giovedì 11 aprile 2013

Siamo un popolo di bamboccioni immaturi che non vogliono crescere, diventare seri ci fa paura




Sono rimasto scosso dalla foto che compare oggi sulla copertina del Sun, uno dei giornali inglesi più diffusi ,considerato “popolare” e di tendenza di destra.
Solenne seduta della Camera dei Comuni per commemorare la baronessa Margareth Thatcher.
Gli scranni dell’opposizione di sinistra quasi completamente vuoti  (ben 150 deputati volutamente assenti) in segno di dissenso marcato, verso quella che era stata la politica della Thatcher.
C’è una destra che fa la destra e una sinistra che fa la sinistra, sempre, non un giorno si e un giorno no.
E hanno una memoria storica. La Thatcher ha governato negli anni ’80 cioè trent’anni fa, ma nel frattempo gli stessi partiti non hanno cambiato casacca,  sono ancora lì a dimostrare coerenza ai loro ideali ed alla loro storia.
Per l’ennesima volta si è costretti a chiedersi : ma perché loro (gli inglesi, ma potrebbero essere anche i tedeschi o gli americani) ci riescono ad essere seri e coerenti e noi continuiamo a fare i clown?
La risposta dell’italiano medio probabilmente sarebbe questa : perché noi abbiamo la disgrazia di avere un Berlusconi, un Grillo, un Bersani , un D’Alema ecc., che non sono persone del dovuto livello.
E qui siamo al dunque, perché è proprio in questa risposta che si può trovare il virus che ammorba l’Italia e che ci rende diversi e inferiori agli altri.
Il non prendersi mai la responsabilità di niente, il dire che quello che va male è solo colpa degli altri, non nostra, non è di una  società civile mediocre e collusa con un potere corrotto, è solo dei politici, come se Berlusconi non fosse stato rieletto da noi cittadini comuni per quasi vent’anni, così come i suoi compari di una finta opposizione con i quali ha sempre spartito tutto.
Da noi, che un politico dica bianco adesso e nero cinque minuti dopo è la  regola, perché la sua incoerenza non viene punita alle elezioni, questo è il guaio.
Bersani  può dire : mai col PDL e poi andare a incontrare Berlusconi per mettersi d’accordo di fare tutto il contrario e nessuno ha niente da dire (salvo i 3 milioni e mezzo di elettori che ha perso in cinque anni).
Berlusconi può dire: mai coi comunisti e poi andare a incontrare Bersani per fare il governo coi “comunisti” e nessuno ha da ridire (salvo i 6 milioni di elettori che ha perso).
Grillo va avanti a fare il guru esoterico.
E intanto chiudono aziende al ritmo di decine al giorno.
E’ anche colpa di un sistema politico e di una società politica corrotta e incapace, ma perché non ci si fa mai un esame di coscienza e ci si chiede per esempio : con che criterio ho votato quello che ho votato alle ultime elezioni?
Era un criterio serio e razionale o sono andato per simpatia epidermica?
Avevo fatto la fatica di informarmi leggendo i giornali o consultando internet, o mi sono accontentato delle notizie pre-filtrate e pre-condite delle Tv, che non possono essere altro della voce del padrone?
D’accordo che la situazione politica italiana metterebbe in difficoltà perfino un Einstein, che cercasse di decifrarla per capirci qualcosa, ma se è così riconosciamo che anche noi ci abbiamo messo del nostro.
Non sarà che abbiamo sbagliato a votare ?
Facciamoci venire almeno il dubbio.
E riconosciamo il valore della logica : se andiamo avanti a votare come abbiamo fatto prima è perché volgiamo che il caos attuale rimanga così com’è.

martedì 9 aprile 2013

Idolo della piccola borghesia, disastro per gli operai, spina nel fianco per gli aristocratici




Margareth Thatcher è stato un personaggio complesso.
Alla notizia della sua morte il leader sindacale di minatori inglesi ha detto di avere subito brindato.
Non è una reazione elegante ma è ben comprensibile ,se si pensa a quanta poca sensibilità sociale ed umana abbia fatto ricorso la Thatcher nella lotta del 1984 contro i minatori del Nord che lottavano per il loro posto di lavoro.
I films di Ken Loach ben hanno documentato il disastro sociale sofferto da quella fetta di umanità.
E’ inutile negare però che ,soprattutto per un osservatore italiano, il personaggio Thatcher, come leader politico è oggetto di qualche elemento di invidia di fronte alla schiera di primi ministri mollaccioni e inconcludenti, che abbiamo avuto in questi ultimi decenni.
L’invidia è diretta alla sua coerenza di idee, ed alla sua determinazione nell’azione di governo.
Ma poi si ferma qui.
Come in tutte le storie di successo la Thatcher  è stata favorita da casuali colpi di fortuna.
Si pensi alla stupida improvvisa invasione delle sperdute isolette Mavinas Falkland da parte del dittatore di turno argentino, che ha dato alla ancora poco conosciuta leader conservatrice inglese l’occasione per diventare il personaggio che è diventato, cavalcando l’assurdo orgoglio nazionale offeso degli inglesi.
Colpo di fortuna ancora più grande, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord che hanno dato alla Thatcher una rendita petrolifera da gestire.
Infine il potere contare sulla grande solidità di un sistema politico sociale, che nel paese più classista d’Europa quale è ancora l’Inghilterra ha consentito alla figlia di un piccolo droghiere di prendere due lauree ad Oxford e di scalare la politica contando elusivamente sui suoi meriti e non su privilegi, che non aveva proprio.
I suoi due bei volumi di autobiografia sono una ottima lettura per conoscere il personaggio in tutte le sue sfumature, ma anche per capire perché il sistema politico inglese è così solido e funzionale.
Ha avuto gli onori più elevati, ma nella sua vita nessuno le ha mai regalato niente, si è sempre conquistato tutto lavorando più duro dei suoi competitori.
Storicamente è stato il personaggio che più ha incarnato il sentimento di un anticomunismo ai confini del fanatismo, così come ai confini del fanatismo era la sua adesione alle teorie economiche liberiste di Von Hayek e della scuola monetarista di Milton Friedman.
Lo stato è il problema, non la soluzione dei problemi e quindi lo stato va affamato.
La società è un’entità che non esiste perché  che esistono nella realtà sono solo gli individui.
Questo era il suo credo, condiviso da Reagan e da Bush.
Cercò di applicare questi principi con una determinazione eccezionale e nessuno può negare che nei suoi undici anni di governo l’Inghilterra è profondamente cambiata.
Con le sue liberalizzazioni selvagge l’industria manifatturiera inglese è praticamente scomparsa.
Applicando la deregulation alle operazioni finanziarie ha fatto dei servizi finanziari la nuova “grande  industria” dell’Inghilterra, attraendo capitali con condizioni più vantaggiose e libertà assoluta.
Difficile negare che le basi per gli abusi nell’uso di ogni alchimia finanziaria, che hanno portato alla crisi attuale siano stati favoriti dalle riforme della Thatcher di Reagan e di Bush.
Con lei i ricchi sono diventati più ricchi ,soprattutto quando si sono visti ridurre le tasse sul reddito dall’80 al 40%.
Della riduzione delle tasse hanno goduto anche altri strati sociali se pure in misura molto meno sensibile e di questo la piccola borghesia le è stata riconoscente.
Come si è detto però, questa misura è stata resa possibile dalla insperata e imprevista rendita petrolifera.
Gli operai a causa delle sue riforme,però hanno perso il lavoro, alcuni non lo hanno più trovato, altri si sono riconvertiti ma comunque non hanno certo conservato un buon ricordo di quegli anni.
La piccola borghesia non statale è stata dopo i ricchi la più grande beneficiaria dell’era Thatcher.
Nella sua autobiografia la Thatcher dice che la sua più grande ambizione politica era quella di portare i tassi dei mutui sul 5% in modo che tutti gli inglesi si potessero comprare la casa.
Su questo ha avuto successo pieno, come sul fatto di portare un alto numero di inglesi della classe media a diventare piccoli azionisti, come risparmiatori.
Il suo chiodo fisso voleva che nessuno scroccasse nulla allo stato e quindi l’idea del welfare le era filosoficamente indigeribile tanto che la sua azione politica simbolo la ha portata a termine quando era ancora una oscura sottosegretaria ed ha abolito una delle misure più simboliche del welfare, la tazza di latte quotidiana distribuita nelle scuole.
Da primo ministro ha limato ma fortunatamente non è riuscita a picconare il Welfare tanto da minarlo.
Ancora la sua ideologia la ha messa contro agli intellettuali metropolitani ai quali ha tagliato i contributi statali.
Si è messa di traverso alla conservazione dei privilegi degli aristocratici non per ragioni di “lotta di classe”, ma perché la sua ideologia la spingeva a liberalizzare il mercato da ogni tipo di privilegio o di corporazione.
E questo non è stato certo male.
In conclusione ha lasciato dopo i suoi undici anni di governo una economia inglese più in sviluppo e più in forma di prima.
Valeva la pena spenderci i costi umani e sociali che ci ha speso a cuor leggero con le sue cure da cavallo?
O ancora, la migliorata situazione economica è stata merito tutto suo o principalmente del petrolio del Mare del Nord?
Non si può non riconoscerle la caratura da leader e una grande personalità, ma complessivamente non c’erano ragioni di amarla.
La sua caparbia distruzione della forza dei sindacati ha avuto anche il risultato storico inverosimile di partorire come suo delfino di fatto non un leader conservatore, ma il leader del New Labor, quel Tony Blair che è stato giustamente definito un aspirante miliardario e finto socialista.





giovedì 4 aprile 2013

Suicidio a 5 Stelle?




Gli elettori dei 5stelle che volevano una alleanza con il PD hanno sbagliato a votarci, ha detto ieri Grillo.
E’ probabilmente il primo caso al mondo di sberleffo agli elettori e di ripudio dei voti appena dati e ricevuti.
Tutti siamo abbastanza adulti e vaccinati da capire che Grillo ha buttato là questa invettiva per farla intendere ai suoi eletti e non per offendere i suoi elettori, ma insomma tutto deve avere un limite, diversamente ci avviciniamo ai casi psichiatrici.
A che serve prendere la bellezza di 8 milioni di voti per  poi ringraziare in questo barbaro modo i propri elettori.
Ma Grillo e Casaleggio non dovevano essere i guru, cioè i sacerdoti della comunicazione nell’era digitale?
E pensano che sia questo il modo di ricavare consenso dalla gente che li ha votati più per disperazione che per convinzione?
Si tenga conto che, come si era detto nel post del 28 marzo scorso, risulta dalla recente indagine pubblicata da Ilvo Diamanti che gli elettori 5Stelle provenienti dal centro-sinistra cioè per la gran parte dal PD sono oltre la metà del totale, quindi più di 4 milioni di elettori.
Ora non ci vuole Einstein per dedurre che chi ieri votava Pd e oggi ha votato 5Stelle, deluso dalla difficoltà che ha il PD a rinnovarsi, voleva con tutta probabilità provocare col suo voto una quasi costrizione per indurre il PD a fare insieme ai 5 Stelle quello che da solo non riusciva a fare.
Se Grillo invece pensa che chi ha votato per lui deve essere per definizione un invasato dedito alla distruzione dei partiti forse è lui a non aver capito.
Insomma va bene tutto in questo manicomio che è diventata la politica italiana, ma almeno rispettiamo come punti fermi la logica e la matematica e quindi teniamo conto che se Grillo ha preso il 26% dei voti, per arrivare al 51% ce ne mancano 24 e cioè in termini politici deve necessariamente trovare alleanze fra le forze esistenti più affini per fare qualsiasi cosa.
Ai neofiti si è disposti a fare degli sconti ed a perdonare gaffes e peccati veniali, ma non sarebbe né giusto né corretto giustificare l’ignoranza  delle regole elementari in chi è arrivato nelle istituzioni delegato dagli elettori.
Si è detto che i nuovi parlamentari 5Stelle hanno fra di loro oltre l’80% di laureati, benissimo, non tutti avranno studiato diritto pubblico, però ora, anche quelli che non l’hanno mai fatto, dovranno fare dei corsi accelerati per apprendere che le democrazie rappresentative moderne si basano sul principio secondo il quale il parlamentare è eletto “libero da mandato”, cioè assolutamente indipendente dalla forza politica che lo ha eletto.
Di conseguenza ad esempio i sistemi politici anglosassoni, da sempre basati più su partiti di opinione  (cioè leggeri e con poco apparato, come sono diventati di fatto i partiti moderni anche da noi) invece che sui partiti di massa (fondati su apparati burocratici molto forti) hanno da sempre dato per scontato che gli orientamenti dei gruppi parlamentari prevalgono sugli orientamenti degli organi del rispettivo partito.
Questa è la democrazia e queste sono le sue tecniche di base.
Se Grillo non si era reso conto prima, che ad elezioni avvenute, il suo potere sarebbe stato drasticamente ridimensionato dai gruppi parlamentari è ora che si adegui.
La prima regola del marketing era sempre stata il dogma secondo cui il cliente ha sempre ragione.
Poi sono arrivati i guru della comunicazione che le hanno studiate tutte per organizzare la “persuasione occulta” diretta a indurre, a creare i consumi dal nulla fregandosene di quello che la gente avesse realmente bisogno e di quello che invece risultava del tutto superfluo.
Poi, poco dopo, sono arrivati quelli come Casaleggio e Grillo che hanno creduto di applicare le tecniche della persuasione occulta del marketing commerciale alla politica.
Sono sicuri questi presunti cervelloni che la gente non capisca mai di essere etero diretta o comunque non pensano che quando il cittadino medio si accorgerà delle manovre per etero- dirigerlo si incavolerà brutalmente?
In ogni caso l’elettore sarà anche rozzo e non aggiornato, ma continua a pretendere di avere il diritto di essere trattato almeno come il consumatore, che per definizione ha sempre ragione.
Questa ultima battuta di Grillo ha purtroppo delle implicazioni antidemocratiche che sarebbe ingiusto sottovalutare.
Siamo messi talmente male che quasi si è costretti a dare un ulteriore occasione ai 5Stelle, sempre però che in tempi molto brevi e quindi cominciando dall’elezione del Presidente della Repubblica arrivi il loro contributo responsabile, che guarda caso, dovrà necessariamente sommarsi ai voti del PD, contraddicendo la vulgata del Grillo – talebano.
Non si può non distinguere , che so io, fra Veltroni e D’Alema, fra Prodi e Bersani, fra Zagrebeski e Violante.
E’ sciocco fare finta che siano tutti uguali da impacchettare e mettere nel cestino, perché non sono affatto tutti uguali.
Come i  deputati 5 Stelle non sono tutti uguali e tanto meno non sono degli automi telecomandabili.


mercoledì 3 aprile 2013

Euro, Euro über alles




Nel ginepraio della politica italiana ormai non ci capisce più niente nessuno.
O meglio tutti hanno capito che il vicolo cieco nel quale ci si trova è un problema prettamente politico.
Che vuol dire? Vuol dire che non ci si occupa più di discutere sul merito delle cose (tasse, economia, legge elettorale ecc.) perché viene data la priorità assoluta a preclusioni appunto “politiche”.
Ci sono oggi in Italia  tre forze politiche preminenti : PD, PDL e 5Stelle.
Di queste due : PD e 5Stelle giudicano di non poter nemmeno discutere di qualsiasi argomento col PDL , fin tanto che questo partito sarà guidato da Berlusconi.
E questo va bene, però non riescono ancora a fare quello che in qualsiasi altra parte del mondo si farebbe nella medesima situazione, cioè accordarsi fra  loro due.
Quando riusciranno a superare questo momento di follia e cominceranno a discutere del merito delle cose, la strada per loro sarà ancora terribilmente in salita, perché quando si accingeranno ad occuparsi di sviluppo lavoro ecc. si troveranno di fronte al macigno dell’Euro che è  il problema dei problemi : Euro si , Euro no , quale Euro, le idee sono molto confuse anche in casa loro.
Il 5Stelle nel programma elettorale è stato apparentemente più esplicito perché è stata l’unica forza politica che ne abbia parlato apertamente chiedendo di celebrare un referendum popolare.
Sorvoliamo sul fatto che attualmente il nostro ordinamento non prevede la celebrazione di un referendum affermativo- propositivo, ma solo il referendum abrogativo e fermiamoci alla sostanza.
In pratica  il 5Stelle , più che giustamente, chiede che la gente sia messa nella condizione di dire la propria su questa materia.
In apparenza benissimo, era ora.
In realtà però si tratta di un problemaccio tremendo, perché se su questo tema non si ricava un gran che dagli interventi degli economisti e dei politici, figuriamoci cosa ce ne capisce il cittadino medio.
Anzi è un doppio problemaccio perché al di al là del merito (Euro si, Euro no) mette anche in evidenza i limiti delle forme di democrazia diretta come il referendum.
Va benissimo ovviamente fare in modo che la gente si possa esprimere direttamente.
A patto però che sia in grado di sapere e di capire di cosa si parla.
Non nascondiamoci gli aspetti sgradevoli della realtà italiana.
Viviamo in un paese nel quel la metà circa della popolazione nell’ultimo anno non ha mai letto un libro.
Due terzi degli italiani reputano sufficiente per informarsi l’ascolto dei telegiornali e dei talk show, invece che andare a comprarsi un giornale.
Il livello di cultura finanziaria degli italiani lo si può dedurre frequentando le sale “gestori prodotti finanziari” delle banche, dove funzionari di banca già scarsamente preparati e limitati dall’obbligo di proporre ai clienti prima di tutto i “prodotti della casa” , cioè obbligazioni bancarie spesso di dubbia trasparenza e di ancor più dubbia convenienza, si trovano di fronte un pubblico che non conosce con precisione nemmeno la differenza fra un’azione e un’obbligazione.
Cioè ci troviamo in una situazione di tale impreparazione e disinformazione del cittadino comune che molti osservatori hanno dedotto che oggi in Italia non esiste più un’opinione pubblica, perché senza informazione libera e indipendente non può esistere un’opinione pubblica.
L’argomento Euro purtroppo ha delle implicazioni tecniche di non poca rilevanza, cioè non è facilissimo da spiegare.
Non è un caso che dall’ultimo sondaggio dell’istituto di Mannheimer pubblicato dal Corriere tre settimane fa risulti che addirittura il 75% degli Italiani nel caso di un ipotetico referendum, voterebbe a favore della permanenza dell’Euro dimostrando così , per parlare fuori dai denti , di non avere capito niente e di non sapere nemmeno di cosa si parla.
Non è difficile capire perché la gente in grande maggioranza voterebbe a favore della permanenza dell’Euro.
Lo farebbe probabilmente per questa serie di ragioni:
- quello che appare più evidente nell’esistenza dell’Euro è il fatto che si può girare l’Europa senza dover ricorre al cambio della moneta, questo lo abbiamo apprezzato tutti parecchio;
- poi, se andiamo più nella sostanza c’è la filosofia sottesa all’Euro che è quella con la quale a suo tempo Prodi e Ciampi ci hanno venduto politicamente l’ingresso nell’Euro, cioè la sensazione che con l’Euro saremmo entrati nella serie A dei paesi europei, provenendo dalla serie B.
Questo argomento è vero fino a un certo punto, ma è probabilmente quello di maggiore impatto, perché tocca corde profonde;
- poi ci sono le ragioni politiche che erano ben presenti ai politici, che ci hanno fatti entrare nell’Euro e che la gente probabilmente non solo ha capito, ma ha anche condiviso, e cioè che in un paese politicamente disastrato come l’Italia ricorrere alla badante Europa per risolvere i problemi che da soli non siamo stati capaci di risolvere per decenni sarebbe stata una buona idea.
Ecco  allora che tutte le volte che i politici di turno ritenevano di dovere somministrare agli italiani una medicina sgradevole, che da soli non sarebbero riusciti a farci trangugiare, ricorrevano al solito argomento : ce l’ha chiesto l’Europa, che poi , tradotto in italiano, sotto-intendeva : ce l’ha imposto l’Europa e se non lo facciamo ci buttano fuori.
Tutti argomenti solidi con una loro validità, solo che con questi argomenti l’economia non c’entra nulla, mentre quando si parla di Euro si parla prima di tutto di economia.
Un aspetto del problema è questo, la gente inevitabilmente tende a fare confusione fra appartenenza all’Unione Europea e appartenenza all’area Euro, che non sono la stessa cosa, tanto che i paesi appartenenti all’Unione sono 27 e quelli aderenti all’Euro sono solo 17, fra i quali ci sono paesi di grande peso come l’Inghilterra.
Ad esempio si tende a mettere sullo stesso piano dei vantaggi il fatto di avere una unica moneta con la  possibilità di libera circolazione senza dover mostrare il passaporto.
La libera circolazione è una conseguenza dell’adesione all’UE e nulla centra con l’adozione dell’Euro o di una moneta nazionale e quindi anche se l’Italia ripudiasse l’Euro, rimarrebbe ugualmente nell’Unione e continuerebbe a godere della libera circolazione in area UE.
Continuerebbe  a godere anche della libera circolazione dei lavoratori, riconoscimento titoli di studio, copertura del sistema sanitario pubblico, eccetera, eccetera.
Ma parlando di economia avere aderito all’Euro comporta soprattutto avere perso la sovranità sulla possibilità di stampare moneta e di adeguare il suo valore alle necessità del  momento.
Oggi gli imprenditori italiano avrebbero assoluto bisogno di una moneta meno valutata dell’Euro per rendere i loro prodotti competitivi sui mercati internazionali e quindi per vendere molto di più, ma questo non si può fare se si rimane nell’Euro.
Perché non ci sono i meccanismi per farlo, nel senso che all’interno della BCE, la banca europea, nessuno se la sentirebbe o avrebbe la forza di mettere in minoranza i tedeschi e gli altri nordici ai quali va bene l’Euro sopravvalutato.
Il problema è tutto qui. Non è un problema ideologico (capitalismo liberista – socialismo) e non è nemmeno un problema politico nel senso di destra – sinistra, è un problema economico, pratico assolutamente essenziale per tornare a crescere produrre e lavorare.
Dieci anni di Euro hanno dimostrato che usare la stessa moneta da parte di economie molto forti come quella tedesca ed economie molto più deboli come quella italiana non ha alcun senso perché i due paesi hanno interessi diversi e contrastanti e non ci sono al momento meccanismi per venirne a capo, anche perché il problema è probabilmente insolubile.
