mercoledì 29 maggio 2024

Domino rivista sul mondo che cambia : Gotico americano .La depressione divide gli americani. Coste contro entroterra. Tempesta che produrrà il nostro futuro -n. 4 -2024- recensione

 



Numero tutto dedicato all’America, o meglio alla crisi americana.

Del massimo interesse, se si considera che ,non a caso, il sottotitolo indica che dall’andamento di questa crisi dipenderà il nostro futuro.

Gli analisti di geopolitica ,da tempo, stanno monitorando la perdita di credibilità del gigante americano.

Nella dialettica della storia, i cambiamenti sono il pane quotidiano, ma qui si tratta di un equilibrio, che dura dalla caduta del muro di Berlino ,con conseguente dissoluzione dell’Urss, equilibrio che vedeva incontrastata l’egemonia globale degli Usa.

Il superamento progressivo di questa situazione, vede ,da una parte, la ritirata della potenza egemone americana, e dall’altra l’avanzare di Cina Russia e resto del mondo, definito a volte Briks, a volte Sud Globale.

I numeri contano.

Questo Sud globale conta, a numeri, molto di più dell’Occidente al quale apparteniamo, anche se non siamo ancora riusciti a metabolizzare questa amara verità.

Ci sono delle situazioni che diventano immagini iconiche.

Una di queste è l’elenco dei paesi del mondo, che non hanno condannato l’invasione russa dell’Ucraina.

I nostri media ,pare, vogliano tenere riservate queste situazioni ,ma è così facendo che inducono i loro lettori a non capirci niente e quindi fanno male il loro mestiere.

Come si fa a nascondere la realtà al tempo dei sociale e dell’AI?

Senza scomodare l’AI, andate a “googlare” :”paesi che non hanno condannato l’invasione dell’Ucraina” e vi chiarirete le idee su tante cose.

Quest’America, che non riesce più, non solo a fare eseguire la propria strategia ,ma ormai ,nemmeno più ,a farsi ascoltare dai clientes più dipendenti come Zelensky e Netaniahu ,sta arretrando veramente ,in modo ,vistosamente inaspettato.

Come andrà a finire?

Gli analisti di geopolitica, compresa la squadra di Dario Fabbri, mantengono saldamente i piedi per terra e tendono a pensare, che difficilmente il primato americano possa crollare.

Perchè proprio i settori tipici dell’analisi geopolitica indicano questa direzione.

Tanto per cominciare ,il perdurante primato nel potere talassocratico americano ,con le sue sette flotte ,appoggiate da centinaia di basi ,disseminate per il mondo, ma sopratutto, nelle vicinanze dei colli di bottiglia degli stretti, anche se i Cinesi stanno sfornando navi militari a ritmo impressionante.

La posizione americana nell’economia : primato del dollaro eccetera, anche se l’azione di , portata avanti dal sud globale avanza continuamente.

La situazione demografica, più favorevole all’America, che alla Cina.

Nel campo dell’alta tecnologia ,il primato americano è più difficile da definire, anche perché la Cina non eccelle in trasparenza ,e gli Usa eccedono spesso in propaganda e soft power, difficili da separare dai dati ,che sarebbero utili per valutare la situazione.

Alla fin fine, pare di capire anche dai saggi contenuti in questo numero di Domino,che la partita si giocherà nella capacità dei due schieramenti di gestire la situazione interna di ciascuno.

E’ qui il tallone d’Achille.

I punti deboli degli Usa sono qui.

La Federazione è destinata a rimanere insieme, o sopratutto gli stati ex messicani ,potrebbero farsi autonomi o rientrare alla base di partenza?

I tifosi dei due partitoni americani oggi sono notoriamente contrapposti come non mai nella loro storia, ed allora siamo sicuri che ,in caso di vittorie elettorali contestate, non si rischi la guerra civile?

La guerra culturale non è da meno.

La situazione economica con prezzi di case e affitti alle stelle e inflazione, che non favorisce certo i consumi ,è percepita ancora peggio della sua reale portata.

