giovedì 29 febbraio 2024

Alberto Vanolo La città autistica - Einaudi Editore – recensione

 



Dal suo curriculum presso l’Università di Torino apprendiamo che l’autore è professore di geografia politica ed economica ,nonché presidente di un centro studi di materie urbanistiche sempre presso quella Università.

Persona qualificata quindi ,ma non è né medico né psichiatra, però è padre di un bimbo che soffre di autismo, e questo lo rende più che legittimato a scrivere un libro sui problemi che suscita l’autismo e su come dovrebbe essere strutturata una città per tenere conto della presenza di cittadini autistici.

Era tempo che mi ero proposto di individuare un libro per cercare di capire in cosa consiste l’autismo e quando ho visto segnalato questo breve saggio me lo sono procurato e l’ho letto.

Da semplice lettore devo dire che cercando titoli sull’argomento mi sono subito accorto che risultava abbastanza sconcertante il fatto che quasi non si trovano saggi scritti da neuroscienziati, mentre abbondano libri come questo elaborati da parenti o comunque da chi si deve occupare di persone autistiche.

Entrando un po nell’argomento si scopre subito il perché, che consiste semplicemente nel fatto che la scienza ha fatto passi avanti, ma ha a tutt’oggi ben poco da dire sull’autismo.

Aggiungete poi che esistono forme molto diverse e variegate di autismo e che il numero di bambini autistici si scopre essere molto più grosso del previsto con trend in aumento, e si comincia a capire perché di fronte a queste obiettive oscurità si sono scatenate le teorie complottiste, che pur senza disporre di seri riscontri elencavano l’autismo come danno collaterale dei vaccini anti-Covid.

Ma restiamo coi piedi per terra.

I genitori di bambini autistici sanno benissimo quali sono i problemi legati all’autismo e quindi attualmente la migliore fonte di conoscenza sono proprio loro.

Apprendiamo da questo libro che come sopra detto esistono forme molto diverse di autismo e che non tutte portano a condizione di disabilità, anche se la maggioranza probabilmente lo fanno.

C’è un deficit di apprendimento e quindi di sviluppo intellettivo rispetto alla media per età in gran parte dei casi.

C’è un vistoso problema di comunicazione, inteso nel senso di mancanza di empatia sempre in gran parte dei casi.

Alcuni di questi bambini dimostrano interesse più per gli oggetti che per le persone.

Molti parlano poco o niente e questo porta a serie difficoltà di comunicazione.

Nei rapporti sociali creano seri problemi nel senso che per loro le convenzioni sociali alle quali siamo abituati esistono solo in parte.

Ma il problema più spinoso è forse quello delle crisi, che inducono raramente ad atteggiamenti violenti, più spesso in urla, crisi di pianto , buttarsi per terra, come durante attacchi epilettici.

Alcuni si rendono conto che sta per sopravvenire la crisi e se sanno comunicarlo a chi li assiste si possono prendere contromisure, altri invece vengono colti all’improvviso.

Queste crisi sembrano legate a situazioni di colori troppo chiari, rumori o musiche a volume troppo alto, luci troppo forti.

Essendo esperto di materie urbanistiche l’autore propone di ascoltare le esigenze degli autistici che sono cittadini che hanno gli stessi diritti di tutti gli altri e che vivono meglio in ambienti che almeno tengano conto della loro ipersensibilità per colori, suoni rumori e affollamento.

L’autore pone il quesito se sia giusto o meno trattare l’autismo come una malattia.

O se non sia più corretto avvicinarla all’universo che in inglese di definisce come “queer “,traducibile come bizzarro, strano, che ha per sinonimo “weird” ma che storicamente e culturalmente ha connotati diversi tipo “hippy” per intenderci.

L’autore argomenta, se la società evolvendo è arrivata ad accogliere minoranze sessuali come gli LGBT, che in un tempo non lontana subivano l’ostracismo, perché non pensare di abituarsi a includere comportamenti non allineati alle convenzioni sociali come quelli degli autistici, purché ovviamente non siano violenti?

E perché non immaginare società urbane che studino spazi adatti alla convivenza con gli autistici?

L’argomento non è facile ed è delicato, ma è formulato in modo assolutamente logico.




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