sabato 28 dicembre 2024

Alessandro Volpi : i padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia – Editori Laterza – recensione

 




L’autore insegna storia contemporanea all’Università di Pisa, ma si occupa da sempre di storia economica, con riferimento particolare agli aspetti finanziari ed infatti ha spesso affrontato nei suoi saggi il problema del debito pubblico.

Ha avuto esperienza politica ,come sindaco di Massa ,ed è fra i fondatori di “Altreconomia”, centro studi economici, di decisa impronta di sinistra come è ovvio, dato il suo titolo.

Il libro l’ho trovato di particolare interesse ,perché riesce a dare al lettore un’idea precisa di cosa significhi la finanziarizzazione dell’economia, in un saggio agile, ma abbastanza completo e documentato.

In un paese come il nostro, nel quale in campo finanziario prevale un generale analfabetismo, che sembra non impensierire nessuno, libri come questi sono di particolare valore.

Oh, lo dico subito, non pensiate che il tenore del titolo scelto dall’editore, che come tutti i titoli, per ragioni ovvie di mercato, tende a estremizzare le cose, presentandole come semi-apocalittiche ,rispecchi pienamente il contenuto del libro, che conduce invece un’onesta analisi della situazione, lasciando al lettore l’onere di farsi un’idea anche sui possibili rimedi.

Chi segue l’andamento dell’economia e della finanza ,anche solo per la semplice ragione, che terrebbe a non buttare nel cestino i propri risparmi, ha bisogno di sapere come girano le cose dell’economia e della finanza e, se possibile, chi c’è nella stanza dei bottoni, per valutarne l’attendibilità.

A queste esigenze il libro cerca di venire incontro.

Per farla breve, i nomi e cognomi di coloro che tirano i fili l’autore ce li dice, ma contemporaneamente ci racconta quanto sia complessa e contraddittoria la situazione.

Negli anni del boom italiano erano diventate famose “le sette sorelle” del petrolio, oggi è cambiato tutto e il mondo della finanza è nelle mani delle magnifiche società di gestione patrimoniale ,che ragionano e lavorano, usando come unità di misura i “trilioni” cioè le migliaia di miliardi : Black Rock;Vanguard;State Street; Fidelity;JP Morgan;Allianz;Capital;Goldman Sachs; Amundi;Ubs etc.

E’ finito il tempo delle grandi compagnie energetiche e manifatturiere a cominciare dall’automotive.

Adesso ,se andate a vedere lo Standard Poor 500, cioè l’indice di borsa azionario più grande al mondo, vi trovate ai primi posti, come è noto, le “magnifiche sette” della tecnologia : Apple;Amazon;Alphabet;Meta;Microsoft;Nvidia;Tesla, che ,da sole ,rappresentano il 30% appunto dello S&P 500.

E allora, come fanno i pochi colossi delle gestioni patrimoniali ,ad essere definiti “i padroni del mondo”?

La ragione è che costoro detengono, se non proprio i pacchetti di azioni di riferimento di quelle aziende, ne detengono però abbastanza ,da essere determinanti nei loro consigli di amministrazione, anche perché, avendo partecipazioni incrociate fra di loro, in pratica ,aumentano ulteriormente il loro peso.

Beh, situazioni di particolare peso ci sono sempre state, cosa c’è di nuovo nella situazione di oggi?

C’è il fatto del gigantismo della posizione dominante dei colossi dei gestori, al punto che la scala gerarchica dei poteri ,che ognuno di noi ha in testa ,sembra essere sul punto di crollare.

Proprio oggi, ho visto una vignetta che mostrava un Trump ,in uniforme da cameriere, che serviva al tavolo Elon Musk ,e la cosa, quasi nemmeno mi faceva ridere, dato che sembrava ormai verosimile.

Ecco questo è il problema, se i padroni possono diventare loro, gli oligarchi della tecnologia e delle gestioni finanziarie, la democrazia non avrebbe più spazio, e questo, non credo che ci vada bene.

Ma c’è dell’altro.

Per esempio ,il meccanismo instaurato dai grandi gestori, privilegia in modo assoluto la creazione continua di ricavi, per generare dividendi a favore degli azionisti.

Va bene, può dire qualcuno, ma che novità è questa, nel regime capitalista o un’azienda fa utile o chiude.

Ok, ma andiamo un filino più a fondo, qui non si parla di fare utile, ma di subordinare tutto, compreso il meccanismo del mercato, al raggiungimento dell’utile, anche se questo può essere raggiunto licenziando o pagando in modo insufficiente il lavoro, oppure senza lasciare quote sufficienti per innovazione e investimenti, o senza preoccuparsi minimamente di fare debito eccessivo,non parliamo poi del rispetto dell’ambiente e del costo dei servizi.

Fatto sta che sembra che sia stato instaurato dai magnifici grandi gestori un meccanismo a spese dello stato sociale cioè del wellfare per consentire di fare profitti alla sanità privata unitamente alle assicurazioni, con una spinta alla privatizzazione di tutto.

Se dobbiamo smantellare lo stato sociale, è ovvio che a gran parte di noi questo non sta bene.

Un ulteriore punto critico, per il quale il potere politico sembra non avere alcuna capacità di interdizione è questo : ma costoro,cioè i nuovi paperoni, almeno le tasse le pagano?

Pare che in realtà mentre noi,se ci identifichiamo con il ceto medio, paghiamo fra il 20 e il 30%, loro paghino mediamente dieci volte meno cioè il 3%.

Ci va bene pagare anche per loro? Probabilmente no.

Oddio! Arrivati a questo punto cerchiamo di vedere se c’è ,anche in questo campo, la famosa altra faccia della medaglia.

In parte c’è, nel senso, che se il rincorrere anche smodato del profitto crea dividendi questi non vanno a finire solo nelle loro tasche ma anche nelle nostre,ovviamente se possediamo quote dei loro strumenti finanziari e questo non credo ci faccia schifo.

Poi se la logica è quella di fare assolutamente utili, questo è anche un meccanismo che spinge le aziende a conseguire il massimo dell’efficienza e anche questo è un elemento positivo.

Ecco a questo punto, ognuno di noi dovrà fare mentalmente un bilancio, basato sul sano principio dell’analisi costi-benefici.

Siamo disposti a sacrificare sull’altare del dividendo, il più elevato possibile, tutti gli aspetti negativi sopra accennati ?

E poi facciamoci pure la domanda del diavolo : ma siamo sicuri che puntare a guadagnare sempre, basato sul presupposto che la crescita dell’economia debba essere eterna , non sia un miraggio senza basi reali ?









lunedì 23 dicembre 2024

Cecilia Sala : L’incendio Reportage su una generazione tra Iran Ucraina e Afganistan - Mondadori edizioni – recensione

 




Ho letto questo libro dopo aver visto la sua presentazione da parte dell’autrice (insieme ad Alessandro Aresu ) su Youtube, e ,lo confesso, ero più attirato dalla garanzia che mi dava il ben noto analista geopolitico che non l’autrice, che non conoscevo, se non dalle brevi note che mi apparivano su Instagram dal suo podcast Stories di Chora News.

Quando ho visto poi che scrive sul Foglio, che non rappresenta proprio il mio riferimento preferito, nicchiavo ancora di più.

La faccio breve, temevo di dovermi aspettare un libro costruito col solito assemblamento di reportage sulle “rivoluzioni colorate” ,in salsa più o meno ultra-atlantista ,come vuole il main -stream dei media nostrani e purtroppo anche non nostrani.

