venerdì 20 maggio 2016

La scomparsa di Marco Pannella, gigante laico, mettendo in luce la sua testimonianza, evidenzia impietosamente ancora di più la pochezza delle argomentazioni del Card. Bagnasco sulle unioni civili





Se la chiesa italiana potesse presentarsi col volto le idee e la testimonianza di Papa Francesco, andrebbe tutto bene, ma purtroppo non è così.
Quello strano genere di giornalisti italiani che vengono definiti vaticanisti, dopo avere avuto il tempo di prendere le misure di questo papa, per definirne la linea usano oggi un termine tratto della politica e dicono che si muove come un centrista, cioè che, in altre parole, ritiene di andare avanti dando un colpo al cerchio dei tradizionalisti e uno alla botte degli innovatori.
Tutti sappiamo che papa Francesco è in netta minoranza presso la curia romana e che è in minoranza forse ancora più netta presso la conferenza episcopale italiana, piena dei vescovi nominati da Woytila e da Ratzinger per lo più dopo averne valutate la sicura obbedienza e fedeltà, prima di tutto a loro e poi alla teologia più stagionata e anti- mondo moderno.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Quando si mette un piede in una chiesa, ormai non si incontra più nemmeno il vecchio sacrista, mentre il prete, se il suo vescovo è riuscito ad assegnarne uno a quella parrocchia, è impegnato a fare l'impiegato-manager.
L'Italia, se pure arrivando per ultima a sperimentare le strette della secolarizzazione che avevano già svuotato le chiese del Nord Europa, ha avuto la disgrazia di incappare nei decenni della cura Ruini, il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale di provata fede tradizionalista, e dotato di uno smisurata presunzione di sé ,che ha investito cifre ingenti, non per opere di carità e di solidarietà, ma per cercare di realizzare un anacronistico e fantomatico “progetto culturale” trionfalista, in stile Pio XII, riducendo letteralmente sul lastrico qualsiasi gruppo o filone di pensiero che dissentisse dalle sue idee.
Omologato il mondo cattolico nell'osservanza militare di teologie anti- modernità ed anti -scienza, si è finiti a ridurre a zero quello che un tempo era un universo pluralistico dialogante e ,orribile a dirsi, “pensante”.
Oggi le parrocchie esistono ancora, solo dove c'è un prete che si danna l'anima per cercare di mettere in piede attività ,per lo più solo giovanili ,in sostituzione di quello che lo stato e gli enti locali e la scuola non si accollano , cioè alla fin fine per organizzare i vari “grest” o cose simili, per tenere i ragazzi impegnati e seguiti almeno un poco, per togliere dagli impicci le famiglie di oggi nelle quali lavorando entrambi i genitori, e dove di conseguenza è difficile trovare qualcuno che accudisca ai figli.
Nell'attività liturgico- ecclesiale le parrocchie esistono ancora perché anche chi non va più in chiesa da chissà quanto, ritiene ancora di non poter fare a meno della cerimonia ecclesiastica per rimarcare “i riti di passaggio” battesimo, matrimonio, funerale.
Fino a quando durerà e la gente non troverà più sensato finirla di fingere una fede che non c'è, sostituendo i riti religiosi con più sobrie cerimonie laiche, che infatti stanno assumendo sempre più spazio.
La chiesa italiana quindi non solo è ridotta male da un punto di vista numerico, chiese vuote, seminari e conventi deserti, popolo scristianizzato come non mai, classe dirigente corrotta come non mai, ma si ritrova ad avere il clero e popolo indottrinati nelle teologie più vecchie e quindi meno spendibili nel mondo di oggi.
E questo, perché la gerarchia alla quale abbiamo sopra accennato,nei decenni scorsi, terrorizzata di perdere il lavoro ed annessi benefici, visto che nel Nord Europa le istituzioni ecclesiastiche erano costrette a chiudere bottega, invece di aprirsi alla modernità ed alla scienza, aveva con assoluta miopia ,deciso di fare dell'Italia la linea del Piave, cioè di mettere in atto qui da noi una difesa a oltranza della linea più tradizionalista.