La soluzione tecnica ovviamente ci sarebbe come c’è nel caso nostro italiano, che vede convivere economie con livelli di sviluppo squilibratissimi fra Nord e Sud del paese e consiste in massicci trasferimenti di ricchezza dal Nord al Sud , usando grandi percentuali di tasse riscosse al Nord per andare a finanziare il Sud con risultati tra l’altro tutt’altro che soddisfacenti.
Ma è ovvio che questa strada è politicamente impraticabile in Europa.
E allora? Allora o si esce dall’Euro o si dovrebbe disporre di politici di tale livello da essere capaci di mettere insieme una alleanza fra paesi mediterranei in grado di costringere tedeschi e altri nordici a finanziarci, come in Italia si finanzia il Meridione, ma questa seconda ipotesi mi sembra fantascienza.

lunedì 1 aprile 2013


Fra Grillo e il PD è urgente imparare a parlarsi


La democrazia rappresentativa è in fase di stanca un po’ dappertutto nel mondo e soprattutto in Occidente.
Può quindi essere che i nostri attuali contorcimenti politici e l’avanzata dei 5Stelle, alfieri di esperimenti di democrazia diretta, anziché  essere oggetto di scherno, possano essere i primi tentativi di qualcosa di nuovo utile a tutti per rivitalizzare istituzioni venerabili ma in crisi.
Deve essere chiaro però che nulla si risolve in politica contrapponendo concezioni diverse in modo fondamentalista.
E’ ora evidentissimo il fatto che la novità assoluta di Grillo ha causato una forte reazione di rigetto e di chiusura nel mondo politico tradizionale.
Tutti i mezzi di informazione gli sparano contro e tutti propongono come unica soluzione possibile il governissimo, con tutti dentro e i 5Stelle all’opposizione.
Il mondo politico tradizionale, che viene clonato come in una fotocopia da quello dei mezzi di informazione, concepisce la politica come trattativa nella quale alla fine dei conti ci si spartiscono i posti secondo il manuale Cencelli.
L’idea che una nuova forza politica butti all’aria questo tipo di tavolo, risulta quindi inconcepibile, e infatti si vedono politici e giornalisti sinceramente sconvolti dal fatto che i Grillini non si adeguino agli usi e costumi correnti.
Da parte loro i Grillini faticano anche loro a trovare una via di comunicazione appena decente con la politica tradizionale che vada oltre l’insulto o la chiusura totale.
La cosa non può durare perché nessuno in politica si può arroccare nella posizione di quello che possiede la verità assoluta salvo i talebani e i fascisti.
Di conseguenza i Grillini, pur essendo dei neofiti, devono adattarsi a prendere le misure di una delle leggi fondamentali della politica, che è quella che distingue la strategia dalla tattica.
Nella strategia si mettono i principi ispiratori da realizzare a lungo termine, nella tattica si mettono le cose da fare domani, con chi ci sta.
Di conseguenza non esiste nemmeno l’ipotesi di stare da soli in attesa di diventare il 100%, perché, lo ripeto, solo i talebani e i  fascisti ragionano in questo modo.
Individuare la misura nella quale si ritiene lecito cedere alla tattica, senza tradire sé stessi è l’arte della politica, che proprio per questo è cosa difficile e non adatta ai faciloni.
Hanno ragione i Grillini ad essere cauti nell’aprirsi a compromessi con i vecchi volponi.
Hanno ragione cioè quando dicono che l’elettore che sceglie il nuovo fa bene a fare un salto nel buio e comunque fa meglio di quegli elettori che hanno portato il paese allo sfascio perché per decenni hanno votato turandosi il naso per partiti divenuti  indecenti per evitare qualsiasi tipo di salto nel buio.
Quello è stato un errore catastrofico perché per eccesso di prudenza ha impedito lo sviluppo e l’ammodernamento del paese.
Per cambiare le cose bisogna avere coraggio e prendersi dei rischi per aprire strade nuove.
