“Piazzisti da quattro soldi che pur
di raccattare voti dicono cose straordinariamente insulse”.
Queste le parole che il Segretario
Generale della Conferenza Episcopale Italiana ha pronunciate alla Radio
Vaticana.
Se le avesse dette nel corso di un
qualunque talk show politico, dove il conduttore spinge ogni ospiti a spararla
più grossa di quello intervenuto prima di lui, quelle parole sarebbero state
appropriate, ma dette alla Radio Vaticana e da chi riveste di fatto il ruolo di
rappresentante dei vescovi italiani, sono
veramente da cartellino giallo.
La chiesa italiana è la presenza più
benemerita nell’accoglienza pratica ai migranti, potendo contare su strutture
territoriali estremamente estese.
Fa quello che deve fare per il fatto
che fa semplicemente quello che Gesù Cristo ha chiesto che facciano i suoi
seguaci.
Anche a Gesù Cristo , ci dicono i
Vangeli è scappata qualche parolina inusuale tipo “razza di vipere” o altro per
esempio quando ha scacciato i mercanti dal tempio.
Ma si trattava di altro contesto ed
il “peccato” condannato era un uso improprio della religione.
Gesù di Nazareth, pur avendo idee
abbastanza precise in materia non è mai entrato in polemica diretta col potere.
Tanto meno a gamba tesa, perché
questo è contrario allo spirito ed all’ispirazione generale del suo messaggio.
Come di consueto, quando una figura
istituzionale esce dai binari, i suoi superiori, o semplicemente i suoi
consiglieri , o lui stesso a mente fredda,lo inducono a ritornare velocemente
su quanto affermato cercando di rimediare in qualche modo.
E questo è successo regolarmente
anche nel caso di quella dichiarazione non proprio evangelica, però come sempre
“la toppa è stata peggio del buco” come recita un proverbio veneto e nessuno
crede che quelle parole non fossero state dirette a partiti ed a personaggi
politici particolari, come Mons. Galantino ha cercato di far credere.
Quelle parole erano sbagliate
radicalmente per il tono da bar sport.
I politici possono usare quelle
parole, il rappresentante dei vescovi no, perché se lo fa vuol dire che si
mette a fare politica anche lui e per di più al livello di quelle forze
politiche che cercano la frase ad effetto che tocchi le corde emotive degli ascoltatori
e quindi , come si dice comunemente “parlano alla pancia” e non “alla testa”.
Quel tono sfottente e arrogante viene
usato comunemente anche dal direttore di Avvenire, giornale della Cei, nella
polemica anti – Lega e anti 5 Stelle, ma anche in questo caso a mio avviso si
sbaglia e non si costruisce un bel nulla.
Lo ripeto, tutti sappiamo che la
chiesa in tutte le sue articolazioni sta compiendo un’opera benemerita
nell’assistenza pratica ai migranti, supplendo alle inefficienze ed alle
carenze dello stato e degli enti locali.
Il Presidente della fondazione
Migrantes, che è la branca della stessa Cei che ha il compito specifico di
occuparsi del coordinamento delle iniziative in questo settore, calcola in
15.000 il numero di migranti assistiti direttamente dalle varie istituzioni
facenti capo alla chiesa italiana.
Non è poco, anche se si potrebbe fare molto di più, stante il fatto
che il Vaticano detiene la più grossa proprietà immobiliare d’Italia.
Ma l’assistenza ai migranti comporta
indirettamente la necessità di entrare in scelte politiche implicite e in
problematiche complesse, che non si possono trattare con la scure in mano come
ha fatto Mons.Galantino.
Innanzi tutto c’è un problema molto
grosso interno alla chiesa stessa.
Le indagini demoscopiche in materia
hanno messo in evidenza il fatto che la popolazione italiana risulta essere
quella più razzista dell’Europa a 28 paesi.
Questo solo fatto è l’indice di un
evidente fallimento realizzato dalla chiesa italiana nel decenni precedenti,
perché quanto meno non ha saputo far passare nel popolo dei fedeli nemmeno le
idee più elementari del messaggio evangelico.
Se i fedeli si accostano alla chiesa
per gestire nella loro intimità il loro presunto passaporto per l’al di
là, e se ne fregano dei fratelli, il
messaggio cristiano a loro non è pervenuto, su questa affermazione ci possono
essere pochi dubbi.
