Nel ginepraio della
politica italiana ormai non ci capisce più niente nessuno.
O meglio tutti hanno
capito che il vicolo cieco nel quale ci si trova è un problema prettamente
politico.
Che vuol dire? Vuol dire
che non ci si occupa più di discutere sul merito delle cose (tasse, economia,
legge elettorale ecc.) perché viene data la priorità assoluta a preclusioni
appunto “politiche”.
Ci sono oggi in Italia tre forze politiche preminenti : PD, PDL e
5Stelle.
Di queste due : PD e
5Stelle giudicano di non poter nemmeno discutere di qualsiasi argomento col PDL
, fin tanto che questo partito sarà guidato da Berlusconi.
E questo va bene, però
non riescono ancora a fare quello che in qualsiasi altra parte del mondo si
farebbe nella medesima situazione, cioè accordarsi fra loro due.
Quando riusciranno a
superare questo momento di follia e cominceranno a discutere del merito delle
cose, la strada per loro sarà ancora terribilmente in salita, perché quando si
accingeranno ad occuparsi di sviluppo lavoro ecc. si troveranno di fronte al
macigno dell’Euro che è il problema dei
problemi : Euro si , Euro no , quale Euro, le idee sono molto confuse anche in
casa loro.
Il 5Stelle nel programma
elettorale è stato apparentemente più esplicito perché è stata l’unica forza
politica che ne abbia parlato apertamente chiedendo di celebrare un referendum
popolare.
Sorvoliamo sul fatto che
attualmente il nostro ordinamento non prevede la celebrazione di un referendum
affermativo- propositivo, ma solo il referendum abrogativo e fermiamoci alla
sostanza.
In pratica il 5Stelle , più che giustamente, chiede che
la gente sia messa nella condizione di dire la propria su questa materia.
In apparenza benissimo,
era ora.
In realtà però si tratta
di un problemaccio tremendo, perché se su questo tema non si ricava un gran che
dagli interventi degli economisti e dei politici, figuriamoci cosa ce ne
capisce il cittadino medio.
Anzi è un doppio
problemaccio perché al di al là del merito (Euro si, Euro no) mette anche in
evidenza i limiti delle forme di democrazia diretta come il referendum.
Va benissimo ovviamente fare
in modo che la gente si possa esprimere direttamente.
A patto però che sia in
grado di sapere e di capire di cosa si parla.
Non nascondiamoci gli
aspetti sgradevoli della realtà italiana.
Viviamo in un paese nel
quel la metà circa della popolazione nell’ultimo anno non ha mai letto un libro.
Due terzi degli italiani
reputano sufficiente per informarsi l’ascolto dei telegiornali e dei talk show,
invece che andare a comprarsi un giornale.
Il livello di cultura finanziaria
degli italiani lo si può dedurre frequentando le sale “gestori prodotti
finanziari” delle banche, dove funzionari di banca già scarsamente preparati e
limitati dall’obbligo di proporre ai clienti prima di tutto i “prodotti della
casa” , cioè obbligazioni bancarie spesso di dubbia trasparenza e di ancor più
dubbia convenienza, si trovano di fronte un pubblico che non conosce con
precisione nemmeno la differenza fra un’azione e un’obbligazione.
Cioè ci troviamo in una
situazione di tale impreparazione e disinformazione del cittadino comune che
molti osservatori hanno dedotto che oggi in Italia non esiste più un’opinione
pubblica, perché senza informazione libera e indipendente non può esistere
un’opinione pubblica.
L’argomento Euro
purtroppo ha delle implicazioni tecniche di non poca rilevanza, cioè non è
facilissimo da spiegare.
Non è un caso che
dall’ultimo sondaggio dell’istituto di Mannheimer pubblicato dal Corriere tre
settimane fa risulti che addirittura il 75% degli Italiani nel caso di un ipotetico
referendum, voterebbe a favore della permanenza dell’Euro dimostrando così ,
per parlare fuori dai denti , di non avere capito niente e di non sapere
nemmeno di cosa si parla.
Non è difficile capire
perché la gente in grande maggioranza voterebbe a favore della permanenza
dell’Euro.
Lo farebbe probabilmente
per questa serie di ragioni:
- quello che appare più
evidente nell’esistenza dell’Euro è il fatto che si può girare l’Europa senza
dover ricorre al cambio della moneta, questo lo abbiamo apprezzato tutti
parecchio;
- poi, se andiamo più
nella sostanza c’è la filosofia sottesa all’Euro che è quella con la quale a
suo tempo Prodi e Ciampi ci hanno venduto politicamente l’ingresso nell’Euro,
cioè la sensazione che con l’Euro saremmo entrati nella serie A dei paesi
europei, provenendo dalla serie B.