I lettori che hanno avuto la pazienza di seguire le decine di recensioni che ho fatto ormai da anni dei saggi degli analisti geopolitici, che provengano dalla scuola di Limes o da quella di Domino, sanno in quale basso conto siano tenute ,da questa scuola di pensiero, le “rivoluzioni colorate”, che ,anche analizzandole con criteri banali, se tutte ,politicamente, sono finite nel nulla, qualche ragione ci sarà, per dubitare sulla loro consistenza.

Letto il libro però, devo dire, che mi sono ricreduto per la gran parte.

Ho molto apprezzato l’abilità dell’autrice nello sforzo di presentare non solo la parte che lei ,come noi, sapeva destinata a raccogliere il culmine di interesse nei lettori ,cioè l’obbligo dell’ hijab o addirittura del burka ,per la popolazione femminile dell’Iran e dell’Afganistan ,ma inserendo questo problema in un contesto più vasto e in certi casi, molto più vasto, che ne riduce il peso specifico.

Bisogna riconosce che ci vuole coraggio a presentare i propri reportage in contesti di analisi più ampi del problema delle donne perseguitate dalla “polizia morale per favorire la virtù e contrastare il vizio”, quando i lettori si sa che sono stati abituati da anni di informazione approssimativa e ideologicamente a senso unico a vedere solo quella parte del problema.

Cecilia Sala non lo dice, ma fa ricorso più volte ai parametri di analisi tipici della geopolitica, fondati sullo studio dei movimenti di fondo delle culture e delle spiritualità dei popoli, che vanno molto oltre all’immagine che ci da la nostra lente di lettura, basata sulla classificazione : democrazia e quindi buoni, autocrazia e quindi cattivi.

Questi parametri sono eticamente corretti per carità, ma sono di matrice solo occidentale e quindi ci portano a equivocare spesso completamente il punto di vista del “Sud del mondo” o dei “Brics allargati” ,che per tanto che la cosa non ci piaccia o ci spaventi, costituisco la stragrande maggioranza del mondo.

Questo sud del mondo mira a recuperare le proprie posizione di “grandezza” ,rinchiuse nella loro storia e non mira affatto a copiare i nostri modi di vita ,le nostre culture, e i nostri assetti politici.

Questa è la filosofia della geopolitica ,che nel libro della Sala costituisce l’ispirazione della parte più corposa e riuscita, che a mio parere è quella dedicata all’Iran, ma che non viene mai teorizzata in modo esplicito ,come è logico che sia, dato, che l’autrice è una giornalista e non un analista di geopolitica.

Ho voluto mettere il dito su questo fatto, per dimostrare che per acquisire questo metro di giudizio, l’autrice deve aver studiato seriamente, diversamente, non sarebbe riuscita ad arrivare alla profondità di giudizio che emerge in gran parte del libro.

Accenno solo ad alcune situazioni che emergono dalla lettura.

Per carità, non mancano racconti delle “rivoluzioni” ,che coraggiosamente le donne iraniane hanno messo in atto, rischiando tantissimo e ci mancherebbe.

Ma da li si va oltre e nel caso dell’Iran molto oltre, perché è sicuramente una enorme sorpresa per i lettori italiano apprendere da questo libro, per esempio, che il peso delle donne in Iran è in diversi campi molto più corposo e pesante di quello delle donne nel nostro paese.

I numeri cantano, e sono quelli riferiti alle donne iraniane ingegnere, medico, informatico, matematiche,fisiche nucleari e spaziali eccetera eccetera.

E’ una contraddizione evidente, ma se ignoriamo questa realtà,non siamo in grado di capire il senso delle cose.

E’ una contraddizione senza dubbio che gli uomini col turbante, sul lavoro ,debbano essere molto cortesi con lo staff femminile di qualsiasi istituzione, se non di dover molto spesso digerire il, fatto di esserne dipendenti, quando poi, fuori dall’ufficio, le medesime dirigenti si trovano a precipitare al rispetto di usanze da medioevo , studiate per indicare una subordinazione al genere maschile. ma questo non toglie il fatto che sul lavoro la situazione è capovolta.

Ed anzi, la contraddizione è così assurda, da far ritenere verosimile il fatto che quel regime abbia i giorni contati, ma non per sostituirlo con un regime all’occidentale, perché pare che il fascino del glorioso passato dell’impero persiano abbia più attrazione sulla gioventù iraniana che non il nostro modo di vita occidentale.

Pare proprio che preferiscano Ciro il Grande a Voltaire e Montesquieu e peggio che peggio se conditi in salsa americana.

Nei due altri capitoli sull’Ucraina e sull’Afganistan ,l’analsi mi sembra meno profonda, ma non viene meno ugualmente l’interesse per i casi umani raccontati.







lunedì 9 dicembre 2024

Alessandro Aresu : Geopolitica dell’intelligenza artificiale -Feltrinelli Editore - recensione

 




Non posso nascondere che trovandomi di fronte a un volume di 555 pagine e per di più su un argomento altamente tecnico, pensavo che affrontarne la letture mi avrebbe messo in difficoltà e avrebbe richiesto grande pazienza e fatica, ma sinceramente non è stato così.

Per grande merito dell’autore, che è incredibilmente giovane, per essere così colto e capace di gestire da esperto un tale argomento.

Non finirò mai di stupirmi di come Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes ,sia riuscito a mettere insieme un team di analisti di livello incredibilmente elevato, tale comunque e devo dire anche purtroppo, ha semplicemente oscurare l’accademia, le università e le facoltà di scienze politiche, rimaste a lavorare con ferri vecchi e teorie inutili per decifrare il mondo di oggi.

Ma per fortuna gli Aresu ci sono.

La lettura di questo libro ,è ovvio, richiede un certo impegno, ma è resa agevole ed attraente dalla capacità dell’autore di introdurre le varie acquisizioni dell’AI ,entrando anche nella vita privata delle singolari figure delle menti geniali, che l’hanno inventata e costruita passo passo.

Credo che questo approccio sia la via giusta per umanizzare questa tecnologia, che non pochi hanno definito come fonte per varcare la soglia del “transumanesimo”.

Altri sono arrivati adirittura alla più che discutibile conclusione ,che il futuro prossimo vedrà l’uomo nelle condizioni del cagnolino, tenuto al guinzaglio dal robot guidato dall’AI ,arrivata a superare le facoltà umane in tutti i campi, compreso quello della coscienza.

Aresu ci guida per la lunga via percorsa dall’AI per arrivare allo sviluppo impressionante al quale oggi assistiamo, via tortuosa e accidentata, come è sempre capitato per raggiungere nuove acquisizioni tecnologiche, ma tenendo bene i piedi per terra.

Forse questa sua capacità di relativizzare e umanizzare questa potentissima tecnologia, temuta da molti, è il fatto da lui citato con orgoglio, di essere allievo del filosofo Massimo Cacciari.

Non è un caso.

Solo l’uso della filosofia può addomesticare lo strapotere della tecnica.