Il Corriere della Sera la settimana
scorsa ha riportato una serie di interviste molto interessante ai (pochi)
parroci e preti della diocesi di Milano che hanno accolto il recentissimo appello
del loro Arcivescovo ad aprire parrocchie e conventi per aiutare i migranti.
Bravo Scola, meglio tardi che mai.
Queste interviste hanno concordemente
descritto una situazione molto ,ma molto problematica, dovuta al fatto che
questi parroci di buona volontà, hanno da subito incontrato forti resistenze e
difficoltà proprio dal popolo dei loro fedeli, nell’adottare iniziative a
favore dei migranti.
I fedeli, evidentemente non sono
diversi dal resto degli Italiani e conservano nel loro intimo gli stessi pregiudizi
allevati da tutti quanti, come dicono i sondaggi, sopra citati.
Questo dato di fatto evidentemente è
del tutto ignorato o sorvolato dal rappresentante dei vescovi Mons. Galantino,
e dal direttore di Avvenire, perché se ne avessero avuto coscienza, avrebbero
dovuto, prima di prendersela con Salvini o gli altri capi popolo, che non sono loro interlocutori ,avrebbero
dovuto abbandonare l’arroganza per fare innanzi tutto un atto di umiltà e riconoscere che la chiesa ha supportato per
decenni personaggi e ideologie ,
lontane, molto lontane dal messaggio evangelico, come dimostrano i fatti che
sopra si sono citati, e questi sono i risultati dell’avere a lungo seminato il
loglio invece del grano, per usare le parole delle parabole evangeliche.
E poi ci sono le implicazioni
politiche indirette, ma reali, come si era scritto nell’articolo
precedentemente dedicato al problema dei migranti il 22 luglio scorso.
Anche gli esponenti della chiesa, fateci caso, non
usano più la dizione generica immigrati, ma quando parlano di assistenza usano
il termine molto più restrittivo di “richiedenti asilo”.
Per chiarirci le idee, in Germania,
per essere richiedenti asilo bisogna dimostrare di avere subito direttamente
una qualche forma di persecuzione, non basta dire : vengo da un paese dove c’è
la guerra.
Ho parlato della Germania perché in
quel paese si amano le regole mentre da noi si ama pasticciare con regole
confuse e contradditorie, al punto che nessuno pare oggi in grado di affermare
con sicurezza se il reato di immigrazione clandestina è ancora in vigore o no,
come hanno scritto tutti i giornali nei giorni scorsi.
Ebbene, come si era detto
nell’articolo sopra citato, accogliere un “richiedente asilo” per il nostro
stato significa fare una dichiarazione di aperta ostilità al regime politico in
vigore in quello stato.
Di questo non si parla mai, ma
occorre ricordarsi che anche queste scelte implicite sono politiche e che come
tali avranno conseguenze, per esempio sui nostri connazionali residenti in quei
paesi o alle ditte che con quei paesi lavorano.
E poi, come scrive giustamente Galli
della Loggia, sul Corriere di oggi, come mai Mons. Galantino e soci ritengono
opportuno polemizzare direttamente con certi politici nostrani e non spendono
una parola per stigmatizzare il comportamento indegno di tanti regimi africani,
che sono la vera causa dell’esodo biblico in atto?
Entrano a gamba tesa nella politica
spicciola nostrana, ma nascondono timidamente il dito se sono costretti dalla
realtà a fare scelte politiche internazionali di peso?
Il loro livello istituzionale
richiederebbe un comportamento esattamente inverso.
E poi non facciamo e soprattutto non
facciano finta di non sapere che dietro all’assistenza ai migranti si celano
realisticamente anche gli aspetti affaristici legati all’uso dei generosi finanziamenti europei e dove girano i soldi si aggira notoriamente
anche la coda del diavolo.
E poi, al di là della geopolitica, al
di là della capacità o meno di predicare
il Vangelo invece che di fare affermazioni da bar sport, vogliamo anche da
parte della gerarchia cattolica fare un semplice uso del buon senso e dire
prima di tutto agli immigrati : Vi salviamo dall’annegare in mare, ma vedete
bene che non potremo mai accogliervi tutti, non perché non sia materialmente
possibile, ma perché non ce la sentiamo di dire alla nostra gente di togliersi
tutto quello che serve per accogliere tutti quanti voi, se lo facessimo non
verrebbero neanche più in chiesa i fedeli rimasti.
Se questo discorso non hanno il
coraggio e il buon senso di farlo oggi, lo dovranno necessariamente fare domani
e in condizioni di attrito con i migranti peggiori di oggi.
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