi riveste di fatto il ruolo di rappresentante dei vescovi italiani, sono  veramente da cartellino giallo.
La chiesa italiana è la presenza più benemerita nell’accoglienza pratica ai migranti, potendo contare su strutture territoriali estremamente estese.
Fa quello che deve fare per il fatto che fa semplicemente quello che Gesù Cristo ha chiesto che facciano i suoi seguaci.
Anche a Gesù Cristo , ci dicono i Vangeli è scappata qualche parolina inusuale tipo “razza di vipere” o altro per esempio quando ha scacciato i mercanti dal tempio.
Ma si trattava di altro contesto ed il “peccato” condannato era un uso improprio della religione.
Gesù di Nazareth, pur avendo idee abbastanza precise in materia non è mai entrato in polemica diretta col potere.
Tanto meno a gamba tesa, perché questo è contrario allo spirito ed all’ispirazione generale del suo messaggio.
Come di consueto, quando una figura istituzionale esce dai binari, i suoi superiori, o semplicemente i suoi consiglieri , o lui stesso a mente fredda,lo inducono a ritornare velocemente su quanto affermato cercando di rimediare in qualche modo.
E questo è successo regolarmente anche nel caso di quella dichiarazione non proprio evangelica, però come sempre “la toppa è stata peggio del buco” come recita un proverbio veneto e nessuno crede che quelle parole non fossero state dirette a partiti ed a personaggi politici particolari, come Mons. Galantino ha cercato di far credere.
Quelle parole erano sbagliate radicalmente per il tono da bar sport.
I politici possono usare quelle parole, il rappresentante dei vescovi no, perché se lo fa vuol dire che si mette a fare politica anche lui e per di più al livello di quelle forze politiche che cercano la frase ad effetto che tocchi le corde emotive degli ascoltatori e quindi , come si dice comunemente “parlano alla pancia” e non “alla testa”.
Quel tono sfottente e arrogante viene usato comunemente anche dal direttore di Avvenire, giornale della Cei, nella polemica anti – Lega e anti 5 Stelle, ma anche in questo caso a mio avviso si sbaglia e non si costruisce un bel nulla.
Lo ripeto, tutti sappiamo che la chiesa in tutte le sue articolazioni sta compiendo un’opera benemerita nell’assistenza pratica ai migranti, supplendo alle inefficienze ed alle carenze dello stato e degli enti locali.
Il Presidente della fondazione Migrantes, che è la branca della stessa Cei che ha il compito specifico di occuparsi del coordinamento delle iniziative in questo settore, calcola in 15.000 il numero di migranti assistiti direttamente dalle varie istituzioni facenti capo alla chiesa italiana.
Non è poco, anche se si  potrebbe fare molto di più, stante il fatto che il Vaticano detiene la più grossa proprietà immobiliare d’Italia.
Ma l’assistenza ai migranti comporta indirettamente la necessità di entrare in scelte politiche implicite e in problematiche complesse, che non si possono trattare con la scure in mano come ha fatto Mons.Galantino.
Innanzi tutto c’è un problema molto grosso interno alla chiesa stessa.
Le indagini demoscopiche in materia hanno messo in evidenza il fatto che la popolazione italiana risulta essere quella più razzista dell’Europa a 28 paesi.
Questo solo fatto è l’indice di un evidente fallimento realizzato dalla chiesa italiana nel decenni precedenti, perché quanto meno non ha saputo far passare nel popolo dei fedeli nemmeno le idee più elementari del messaggio evangelico.
Se i fedeli si accostano alla chiesa per gestire nella loro intimità il loro presunto passaporto per l’al di là,  e se ne fregano dei fratelli, il messaggio cristiano a loro non è pervenuto, su questa affermazione ci possono essere pochi dubbi.
Il Corriere della Sera la settimana scorsa ha riportato una serie di interviste molto interessante ai (pochi) parroci e preti della diocesi di Milano che hanno accolto il recentissimo appello del loro Arcivescovo ad aprire parrocchie e conventi per aiutare i migranti.
Bravo Scola, meglio tardi che mai.
