giovedì 17 settembre 2015

Il problema immigrazione non si risolve a Bruxelles ma in Siria, in Libia, Eritrea



Abbiamo purtroppo una classe di politici europei più che mediocri, che però ,per mezze  calzette  che siano, sanno benissimo che  il  flusso  dei migranti  in crescita incontrollata si risolve alla partenza e non all’arrivo.
Questi politici, però, purtroppo per noi, non sanno proprio che pesci pigliare per distribuirsi i migranti all’arrivo, cioè, dove comandano loro e quindi a maggior ragione hanno difficoltà solo a pensare come intervenire  alla partenza, dove loro non comandano affatto e dove quindi i problemi si risolvono solo con le armi.
Per cercare di mascherare le loro pochezza ci inondano di scemenze “ buoniste” a base di  solidarietà e accoglienza senza si e senza ma, salvo spaventarsi da morire quando si accorgono che i migranti in marcia sono decine di miglia, che in potenza possono diventare centinaia di migliaia e poi milioni.
Naturalmente poi quando si parla di politica estera seria,cioè di come mettere le mani  sull’intrico Medio orientale, sono unanimi nel dirci ,sapendo di mentire, che tutto si deve risolvere per via diplomatica.
Peccato però che né in Siria,né in Libia esistono forze o schieramenti ben definiti coi quali eventualmente trattare,e quindi invocare la via diplomatica è un inutile esercizio verbale.
Certo che è  ben comprensibile ritenere che occorre pensarci bene e fare bene i calcoli, prima di  intervenire militarmente, dopo  i risultati disastrosi e di fatto perdenti delle precedenti guerre inutili di Bush in Iraq e in Afganistan, ed a quella successiva spensierata avventura condotta in Libia per cacciare l’unico in grado di tenere a bada quell’intricato coacervo di tribù e fazioni che è quel paese.
Siamo talmente messi male in Europa e in occidente che ci troviamo a constatare che gli unici statisti che non ci raccontano su questo tema delle  balle indecenti pare siano solo Putin e Papa Francesco, che non a caso si sono di fatto ritrovati alleati, addirittura strategici nell’area medio orientale e non solo.
Di tutti i nostri politici il leader dell’Occidente, Obama è quello messo peggio.
Ha tergiversato per tutto il suo primo mandato, dimostrando di non avere mai scelto alcuna strategia per il Medio Oriente, e non poteva proprio permettersi una tale inerzia.
Nel  secondo e ultimo mandato è vero che ha messo a segno un grosso punto a  suo favore portando in porto l’accordo con l’Iran.
Questa è un’ottima cosa,  alla quale però non sembra capace di dare un seguito conseguente.
Per capirci, oggi tutti gli osservatori di un certo livello sono concordi nel rilevare che il caos che regna in quell’area è dovuto quasi unicamente agli errori marchiani di Bush e delle sue guerre insensate.
Tutto è cominciato con l’11 settembre 2001 e l’abbattimento delle torri gemelle  a New York,  dell’attacco al Pentagono, eccetera.
Gli attaccanti erano stati tutti quanti opera di cittadini sauditi e di conseguenza gli Usa avrebbero dovuto far pagare il conto alla decrepita monarchia saudita.
Però la famiglia Bush, coi sauditi hanno scritto i giornali che avesse fatto  affari da sempre e forse a causa anche di questo, incredibilmente, l’Occidente è stato acriticamente trascinato a fare una guerra ai taliban afgani ed a Saddam, che con l’attacco all’America dell’11  settembre non c’entravano assolutamente   nulla.
Il tutto giustificato da panzane non provate perché non provabili, essendo state pure menzogne, come quella delle  fantomatiche armi chimiche che avrebbe detenuto Saddam e che  nessuno ha mai rintracciato.
Quelle guerre per di più furono mal condotte e  peggio gestite dopo la cacciata di Saddam dall’Iraq e dei Taliban dal potere in Afganistan.
Tutto è finito malamente perché Bush ha fatto le guerre ,con quello che sono costate, senza avere una qualunque strategia pronta per gestire il dopo-guerra, e la cosa è stata poi aggravata dalla scelta di  personaggi del tutto incapaci e nel caso afgano anche corrotti, designati da Bush per gestire Iraq e Afganistan.
E così oggi, oltre ad avere ancora l’Iraq alla mercè quasi totale del Isis e i Talibani che detengono di fatto il potere reale in Afganstan, esattamente come prima  della guerra, in più  abbiamo la Siria e la Libia nel caos più assoluto.
Poi abbiamo i sauditi e gli sceicchi del golfo, che di fatto, essendo sunniti, che fanno riferimento al wahabismo, che è una teologia forse ancora peggiore di quella dell’Isis,  in realtà appoggiano l’Isis, e contemporaneamente anche un po’ gli avversari dell’Isis, perché hanno una paura matta che l’auto-nominatosi califfo dell’Isis stia già tramando per allargarsi alla penisola arabica per cacciarli e prendersi il loro petrolio, oltre che i luoghi simbolo dell’Islam.
Ma limitiamoci al disastro della Siria.
Quattro anni di guerra civile, oltre 250.000 morti, 4 milioni di espatriati, 8 milioni sfollati all’interno  del paese, su un totale di 22 milione di abitanti.
