domenica 28 febbraio 2016

Commenti dei “cattoliconi” tipo Vittorio Messori alla scomparsa di Umberto Eco



Vittorio Messori che tra l'altro aveva usufruito del privilegio di essere spesso ospite a cena di Papa Woytila in Vaticano, è stato per decenni uno dei più noti e quotati intellettuali cattolici.
Nato culturalmente con uno spirito relativamente libero, la sua parabola culturale è finita poi per impigliarsi irrimediabilmente nelle reti dell'Opus Dei, quando già aveva una certa età e da lì non si è praticamente più mosso.
Da allora i suo contributo al dibattito all'interno del mondo cattolico è diventato via via più monocorde e senza spessore, perché quando un'intelligenza fa l'errore di istituzionalizzarsi finisce per produrre sempre e invariabilmente la ripetizione della stesso copione e diventa prevedibile come le veline dei partiti.
Da allora i suoi pezzi avrebbero potuto portare invece della sua ,la firma di uno qualunque degli altri membri del ristretto salottino intellettuale del tradizionalismo cattolico, che so io : Socci, Scaraffia, Amicone, o dei così detti “atei devoti” alla Ferrara, che non sarebbe cambiato nulla.
La canzone è sempre quella : “noi” (di CL o dell'Opus Dei eccetera) siamo gli unici veri cattolici certificati, tutti gli altri, questo Papa compreso, sono assimilabili a quello che soni i kafir e gli apostati, per gli islamici più o meno radicali che hanno “tradito” la causa e che quindi quello che pensano non merita la minima considerazione.
L'articolo che Messori ha dato al Corriere tre giorni fa per ricordare Umberto Eco dalla visuale di quel tipo di cattolicesimo, ricalca quindi proprio quello schema.
In sostanza dice Messori : Umberto Eco era uno dei nostri, anzi era uno dei nostri migliori elementi nell'Azione Cattolica Giovanile degli anni 50. poi di colpo ha tradito.
Non lo dice formalmente così, ma quello riportato è il senso del discorso.
Il mondi di Messori è ormai ridotto a questi parametri elementari : noi e loro, i nostri nemici, perché solo noi tradizionalisti e quindi ortodossi certificati professiamo di avere ricevuta tutta la verità intera e definitiva, mentre “loro” anche se si travestono da “cattolici adulti”, in realtà si sono messi fuori.
Loro osano leggere e discutere tutto, dogmatica e scrittura compresa con spirito critico.
Loro cercano delle ragioni, ma noi le ragioni le abbiamo già trovate tutte e quindi non abbiamo necessità di ricercare nulla, noi professiamo e basta.
Messori quindi si chiede più o meno retoricamente come mai, a un certo momento Eco sia uscito dalla chiesa istituzionale.
La risposta che si da la trovo di un farisaismo indegno.
Dice infatti Messori di avere posto quella domanda direttamente a Eco stesso che gli avrebbe risposto che il suo atteggiamento verso la Chiesa sarebbe mutato di colpo a un dato momento, senza una ragione particolare.
Sorvoliamo sulla nebbia culturale che risiede nel mettere insieme Chiesa e Dio, come fossero la stessa cosa (errorino teologico questo, nel quale quella componente cattolica cade abitualmente).
Può darsi che Eco in una conversazione abbia detto a Messori quelle cose, ma mi rifiuto di credere che il senso della conversazione intera non fosse di ben più vasto spessore e portata.
E' una terribile semplificazione affermare che un cattolico qualificato, al punto di essere stato per anni dirigente di associazioni ufficiali della Chiesa, decida di lasciare la chiesa istituzionale da un momento all'altro, lasciando così credere che la cosa fosse avvenuta per caso o per capriccio.
Formalmente è comune che una decisione di quel tipo venga presa di colpo, ma a ragione di una montagna di argomentazioni che uno accumula in anni di elaborazione personale o anche pubblica.
E' inaccettabile che Messori metta insieme un “fervorino”, come dicevano i vecchi parroci, tutta chiaramente finalizzata a dare dell'”ateo” a un presunto avversario per trovare l'occasione di picchiargli una clava sulla testa, sapendo di non essere in condizione di dargli la possibilità di replicare.
Dividere il “credente” dall'”ateo” con l'accetta è un'operazione indegna per un intellettuale di un qualche spessore e ancora peggio se la vittima designata è uno spirito complesso e sottile come era Eco.
Forse che i due fascinosissimi personaggi, che costituiscono i due frati “eretici” messi sul rogo dall'inquisitore :Remigio da Voragine e Fra Salvatote, che si spacciava per scemo, ambedue dolciniani e l'ultimo, descritto come culturalmente ancora più dotato,anche con simpatie catare sarebbero qualificabili come “atei” e non come cristiani non ortodossi?
E lo stesso raffinato protagonista, il francescano Roberto di Baskerville, che già una volta era sfuggito dalla condanna dell'Inquisizione a causa della costante applicazione del suo pensiero critico, che oggi si definirebbe “metodo scientifico”, si dovrebbe definire “ateo”?
Non credo che si possa concedere il beneficio della buona fede al tipo di ragionamento che fa Messori su Eco, perché non è verosimile che un intellettuale del suo calibro non si ponga seriamente il problema del “perchè” Eco ha lasciato la chiesa istituzionale andando a cercare argomentazioni articolate.
E non trovi come ovvie le risposte che si osno cercate di dare nel post precedente e cioè che a un giovane dirigente cattolico dotato come era Umberto Eco non si potevano propinare come buone le idee del cattolicesimo di Luigi Gedda e del Cardinale Ottaviani.
Forse che Messori è stato preso da una improvvisa amnesia e non si ricorda più che in quei tempi oltre ad Eco e Vattimo, avevano lasciato l' Azione Cattolica in polemica con le direttive della gerarchia personaggi della statura umana e culturale che pure si sono citate nel post precedente?
Forse che anche loro erano diventati “atei”?
E' così difficile riconoscere che chi decide a un certo momento dopo lunga riflessione e sulla base di una montagna di solide argomentazioni di lasciare la chiesa istituzionale non intende affatto proclamarsi “ateo”, ma semplicemente intende andare “oltre” una teologia ormai vuota e senza significato per il mondo moderno?
Nella moltitudine di costoro c'è anche un elevato numero di cristiani che rivendicano di avere acquisito un livello di spiritualità più solido ed efficace di quella che frequentavano prima.
Umberto Eco è noto che non gradiva prendere di petto il discorso :credi o non credi in Dio?
Non certo perché avesse difficoltà a rispondere,, come insinua Messori, ma semplicemnte perché il livello della sua intelligenza e della sua riflessione culturale lo costringevano a risposte articolate e complesse.
Forse troppo complesse per Messori e compagni.
Quando ero un ragazzino negli Scout, era costume stabilito dalla pedagogia del fondatore, che il Capo Scout chiedesse a fine giornata ai giovani : tu hai fatto oggi la tua “buona azione”?
Pare che gli adepti dell'Opus Dei abbiano girato quella domanda in modo più impegnativo, secondo il loro modo di vedere nel senso : tu hai praticato la tua “apologetica” quotidiana?
Se è così Messori può stare tranquillo, potrà rispondere un bel sì, l'ho fatta.

Peccato che di questo passo finirà per trovarsi a predicare i suoi articoli di pura propaganda – apologetica a fianco di Padre Livio Fanzaga.

Nessun commento: