Abbiamo purtroppo una classe di politici europei più che
mediocri, che però ,per mezze
calzette che siano, sanno
benissimo che il flusso
dei migranti in crescita incontrollata
si risolve alla partenza e non all’arrivo.
Questi politici, però, purtroppo per noi, non sanno proprio
che pesci pigliare per distribuirsi i migranti all’arrivo, cioè, dove comandano
loro e quindi a maggior ragione hanno difficoltà solo a pensare come intervenire alla partenza, dove loro non comandano
affatto e dove quindi i problemi si risolvono solo con le armi.
Per cercare di mascherare le loro pochezza ci inondano di
scemenze “ buoniste” a base di
solidarietà e accoglienza senza si e senza ma, salvo spaventarsi da
morire quando si accorgono che i migranti in marcia sono decine di miglia, che
in potenza possono diventare centinaia di migliaia e poi milioni.
Naturalmente poi quando si parla di politica estera
seria,cioè di come mettere le mani
sull’intrico Medio orientale, sono unanimi nel dirci ,sapendo di
mentire, che tutto si deve risolvere per via diplomatica.
Peccato però che né in Siria,né in Libia esistono forze o
schieramenti ben definiti coi quali eventualmente trattare,e quindi invocare la
via diplomatica è un inutile esercizio verbale.
Certo che è ben
comprensibile ritenere che occorre pensarci bene e fare bene i calcoli, prima
di intervenire militarmente, dopo i risultati disastrosi e di fatto perdenti
delle precedenti guerre inutili di Bush in Iraq e in Afganistan, ed a quella
successiva spensierata avventura condotta in Libia per cacciare l’unico in
grado di tenere a bada quell’intricato coacervo di tribù e fazioni che è quel
paese.
Siamo talmente messi male in Europa e in occidente che ci
troviamo a constatare che gli unici statisti che non ci raccontano su questo
tema delle balle indecenti pare siano
solo Putin e Papa Francesco, che non a caso si sono di fatto ritrovati alleati,
addirittura strategici nell’area medio orientale e non solo.
Di tutti i nostri politici il leader dell’Occidente, Obama è
quello messo peggio.
Ha tergiversato per tutto il suo primo mandato, dimostrando
di non avere mai scelto alcuna strategia per il Medio Oriente, e non poteva proprio
permettersi una tale inerzia.
Nel secondo e ultimo
mandato è vero che ha messo a segno un grosso punto a suo favore portando in porto l’accordo con
l’Iran.
Questa è un’ottima cosa, alla quale però non sembra capace di dare un
seguito conseguente.
Per capirci, oggi tutti gli osservatori di un certo livello
sono concordi nel rilevare che il caos che regna in quell’area è dovuto quasi
unicamente agli errori marchiani di Bush e delle sue guerre insensate.
Tutto è cominciato con l’11 settembre 2001 e l’abbattimento
delle torri gemelle a New York, dell’attacco al Pentagono, eccetera.
Gli attaccanti erano stati tutti quanti opera di cittadini
sauditi e di conseguenza gli Usa avrebbero dovuto far pagare il conto alla decrepita
monarchia saudita.
Però la famiglia Bush, coi sauditi hanno scritto i giornali
che avesse fatto affari da sempre e forse
a causa anche di questo, incredibilmente, l’Occidente è stato acriticamente
trascinato a fare una guerra ai taliban afgani ed a Saddam, che con l’attacco
all’America dell’11 settembre non
c’entravano assolutamente nulla.
Il tutto giustificato da panzane non provate perché non
provabili, essendo state pure menzogne, come quella delle fantomatiche armi chimiche che avrebbe
detenuto Saddam e che nessuno ha mai
rintracciato.
Quelle guerre per di più furono mal condotte e peggio gestite dopo la cacciata di Saddam
dall’Iraq e dei Taliban dal potere in Afganistan.
Tutto è finito malamente perché Bush ha fatto le guerre ,con
quello che sono costate, senza avere una qualunque strategia pronta per gestire
il dopo-guerra, e la cosa è stata poi aggravata dalla scelta di personaggi del tutto incapaci e nel caso
afgano anche corrotti, designati da Bush per gestire Iraq e Afganistan.
E così oggi, oltre ad avere ancora l’Iraq alla mercè quasi
totale del Isis e i Talibani che detengono di fatto il potere reale in Afganstan,
esattamente come prima della guerra, in
più abbiamo la Siria e la Libia nel caos
più assoluto.
Poi abbiamo i sauditi e gli sceicchi del golfo, che di fatto,
essendo sunniti, che fanno riferimento al wahabismo, che è una teologia forse
ancora peggiore di quella dell’Isis, in
realtà appoggiano l’Isis, e contemporaneamente anche un po’ gli avversari
dell’Isis, perché hanno una paura matta che l’auto-nominatosi califfo dell’Isis
stia già tramando per allargarsi alla penisola arabica per cacciarli e
prendersi il loro petrolio, oltre che i luoghi simbolo dell’Islam.
Ma limitiamoci al disastro della Siria.
Quattro anni di guerra civile, oltre 250.000 morti, 4
milioni di espatriati, 8 milioni sfollati all’interno del paese, su un totale di 22 milione di
abitanti.
