sabato 6 novembre 2021

Simone Pieranni La Cina Nuova .Editore Laterza – recensione

 



I lettori di questo Blog ricorderanno che il 14 maggio 21 avevo recensito un’altro libro di Simone Pieranni : Red Mirror ,il nostro futuro si scrive in Cina.

Quest’altro lavoro mi sembra tanto un integrazione del primo scritto assemblato con la stessa filosofia, stile giornalistico tipo reportage, molto agile e di scorrevole lettura.

Il libro riporta sostanzialmente il racconto di situazioni realmente vissute dall’autore vivendo in Cina.

Direi niente di meglio per entrare in un mondo che sempre di più invade ed invaderà le nostre vite.

Chi scrive come milioni di connazionali aveva già acquisito l’abitudine di comprarsi gran parte dei prodotti non alimentari col sistema dell’e-commerce su Amazon, abitudine confermata e allargata durante il lockdown causa pandemia.

Ebbene è singolare che con questi sistemi si compra su un sito di dimensioni colossali, tutto “made in Usa”, ma che i prodotti sono quasi esclusivamente “made in Cina”.

Solo in questo modo la Cina è entrata nelle nostre case da un pezzo e anche da questo fatto nasce un forte desiderio di chiarirsi le idee anche per capire perché la Cina è entrata nelle nostre case in modo tanto invasivo.

Ecco perché consiglio di leggere questo libretto.

Pieranni è di professione giornalista, ha vissuto in Cina lunghi periodo ed ha confidenza con il mandarino.

Il libro dato il taglio che gli dato l’autore come abbiamo detto sopra non pretende di offrire alcuna trattazione sistematica , ma non ostante questo riporta le sue narrazioni in modo ordinato proprio per aiutare il lettore a ragionare sulle nozioni che sono quelle essenziali che si ricaverebbero dalle trattazioni accademiche dei sinologi.

Come altri libri di questo genere si comincia col descrivere i progressi immensi che ha fatto questo enorme paese in un tempo incredibilmente limitato.

Per rendersi conto quanto questi progressi siano importanti basta pensare i presidenti americani di destra o di sinistra moderata che siano danno letteralmente fuori da matto quando parlano della Cina minacciando sfracelli come se fossimo ancora negli anni della Guerra Fredda quando il mondo era diviso in due blocchi contrapposti che con osarono farsi la guerra perché le armi nucleari che i due schieramenti disponevano in gran quantità avrebbero distrutto il pianeta insieme all’avversario.

Questo succede evidentemente perchè non riescono ad metabolizzare il fatto di non essere più gli imperatori del mondo in ragione della loro superiorità non solo militare ma sopratutto finanziaria e tecnologica.

Gli Usa sono ancora la massima potenza militare anche se la Cina sta progressivamente recuperando terreno, ma hanno praticamente già perso la guerra nel campo delle tecnologie avanzate e questo per loro è indigeribile.

Da questa indigeribilità deriva una martellante e potente campagna mediatica per descrivere agli occhi del resto del mondo la Cina come una potenza pericolosa che vorrebbe dominare il mondo.

Ecco i libri come quelli di Pieranni sono utilissimi per capire per quanto possibile cos’è veramente la Cina di oggi e rendersi conto che quasi sempre è qualcosa di molto diverso da come ce la presenta la propaganda americana che riesce a influenzarci pesantemente senza che nemmeno riusciamo a rendercene conto.

Il mantra del discorso propagandistico ha buon gioco nel far partire qualsiasi discorso sulla Cina da una affermazione categorica che formalmente è corretta : la Cina non è una democrazia.

Attenzione però che si gioca largamente sull’equivoco perché se è vero che appunto formalmente la Cina non segue le regole della democrazia liberale rappresentativa occorre fare seguire all’affermazione di base un minimo di analisi.

Le turbe vocianti di fanatici sostenitori di Donald Trump guidati da un tizio addobbato alla Toro Seduto con corna al posto delle piume che assaltano e spogliano il Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio di questo 2021 sono la dimostrazione iconica di qualcosa di più di un malessere del quale soffre la democrazia americana.