Attualmente il governo di Assad, controlla solo Damasco (che pure ha dei quartieri minacciati) e un quarto di quella che era la Siria, cioè controlla solo quelle regioni che volgono da Damasco a nord e verso il mare e che ,guarda caso, sono proprio l tradizionali regioni abitate dagli Aleuiti, la versione dell’Islam Shiita , alla quale appartiene la dinastia degli Assad.
Sull’altra parte del fronte,  ci sono  l’Isis che controlla gran parte della Siria centrale, ed i Curdi, che sono l’unica forza, insieme a quel che rimane dell’esercito siriano, in grado di contrastare in modo stabile e credibile l’Isis.
Poi ci dovrebbero essere delle fantomatiche milizie di opposizione al regime di Assad, delle quali Usa ed Europa hanno enfatizzato per anni la presenza, che però si sono rivelate del tutto inefficienti sul piano militare e che comunque non contano oggi quasi nulla, essendo per di più divise in cento fazioni.
Assad essendo  l’espressione delle tribù aleuite (che fanno riferimento all’Islam sciita, come si è detto sopra)  nel mondo arabo trova appoggio appunto solo di correligionari sciiti e cioè dall’Iran e dagli Hezbollah stanziati in Libano.
I sunniti sauditi o  del golfo, gli sono contrari, anche se temono l’Isis.
La Turchia di Erdogan gioca una partita ancora più sporca e contradditoria, appoggiando contemporaneamente l’Isis in funzione anti curda e i raid americani contro l’Isis.
Le potenze occidentali tergiversano e la tirano in lunga prendendo o nessuna posizione o posizioni generiche per non fare nulla se non appoggiare timidamente i soli raid aerei americani, che da soli servono quasi a niente.
Come è facile osservare in una situazione di caos assoluto come quella sopra descritta i numeri sopra riportati  sono solo stimati dalle organizzazioni internazionali, essendo difficilissimo controllarli, ma sulla base di quelli è lecito ipotizzare la possibilità che altri 10 milioni di Siriani si mettano  in marcia  verso la Turchia per venire in Europa.
E’ un numero enorme e chiaramente insostenibile se si pensa che un grande espero di Africa come Romano Prodi, continua ad ammonire : attenti all’Africa che potrebbe mettere in movimento milioni di persone.
E’ quindi sempre più ridicolo stare a vedere chi in Europa giocherebbe la parte del buono e chi la parte del cattivo, perché in una situazione potenzialmente apocalittica, come quella sopra illustrata è sempre più evidente che gli statisti veri si dovrebbero occupare prima di tutto di come affrontare questi movimenti epocali alla partenza e non all’arrivo.
L’amara verità che costringe questi politici di mediocre caratura a tergiversare è che i veri problemi di questi esodi apocalittici  si risolvono solo mettendo insieme delle grosse forze armate, capaci di sconfiggere militarmente il presunto Califfo, che non sta affatto scherzando e nemmeno sta retrocedendo di un passo, anzi…
E se i nostri politici non hanno gli attributi o la visione strategica per prendere il toro per le corna saranno costretti a fare comunque la guerra per procura o di fatto tramite “soldati di ventura” come si faceva 5/600 anni fa, ma la guerra bisogna farla comunque, per sgradevole che sia parlare di guerra, quando nessuno ha più voglia di farla.
Come si diceva sopra, è sorprendente constatare che l’unico statista che ora non racconta favole ma che sta preparando la logistica per una azione militare seria è il tanto criticato Putin.
E  papa Francesco, che pure fra tanti voli ideali, come è giusto che faccia il papa, tiene ben ancorati i piedi per terra , da molto tempo ha indirizzato il suo, tutt’altro che trascurabile apparato diplomatico, a sostenere Putin ed a stigmatizzare l’incapacità  ad agire in Medio Oriente dei governi occidentali.
Papa Francesco ha scelto Putin, in quanto lo ha riconosciuto come capo dell’unica potenza che si mette in grado di agire a difesa delle comunità cristiane, cattoliche od ortodosse che siano,  senza sproloquiare a vanvera sui musulmani buoni, i  profughi tutti uguali, senza se e senza ma , eccetera eccetera.
Putin sembra avere un suo disegno strategico diretto a consentire ad Assad di ritirarsi dalla scena in modo per lui accettabile, lasciando il potere ad un  esponente più presentabile del suo regime, che al meno a breve periodo deve essere aiutato a rimanere in piedi, essendo la maggiore forza organizzata contro l’Isis nella regione.
Contemporaneamente il resto  del mondo deve trovare il modo di coalizzarsi per sconfiggere militarmente l’Isis.
Questo è un piano strategico credibile, il resto sembrano solo chiacchiere.
Si noti che lasciare che la Siria si spopoli ulteriormente del suo popolo, spingendo tutti a espatriare, significa puramente e semplicemente fare il migliore regalo possibile all’Isis.

Ed è inutile illudersi come fa ancora Obama, che quella guerra se la debbano  fare gli arabi, come apparirebbe sensato solo in teoria, trattandosi della loro regione, perché questi regimi arabi, non ne hanno la minima intenzione e forse non ne hanno nemmeno la capacità, come stanno dimostrando le truppe saudite impegnate nello  Yemen, contro altri arabi, ma di confessione shiita, dove hanno dimostrato di avere armi e mezzi modernissimi, ma di non avere nessuna capacità militare.

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