Questo argomento è vero
fino a un certo punto, ma è probabilmente quello di maggiore impatto, perché
tocca corde profonde;
- poi ci sono le ragioni
politiche che erano ben presenti ai politici, che ci hanno fatti entrare
nell’Euro e che la gente probabilmente non solo ha capito, ma ha anche
condiviso, e cioè che in un paese politicamente disastrato come l’Italia
ricorrere alla badante Europa per risolvere i problemi che da soli non siamo
stati capaci di risolvere per decenni sarebbe stata una buona idea.
Ecco allora che tutte le volte che i politici di
turno ritenevano di dovere somministrare agli italiani una medicina sgradevole,
che da soli non sarebbero riusciti a farci trangugiare, ricorrevano al solito
argomento : ce l’ha chiesto l’Europa, che poi , tradotto in italiano,
sotto-intendeva : ce l’ha imposto l’Europa e se non lo facciamo ci buttano
fuori.
Tutti argomenti solidi
con una loro validità, solo che con questi argomenti l’economia non c’entra
nulla, mentre quando si parla di Euro si parla prima di tutto di economia.
Un aspetto del problema
è questo, la gente inevitabilmente tende a fare confusione fra appartenenza
all’Unione Europea e appartenenza all’area Euro, che non sono la stessa cosa,
tanto che i paesi appartenenti all’Unione sono 27 e quelli aderenti all’Euro
sono solo 17, fra i quali ci sono paesi di grande peso come l’Inghilterra.
Ad esempio si tende a
mettere sullo stesso piano dei vantaggi il fatto di avere una unica moneta con
la possibilità di libera circolazione
senza dover mostrare il passaporto.
La libera circolazione è
una conseguenza dell’adesione all’UE e nulla centra con l’adozione dell’Euro o
di una moneta nazionale e quindi anche se l’Italia ripudiasse l’Euro,
rimarrebbe ugualmente nell’Unione e continuerebbe a godere della libera
circolazione in area UE.
Continuerebbe a godere anche della libera circolazione dei
lavoratori, riconoscimento titoli di studio, copertura del sistema sanitario
pubblico, eccetera, eccetera.
Ma parlando di economia
avere aderito all’Euro comporta soprattutto avere perso la sovranità sulla
possibilità di stampare moneta e di adeguare il suo valore alle necessità
del momento.
Oggi gli imprenditori
italiano avrebbero assoluto bisogno di una moneta meno valutata dell’Euro per
rendere i loro prodotti competitivi sui mercati internazionali e quindi per
vendere molto di più, ma questo non si può fare se si rimane nell’Euro.
Perché non ci sono i
meccanismi per farlo, nel senso che all’interno della BCE, la banca europea,
nessuno se la sentirebbe o avrebbe la forza di mettere in minoranza i tedeschi e
gli altri nordici ai quali va bene l’Euro sopravvalutato.
Il problema è tutto qui.
Non è un problema ideologico (capitalismo liberista – socialismo) e non è
nemmeno un problema politico nel senso di destra – sinistra, è un problema
economico, pratico assolutamente essenziale per tornare a crescere produrre e
lavorare.
Dieci anni di Euro hanno
dimostrato che usare la stessa moneta da parte di economie molto forti come
quella tedesca ed economie molto più deboli come quella italiana non ha alcun
senso perché i due paesi hanno interessi diversi e contrastanti e non ci sono
al momento meccanismi per venirne a capo, anche perché il problema è
probabilmente insolubile.
La soluzione tecnica
ovviamente ci sarebbe come c’è nel caso nostro italiano, che vede convivere
economie con livelli di sviluppo squilibratissimi fra Nord e Sud del paese e
consiste in massicci trasferimenti di ricchezza dal Nord al Sud , usando grandi
percentuali di tasse riscosse al Nord per andare a finanziare il Sud con
risultati tra l’altro tutt’altro che soddisfacenti.
Ma è ovvio che questa
strada è politicamente impraticabile in Europa.
E allora? Allora o si
esce dall’Euro o si dovrebbe disporre di politici di tale livello da essere
capaci di mettere insieme una alleanza fra paesi mediterranei in grado di
costringere tedeschi e altri nordici a finanziarci, come in Italia si finanzia
il Meridione, ma questa seconda ipotesi mi sembra fantascienza.
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