Ma leggetelo questo libro e vi troverete per qualche giorno in compagnia di portentose menti elette : del famosissimo “uomo col giubbotto di pelle” Jensen Huang, il mitico fondatore di Nvidia; Morris Chang fondatore di TSMC; Bill Dally altra mente eccelsa e numero due di Nvidia; Peter Thiel fondatore di Pay Pal gestore di ventur capital fondamentali; Ilya Sutskever, co fondatore e Chief Scientist di Open AI; Shane Legg,cofondatore di Deep Mind ora di Google e l’incredibile ruolo di primo piano di Angelo Dalle Molle, che dopo aver inventato il Cynar, si proprio quello “contro il logorio della vita moderna”, con la Fondazione che porta il suo nome a Lugano crea una delle prime fucine di studio dell’AI; e alcuni altri.


mercoledì 13 novembre 2024

Dario Fabbri : Sotto la pelle del mondo – Editore Feltrinelli – recensione

 





Dario Fabbri è ora uno dei più noti analisti geopolitici, ma chiaramente tiene molto alla sua privacy tanto che non è affatto semplice reperire sul web notizie relative alla sua biografia, se non riguardo strettamente alla sola vita professionale.

Direi che deve gran parte della sua reputazione al fatto di essere professionalmente cresciuto nella Rivista Limes ,della quale è stato direttore scientifico per anni ed ha partecipato alla fondazione della scuola di Limes.

Poi ha avuto la fortuna di incontrare ed entrare in sintonia con Enrico Mentana,partecipando alla formazione dei formidabili servizi ,che la 7 ha dedicato alla guerra d’Ucraina ,di ben altro livello e interesse ,rispetto ai soliti sonnacchiosi e conformisti commenti dei media nostrani.

Riconosciuta la stoffa professionale di Fabbri, Mentana gli ha dato la opportunità di cofondare con lui, la rivista di geopoltica Domino, che è stata subito un successo, poche pagine a confronto dei fascicoli di 300 pagine di Limes, ma quanto basta per documentare un pubblico anche di non specialisti.

Dopo averlo letto e ascoltato più volte nelle sue apparizioni televisive, non riesco ancora a non stupirmi dello stile veramente singolare di Dario Fabbri, giovane, ma con un bagaglio di preparazione, che non riesce a nascondere, usando un eloquio, forse esageratamente più colto dei colleghi ,che gli fa rischiare di fare la parte antipatica del primo della classe..

Sono sempre ammaliato dal modo di presentarsi di Lucio Caracciolo, che gli è stato maestro nei suoi anni con Limes , ma certo Fabbri spesso lo supera riuscendo a concentrare in poche pagine il succo della geopolitica. La geopolitica ha un approccio alla politica internazionale profondamente innovativo e contro-intuitivo rispetto al modo ideologico e formalistico-legalistico, proprio dell’impostazione accademica della materia. Cioè ,in parole povere ,chiunque voglie esprimere un qualunque ponto di vista sulla guerra in Ucraina,deve premettere la giaculatoria : La Russia è l’invasore e quindi rappresenta la parte del cattivo, mentre l’Ucraina è l’invaso e quindi rappresenta la parte del buono. Siamo sicuri che questo sia l’unico parametro di riferimento percorribile per capirci qualcosa del conflitto in atto? Ebbene, la geopolitica dice nettamente di no, senza temere di fare affermazioni quasi sempre contro- corrente, tanto contro corrente, da apparire spesso provocatorie, e comunque, sempre del tutto politicamente-scorrette. Ma del pensiero considerato unico e mainstream, la geopolitica se la ride. Il geopolitico Fabbri è convinto che la perdurante impostazione delle discipline accademiche di scienze politiche è costruita su schemi ideologici, applicati in qualsiasi contesto, senza rendersi conto, che gli schemi sono frutto di ideologie esclusivamente occidentali, spacciate erroneamente per universali (vedi diritti umani;diritto internazionale che è diritto del vincitore della guerra monduale, che mondiale non è stata ;con piglio colonial-razzista, in senso culturale. Lontani da una sistematica analisi storica, affiancata da antropologia e psicologia. E dallo studio delle etnie ,si direbbe ,cioè di quell’oscuro mondo, che ,per intendersi, potrebbe definirsi come psiche collettiva, e questa è la ragione per la quale lo stesso Fabbri ha dedicato il suo libro principale appunto alla “geopolitica umana”, per sottolineare che la politica internazionale, le guerre etc sono fatte da uomini, non sono astrazioni o costruzioni ideologiche. Ed allora ecco che la realtà, non viene più descritta visionandola e classificandola , dietro a lenti colorate, che la definiscono sulla base di severe, ma posticce classifiche, a base di democrazia formale e diritti umani (declinati alla occidentale). Ma rimane la risultante dell’applicazione della politica di potenza delle nazioni egemoni (che la geopolitica non si vergogna affatto di chiamare col loro nome che, è ,come era : “imperi” ). C’è una differenza pratica, di non poco conta ,fra il cercare di interpretare le guerre con i paramentri correnti del pensiero unico ideologico-legalista ,o invece ,con le coordinate della geopolitica, ed è che nel secondo caso si intravedono le linee di fondo, alla base dei movimenti in corso, mentre nel primo caso ,si finisce per cercare di spiegare quanto avviene, con affermazioni, che risultano apertamente imbarazzanti, per la loro puerilità, come : la guerra d’Ucraina è scoppiata perché la Russia è governata da un autocrate pazzo. In questo libro Fabbri applica i parametri della geopolitica umana, che ho cercato di spiegare sopra ad alcuni dei casi internazionali più complessi del momento. Crisi del sentimento messianico che era alla base dell’imper americano e farsi avanti dei paesi, che hanno cominciato a contestare la supremazia americana, chiamiamoli Briks o Sud del mondo come si dice comunemente oggi. Contestatori ,che aspirano a diventare loro nuovi coegemoni mondiali come la Cina e la Russia oppure egemoni regionali come Turchia, Iran, Israele,India,Messico.

Ma lasciamo che sia Fabbri a parlare, invito quindi alla lettura del libro, vedrete che non rimarrete delusi.






sabato 9 novembre 2024

Federico Rampini : Grazie Occidente. Tutto il bene che abbiamo fatto – Mondadori Editore – recensione

 





Di solito inizio le recensioni presentando i tratti essenziali dell’autore.

Ma nel caso di Rampini ,immagino che il personaggio sia talmente noto dal rendere del tutto superfluo cercare di descriverne la biografia.

In una recente intervista, l’autore a una domanda precisa del conduttore che lo invitava a definirsi nel ruolo professionale, che ritieneva più consono alla realtà, rispose dicendo che in questo momento della sua vita si sente più scrittore che altro.

E in effetti la sua produzione come saggista è piuttosto ampia.

In particolare ,questo ultimo libro non può non essere visto come il seguito logico del precedente : “Suicidio occidentale” uscito nel 2022.

Per i lettori che volessero richiamarlo alla memoria, metto di seguito il link relativo alla recensione che gli avevo dedicato https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/2024/03/federico-rampini-suicidio-occidentale.html.

Altri autori si erano cimentati sull’argomento, che per la verità aveva visto l’impegno sopratutto di analisti di geopolitica, come del resto è ovvio che sia.

Rampini non nasconde con orgoglio di ritenersi particolarmente qualificato a parlare di America (più di tanti suoi colleghi) dal fatto di essere anche cittadino americano da lunghi anni e di essere vissuto prevalentemente in quel paese dalla sua età adulta in poi, salvo la parentesi cinese (di ben quattro anni).

Come dire che lui parla di cose che ha viste e vissute in diretta.

Sinceramente non è poco.