Dall’altra parte ,la Cina fatica a rimettersi in marcia o in corsa.

Ma questo fascicolo è dedicato tutto all’America.

Non perdetevi il saggio sugli stati chiave, quelli del Mid West, Bible belt o Rust Belt, dagli Appalacchi ai Grandi Laghi e verso il West.

Capirete tutto quello che c’è da capire.




Domino. Rivista sul mondo che cambia. Iran contro Israele. Per la prima volta iraniani e israeliani attaccano i rispettivi territori. Preparano la prossima fase della guerra mediorientale. n°5 -2024 – recensione

 




Quando è uscito il numero di Domino, del quale stiamo parlando, mancava qualche giorno all’incidente aereo, nel quale hanno perso la vita il Presidente iraniano, il ministro degli esteri, il governatore della regione ed altri dignitari.

Incidente ,o faida fra fazioni, non lo sapremo troppo facilmente, ma tanto è valso a portare l’Iran alla ribalta dei media globali per diversi giorni.

Terribilmente utile ,quindi, poter disporre delle analisi approfondite di Dario Febbri e collaboratori, proprio sull’Iran e la sua sempre verde vocazioni imperiale.

Inutile dire che in tutte le analisi geopolitiche e quindi anche in questa, gli analisti non si stancano di contestare la leggenda metropolitana, secondo la quale, nei così detti paesi autocratici (cioè quasi tutti quelli che si trovano per storia e per scelta al di fuori del nostro salottino ,che chiamiamo Occidente), tiranneggia un uomo solo al comando ,mentre sotto di lui, ci sarebbe un popolo asservito con la forza, pronto a darsi le nostre istituzioni liberal- liberiste, se solo potesse scegliere.

Questa è una favola, ci ripetono quelle analisi, che sostengono invece, che non è mai esistito nella storia un esempio di “governace” del genere sopra accennato, perché il potere, anche quando formalmente appare nelle mani di una sola persona, in realtà è condiviso da una miriade di detentori di poteri settoriali, in un complesso equilibrio, che comunque si regge su un livello di consenso, monitorato ovunque e sempre con estrema attenzione.

Senza consenso niente potere.

E così è anche in Iran.

Al vertice c’è la guida suprema ,con il turbante nero dei (presunti) discendenti del Profeta, ma il potere è distribuito fra i comprimari dell’Assemblea degli Esperti ,del Consiglio dei Guardiani e dalle altre cariche dello stato.

Il Presidente deceduto Raisi, personaggio di estrema destra, con un passato orripilante, giudicato responsabile di un numero elevatissimo di condanne a morte, era una delle pedine del potere ,potere come detto sopra, ben condiviso, anche con una sempre più forte classe militare, che come capita spesso sopratutto in Medio Oriente, è anche detentrice del potere economico più rilevante.

Altra leggenda metropolitana, che gli analisti geopolitici cercano di confutare, è quella che il potere teocratico degli Ayatollah iraniani ,sarebbe contestato da una nascente borghesia e sopratutto da una vastissima classe demografica, di giovani e di giovanissimi, che sarebbero ansiosi di sposare i costumi e le istituzioni occidentali.

Errore pacchiano ,dicono e ripetono ,i nostri analisti.

I giovani e le giovani iraniane ,che manifestano anche a rischio della vita, di torture o di carcerazione senza garanzie, sono illuminati da ben altri fari, che hanno ben altra profondità storica .

C’è un indizio ,che i nostri media generalmente ignorano, ma che è estremamente significativo.

Gli oppositori al regime teocratico vanno a deporre fiori sulle tombe di Ciro il Grande (530 a.C.) ed agli altri personaggi, che richiamano come lui, il glorioso passato imperiale persiano.

Non c’è l’Occidente nei loro sogni, ma c’è la loro storia e il loro retaggio culturale, che noi ci permettiamo di ignorare, equivocando così brutalmente sul senso delle loro mosse.