Se poi aggiungiamo le denunce che un gruppo di giovani membri del Congresso dei quali la personalità più nota è Alexandra Ocasio Cortez fanno e documentano da tempo circa l’influenza sempre più soffocante che le lobbies finanziarie e industriali statunitensi esercitano sui rappresentanti del popolo americano per pagarsi leggi a loro favore vediamo che le condizioni di lavoro dell’organo simbolo e motore della democrazia americana è giunto a un punto di crisi piuttosto seria.

Terzo argomento : che vanno a votare in America sono sempre meno elettori al punto che viene da chiedersi quanto possano essere considerati rappresentativi gli eletti.

A questo punto prima di pontificare su chi è democratico e chi no diventa necessario non fermarsi alla forma e chiedersi invece quanto vasto è il consenso di chi governa, assumendo questo come un criterio probabilmente prioritario.

E allora seguiamo questo criterio anche per ragionare sulla democrazia o meno presente nel sistema cinese.

Ebbene sulla base anche solo dei libri redatti da sinologhi o da semplici giornalisti qualificati che abbiamo recensito in questo Blog, e sono un bel numero, non abbiamo trovato un solo lavoro che non dichiari in modo chiaro e non equivoco che l’attuale dirigenza cinese gode del più ampio favore di quell’immenso popolo di un miliardo e mezzo di persone.

Non nascondo il fatto che questa constatazione ci lascia abbastanza di stucco vivendo noi nell’ambito di una certa storia e di una certa cultura che per istinto siamo portati ad usare per decifrare il resto del mondo.

Ecco, per capire qualcosa della Cina bisogna necessariamente partire da qui : la Cina non è un monolite ma è diverse cose insieme, ma di sicuro è basata su una filosofia e una storia culturale parecchio diversa dai nostri riferimenti abituali.

Confucio e Lao Tze sono magari anche contemporanei dei nostri filosofi classici ma hanno prodotto linee di pensiero del tutto diverse.

Tanto per cominciare nessuno dei loro filosofi ha mai scritto un’opera intitolata alla metafisica per la semplice ragione che non credevano nella metafisica né in un Dio, con un significato come lo intendiamo noi.

La filosofia cinese è da sempre laica.

Solo questo cambia tutto.

Il nostro primato dell’individuo non ha posto nella scala dei valori cinese non perché la Cina non è retta da un sistema politico liberal rappresentativo, ma perché nella loro visione del mondo non esiste la priorità dell’individuo (mantra dell’ideologia liberal-liberista) che è invece sostituita da quella della società o meglio dell’armonia della società.

Non vado oltre ma invito il lettore a tenere ben presente questa diversa scala di valori per capire la Cina.

Il libro di Pieranni mette per ultimo il capitolo dedicato alla filosofia, forse non ne parla prima per non spaventare il lettore immagino, ma non tralascia affatto di chiarire che senza utilizzare questa diversa scala di valori è impossibile capire la Cina.

Come si diceva sopra il gusto della lettura di questo libro sta nel fatto che è in sostanza una raccolta di reportage e di impressioni acquisite sul campo ordinate però seguendo l’ordine tipico di chi parla della Cina e vuole fare acquisire al lettore le nozioni di base : meritocrazia, alto livello di pragmatismo, alto livello di sperimentazione, capacità di esprimere una visione condivisa che si concretizza in piani d’azione pluriennali articolati ma sempre aggiustabili, sistema politico che fa riferimento al partito unico, ma con una viva dialettica con le realtà locali dove sono presenti forme di democrazia, lotta continua alla corruzione.

Lo ribadisco, il punto di forza di questo libro è la narrazione costantemente sul campo che finisce per forza a sottolineare cosa è peculiarmente cinese.

Faccio un esempio forse banale ma significativo: è tutto da godere il capitoletto dove ci viene spiegato come chi cinese non è si trova fortemente in difficoltà quando gli capita di dover sedersi magari anche solo in un ristorante con commensali cinesi attorno ad un tavolo rotondo e si rende conto che esistono regole precise per sottolineare il “ranking sociale” delle singole persone che i Cinesi conoscono tutti ma che lui ignora completamente.





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