giovedì 10 settembre 2015

Papa Francesco è uomo di grandi visioni, anche sul tema immigrazione ma è lasciato solo



Ma perché il Papa invece di predicare a favore dell’accoglienza dei migranti non si decide ad accoglierli lui utilizzando le infinite strutture immobiliari della chiesa?
Questa domanda è stata rilanciata da mesi sui media per esempio da Matteo Salvini, che ne ha fatto uno dei suoi cavalli da battaglia.
Sarà anche uno slogan da bar sport, ma è difficile negare che abbia una sua logica.
Papa Francesco veleggia molto più in alto, ma ora vive  in Italia e dei problemi dell’immigrazione in Europa e in Italia in particolare si interessa e si documenta.
Da papa che si è posto l’obiettivo strategico di riportare la chiesa alla sua missione evangelica lasciando per la strada dogmatismi che non interessano più a nessuno, ricerca spasmodica di potere e soldi , difesa di tutti i privilegi acquisiti eccetera, non solo si è interessato e documentato sul problema, ma da mesi e mesi ha preso posizione ed ha emanato direttive.
Il risultato sconfortante delle sue prese di posizione e direttive emanate, è stato riassunto dal vaticanista del Messaggero pochi giorni fa che ha fatto questa semplice constatazione : in Italia ci sono 224 diocesi con altrettanti vescovi, ebbene il papa da quasi un anno  aveva invitato i medesimi vescovi a farsi promotori nelle loro diocesi di commissioni che producessero non già studi ma proposte e iniziative sul tema immigrazione focalizzate sulla loro realtà territoriale.
Il problema è che non risulta che una sola diocesi su 224 abbia prodotto alcunché seguendo le direttive del papa.
Con molto e ingiustificato ritardo a seguito delle continue prese di posizione del papa i vescovi hanno almeno iniziato a dare direttive perché le parrocchie cominciassero a farsi carico di un minimo di accoglienza.
Scola a Milano, Nosiglia a Torino, Monari a Brescia e con ancora più decisione Bagnasco a Genova hanno dato direttive precise per aprire le porte.
Mons.Perego  direttore della fondazione Migrantes, braccio  della Cei per l’immigrazione, ha fatto due conti molto semplici : se ci sono in Italia ben 27.133 parrocchie, anche un impegno minimo da parte di ognuna potrebbe portare a risultati addirittura eclatanti.
Una famiglia media di quattro persone di profughi accolte da ogni parrocchia , consentirebbe alla chiesa di accogliere addirittura 108.000 persone.
E se si pensa che nelle varie strutture statali oggi ne sono ospitate circa 90.000 si capisce quanto pesi quel numero teorico di 108.000.
Se poi si pensa che oltre alle parrocchie, la chiesa dispone anche di un’altra possente armata di conventi e strutture annesse, si potrebbe arrivare a numeri impressionanti, ho letto di una quantificazione approssimata di edifici riconducibili alle varie congregazioni  che arriva addirittura a 60.000.
Basterebbe solo avere la voglia di passare dalle belle parole ai fatti concreti.
Perché il passaggio è così difficile e il papa risulta quindi essere  lasciato solo?
Oggi sul Fatto Quotidiano il vaticanista di quel giornale riporta un servizio con interviste ad alcuni parroci che sono ancora una volta raggelante.
Molti preti infatti rispondono in questo modo : ma non vedete, la gran parte di noi siamo vecchi ed avremmo tutt’al più bisogno noi di badanti.
C’è chiaramente la realtà di una chiesa complessivamente vecchia e spompata.
Se poi ci aggiungiamo i danni fatti dai decenni di pessima  teologia ed ancora peggiore prassi con i pontificati di Woitila e di Ratzinger, che hanno reso irrilevante la predicazione cattolica per l’uomo moderno, completiamo il quadro.
Naturalmente di fronte a numeri elevatissimi come quelli che abbiamo citato sopra per misurare la potenza sulla carta delle armate cattoliche sul territorio, ci sono anche realtà ancora efficienti, ma probabilmente ci vuole altro.
Oltretutto le poche realtà ancora vive sono spesso vive non perché abbiano a capo campioni di spiritualità, ma invece perché dispongono di pochi efficenti preti- manager che si danno un gran da fare per mettere insieme tutte quelle iniziative che spetterebbero ai pubblici poteri o alla società civile che invece latitano : assistenza ai giovani con i grest ,strutture sportive, assistenza agli anziani, assistenza ai crescenti poveri con mense e posti letto, eccetera.
Ma è questa la chiesa, quella che fa supplenza ai servizi pubblici che non ci sono? Ne dubito molto.
Meglio quelle strutture che niente, per venire incontro alle esigenze ed ai problemi delle famiglie, ma la chiesa che si riduce a supplenza si snatura, perché la gente ne usufruisce come erogatrice di servizi, non perché è la chiesa, questo è evidente.
Nell’assistenza ai migranti abbiamo visto che la chiesa avrebbe abbondantemente i mezzi per fare la sua parte.
Però anche qui attenzione.
Non per fare supplenza a quello che dovrebbe e che deve fare lo stato, ma perché dare una prima assistenza ai migranti è un modo di dimostrare di essere veramente chiesa.
Guai pero se questa assistenza si istituzionalizzasse.
Le porcherie che le indagini giudiziarie stanno portando alla luce a carico di cooperative che riportano senza vergogna nella ragione sociale sigle esplicitamente religiose, siano di monito.
Purtroppo questa chiesa italiana prima di predicare agli altri ha necessità di dare molto di scopra al suo interno, per riacquistare un minimo di credibilità.
Papa Francesco  ha dato le direttive, ora però  eserciti l’enorme potere personale che ha.
I vescovi che dormono possono anche essere destinati ad altri incarichi e così via.
Sulla curia si può anche fare il corrispondente di una bella “spending revue” seguita da tagli anche lineari.
Questa è l’unica cosa che gran parte di quell’alto clero capisce : occorre tagliare gli emolumenti e questo il papa lo può fare, a meno che non tema, magari a ragione, di essere avvelenato, come nella storia della chiesa è capitato più volte.

L’esercizio della carità seguirà, ma prima occorre fare quaresima e penitenza, per purificare l’anima, questo abbiamo appreso fin da ragazzi.

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