Ma perché il
Papa invece di predicare a favore dell’accoglienza dei migranti non si decide
ad accoglierli lui utilizzando le infinite strutture immobiliari della chiesa?
Questa
domanda è stata rilanciata da mesi sui media per esempio da Matteo Salvini, che
ne ha fatto uno dei suoi cavalli da battaglia.
Sarà anche
uno slogan da bar sport, ma è difficile negare che abbia una sua logica.
Papa
Francesco veleggia molto più in alto, ma ora vive in Italia e dei problemi dell’immigrazione in
Europa e in Italia in particolare si interessa e si documenta.
Da papa che
si è posto l’obiettivo strategico di riportare la chiesa alla sua missione
evangelica lasciando per la strada dogmatismi che non interessano più a
nessuno, ricerca spasmodica di potere e soldi , difesa di tutti i privilegi
acquisiti eccetera, non solo si è interessato e documentato sul problema, ma da
mesi e mesi ha preso posizione ed ha emanato direttive.
Il risultato
sconfortante delle sue prese di posizione e direttive emanate, è stato
riassunto dal vaticanista del Messaggero pochi giorni fa che ha fatto questa
semplice constatazione : in Italia ci sono 224 diocesi con altrettanti vescovi,
ebbene il papa da quasi un anno aveva
invitato i medesimi vescovi a farsi promotori nelle loro diocesi di commissioni
che producessero non già studi ma proposte e iniziative sul tema immigrazione
focalizzate sulla loro realtà territoriale.
Il problema
è che non risulta che una sola diocesi su 224 abbia prodotto alcunché seguendo
le direttive del papa.
Con molto e
ingiustificato ritardo a seguito delle continue prese di posizione del papa i
vescovi hanno almeno iniziato a dare direttive perché le parrocchie
cominciassero a farsi carico di un minimo di accoglienza.
Scola a
Milano, Nosiglia a Torino, Monari a Brescia e con ancora più decisione Bagnasco
a Genova hanno dato direttive precise per aprire le porte.
Mons.Perego direttore della fondazione Migrantes,
braccio della Cei per l’immigrazione, ha
fatto due conti molto semplici : se ci sono in Italia ben 27.133 parrocchie,
anche un impegno minimo da parte di ognuna potrebbe portare a risultati
addirittura eclatanti.
Una famiglia
media di quattro persone di profughi accolte da ogni parrocchia , consentirebbe
alla chiesa di accogliere addirittura 108.000 persone.
E se si
pensa che nelle varie strutture statali oggi ne sono ospitate circa 90.000 si
capisce quanto pesi quel numero teorico di 108.000.
Se poi si
pensa che oltre alle parrocchie, la chiesa dispone anche di un’altra possente
armata di conventi e strutture annesse, si potrebbe arrivare a numeri
impressionanti, ho letto di una quantificazione approssimata di edifici
riconducibili alle varie congregazioni
che arriva addirittura a 60.000.
Basterebbe
solo avere la voglia di passare dalle belle parole ai fatti concreti.
Perché il
passaggio è così difficile e il papa risulta quindi essere lasciato solo?
Oggi sul
Fatto Quotidiano il vaticanista di quel giornale riporta un servizio con interviste
ad alcuni parroci che sono ancora una volta raggelante.
Molti preti infatti
rispondono in questo modo : ma non vedete, la gran parte di noi siamo vecchi ed
avremmo tutt’al più bisogno noi di badanti.
C’è
chiaramente la realtà di una chiesa complessivamente vecchia e spompata.
Se poi ci
aggiungiamo i danni fatti dai decenni di pessima teologia ed ancora peggiore prassi con i
pontificati di Woitila e di Ratzinger, che hanno reso irrilevante la
predicazione cattolica per l’uomo moderno, completiamo il quadro.
Naturalmente
di fronte a numeri elevatissimi come quelli che abbiamo citato sopra per
misurare la potenza sulla carta delle armate cattoliche sul territorio, ci sono
anche realtà ancora efficienti, ma probabilmente ci vuole altro.
Oltretutto
le poche realtà ancora vive sono spesso vive non perché abbiano a capo campioni
di spiritualità, ma invece perché dispongono di pochi efficenti preti- manager
che si danno un gran da fare per mettere insieme tutte quelle iniziative che
spetterebbero ai pubblici poteri o alla società civile che invece latitano :
assistenza ai giovani con i grest ,strutture sportive, assistenza agli anziani,
assistenza ai crescenti poveri con mense e posti letto, eccetera.
Ma è questa
la chiesa, quella che fa supplenza ai servizi pubblici che non ci sono? Ne
dubito molto.
Meglio
quelle strutture che niente, per venire incontro alle esigenze ed ai problemi
delle famiglie, ma la chiesa che si riduce a supplenza si snatura, perché la
gente ne usufruisce come erogatrice di servizi, non perché è la chiesa, questo
è evidente.
Nell’assistenza
ai migranti abbiamo visto che la chiesa avrebbe abbondantemente i mezzi per
fare la sua parte.
Però anche
qui attenzione.
Non per fare
supplenza a quello che dovrebbe e che deve fare lo stato, ma perché dare una
prima assistenza ai migranti è un modo di dimostrare di essere veramente
chiesa.
Guai pero se
questa assistenza si istituzionalizzasse.
Le porcherie
che le indagini giudiziarie stanno portando alla luce a carico di cooperative
che riportano senza vergogna nella ragione sociale sigle esplicitamente
religiose, siano di monito.
Purtroppo
questa chiesa italiana prima di predicare agli altri ha necessità di dare molto
di scopra al suo interno, per riacquistare un minimo di credibilità.
Papa
Francesco ha dato le direttive, ora
però eserciti l’enorme potere personale
che ha.
I vescovi
che dormono possono anche essere destinati ad altri incarichi e così via.
Sulla curia
si può anche fare il corrispondente di una bella “spending revue” seguita da
tagli anche lineari.
Questa è
l’unica cosa che gran parte di quell’alto clero capisce : occorre tagliare gli
emolumenti e questo il papa lo può fare, a meno che non tema, magari a ragione,
di essere avvelenato, come nella storia della chiesa è capitato più volte.
L’esercizio
della carità seguirà, ma prima occorre fare quaresima e penitenza, per
purificare l’anima, questo abbiamo appreso fin da ragazzi.
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