Queste interviste hanno concordemente descritto una situazione molto ,ma molto problematica, dovuta al fatto che questi parroci di buona volontà, hanno da subito incontrato forti resistenze e difficoltà proprio dal popolo dei loro fedeli, nell’adottare iniziative a favore dei migranti.
I fedeli, evidentemente non sono diversi dal resto degli Italiani e conservano nel loro intimo gli stessi pregiudizi allevati da tutti quanti, come dicono i sondaggi, sopra citati.
Questo dato di fatto evidentemente è del tutto ignorato o sorvolato dal rappresentante dei vescovi Mons. Galantino, e dal direttore di Avvenire, perché se ne avessero avuto coscienza, avrebbero dovuto, prima di prendersela con Salvini o gli altri capi popolo,  che non sono loro interlocutori ,avrebbero dovuto abbandonare l’arroganza per fare innanzi tutto un atto di umiltà  e riconoscere che la chiesa ha supportato per decenni personaggi e ideologie  , lontane, molto lontane dal messaggio evangelico, come dimostrano i fatti che sopra si sono citati, e questi sono i risultati dell’avere a lungo seminato il loglio invece del grano, per usare le parole delle parabole evangeliche.
E poi ci sono le implicazioni politiche indirette, ma reali, come si era scritto nell’articolo precedentemente dedicato al problema dei migranti il 22 luglio scorso.
Anche gli  esponenti della chiesa, fateci caso, non usano più la dizione generica immigrati, ma quando parlano di assistenza usano il termine molto più restrittivo di “richiedenti asilo”.
Per chiarirci le idee, in Germania, per essere richiedenti asilo bisogna dimostrare di avere subito direttamente una qualche forma di persecuzione, non basta dire : vengo da un paese dove c’è la guerra.
Ho parlato della Germania perché in quel paese si amano le regole mentre da noi si ama pasticciare con regole confuse e contradditorie, al punto che nessuno pare oggi in grado di affermare con sicurezza se il reato di immigrazione clandestina è ancora in vigore o no, come hanno scritto tutti i giornali nei giorni scorsi.
Ebbene, come si era detto nell’articolo sopra citato, accogliere un “richiedente asilo” per il nostro stato significa fare una dichiarazione di aperta ostilità al regime politico in vigore in quello stato.
Di questo non si parla mai, ma occorre ricordarsi che anche queste scelte implicite sono politiche e che come tali avranno conseguenze, per esempio sui nostri connazionali residenti in quei paesi o alle ditte che con quei paesi lavorano.
E poi, come scrive giustamente Galli della Loggia, sul Corriere di oggi, come mai Mons. Galantino e soci ritengono opportuno polemizzare direttamente con certi politici nostrani e non spendono una parola per stigmatizzare il comportamento indegno di tanti regimi africani, che sono la vera causa dell’esodo biblico in atto?
Entrano a gamba tesa nella politica spicciola nostrana, ma nascondono timidamente il dito se sono costretti dalla realtà a fare scelte politiche internazionali di peso?
Il loro livello istituzionale richiederebbe un comportamento esattamente inverso.
E poi non facciamo e soprattutto non facciano finta di non sapere che dietro all’assistenza ai migranti si celano realisticamente anche gli aspetti affaristici legati all’uso  dei generosi finanziamenti europei e  dove girano i soldi si aggira notoriamente anche la coda del diavolo.
E poi, al di là della geopolitica, al di là  della capacità o meno di predicare il Vangelo invece che di fare affermazioni da bar sport, vogliamo anche da parte della gerarchia cattolica fare un semplice uso del buon senso e dire prima di tutto agli immigrati : Vi salviamo dall’annegare in mare, ma vedete bene che non potremo mai accogliervi tutti, non perché non sia materialmente possibile, ma perché non ce la sentiamo di dire alla nostra gente di togliersi tutto quello che serve per accogliere tutti quanti voi, se lo facessimo non verrebbero neanche più in chiesa i fedeli rimasti.
Se questo discorso non hanno il coraggio e il buon senso di farlo oggi, lo dovranno necessariamente fare domani e in condizioni di attrito con i migranti peggiori di oggi.


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