Per contestualizzare queste poche righe, ricordo al lettore che sto scrivendo due giorni dopo alla schiacciante vittoria elettorale di Donald Trump come 47 presidente degli Usa.

Sento la necessità di farlo, perché non dubito che se un lettore vuole capire a fondo perché questo avvenimento è successo ed in quella misura, non c’è dubbio che ha trovato il libro che gli fornisce le risposte ,che vanno più nel profondo dello spirito americano contemporaneo.

Credo che, come lettori ,dobbiamo molto all’onestà intellettuale di Rampini ,se appena conosciamo la sua storia, diciamo politica.

Aderente al Pci di Berlinguer ,da giovane ,ha sempre conservato una sua naturale inclinazione verso l’indirizzo progressista e quindi, diciamolo pure ,in america ha sempre votato democratico.

Ma la sua inclinazione politica non gli ha impedito di scrivere questi ultimi due saggi sull’America nei quali fa letteralmente a pezzi l’azione politica politica di fondo del partito democratico americano in questi ultimi anni.

A cominciare dalle follie delle amministrazioni delle megalopoli più rappresentative delle due coste (New York , San Francisco e Los Angeles) rette da una casta di integralisti ideologici, prigionieri di un fondamentalismo, che li ha fatti allontanare progressivamente dalla cognizione della realtà.

Tanto per fare un esempio, il movimento “Black live matter”, nato per una sacriosanta reazione al razzismo inumano di un poliziotto, si è trasformato nella folle politica del “defund the police”, che ha portato la criminalità in quelle metropoli a livelli inconcepibili.

Cocì come la dottrina “verde” declinata a livello talebano, che in nome del principio di per sé sacrosanto del “basta cementificazione” ,ha bloccato in modo assoluto la costruzione di nuove abitazioni popolari, con il risultato che le strade ,comprese quelle turisticamente più famose e presigiose, si sono riempite di “homless” che se ne sentono padroni al punto ,riportano le cronache ,di defecare in pubblico.

Le medesime politiche hanno creato una tale carenza di immobili sul mercato,tale da impedire, sopratutto ai giovani, di trovarsi una casa, anche solo in affitto ,dato che i prezzi ,seguendo la più elementare legge del mercato, sono diventati folli.

Andiamo ancora peggio se volgiamo lo sguardo all’educazione.

Nelle prestigiose università dell’Ivy League dove si accede per la modica cifra minimo di 70.000 $ l’anno, la classe accademica si impone da anni una autocensura indecorosa, che le impone di seguire rigorosamente i precetti del movimento Woke, con annesse conseguenze della “cancel culture” ,che ha imposto l’abbattimento delle statue di qualsiasi personaggio, padri della patria inclusi, che avesse dato ,ai suoi tempi, segno di un pensiero non contrario alla schiavitù ed al razzismo, in barba al principio più ovvio dell’approccio alla storia, che vuole la contestualizzazine di qualsiasi evento o personaggio.

Rampini sottolinea giustamente l’autentica follia che impedisce tuttora a un docente di quelle università di nominare Platone, perché ritenuto reo di razzismo.

Ma sopratutto Rampini insiste nel puntare il dito contro l’atteggiamento dogmatico e oscurantistico dell’èlite democratica ,che ha imposto e impone il pregiudizio, che pretende in qualsasi posizione o analisi di ispirarsi a questa premessa : noi occidentali siamo colpevoli di avere commesso in passato peccati imperdonabili di razzismo, schiavismo, colonialismo materiale e culturale ,e quindi non siamo affatto coloro che hanno aumentato il livello di vita materiale né il progresso del mondo.

Per questa ragione dobbiamo espiare i nostri peccati storici confessandoci che le altre civiltà sono migliori della nostra e che noi siamo destinati a ruoli gregari.

E quindi nei rapporti con altre etnie, dobbiamo porci come un inferiore si pone davanti a un superiore e dobbiamo stare ben attenti a non assumere atteggiamenti ,che potrebbero essere interpretati come offensivi da etnie diverse dalla nostra.

Attenzone, questa non è teoria:

Si pensi ad esempio che questi pregiudizi hanno spinto le medesime elites democratiche a imporre al NY Police Department, famosissimo nelle serie televisive, di distogliere lo sguardo da violazioni della legge ,se i “perpetrator” erano black people o latinos.

Conseguenza ovvia di queste direttive è stato il fatto che intieri quartieri sono finiti nella disponibilità delle bande di giovanissimi, intoccabili perché etnicamente non bianchi.

L’autore in questo libro in particolare ha il merito sacrosanto di avere confutato frontalmente la filosofia che sta a base di questa degenerazione culturale delle èlite democratiche americane, documentando con citazioni di saggi di autori di comprovata competenza, che è vero esattamente il contrario.

Cioè che non basta qualificare le follie sopra elencate come semplici esagerazioni, perché è possibilissimo dimostrare che è vero il contrario.

E cioè che è innegabile il merito dell’Occidente di avere portato il progresso scientifico e tecnico ai massimi livelli e di avere e il merito di non essersi chiuso in una campana di vetro, ma di avere diffuso quel progresso con la globalizzazione in tutto il mondo.

Se i paesi emergenti hanno quasi vinto la battaglia contro la fame, endemica da secoli, è per merito dell’acquisizione delle tecniche agricole sperimentate e applicate prima in Occidente.

La Cina addirittura questa battaglia l’ha vinta, ma nessuno di questi popoli avrebbe conseguito questi risultati senza “copiare” dall’Occidente.

Non parliamo della farmaceutica e della medicina, perché in questi campi la cosa è del tutto evidente.

Quanto a schiavitù, razzismo e colonialismo è bene dare a ognuno quello che si porta sulle spalle, ricorda Rampini.

Infatti queste qualità negative non sono affatto prerogativa particolare dell’Occidente.

Gli schiavisti delle piantagioni si cotone, per esempio, si sono sempre avvalsi degli immondi servizi dei mercanti sopratutto arabi, che ne anno obiettivamente la primazia.

E gli imperi vengono dalla notte dei tempi ,non sono certo stati inventati dall’Occidente.

Ecco ,ho riportato solo un breve florilegio, ma il libro di Rampini è ben più completo e sopratutto documentato.

Ribadisco quindi che se qualcuno ancora non riesce a capacitarsi del perché una forte maggioranza di americani ha votato per il perlomeno “caratteriale” Donald Trump , qualche ragione ce l’aveva proprio.


venerdì 25 ottobre 2024

Fabrizio Maronta Deglobalizzazione Se il tramonto dell’America lascia il mondo senza centro Editore Hoepli – recensione


 



L’autore è responsabile delle relazioni internazionali di Limes e quindi ,fra gli analisti della rivista, ricopre un ruolo di primo piano.

Il fatto poi che, non ostante la giovane età, abbia insegnato geografia politica all’Univerità Roma 3, ne mette in evidenza la specifica preparazione geopolitica.

Ciliegina sulla torta, ha insegnato anche relazioni internazionali alla scuola sottuficiali dell’Esercito a Viterbo.

Fra il 2007 e 2013 ha collaborato col Ministero dell’Economia, per definire la posizione italiana nei negoziati dell’UE e ha curato la voce “neoliberismo” per l’Enciclopedia Treccani.

Detto questo è opportuno precisare il fatto che Maronta ha sviluppato una particolare attenzione alla situazione dell’America.