Attualmente il governo di Assad, controlla solo Damasco (che
pure ha dei quartieri minacciati) e un quarto di quella che era la Siria, cioè
controlla solo quelle regioni che volgono da Damasco a nord e verso il mare e
che ,guarda caso, sono proprio l tradizionali regioni abitate dagli Aleuiti, la
versione dell’Islam Shiita , alla quale appartiene la dinastia degli Assad.
Sull’altra parte del fronte,
ci sono l’Isis che controlla gran
parte della Siria centrale, ed i Curdi, che sono l’unica forza, insieme a quel
che rimane dell’esercito siriano, in grado di contrastare in modo stabile e
credibile l’Isis.
Poi ci dovrebbero essere delle fantomatiche milizie di
opposizione al regime di Assad, delle quali Usa ed Europa hanno enfatizzato per
anni la presenza, che però si sono rivelate del tutto inefficienti sul piano
militare e che comunque non contano oggi quasi nulla, essendo per di più divise
in cento fazioni.
Assad essendo
l’espressione delle tribù aleuite (che fanno riferimento all’Islam
sciita, come si è detto sopra) nel mondo
arabo trova appoggio appunto solo di correligionari sciiti e cioè dall’Iran e
dagli Hezbollah stanziati in Libano.
I sunniti sauditi o
del golfo, gli sono contrari, anche se temono l’Isis.
La Turchia di Erdogan gioca una partita ancora più sporca e
contradditoria, appoggiando contemporaneamente l’Isis in funzione anti curda e
i raid americani contro l’Isis.
Le potenze occidentali tergiversano e la tirano in lunga
prendendo o nessuna posizione o posizioni generiche per non fare nulla se non
appoggiare timidamente i soli raid aerei americani, che da soli servono quasi a
niente.
Come è facile osservare in una situazione di caos assoluto come
quella sopra descritta i numeri sopra riportati
sono solo stimati dalle organizzazioni internazionali, essendo
difficilissimo controllarli, ma sulla base di quelli è lecito ipotizzare la
possibilità che altri 10 milioni di Siriani si mettano in marcia
verso la Turchia per venire in Europa.
E’ un numero enorme e chiaramente insostenibile se si pensa
che un grande espero di Africa come Romano Prodi, continua ad ammonire :
attenti all’Africa che potrebbe mettere in movimento milioni di persone.
E’ quindi sempre più ridicolo stare a vedere chi in Europa
giocherebbe la parte del buono e chi la parte del cattivo, perché in una
situazione potenzialmente apocalittica, come quella sopra illustrata è sempre
più evidente che gli statisti veri si dovrebbero occupare prima di tutto di
come affrontare questi movimenti epocali alla partenza e non all’arrivo.
L’amara verità che costringe questi politici di mediocre
caratura a tergiversare è che i veri problemi di questi esodi apocalittici si risolvono solo mettendo insieme delle
grosse forze armate, capaci di sconfiggere militarmente il presunto Califfo,
che non sta affatto scherzando e nemmeno sta retrocedendo di un passo, anzi…
E se i nostri politici non hanno gli attributi o la visione
strategica per prendere il toro per le corna saranno costretti a fare comunque
la guerra per procura o di fatto tramite “soldati di ventura” come si faceva
5/600 anni fa, ma la guerra bisogna farla comunque, per sgradevole che sia
parlare di guerra, quando nessuno ha più voglia di farla.
Come si diceva sopra, è sorprendente constatare che l’unico
statista che ora non racconta favole ma che sta preparando la logistica per una
azione militare seria è il tanto criticato Putin.
E papa Francesco, che
pure fra tanti voli ideali, come è giusto che faccia il papa, tiene ben
ancorati i piedi per terra , da molto tempo ha indirizzato il suo, tutt’altro
che trascurabile apparato diplomatico, a sostenere Putin ed a stigmatizzare
l’incapacità ad agire in Medio Oriente
dei governi occidentali.
Papa Francesco ha scelto Putin, in quanto lo ha riconosciuto
come capo dell’unica potenza che si mette in grado di agire a difesa delle
comunità cristiane, cattoliche od ortodosse che siano, senza sproloquiare a vanvera sui musulmani
buoni, i profughi tutti uguali, senza se
e senza ma , eccetera eccetera.
Putin sembra avere un suo disegno strategico diretto a
consentire ad Assad di ritirarsi dalla scena in modo per lui accettabile,
lasciando il potere ad un esponente più
presentabile del suo regime, che al meno a breve periodo deve essere aiutato a
rimanere in piedi, essendo la maggiore forza organizzata contro l’Isis nella
regione.
Contemporaneamente il resto
del mondo deve trovare il modo di coalizzarsi per sconfiggere
militarmente l’Isis.
Questo è un piano strategico credibile, il resto sembrano
solo chiacchiere.
Si noti che lasciare che la Siria si spopoli ulteriormente del
suo popolo, spingendo tutti a espatriare, significa puramente e semplicemente
fare il migliore regalo possibile all’Isis.
Ed è inutile illudersi come fa ancora Obama, che quella
guerra se la debbano fare gli arabi,
come apparirebbe sensato solo in teoria, trattandosi della loro regione, perché
questi regimi arabi, non ne hanno la minima intenzione e forse non ne hanno
nemmeno la capacità, come stanno dimostrando le truppe saudite impegnate nello Yemen, contro altri arabi, ma di confessione
shiita, dove hanno dimostrato di avere armi e mezzi modernissimi, ma di non
avere nessuna capacità militare.
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