Gli imbarazzanti ultimi presidenti americani, magari calcano populisticamente la mano ,sulle presunte “rivoluzioni colorate”, passate e da venire, ma chi comanda veramente in America, cioè le varie agenzie sicuritarie, che elaborano la strategia della politica estera di quel paese, conoscono benissimo la realtà delle cose e la la temono non poco.

Questa è la ragione principale per la quale il nostro Dario Fabbri conclude il suo editoriale con parole inusitatamente pesanti e pessimistiche ,ritenendo non solo verosimile, ma addirittura probabile, un attacco militare americano all’Iran ,diretto in tandem con Israele e, con le altre potenze regionali, tutte favorevoli ,anche se, magari ,formalmente neutrali, ad eccezione ovviamente dei clientes dell’Iran : Libano, Iraq, Afganistan con al seguito Azerbagian e Armenia.

C’è in ballo ovviamente il raggiungimento del possessi dell’atomica da parte dell’Iran.

Perchè questo step è ritenuto essenziale dall’Iran medesimo, per riacquistare la sua posizione e profondità imperiale perduta, ed è temutissimo da Usa e Israele, perché perderebbero il primo la sua posizione di primato globale, già fortemente insidiato da Cina Russia e Briks vari ,in costante crescita, e il secondo ,la sua egemonia regionale ,che fa comodo alle Monarchie del Golfo, firmatarie degli accordi di Abramo o sulla soglia della firma.

Ottimo saggio ,che aggiorna puntualmente la situazione.


mercoledì 22 maggio 2024

Ilan Pappé La prigione più grande del mondo. Storia dei territori occupati - Fazi Editore – recensione

 




Immaginate di essere uno storico affermato che scala i dovuti scalini della vita accademica del suo paese, Israele.

Immaginate ancora, di avere le carte perfettamente in regola, non solo per giustificare la posizione professionale occupata, ma anche come cittadino israeliano, avendo fra l’altro vestito la divisa del suo esercito, addirittura anche in zone di operazione.

Ma ora viene il bello : immaginate contemporaneamente, che il medesimo professore, facendo il suo mestiere, cioè consultando carte, documenti storico-diplomatici, analisi di colleghi, documentazioni, eccetera, viene trascinato dalla sua onestà intellettuale e dal suo rigore di storico a scoprire come evidente, quello che per un israeliano è addirittura l’impensabile.

E cioè, che il suo paese è stato fondato in modo tutt’altro che corretto anche se magari, non per colpa dei Sionisti, ma per la leggerezza delle potenze vincitrici della prima e della seconda guerra mondiale.

Cioè, è nato in condizioni tali ,da essere coi piedi di argilla e in una posizione disputabile.

Infatti, come si fa a dare ad un popolo disperso per il mondo ,da tempo immemorabile, un terra che è abitata da altri popoli ,solo perché un testo religioso dice che il loro dio tremila anni fa avrebbe detto che la sua volontà era che quel popolo, da lui proclamato eletto, occupasse le terre che non erano sue, ma erano, anche allora ,abitate da ben 11 diverse tribù .

Si possono capire le buone intenzioni e cioè il fatto che le medesime potenze volevano con quella concessione riparare in qualche modo all’onta morale, della quale si era macchiato il nazismo, praticando lo sterminio genocidario del popolo ebraico.

Ma si può pensare l’impensabile e occupare una cattedra in Israele?

Probabilmente no, visto che l’autore una cattedra la copre, ma nell’Università inglese dell’Exeter e non più ad Haifa.

Devo dire per correttezza, che nel libro del quale parliamo, il Prof. Pappè quella domanda sopra esposta ,non se la pone in modo diretto, ma che la medesima mi pare che si aggiri come un fantasma per tutta la trattazione.

Perchè il libro, mi sembra proprio, che sia costruito su quest’altro quesito non posto direttamente, ma indirettamente sempre presente : non è che è proprio l’incongruenza logica di quella decisione delle potenze alleate vincitrici di non curarsi minimamente della sorte di chi abitava la Palestina nel dopo guerra mondiale ,era talmente pesante ,da quasi indurre le allora vittime di una delle peggiori atrocità della storia a diventare loro stessi oppressori, data la posizione insostenibile nella quale erano stati messi ?

E’ come se nei cittadini del nuovo stato di Israele aleggiasse dalla fondazione in poi un retro-pensiero di questo tenore : se le grandi potenze ci hanno messo in questa situazione, conoscendo benissimo il fatto che venivamo ad occupare terre che non erano affatto nostre, è come se ci avessero dato il permesso di sbattere fuori i malcapitati che ci abitavano, meglio con le buone se possibile, ma la strategia non poteva essere che quella.

Ecco questo è il senso di questo saggio di Pappè.

La soluzione ,così detta dei due popoli ,appare allora niente più che una foglia di fico a cui in realtà nessuno ha mai realmente creduto, essendo palesemente irrealizzabile ,ma sopratutto forse la più iniqua di tutte le soluzioni possibili ,perché formalizzerebbe una divisione territoriale di questo tipo : a Israele praticamente tutto, ai Palestinesi qualche briciola.

Ma leggetelo questo libro ,ricordandovi che, pur trattando argomenti al momento particolarmente caldi e controversi , è fatto da uno storico di riconosciuto livello e quindi le analisi che propone le appoggia sempre a una documentazione accurata.

Parliamo cioè di storia non di politica o di opinioni.

Il lato più agghiacciante del libro però non è tanto l’esposizione lucida della strategia perenne di quel paese secondo lo storico Pappè, come sopra si è illustrato, ma il fatto che dalla fondazione i Palestinesi vivono in una condizione di carcerati e il resto del mondo non sembra esserne affatto turbato.

Piergiorgio Odifreddi : C’è del marcio in Occidente - Ed Raffaello Cortina – recensione

 



La biografia di Odifreddi è talmente lunga e complessa, che non ci provo nemmeno a tentare di riassumerla.

Fortunatamente però l’autore è talmente noto, che non ha bisogno di presentazioni.

Uno può essere noto, perché è un personaggio insigne.

E Odifreddi è uno scienziato accreditato e di livello, ma immagino che la sua notorietà sia dovuta sopratutto a un’altra ragione e cioè al fatto che è anche un ottimo divulgatore scientifico, ma sopratutto è un abilissimo polemista.

Se ci fosse un qualche premio per l’intellettuale “anti -mainstraeam” più efficace, Odifreddi lo vincerebbe.

Divisivo, come si dice, lo è al massimo grado.

Ci sono altri personaggi che devono la loro popolarità alla polemica, ricercata nei vari talk televisivi, ma c’è una bella differenza di livello e di “potenza” intellettuale fra Odifreddi e gli altri.

Competere dialetticamente con un luminare della logica è semplicemente un azzardo.

Ovvio che Odifreddi non piace a tutti e che quindi molti rifiuteranno i suoi libri per partigianeria.

Non posso però non confessare che personalmente lo seguo da decenni e lo apprezzo parecchio.

Riconosco che a volte chi si trova in una posizione come la sua, può essere tentato di ostentare una certa “arroganza della ragione”, ma forse è inevitabile che ci sia un pegno da pagare alle menti più dotate.

Ma veniamo al tema.

Ho apprezzato moltissimo questo libro che ho interpretato come un catechismo dell’ “anti- mainstream”.

L’America fa pena, Israele dovrebbe vedere la sua dirigenza politica giudicata per crimini contro l’umanità, Putin in Ucraina è stato largamente provocato a intervenire, l’Occidente puzza di marcio, il Sud Globale ,per fortuna che c’è ,e che si rafforza ogni giorno che passa, la democrazia formale dell’Occidente è matematicamente insostenibile.

Ce n’è abbastanza?

Per me è stato un godimento spirituale vedere l’abilità con la quale Odifreddi riesce ad appoggiare le sue affermazioni contro-corrente.

Qual’è la strada che quasi sempre gli autori seguono per pararsi dall’ira funesta di chi si sente sfidato o addirittura ridicolizzato proprio nelle argomentazioni che ritiene principi “senza si e senza ma”, “valori non negoziabili” eccetera?

Ricorrere alla citazione di testi ritenuti autorevoli nel mondo dei media o della saggistica.

Odifreddi fa di molto meglio : lui vi cita a sorpresa gente come Dostoevskij, Einstein, Mandela, Gandi e via di questo passo.

In mezzo a tanto mediocre conformismo nei media e nel mondo della cultura, occorreva pure che qualcuno si facesse carico di chiamare le cose col loro nome, per quanto sgradevole.



venerdì 10 maggio 2024

Alessandro Di Battista : “Scomode verità” Dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza -Ed Paper First – recensione

 




Come il tempo avanza implacabilmente, come uno schiacciasassi, col potere di cancellare o di ridimensionare i personaggi politici ,delineandone la reale statura.

Basta avere pazienza, viene in mente a questo proposito la cinica battuta di Mao, quando diceva di aspettare tranquillo di vedere passare sul fiume i cadaveri dei suoi nemici.

La strabiliante parabola del Movimento 5 stelle aveva portato alla ribalta i suoi fondatori : Beppe Grillo e i due Casaleggio e poi, una affollato drappello di neo- parlamentari, assolutamente sconosciuti.

Poi il tempo ha fatto il suo corso e oggi dei fondatori non si ha pressoché più notizia.

Dei due “enfant prodige” Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, nessuno è diventato leader massimo.

Anzi Di Maio pare essersi perso nei deserti arabi e Di Battista ha volutamente rinunciato alla carriera politica, anche se, data l’età, ha tutto il tempo di ripensarci.

Non ha però affatto rinunciato ad essere presente sui media e in libreria ,sfornando diversi piccoli saggi.

Confesso di averlo un po perso di vista, ma adesso che ho visto, che per il suo ultimo libro, ha scritto la prefazione Piergiorgio Odifreddi e il addirittura mitico Alessandro Barbero ne ha parlato decisamente bene in un video su Youtube insieme all’autore, mi sono affrettato a procurarmi ed a leggere il libro.

Che un personaggio come Di Battista ,che ha avuto il coraggio civile di lasciare un comodo seggio in Parlamento, per andare come cooperatore della Caritas in Guatemala, fosse fortemente motivato a sostenere la causa palestinese certo non mi stupisce.

Mi ha invece colpito positivamente, la sua capacità di cercare di frenare la furia un po sessantottina-Guevarista, che lo anima, per limitare le sue affermazioni solo a quello che riesce ad appoggiare su documenti attendibili.

Ecco, questa, immagino, sia la ragione per la quale due personaggi del peso di Odifreddi e Barbero, che tengono ovviamente molto alla loro reputazione, lo hanno sostenuto con la loro critica positiva.

Questo libro in sostanza cerca di rispondere alla domanda : ma come è possibile che decenni di occupazione dei territori Palestiesi (West Bank, Gerusalemme Est e Gaza) da parte di Israele,ovviamente illegittima secondo le norme internazionali, e di maltrattamenti della popolazione occupata, al limite dell’apartheid ,non siano stati sanzionati dai paesi occidentali con misure adeguate, di fronte alla violazione dei principi etico e umanitari più elementari?

Ed ancora, come mai si lascia che i media, quasi all’unanimità, si permettano di propinarci sistematicamente giudizi viziato da un assolutamente evidente doppio – pesismo.

Se un’invasione la fa Putin ,lo stesso è un tiranno sanguinario, ma se la stessa cosa la fa Netanyahu o altro governante israeliano, lo può fare, perché a suo favore parte una litania di giustificazioni.

Ci siamo talmente assuefatti a queste anomale distorsioni della logica, ancor prima che dell’etica, che non ci rendiamo conto, che questa situazione di quasi sessant’anni, di illegittima occupazione israeliana dei territori palestinesi, è e rimane un fatto che non ha precedenti.

Questi i fatti che nell’analisi di Di Battista vengono riportati nella loro genesi storica ed è oltremodo opportuno prenderne visione, per farsi un giudizio critico, fuori dalle propagande politiche.

Se posso fare una critica di metodo, sarebbe stato opportuno che l’autore si addentrasse più specificamente nella descrizione delle tre zone nelle quali è divisa la West Bank ,zone che determinano il decrescente grado di libertà, del quale godono ,o meglio soffrono ,i palestinesi da sessant’anni.

Perchè, forse, la nostra opinione pubblica non sa che se un Palestinese qualunque , quando ,per dire, deve andare a pagare una bolletta qualunque non va da un impiegato dell’Autorità Palestinese di Ramallha, ma deve andare da un militare israeliano.

Ecco questo piccolo esempio di vita quotidiana, da l’idea della intollerabile condizione nella quale vive il popolo palestinese ,più di cento trattati.

Detto questo, Di Battista arriva, come è inevitabile agli avvenimenti ed alle situazioni dell’oggi nella striscia di Gaza.

C’è un 7 ottobre con la ben nota incursione di Hamas oltre il confine israeliano,con conseguenti orrendi massacri di giovani, stupri e presa di ostaggi.

E’ ovvio che Hamas ha reso il peggiore dei servizi possibili al popolo palestinese, e che questo, quanto prima se ne libererà , meglio sarà per il suo avvenire.

Ma dopo il 7 ottobre,è vienuto l’8 ottobre e giorni e mesi seguenti ,con l’invasione della striscia e l’uso di bombe da quasi una tonnellata di esplosivo, fatte per fare saltare in aria interi condomini ed isolati con un colpo solo.

Siamo in ambiente urbano e per di più sovraffollato.

Non c’è giustificazione al mondo per atti del genere.

Quaranta mila morti ,in gran parte civili e bambini,rimarranno sui libri di storia ad infangare la reputazione di chi li ha causati.

Sono fatti talmente tragici ed enormi nella loro efferatezza che si giudicano da soli.

Se non si tratta di genocidio vero e proprio sulla pulizia etnica sembra difficile discutere.

C’è una strategia che appare evidente e questa è la cacciata dei palestinesi da ogni territorio da loro ancora abitato, non occupato, perché l’occupatore è l’esercito israeliano.

Altro che le penose chiacchiere sui due stati!

E finalmente una qualche reazione all’ingiustificabile comincia ad apparire.

Oltre che a stigmatizzare tutto questo,quello che ritengo estremamente utile nel lavoro di Di Battista è spendere lo spazio dovuto per cercare di evidenziare la pericolosissima mentalità bellicista, che i media ripetono, fino a far passare per ovvie,conclusioni e giudizi che non lo sono affatto.

La guerra in realtà,se analizzata nei suoi precedenti storici, non risolve problemi. ma ne genera altri.

Non ci sono comunque situazioni che non possono essere risolte con il dialogo, la diplomazia ed il cercare di capire le ragioni degli altri.

Difficile giudicare situazioni complesse, è vero, ma è altrettanto vero, che si si va ad analizzare, nelle guerre c’è sempre un solo sicuro vincente e questi è la lobby dei mercanti di armamenti.

Di Battista fa benissimo ad elencare le cinque industrie più grandi del pianeta.

Hanno una nazionalità precisa.

Rispondono a giganti finanziari ben noti, ed anche questi hanno una nazionalità.

Non è geopolitica spicciola questa, è geopolitica elementare.

Elenchiamocele queste cose, nella memoria, e poi domandiamoci quale è l’interesse nazionale e strategico del nostro paese.

Questo ci chiede il libro di Di Battista.

Con chi ci conviene stare oggi che il mondo è fortunatamente plurale?