Nel libro si dice che l’America è e rimane la prima superpotenza militare, con le sue sette flotte, che grantiscono la persistenza dell’egemonia americana in qualsiasi angolo del mondo.

Sul piano dell’economia, le dimensioni e la salute dell’economia americana sono del tutto evidenti, basti pensare all’andamento dell’indice azionario più significativo il S&P 500, che sta battendo ogni record, anche nella durata della “fase toro”.

Quindi primato militare, primato economico e non ultimo in ordine di importanza, primato culturale.

Tutto il mondo ha imitato l’America.

E allora cosa c’è che non va ?

Non va il fatto che gran parte degli americani non credono più nell’America, nel sogno americano, nella capacità del loro paese di continuare a essere quello che le generazioni precedenti non dubitavano (arrogantemente) di credere il migliore del mondo, e quindi, quello che aveva ricevuto da dio la missione messianoca di diffondere la propria civiltà superiore per tutto l’orbe.

Maronta, come gli altri analisti che seguono le vicende americane, non nasconde quanto siano scioccanti alcuni dati, spaventoamente negativi.

Basti segnalarne un : in un anno in America muoiono 170.000 persone a causa dell’uso di farmaci antidolorifici fortissimi, come il fentanyl, assunti come droga (che da una fortissima assuefazione).

Per comprenderne la portata, si pensi ,che stiamo parlando di un numero pari a quello che si ottiene sommando i caduti, che le fonti indipendenti ,hanno contato nella guerra in Ucraina sommando sia quelli di parte Ucraina che quelli di parte Russa.

E’ una cifra assolutamente enorme, che da sola rappresenta il sintomo di un malessere fuori controllo.

Si arriva a questi eccessi, quando non si riesce a superare l’umiliazione per esempio di non potersi comprare una casa, di dovere fare contemporaneamente più mestieri, per sbarcare il lunario, causa inflazione.

Problemi che non hanno avuto le generazioni precedenti.

Ai problemi quotidiani sopra elencati si sommano poi altre constatazioni tutt’altro che piacevoli, come la condizione preoccupante di decadimento delle infrastrutture pubbliche.

Le strade centrali delle metropoli occupate da homless in misura assurda.

Il diagare della criminalità.

Lo scadere del livello della scuola.

La radicalizzazione delle contrapposizioni e delle differenze fra i gruppi sociali e peggio ancora degli schieramenti politici, al limite della guerra civile.

Un America arrabbiata col mondo, ma anche con sé stessa , che ha identificato “il nemico” che la insidia nella Cina.

Se le cose stanno così, allora viene da dire l’America rischia di disintegrarsi, ma cosa c’entra la globalizzazione, che dà il titolo al libro, perché dovrebbe andare in crisi anche la globalizzazione che è un fenomeno di dimensioni mondiali?

Perchè la globalizzzione, nella realtà, è sinonimo di egemonia amaricana, egemonia che è diventata assoluta ,dopo la caduta del comunismo che ha da dato all’America la conduzione di un mondo unipolare, mentre nei decenni precedenti ,era almeno bipolare.

Gli americani pensano : la Cina ci sfida militarmente, la Cina rovina la nostra posizione economica perché facendo dumping, ci obbliga a mettere dazi e ci fa aumentare il costo della vita.

Abbiamo sbagliato a diventare troppo interdipendenti con la Cina e oggi sgangiarci (decoupling) risulta difficile.

Ci avevano raccontato ,che avremmo potuto aumentare la nostra ricchezza ,rimanendo senza industria, quando abbiamo lasciato che la Cina diventasse la fabbrica del mondo.

Abbiamo sbagliato.

Per di più, constatiamo che la deterrenza americana nel mondo non funziona più, vedi le sanzioni adottate contro la Russia, che due terzi dell’intiero mondo aggirano, disobbedendo così in modo plateale al volere dell’egemone o forse dell’ex egemone.

La Cina ha superato il Giappone nella produzione automobilistica e addirittura Byd ha superato Tesla nelle auto elettriche.

La Cina e’ la seconda economia del mondo, ma sta diventando la prima quanto a Pil.

Anche se come Pil pro - capite ha ancora parecchia strada da fare.

Adirittura, per numero di imbarcazioni, la marina cinese ha superato quella americana.

Ecco perché la globalizzazione, che si traduceva come egemonia mondiale americana, sta diventando deglobalizzazione.

Il libro di Maronta, che ho cercato di illustrare per sommi capi, è scritto bene ed è molto documentato.









sabato 12 ottobre 2024

Marzio Mian Volga Blues Viaggio nel cuore della Russia - Edizioni Gramma Feltrinelli - recensione

 



Dai vari siti che lo citano, ricavo le notizie essenzili sull’autore.

Marzio G.Mian è un giornalista ,che fa parte di The Arctic Times Project, organizzazione giornalistica non profit ,che indaga sulle conseguenze della crisi climatica nell’Artico.

Ha realizzato incheste e reportage in più di 50 paesi.

E’anche autore di teatro.

E’ stato per 7 anni vice-direttore di Io Donna del Corriere della Sera, collabora con Internazionale,il Giornale,GQ Italia,Rai Sky Italia.

Giornalista e inviato in mezzo mondo, ha sviluppato un interesse particolare a cercare di capire il punto dei vista dei russi.

E’ da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, che gli analsiti di geopolitica non sanno più a che santo votarsi, per farci capire ,che i rapporti internazionali e le guerre in paritcolare sono molto più complicate di come appaiono e che quindi l’equazione di ferro, adottata con incredibile unanime conformismo dai nostri media :,Russia invasore = cattivo/Ucraina invaso = buono ,non è semplificabile alla stregua del darby Milan-Inter, ma che va almeno contestualizzata nella storia recente.

Quindi bisogna tener conto che quando è in corso una guerra, le cronche che provengono dai paesi in guerra e loro alleati ,non sono notizie vere, ma pura propaganda.

E che per capirci veramente qualcosa ,occorre sempre partire dal cercare di afferrare il punto di vista di tutti e due i contendenti, tutti e due, non solo di quello, che ci è più simpatico o più vicino.

In parole un po più prosaiche, occorre cercare di capire l’”anima” dei paesi in guerra.

Per cercare di capire l’anima della Russia, Mian ha intrapreso un viaggio per i 3.800 kilometri ,che occorre farsi, per seguire tutto il corso del Volga, il maggior fiume della Russia e di Europa, dal Baltico al Caspio.

Ne è venuto fuori un brillante reportage ,che è risultato qualcosa di molto più di un semplice reportage, perché le descrizioni pur brillanti di alcuni luoghi simbolo di questo paese, come Stalingrado oggi Volgograd, o Astrakan, e sopratutto le interviste ai personaggi russi più disparati, o dai puntuali richiami alla storia del paese ,ne esce fuori davvero uno dei migliori tentativi di penetrare l’anima della Russia.

Confessiamocelo, noi ,di nostra iniziativa “di pancia”, subito ben corroborata del resto ,a nostra parziale discolpa, dai commenti tutt’altro che approfonditi o originali dei media, abbiamo battezzato e banalizzato questa guerra con la presente brillante pensata : una mattina Putin, autcrate completamente fuori di testa ha deciso di invadere l’Ucraina e l’ha fatto,

Di conseguenza ,attenzione!, perché oggi è toccata agli ucraini ,ma domani potrebbe toccare a noi.