Ora però siamo in un incredibile impasse che non giova né al vecchio né al nuovo e per uscirne occorre imparare a parlarsi.
I Grillini  devono dimostrare maggiore rispetto del paese e delle istituzioni facendo le loro proposte nelle sedi  istituzionali non su blog e televisioni private.
Ieri l’altro Grillo a detto che si potrebbe andare domani in Parlamento ed abolire il sistema elettorale “porcellum” in una televisione privata.
L’idea va benissimo e rappresenta forse l’inizio di un lavoro serio, ma non va bene il metodo, quella proposta doveva farla in una sede istituzionale, perché ora si trova ad occupare le istituzioni in forze, non è più un attempato goliardo in campagna elettorale.
Travaglio sul suo giornale per la prima volta prende le distanze da grillo e  lo accusa di avere perso un’ autobus  cioè un’occasione storica che potrebbe anche non presentarsi più, quando Bersani era disposto a concedere più o meno qualsiasi cosa per allearsi col Pd per fare finire il berlusconismo una volta per tutte.
Poteva salvarsi la faccia chiedendo a Bersani la formazione di un governo tutto di alto profilo con un presidente alla Zagrebeski e non ha avuto il coraggio di farlo.
Ora rischierebbe di dovere sorbirsi anni di governissimo con la garanzia a Berlusconi di salvacondotto giudiziario.
Forse la trovata di Napolitano di formare una commissione di “saggi” che non convincono nessuno potrebbe essere una bella pensata solo se di fatto fosse un modo per prendere tempo e di fatto legittimare il governo Monti ad andare avanti in prorogatio a tempo indefinito.
Grillo che aveva da sempre visto questa soluzione come la sua prima scelta è ovviamente il più contento di tutti, ma Berlusca è su tutte le furie perché ha capito benissimo che la cosa è una foglia di fico per nascondere un’alleanza di fatto fra PD e i 5Stelle per far fuori proprio lui.
Farà quindi le barricate per contrastare una tale soluzione.
Vedo le cose con meno pessimismo di Travaglio, cioè tendo a pensare che Grillo abbia ancora modo di fare il suo gioco in parlamento con il Pd.
Certo però che il gioco è ogni giorno più difficile del giorno prima, perché o lo stesso Grillo impara a parlare da persona educata , consapevole e responsabile a quel Bersani dal quale ha assoluto bisogno dei voti del Pd o rischia il precipizio per sé e per il Pd che è più che mai sull’orlo di una crisi sistemica.
Il Pd se va con Berlusconi perde la faccia e l’elettorato, e Grillo lo sa, ma non può giocare sulla distruzione del PD perché se questo succedesse l’alternativa non sarebbe una improbabilissima vittoria elettorale totale dei 5Stelle, ma il perdurare in un governissimo di uno stanco berlusconismo, sempre più lepenista e cripto fascista.
Grillo forse non valuta abbastanza il fatto  che se questo berlusconismo si trovasse investito da un aggravarsi della crisi economica sarebbe spinto dal suo stesso elettorato verso atteggiamenti antidemocratici puri e semplici.
I nostri media, troppo occupati dalle nostre magagne, non hanno dato risalto alla vittoria clamorosa dei Lepenisti nelle elezioni suppletive del dipartimento dell’Oise a nord di Parigi dove il voto moderato e quello di protesta si sono uniti verso il para fascismo.
Se l’elettorato dei 5Stelle si trovasse a registrare una completa delusione, si correrebbero dei rischi ben seri anche da noi.
In Ungheria, paese comunitario,  c’è un governo para fascista, che imbavaglia la stampa e che è gode di una maggioranza di due terzi.
In Grecia ,paese comunitario ,estrema sinistra ed estrema destra sono in risalita.
Stiamo attenti perché il gioco si fa sempre più duro,  quando le crisi diventano serie la democrazia viene posta in secondo piano se qualche sirena credibile propone soluzioni semplici e immediate.