mercoledì 3 aprile 2013

Euro, Euro über alles




Nel ginepraio della politica italiana ormai non ci capisce più niente nessuno.
O meglio tutti hanno capito che il vicolo cieco nel quale ci si trova è un problema prettamente politico.
Che vuol dire? Vuol dire che non ci si occupa più di discutere sul merito delle cose (tasse, economia, legge elettorale ecc.) perché viene data la priorità assoluta a preclusioni appunto “politiche”.
Ci sono oggi in Italia  tre forze politiche preminenti : PD, PDL e 5Stelle.
Di queste due : PD e 5Stelle giudicano di non poter nemmeno discutere di qualsiasi argomento col PDL , fin tanto che questo partito sarà guidato da Berlusconi.
E questo va bene, però non riescono ancora a fare quello che in qualsiasi altra parte del mondo si farebbe nella medesima situazione, cioè accordarsi fra  loro due.
Quando riusciranno a superare questo momento di follia e cominceranno a discutere del merito delle cose, la strada per loro sarà ancora terribilmente in salita, perché quando si accingeranno ad occuparsi di sviluppo lavoro ecc. si troveranno di fronte al macigno dell’Euro che è  il problema dei problemi : Euro si , Euro no , quale Euro, le idee sono molto confuse anche in casa loro.
Il 5Stelle nel programma elettorale è stato apparentemente più esplicito perché è stata l’unica forza politica che ne abbia parlato apertamente chiedendo di celebrare un referendum popolare.
Sorvoliamo sul fatto che attualmente il nostro ordinamento non prevede la celebrazione di un referendum affermativo- propositivo, ma solo il referendum abrogativo e fermiamoci alla sostanza.
In pratica  il 5Stelle , più che giustamente, chiede che la gente sia messa nella condizione di dire la propria su questa materia.
In apparenza benissimo, era ora.
In realtà però si tratta di un problemaccio tremendo, perché se su questo tema non si ricava un gran che dagli interventi degli economisti e dei politici, figuriamoci cosa ce ne capisce il cittadino medio.
Anzi è un doppio problemaccio perché al di al là del merito (Euro si, Euro no) mette anche in evidenza i limiti delle forme di democrazia diretta come il referendum.
Va benissimo ovviamente fare in modo che la gente si possa esprimere direttamente.
A patto però che sia in grado di sapere e di capire di cosa si parla.
Non nascondiamoci gli aspetti sgradevoli della realtà italiana.
Viviamo in un paese nel quel la metà circa della popolazione nell’ultimo anno non ha mai letto un libro.
Due terzi degli italiani reputano sufficiente per informarsi l’ascolto dei telegiornali e dei talk show, invece che andare a comprarsi un giornale.
Il livello di cultura finanziaria degli italiani lo si può dedurre frequentando le sale “gestori prodotti finanziari” delle banche, dove funzionari di banca già scarsamente preparati e limitati dall’obbligo di proporre ai clienti prima di tutto i “prodotti della casa” , cioè obbligazioni bancarie spesso di dubbia trasparenza e di ancor più dubbia convenienza, si trovano di fronte un pubblico che non conosce con precisione nemmeno la differenza fra un’azione e un’obbligazione.
Cioè ci troviamo in una situazione di tale impreparazione e disinformazione del cittadino comune che molti osservatori hanno dedotto che oggi in Italia non esiste più un’opinione pubblica, perché senza informazione libera e indipendente non può esistere un’opinione pubblica.
L’argomento Euro purtroppo ha delle implicazioni tecniche di non poca rilevanza, cioè non è facilissimo da spiegare.
Non è un caso che dall’ultimo sondaggio dell’istituto di Mannheimer pubblicato dal Corriere tre settimane fa risulti che addirittura il 75% degli Italiani nel caso di un ipotetico referendum, voterebbe a favore della permanenza dell’Euro dimostrando così , per parlare fuori dai denti , di non avere capito niente e di non sapere nemmeno di cosa si parla.
Non è difficile capire perché la gente in grande maggioranza voterebbe a favore della permanenza dell’Euro.
Lo farebbe probabilmente per questa serie di ragioni:
- quello che appare più evidente nell’esistenza dell’Euro è il fatto che si può girare l’Europa senza dover ricorre al cambio della moneta, questo lo abbiamo apprezzato tutti parecchio;