Perchè mi son permesso di fare l’affermazione, sommamente divisiva ,riportata sopra ?

Prima di tutto perché mi risulta ,che rappresenti il modo di pensare più diffuso sull’argomento, e poi perché questo libro sembra scritto apposta, per sostenere il punto di vista dei già citati analisti di geopolitica, che ripetono ,se pure con non molto successo : fate attenzione, la figura dell’uomo solo al comando, oggi battezzato autocrate, non esiste e nella storia, non è mai esistita.

Perché anche i più cupi e screditati autocrati o dittatori della storia ,rimanevano al potere solo ed esclusivamente, fin quando li sorreggeva il consenso di fondo dei loro popoli ,conforme a linee guida di lungo o lunghissimo corso, impresse nella loro storia culturale, se non adirittura ancestrale.

Ecco allora l’estrema utilità di cercare di capire l’anima della Russia.

Per poi scoprire, inevitabilmente ,che l’autocrate del momento, non fa altro che cecare di uniformarsi al modo di sentire del suo popolo.

I russi possono o non possono riuscirci simpatici, vicini o lontani, ma la pensano in modo molto, ma molto diverso da noi.

Attenzione, perché è qui che si gioca il confine fra guerra e pace.

Nell’analizzare il senso di quel “diverso”.

Se ci riteniamo tutti nel nostro Occidente figli della filosofia dei Lumi, dovremmo per coerenza essere abituati ad applicare il valore della tolleranza a ciò che è diverso : allora è pace.

Se, invece, ciò che è diverso, lo definiamo imediatamente inferiore : allora è guerra.

Dobbiamo sempre scegliere fra Immanuel Kant e Friedrich Nietzche.

Fra uomo razionale, che ha posto la sua dignità nell’etica ,oppure nel superuomo, che ritiene che la sua dignita risieda unicamente nella potenza.

Il fatto che siamo diversi ,non significa affatto che siamo superiori ,e che i Russi ,per divenire nostri amici, debbano adottare il nostro modo di pensare, la nostra visione del mondo, che sarebbe la migliore , la più elevata e quindi quella da imporre al resto del mondo.

Non funziona così.

I Russi possono sembrarci arcaici o medioevali, nel loro attaccamento alla tradizione ortodossa ed all’idea imperiale, ma questi sono i russi e non altro.

Non sono proprio aspiranti occidentali anche se bevono Coca Cola, mangiano amburgher Mec Donald e aspirerebbero a possedere un Iphon.

Naturalmente usando ingegnose manovre per aggirare le pesanti e onnipresenti sanzioni americane, ben descritte nel libro, che andrebbe letto anche solo per questa parte.

Mian ha il grande merito, innazi tutto, di avere cercato con grande onestà intellettuale di “fotografare” quella, che ,nel suo reportage ,si veniva rivelando come l’anima profonda della russia ,poi, pur non essendo ,né volendo essere, un analista geopolitico, di cercare di capire il fondamento almeno di qualcuno, dei punti fissi della visione del mondo dei russi.

Ne accenno uno : l’atavica aspirazione all’impero.

Forse ,quello che più risulta indigesto, al nostro modo di pensare.

Ma proviamo a uscire dalle semplificazioni, alle quali ci ha abituato lo studio sbrigativo della storia, che ci hanno appioppato i programmi ministeriali.

Secondo i manuali le due guerre mondiali ci avrebbero liberato dagli imperi, istituzioni superate, basate sulla sola forza e oggi improponibili.

Attenzione però.

Ragioniamo contestualizzando.

Gli imperi sono stati, non il risultato di deliranti sogni di potenza, di qualche stravagante personaggio storico, ma niente altro che l’inevitabile soluzione, da adottare, da parte di paesi che si ritrovavano a governare su territori particolarmente vasti e sopratutto su popoli poco omogenei ,divisi da lingue,religioni e sopratutto etnie ,molto diverse fra di loro e quindi difficili da tenere insieme.

La Russia, guarda caso, è il paese territorialmente più grande del mondo.

Diviso in 85 entità federali, assimilabili alle nostre regioni.

Non parliamo di lingue,religioni ed etnie.

Come si fa a tenerlo insieme un paese del genere, senza ricorrere al concetto di impero?

Non che per l’America, tanto per dire, il discorso si sviluppi in modo diverso.

Non siamo abituati a ragionare in questo modo, ma è proprio per questo che servono libri come questo.


venerdì 27 settembre 2024

Elisabeth Kuebler Ross La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte - Editore Armenia -recensione

 




Posso dire, senza rischiare di apparire presuntuoso ,che penso di potere definirmi un lettore accanito, praticamente da sempre.

Dico questo, per confessare ,che questo è il libro che mi è costato più fatica “psichica” per arrivare all’ultima pagina.

Confesso ancora che ,addirittura, probabilmente per la prima violta in vita mia ,ho dovuto impormi di smettere di leggerlo, perché la lettura mi trasmetteva una emozione insopportabile.

Già ,l’argomento è quello che è.

Inutile ricorrere a citazioni scientifiche o dotte, ognumo di noi evita “di pancia” di affrontare il problema della morte, se non quando vi è rascinato da eventi infausti.

Ma questo specifico libro, l’ho visto citato da Francesco Faggin, per il quale nutro una grandissima stima, e mi sono ripromesso di leggerlo proprio per vedere come potesse posizionarsi nei riguardi della teoria del “panpsichismo da informazione quantica” di Faggin- D’Ariano ,che potete trovare descritta nei tre libri di Faggin, che ho recentemente recesito.

La dottoressa Ross è una psichiatra, che per sua scelta, sulla spinta di una vocazione personale, a un certo punto, coincidente con l’inizio della sua professione , ha deciso di dedicare tutta la sua carriera professionale e scientifica, nel seguire ,non solo i malati terminali di cancro nei loro ultimi giorni, ma in particolare i bambini, nelle medesime condizioni.

L’Autrice è svizzera, ma ha praticato la sua professione negli Stati Uniti, in un periodo nel quale praticamente nessuno, prima di lei ,si era dedicato sistematicamete a quello specifico settore di studi e di pazienti.

Ma ha chiaramente dimostrato di avere capacità comunicative e carismatiche piuttosto potenti, se in pochi anni, è riuscita a osservare e documentare un numero estremamente elevato di casi, fornendo così ai ricercatori interessati, un data base ,che prima quasi non esisteva,

Affiancando la sua attività clinica, con workshop, della durata di una settimana ,per addetti ai lavori, ma anche parenti di malati in quelle condizioni e un nutrito tour di conferenze in giro per il mondo.

Non voglio sottrarmi ,da subito ,alla domanda, che tutti i potenziali lettori si porranno, a questo punto.

Quello che ognuno di noi ha sentito dire ,in merito alle esperienze di “pre-morte” ,usate e usabili per ipotizzare una sopravvivevenza di una parte di noi, dopo la morte ,sono pii desideri, basati su allucinazioni oppure si possono appoggiare su qualcosa di verosimile?

Sgombriamo il campo da possibili equivoci, dicendo , che le esperienze elencate e descritte dalla Dottoressa Ross, non fanno ricorso a nessuna “spiegazione”, riconducibile alle religioni istituzionali o comunque a dogmi o credenze religiose.

Sono “esperienze” ,cioè situazioni ,alle quali l’Autrice era presente e come tali sono riportate nel libro, che non è altro che la trascrizioni di alcune conferenze tenute dalla medesima.

Si tratta di “esperimenti”, riportati da riviste scientifiche o condotti seguendo protocolli di istituzioni universitarie?

In parte sì, perché l’autrice ha frequentato e fornito materiale a istituzioni scientifiche, ma non chiediamo alla scienza di “spiegare”, quello che non è misurabile, né riducibile ad algoritmi.

C’ è dell’altro, e dell’oltre alla scienza, come c’è dell’altro e dell’oltre, rispetto alle religioni, pur essendo quello che tratta questo libro, un argomento, vicino alle spiritualità, alle filosofie, ed alle tradizioni culturali dei vari popoli.

Bhè, allora, se qualcuno a letto i libri di Faggin , è ipotizzabile in modo del tutto sensato (per Faggin anche addirittura, dimostrabile sulla base della fisica quantistica) una realtà di carattere spirituale, che rappresenta quella che alcuni filosofi come Vito Mancuso definiscono la “vera vita”, che comprende questa nostra vita legata al corpo e costituita da quello che percepiamo quotidianamente ,che però è presente, parallelamente a un altra forma di vita spirituale , che diviene completamente nostra ,quando supereremo i limiti del corpo, dopo la morte.

Mi rendo conto che non stiamo parlando di noccioline ,o dell’ultimio darby di calcio, e che quindi non è agevole entrare nel’ordine di idee, che richiede questo tipo di riflessioni.

Devo però anche confessare, per onestà intellettuale, che pur avendo io professato ,presumo coerentemente, una continuativa fedeltà alle filosofie illuministe - razionaliste, avendo avuto la fortuna di imbattermi pochi mesi fa nel libro di Franceso Tormen, sul sogno lucido (con spunti che si ritrovano anche nei libri di Castaneda) tutti recensiti nel mio blog (https://gmaldif-pantarei.blogspot.com/) ,ho potuto apprezzare senza difficoltà il riconoscimento del valore del “sogno lucido”,

Inteso come esperienza formidabile, di una vita parallela totalmente spirituale “oltre il corpo” ,ma consapevole, per il semplice fatto, che sono fra coloro, che ricordano, senza difficoltà, alcuni “sogni lucidi” ,che peraltro chiunque di noi può provare e apprezzare, solo che ci dedichi un po di attenzione e ne prenda nota.

Ho quindi un’esperienza diretta ,ripeto, condivisa immagino almeno potenzialmente da chiunque, che un particolare mondo dei sogni ,non è un fatto magico o frutto di allucinazioni ,ma è realtà quasi quotidiana.

Il sogno lucido, consente di vivere, se pure solo alcuni momenti ,in una realtà “oltre il corpo”, ma in condizioni di consapevolezza e lucidità ,ed è quindi di inestimabile valore per darci un’idea di cosa possa essere la realtà “solo spirituale” ,che potremo vivre continuativamente, un volta abbandonato il corpo con la morte, per il semplice fatto che esisteva e la sperimentavamo ,anche prima di quell’evento.

Se il lettore avrà la pazienza e la saldezza psichica necessari per leggere tutto il libro della dottoressa Ross, avrà il piacere di sentirsi dire ,che le esperienze di “pre-morte” ,descritte dalla medesima, seguono un denominatore comune e costante, che nasconde aspetti fortemente positivi.

Consistente nell’acquisto di una singolare e forte serenità ,dovuta alla sensazione di vedersi accolti da personaggi amorevoli, che siano parenti o amici, ma comunque sempre persone dalle quali siamo stati amati.

Siccome, comunque la pensiamo, tutti siamo consapevoli del fatto ,che da lì dobbiamo passarci, ritengo che la lettura di questo libro, se pure emotivamente impegnativo, possa essere di grande utilità per tutti.

Teniamo conto anche di un’altra cosa e cioè che la dottoressa Ross è una psichiatra, che inevitabilmente esponendoci le sue esperienze professionali ed umane, ci presenta anche non pochi percorsi tipici della sua professione.

Per fare un esempio quasi tecnico la descrizione della tecnica di lettura dei disegni dei bambini ma non solo messa a punto da Jung.

Ma ci dice molto di più nel corso di tutto il libro.

Mi sembra che il filo che percorre tutto ce lo riassuma così.

Se volete vivere sereni,( mi viene da osservare che la Ross, praticamente non usa la parola felicità),

dovete sbarazzarvi delle negatività ,che albergano in voi come in ogni uomo.

Tutti noi conviviamo con un Hitler, dobbiamo prenderne cognizione e consapevolezza.

C’è un meccanismo plasmato nella nostra psiche, che ci spinge regolarmente ad attribuire ad altri le nostre negatività e i nostri fallimenti, dobbiamo combattere questa tendenza naturale e superarla, perché ognuno di noi è resposabile di sé stesso.

Non illudetevi, ci dice la Ross, non c’è diavolo che possa costringervi a fare anche dentro di voi quello che non volete. Non cercate scuse.

Tutti conviviamo con chi ci ha fatto del male.

Convincetevi che combattere la negatività con un’altra negatività è una trappola anche logica, non ha senso, disfatevi dell’odio.

Invece di odiare chi ci ha fatto del, male cominciamo a lavorare su noi stessi ed apriamoci al mondo con maggiore positività, cominciamo a cacciare l’Hitler che c’è in noi.

Questa è la sola strada.

Ho riassunto un po sbrigativamente il pensiero della Ross, spero però di essere rimasto fedele alla sua sostanza.

Concludo, questo è un libro un po impegnativo, ma probabilmente sono proprio questi libri ,che ci fanno fare un po di fatica quelli che rimangono a costruire quello che abbiamo bisogno.










mercoledì 18 settembre 2024

Piero Angela : Viaggio nel mondo del paranormale Cosa c’è di vero nei fenomeni paranormali? Un libro per chi vuole capire – Mondadori Editore – recensione

 



Dopo aver letto e recensito i tre libri. coi quali Federico Faggin ha enunciato e divulgato la sua teoria del “panpsichismo da informazione quantica” (elaborata insieme al fisico Prof. D’Ariano), mi ero ricordato di avere in biblioteca questo libro scritto da Angela, in prima edizione nel lontano 1978 e poi abbondantemente ristampato, e di non averlo ancora letto.

Perchè questo accostamento?

Perchè Angela padre è stato, senza ombra di dubbio, il più efficace e noto divulgatore scientifico, che abbiamo avuto nel nostro paese e quindi sapendo, che nei sui saggi ha sempre sostenuto a spada tratta l’assoluta primazia della visione della fisica classica ,per addivenire alla conoscenza del mondo che ci circonda, volevo vedere se ,nell’ambito di quel punto di vista ,si potesse trovare uno spazio per la teoria e la conseguente visione del mondo di Faggin.

Il libro del quale stiamo parlando è una serrata e documentatissima critica dei comportamenti paranormali esaminati, per concludere, che assolutamente nessuno di quegli eventi è mai stato riconosciuto né è riconoscibile dalla scienza, come un accadimento ,che sfugge alle leggi della fisica, e che troverebbe quindi le sue cause in una manifestazione di parapsicologia, causata da forze occulte.

Sappiamo che Angela è stato il promotore della fondazione del CICAP (Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) nel 1989, con scenziati illustri e ricercatori più o meno noti, con lo scopo di promuovere l’uso del metodo scientifico ed il pensiero critico, smascherando nel contempo, chi cerca di accreditare pseudoscienze, magari in buona fede, ma non di rado anche per lucro.

