Le
indubbie qualità di Renzi come comunicatore e come venditore
dell’immagine che vuole far percepire alla gente, hanno
creato sapientemente una specie di turbine
entro il quale si muoveva il personaggio Renzi,capace di dare
l’impressione di essere il motore di un grande attivismo, da
interpretarsi come rinnovamento.
In
questo modo ci è parso che i due anni di governo renziano
fossero passati con la velocità di un fulmine.
La
gente, e quindi tutti, noi avevamo bisogno di essere rassicurati nel
senso di vedere un governo che finalmente facesse
qualcosa per fare uscire l’Italia da un sonno mortale, nel
quale era caduta, ritrovandosi sempre ultima o quasi in tutte
le classifiche.
Renzi
qualcosa ha fatto.
La
settimana scorsa il Wall Street Journal, giornalone della finanza
globale, non abituato a fare sconti a nessuno,
aveva pubblicato un articolo nel quale si diceva addirittura che
Renzi aveva fatto di più in due anni dei suoi predecessori nei venti
anni precedenti.
Qualcosa
di vero c’è
La
riforma costituzionale che con l’abolizione del potere di veto del
Senato, renderà il lavoro legislativo molto più spedito, aumenta
grandemente il potere di indirizzo del governo e quindi a
mio avviso va nel senso giusto dando al governo medesimo i mezzi per
fare veramente le riforme passando sopra a lobby, corporazioni e
privilegi .
Il
jobs act tende a incentivare il lavoro stabile e questo non è
sufficiente ma va nel senso giusto.
Qualche
taglio fiscale (sulla prima casa esempio) va nel senso giusto.
Il
quasi totale riassorbimento dei precari nella scuola e il
potenziamento dei poteri dei presidi va nel senso giusto.
L’introduzione
per legge delle unioni civili, ammesso che passi senza eccessivi
stravolgimenti,
ci
farebbe fare qualche passo avanti rispetto a come figuriamo nella
classifica degli stati europei.
Rimangono
però tutti i difetti di origine del “renzismo”, cioè la
sostanza di un partito personale, per di più, gestito con
piglio da un personaggio che dimostra di non avere mai avuto una vera
strategia di lungo periodo, non avendo mai avuto un riferimento
di cultura politica ben definito, porta Renzi ad agire
praticamente giorno per giorno.
La
mancanza di un riferimento ad una cultura politica ben chiaro,
comporta come inevitabile conseguenza il fatto che Renzi non è mai
riuscito ad instaurare un dialogo decente con la pur
numerosa minoranza del suo partito, perchè non è in grado di
riferirsi a una cultura politica storicamente
consolidata e quindi condivisa per definizione anche dalla
minoranza, che non è figlia di nessuno, ma che ha una tradizione
politica che non può essere ignorata.
Questo
peccato originale del renzismo rischia di farlo deragliare perchè
per sopperire ed a volte addirittura per umiliare la sua minoranza,
Renzi ricorre ai fuoriusciti di tutto lo schieramento parlamentare,
dai Verdiniani, ex di Forza Italia, ai fuoriusciti dal 5 Stelle ,ed
a chi capita.
Una
cosa è agire in politica con pragmatismo ed elasticità, un’altra
cosa è, per parlare liberamente, imbarcare “cani e porci”
fregandosene allegramente di ogni criterio morale.
Ed
infatti si è costretti a constatare con amarezza che i gruppi
parlamentari del pd ,seguendo questi criteri di morale politica
a fisarmonica, sono arrivati a contare un numero di inquisiti
percentualmente maggiore del record che detenevano i berlusconiani,
quando erano potenti.
Questo
è il contrario di quello che gli elettori del centro-sinistra
vorrebbero vedere dal partito che votano.
Non
avere una cultura politica chiara di riferimento porta anche Renzi ad
affrontare in modo confusionale un tema in Italia ancora delicato
come quello dei rapporti col mondo cattolico.
E’
penoso che Renzi si trovi come interlocutori di fatto del mondo
cattolico parlamentari con una cultura politica sotto zero come i
Giovanardi, I Formigoni, i Lupi, i Quagliariello, i Fioroni.
E
i cattolici democratici che si rifanno per esempio ai “cattolici
adulti”, dei quali a suo tempo aveva parlato Prodi?
Renzi
non è in grado di discernere fra i rappresentati screditati da gran
tempo del vecchio oscurantismo clericale alla Ruini, che straparlano
su tutti i media come fossero solo loro i cattolici italiani, e i
cattolici democratici alla Prodi ,che hanno il demerito di non farsi
abbastanza sentire, pur essendo evidente che dovrebbero essere loro i
rappresentanti del cattolicesimo nella linea di Papa Francesco.
Quando
c’è da dimostrare di possedere un qualche spessore culturale,
Renzi non c’è mai e viene sorpassato nel dimostrare coerenza a
una qualche idea, persino dai 5 Stelle, che si pongono come paladini
dell’anti-politica nel senso di anti- ideologie.
Senza
una strategia precisa legata a una qualche cultura politica Renzi
naviga malamente a vista anche in economia, settore
chiave questo, e banco di prova per qualsiasi politico, a causa della
complessità dei problemi economici nel mondo globalizzato.
In
questo campo se uno non ha le idee chiare e non fa delle scelte
coerenti, va a sbattere.
Prova
della confusione di idee di Renzi in materia è il continuo balletto
di esperti economici che chiama alla sua corte e che poi allontana se
lo contraddicono, prima l’ottimo Cottarelli e poi il bocconiano
RobertoPerotti.
Morale
della favola una vera spening revue non si fa e quindi mancano i
soldi per fare investimenti che sarebbero indispensabili per far
lavorare i giovani senza occupazione.
In
politica estera le cose non vanno per niente meglio.
In
questi giorni tutti hanno avvertito quanto l’Italia risulti isolata
in Europa a causa di una politica senza nè capo nè coda.
In
questo settore le cose vanno anche peggio perchè appare ormai
evidente che lo staff tecnico e probabilmente anche diplomatico sul
quale dovrebbe contare il governo italiano in Europa non sia affatto
all’altezza delle necessità.
A
questa conclusione si arriva quando ci si trova a constatare che i
nostri governi hanno firmato documenti dei quali non avevano affatto
studiato i relativi dossier e dei quali quindi ignoravano le
conseguenze, vedi normativa sui “bail in” (risparmiatori chiamati
a sostenere le perdite delle proprie banche).
Non
parliamo del prossimo coinvolgimento militare italiano in
Libia, che fa rizzare i capelli in testa a qualsiasi esperto.
A
questo punto è chiaro che basta una qualsiasi casuale anche banale
buccia di banana per far fare a Renzi uno scivolone disastroso.
Osservano
gli analisti politici più avvertiti che prima Renzi si avvaleva
della fiducia che suscitavano i suoi propositi di cambiamento e di
rottamazione della vecchia e inconcludente classe politica.
Poi,
quando la scarsa consistenza politica del renzismo
cominciò a palesarsi, come abbiamo descritto sopra, il suo
vero ed unico punto di forza divenne la sensazione tuttora
diffusa che il renzismo non avrebbe alternative credibili.
Non
rientro personalmente fra
coloro che condividono questo
genere di ragionamento, perchè in politica un’ alternariva
c’è sempre per definizione.
La
destra è in condizioni tali da non poter ragionevolmente pensare di
potere essere un'alternativa verosimile.
Lo
sono invece i 5 Stelle.
Non
sottovalutiamoli, hanno avuto il tempo di esercitarsi e di imparare.
I
sondaggi che hanno indotto Casaleggio a lasciare libertà di
coscienza nel voto sulle unioni civili, sopratutto per quanto
riguarda le adozioni del figlio del compagno, sono il segno che il
movimento è molto cresciuto e che il suo potenziale di attrarre
elettori che si pensava fossero bloccati da pregiudizi nei suoi
confronti, è fortemente aumentato.
Quei
sondaggi dicono che i 5Stelle ora attraggono una buona fetta di
elettorato moderato e una buona fetta di cattolici praticanti.
Sono
quindi sempre più vicini ad essere “adatti a governare”.
Credo
di aver sempre scritto che ritenevo tutto sommato auspicabile che
Renzi ce la facesse a governare e a fare alcune riforme, ma non a
tutti i costi.
Mi
sembra adesso che i suoi difetti di origine ,mai da lui compresi e
quindi mai corretti, stiano per fargli rischiare il grande scivolone.
E
quindi forse è il caso di non preoccuparsi più di tanto, visto che
l'alternativa c'è, come sempre.
Nessun commento:
Posta un commento