Cominciamo almeno a pensarci.






martedì 7 maggio 2024

Antony Loewenstein : The Palestine Laboratory. How Israel export the tecnology of occupation around the world - Ed: Verso Book – recensione

 




Iniziare una recensione ponendo una domanda a un potenziale lettore non è usuale, ma siccome ci accingiamo a parlare di un libro che affronta un argomento oggi si direbbe “altamente divisivo”, non mi sembra fuori luogo.

La domanda è questa : ritenete coerente che l’Europa rischi di farsi trascinare nella Terza Guerra Mondiale schierandosi dalla parte dell’Ucraina nei confronti dell’invasore russo,che dopo due anni occupa solamene una piccola parte di quel paese ,mentre non mette in atto niente di concreto per impedire che prosegua l’occupazione di tutto il territorio Palestinese da parte di Israele, che dura da quasi 60 anni ?

Se trovate che porsi quella domanda sia ragionevole, allora il libro sopra elencato fa per voi.

Troverete una serie notizie ben documentate, che aiutano a sviluppare un ragionamento non certo peregrino.

Spiace doverlo ripetere, ma, se coloro che lavorano per i nostri media proteggessero la loro professionalità con uno studio un po più profondo delle materie che trattano, farebbero certamente meglio il loro lavoro, offrendo al pubblico elementi di analisi più solidi.

Tanto per fare un esempio,proprio in questi giorni, gran parte dei media medesimi invita il presidente statunitense ad esercitare tutto il suo potere per bloccare l’invio di armi ad Israele, inducendo il lettore a mettere nello stesso piano il peso dell’invio di armi a Kiev con quello a Tel Aviv.

Ecco, basterebbe informarsi solo un pochettino consultando le analisi di geopolitica, ma ancor meglio quelle degli analisti militari, per venire a conoscenza del fatto che Israele è uno dei più grandi fornitori di alta tecnologia militare del mondo e che quindi le possibilità di “ricatto” in mano a Biden nei confronti del governo israeliano non sembrano certo un gran che.

Fanno sicuramente comodo gli aiuti americani ad Israele, ma non sono certo una garanzia di sicurezza “sine qua non”, come nel caso dell’Ucraina, enormemente più debole sul piano militare e, che, non dimentichiamolo , si è da tempo dotata dell’ombrello sicuritario più potente che esista, essendo l’unica potenza atomica del Medio Oriente.

Sarebbe oltremodo utile partecipare alle svariate esposizioni- mercato di armamenti, che si tengono regolarmente in giro per il mondo per capire tutto quello che c’è da capire.

Se il lettore vuole documentarsi proprio su questa materia, allora ha trovato il libro giusto.

Israele ha da anni sviluppato conoscenze e capacità di elaborazione e di vendita dei più sofisticati sistemi di intercettazione delle comunicazioni che esistono.

Oggi la conoscenza è potere più del possesso dei carri armati.

Puoi farti una corazza spessa e quasi impenetrabile quanto vuoi,ma se io posseggo i più moderni strumenti di intercettazione delle comunicazioni, che mi avvisano della tua posizione, io sono in grado di farti saltare in aria.

Oggi funzionano così le cose.

Il lato più conturbante della cosa è che questo libro sostiene la tesi, ovviamente portando documentazione in appoggio, che Israele si sarebbe tenuto per così lungo tempo quello che comunque non può che essere indicato che come “il peso dell’occupazione” della West Bank, Gerusalemme Est e Gaza,anche perché avrebbe usato questi territori, come terreno di sperimentazione proprio dei sistemi di controllo delle popolazioni, che le sue industrie hanno sviluppato nel corso degli anni.

Industrie inizialmente a controllo statale, ma oggi ampiamente privatizzate.

Il libro elenca queste ditte,ne fa la storia e chi vuole può andare alle fiere degli armamenti, come abbiamo sopra accennato, per farsi dare indicazioni, dimostrazioni e prezzi.

Per informazione dei potenziali lettori aggiungo che ho elencato il libro nell’originale inglese, ma che il medesimo è disponibile anche in una edizione in italiano, pubblicata da Fazi Editore.