Ecco, arrivati a questo punto, chiariamo subito ,che l’enorme sforzo fatto da un personaggio della statura di Federico Faggin (inventore e costruttore del primo microprocessore e del primo schermo tattile) per formulare una teoria, in grado di conciliare la visione del mondo della scienza classica e quella delle spiritualità, usando la fisica quantistica, non ha nulla a che fare con quella che Angela chiama parapsicologia e che riguarda fenomeni come telepatia, chiaroveggenza,precognizione,psicocinesi,poltergeist,comunicazione con le piante,sedute spiritiche,fotografia del pensiero,fotografia Kirlian,bio-feedback,astrologia, sogni premonitori,sensazioni di deja vue,profezie,medium, veggenti,sensitivi.

Ho riportato volutamente l’elenco ,che si trova nell’ultima di copertina, perché è pressochè completo.

Da quel che si deduce dalla lettura delle quattrocento pagine del libro, la sua stesura è costata all’autore un lavoro immane, andando a intervistare un numero incredibile di celebri sensitivi, ma sopratutto di esperti, in grado di svelare, che ,regolarmente ,dietro a quei fenomeni, non c’era altro che una spesso grande abilità manipolatoria, di chi si esibiva, usando trucchi molto efficaci.

Questo di Angela è un libro interessantissimo non solo perchè che ci conduce dentro in profondità in un mondo che fa notizia , ma che ben pochi conoscono, ma perché, svelandoci quasi tutti i trucchi di quel “mestiere” ,di fatto ,mette insieme senza volerlo, un piccolo prontuario di psicologia.

Ed è stato costretto a farlo, perché diversamente ,non avrebbe potuto spiegare cose contro-intuitive.

Una per tutte.

I sensitivi, alcuni dei quali, in certi tempi, erano diventati molto famosi, denotando una incredibile perspicacia prioprio da psicologi, avevano convinto, nel corso del tempo ,alcuni scienziati di notevole fama, alcuni dei quali addirittura premi Nobel ,a partecipare al loro “spettacolo” ,per poi chiedere loro di voler rilsciare gentilmente un loro apprezzamento, oggi si direbbe un “like” o meno.

Fatto sta che, quasi sempre, alcuni gruppi di scenziati hanno pubblicato relazioni entusiastiche su quello che avevano visto ,dichiarando anche ,che a loro avviso quegli avvenimenti andavano,oltre le leggi della fisica conosciute.

Come mai ?

Angela ci svela il mistero.

Cadendo in un errore logico elementre, le opinioni pubbliche, tendono a fare nella loro mente un sillogismo che non stava in piedi : se degli scenziati, dicono che questi sensitivi ,fanno cose che vanno oltre le leggi fisiche da loro ben conosciute, c’è la prova ,che esistono forze oscure e che questi sensitivi le posseggono.

Il problema è questo : gli scienziati sono delle eccellenze nel loro campo ,ma sono del tutto digiuni delle tecniche ,delle abilità, e dei…..trucchi ,che i sensitivi sono capaci di produrre.

Scrive infatti Angela, se questi sensitivi avessero consentito, che fra gli scenziati, fosse presente un qualunque professionista di quelle “arti”, sarebbero stati immediatamente smascherati e gli scienziati si sarebbero risparmiati delle obiettive brutte figure.

Ma non è mai successo ,nemmeno una volta.

A ognuno il suo mestiere.

A parte i trucchi da prestigiatore e l’abilità manuale ,che questi sensitivi acquisisono con l’allenamento, c’è proprio l’uso di conoscenze ,magari solo pratiche o magari anche teoriche, tipiche della psicologia, usate per manipolare le persone.

Forse il più elementare è mettere in atto la capacità di fare concenrare l’attenzione del pubblico su una cosa precisa, distraendolo ,da qualsiasi altro settore.

Per esempio, nelle sedute spiritiche, è stato appurato ,che mantenendo l’ambiente scuro, con una fioca luce rossa ,da camera oscura, ma a bassissima potenza, i collaboratori del medium possono andare e venire ,vestiti ovviamente di nero, facendo le veci del defunto ,che dovrebbe materializzarsi con qualche atto, un verso, una frase, un rumore eccetera e nessuno si accorge dei loro movimenti.

Ma in quasi tutte le altre forme di “spettacoli” ,la presenza ,non notata ovviamente, di collaboratori del sensitivo ,si rivela fondamentale, perché sono costoro che, con segnali e gesti in codice, comunicano al sensitivo ,quello che vuole rivelare: la carta, un numero, un disegno, eccetera.

Il libro è una vera miniera di tutti quesri trucchi.

Ed è stato di grandissima utilità, ad esempio per smascherare a suo tempo, le pericolose ciarlatanerie dei presunti “curadores” ,filippini o di altri paesi.

Si tenga presente un altro fatto appurato, che è totalmente illogico e contro-intuitivo : chi vuole credere, anche se messo di fronte alle prove dei trucchi usati dai “sensitivi”, continua a crederci.

Siamo tutti purtroppo dei creduloni per tendenza innata della nostra psiche, come ha avuto modo di dimostrare un’altro scenziato e divulgatore ben noto come Telmo Pievani.

Ecco, le cose che ho sopra accennato, sono veramente di grandissimo interesse.

Ma prima di chiudere ,vorrei tornare alla domanda ,che mi ero posto per mio interesse personale, circa la teoria del panpsichismo di Faggin, immaginando come verrebbe trattata da Piero Angela.

Il peronaggio Angela, lo abbiamom tutti conosciuto nelle sue numerosissime trasmissioni, era una persone di una cortesia da vero gentleman ,e queste sue nobile qualità ha permeato anche la trattazione di tutto il libro.

Infatti ,anche quando smaschera i trucchi più vistosi, non si lascia andare mai al minimo cenno di dileggio, ma al contrario, ribadisce che molti di questi “sensitivi” ,probabilmente erano in assoluta buona fede ,e credevano davvero di possedere poteri eccezionali ,oltre la scienza.

Ma su certe convinzioni Angela non è mai stato equivoco.

E’ chiaro che non è stato un “credente” nella parapsicologia.

E pur avendo rispetto per le religioni, credo che ,non sia mai stato nemmeno un “credente” in quelle “fedi”.

Ma lui stesso, in questo libro, ci dice che secondo lui scienza e religioni possono tranquillamente convivere, purché ognuna delle due ,si accontenti di rimanere nel proprio campo e non pretenda di andare a predicare nel campo dell’altro.

Ecco, però, il solo parlare di religioni e non di spiritualità, ci fa capire ,che probabilmente Angela rispettava ,ma non aveva un suo particolare interesse per l’”oltre” la scienza.

Peccato perché questo non è solo il campo fin troppo rivendicato dalle religioni, ma è sopratutto quello delle “spirtualità” ,che sono da sempre andate”oltre” le religioni istituzionali.

Non lo dico per cercare il pelo nell’uovo, perché personalmente ho una grandissima stima di Angela, per quello che ha fatto e credo che gli dobbiamo essere grati per avere fondato il Cipas, con tutto quello che rappresenta, ma non riesco a non pensare a quali ulteriori campi si sarebbero aperti, se una personalità con le abilità che gli riconosciamo avesse frequentato di più i territori della spiritualità e della filosofia perennis!