- poi, se andiamo più nella sostanza c’è la filosofia sottesa all’Euro che è quella con la quale a suo tempo Prodi e Ciampi ci hanno venduto politicamente l’ingresso nell’Euro, cioè la sensazione che con l’Euro saremmo entrati nella serie A dei paesi europei, provenendo dalla serie B.
Questo argomento è vero fino a un certo punto, ma è probabilmente quello di maggiore impatto, perché tocca corde profonde;
- poi ci sono le ragioni politiche che erano ben presenti ai politici, che ci hanno fatti entrare nell’Euro e che la gente probabilmente non solo ha capito, ma ha anche condiviso, e cioè che in un paese politicamente disastrato come l’Italia ricorrere alla badante Europa per risolvere i problemi che da soli non siamo stati capaci di risolvere per decenni sarebbe stata una buona idea.
Ecco  allora che tutte le volte che i politici di turno ritenevano di dovere somministrare agli italiani una medicina sgradevole, che da soli non sarebbero riusciti a farci trangugiare, ricorrevano al solito argomento : ce l’ha chiesto l’Europa, che poi , tradotto in italiano, sotto-intendeva : ce l’ha imposto l’Europa e se non lo facciamo ci buttano fuori.
Tutti argomenti solidi con una loro validità, solo che con questi argomenti l’economia non c’entra nulla, mentre quando si parla di Euro si parla prima di tutto di economia.
Un aspetto del problema è questo, la gente inevitabilmente tende a fare confusione fra appartenenza all’Unione Europea e appartenenza all’area Euro, che non sono la stessa cosa, tanto che i paesi appartenenti all’Unione sono 27 e quelli aderenti all’Euro sono solo 17, fra i quali ci sono paesi di grande peso come l’Inghilterra.
Ad esempio si tende a mettere sullo stesso piano dei vantaggi il fatto di avere una unica moneta con la  possibilità di libera circolazione senza dover mostrare il passaporto.
La libera circolazione è una conseguenza dell’adesione all’UE e nulla centra con l’adozione dell’Euro o di una moneta nazionale e quindi anche se l’Italia ripudiasse l’Euro, rimarrebbe ugualmente nell’Unione e continuerebbe a godere della libera circolazione in area UE.
Continuerebbe  a godere anche della libera circolazione dei lavoratori, riconoscimento titoli di studio, copertura del sistema sanitario pubblico, eccetera, eccetera.
Ma parlando di economia avere aderito all’Euro comporta soprattutto avere perso la sovranità sulla possibilità di stampare moneta e di adeguare il suo valore alle necessità del  momento.
Oggi gli imprenditori italiano avrebbero assoluto bisogno di una moneta meno valutata dell’Euro per rendere i loro prodotti competitivi sui mercati internazionali e quindi per vendere molto di più, ma questo non si può fare se si rimane nell’Euro.
Perché non ci sono i meccanismi per farlo, nel senso che all’interno della BCE, la banca europea, nessuno se la sentirebbe o avrebbe la forza di mettere in minoranza i tedeschi e gli altri nordici ai quali va bene l’Euro sopravvalutato.
Il problema è tutto qui. Non è un problema ideologico (capitalismo liberista – socialismo) e non è nemmeno un problema politico nel senso di destra – sinistra, è un problema economico, pratico assolutamente essenziale per tornare a crescere produrre e lavorare.
Dieci anni di Euro hanno dimostrato che usare la stessa moneta da parte di economie molto forti come quella tedesca ed economie molto più deboli come quella italiana non ha alcun senso perché i due paesi hanno interessi diversi e contrastanti e non ci sono al momento meccanismi per venirne a capo, anche perché il problema è probabilmente insolubile.
La soluzione tecnica ovviamente ci sarebbe come c’è nel caso nostro italiano, che vede convivere economie con livelli di sviluppo squilibratissimi fra Nord e Sud del paese e consiste in massicci trasferimenti di ricchezza dal Nord al Sud , usando grandi percentuali di tasse riscosse al Nord per andare a finanziare il Sud con risultati tra l’altro tutt’altro che soddisfacenti.
Ma è ovvio che questa strada è politicamente impraticabile in Europa.
E allora? Allora o si esce dall’Euro o si dovrebbe disporre di politici di tale livello da essere capaci di mettere insieme una alleanza fra paesi mediterranei in grado di costringere tedeschi e altri nordici a finanziarci, come in Italia si finanzia il Meridione, ma questa seconda ipotesi mi sembra fantascienza.

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