Questa è la ragione di fondo per la quale ci sono state quel tipo di reazioni alla legge sulle unioni civili approvate la settimana scorsa dal parlamento italiano, ultimo parlamento fra i 28 dell'Unione Europea.
Le reazioni venute da parte del Card. Bagnasco, rappresentano una evidente ingerenza nei poteri dello stato, inconcepibile in qualsiasi altra democrazia dell'Occidente,ma dimostrano anche l'assoluta inadeguatezza di quell'uomo, che papa Francesco ha fatto molto male a mantenere in quella carica.
Già nel passato il medesimo Cardinale si era segnalato per la sua loquacità fuori luogo in argomenti completamente estranei alle sue competenze e conoscenze e per questa ragione sarebbe stato opportuno mettere in quella poltrona delicata una personalità di un livello più ,adeguato.
Sentire un Cardinale che vorrebbe spingere il popolo cristiano rimasto alla crociata, decenni dopo le solenni legnate che si erano presi i Don Camillo dell'epoca con divorzio e aborto, dimostrano che questa gerarchia non conoscere affatto il popolo che cristiano che le è affidato.
Bagnasco ha ripetuto pari pari le medesime invettive apocalittiche che decenni fa i suoi predecessori avevano pronunciato prevedendo catastrofi, la fine della famiglia e la società che si sarebbe diventata belluina, se fossero passate le leggi civili già in voigore gtranquillamente nel tresto del mondo civile e sviluppato : divorzio e aborto.
Naturalmente quelle leggi entrarono in vigore e non successe un bel nulla delle catastrofi preannunciare, ma al contrario si sanarono civilmente situazioni che prima costringevano molti a situazioni insopportabili e invivibili.
Ma queste gerarchie a furia di vivere fuori dal mondo nel loro arrogante distacco, si sono guardate bene di riconoscere che allora avevano sbagliato di grosso e che invece la società civile, disubbidendo ai loro veti anacronistici aveva avuto ragione.
Ma la lezione si vede che non ha loro insegnato nulla.
Oggi Papa Francesco sta facendo sforzi titanici per cercare di recuperare almeno una parte della credibilità perduta della chiesa.
Ma i suoi sforzi diventano purtroppo vani quando la gente sente straparlare questi cardinali, che con i Bertone e compagni si erano già sufficientemente fatti giudicare per quello che sono.
Forse papa Francesco non è nelle condizioni per spingersi oltre e spedire in Africa tutte quelle porpore che lo tallonano nelle solenni liturgie in San Pietro.
Forse, ma così facendo mette in gioco tutte le volte la sua credibilità ed il suo messaggio e la fiducia della gente.
Va bene la linea “centrista”, se davvero non può fare di più, ma almeno qualche segnale severo, ora lo dovrebbe dare.
Non basta che faccia le nuove nomine dalla parte giusta, occorrerebbe anche che qualche testa che squalifica la chiesa, la facesse cadere senza equivoci.
Gli impietosi registi televisivi hanno mostrato le facce da funerale con le quale i vescovi italiani ascoltavano l'allocuzione papale alla loro conferenza episcopale che li strigliava come mai era capitato prima, invocando addirittura il loro dovere di spogliarsi di tutti i beni non strettamente necessari all' esercizio dell'attivita pastorale.
I giornali hanno fatto due conti e sono venute fuori delle cifre folli, che dimostrano da sole quanta strada ha fatto la chiesa italiana deragliando per decenni dai binari della sua missione evangelica.
Tutte quelle sovrabbondanti ricchezze immobiliari non sono mai servite alla missione della chiesa, ma al benessere ed a rafforzare il potere delle sue gerarchie, che fra l'altro spesso e volentieri hanno anche avuto la sciatteria e l'incompetenza necessarie per lasciarle andare in malora.
Sull'uso ,diciamo per educazione ,“improprio” delle ricchezze da parte delle lobby di curia, abbiamo acquisito una documentazione inequivocabile e di prima mano dai recenti libri di Fittipaldi e di Nuzzi.
E quindi nessuno ci venga a raccontare delle favole, come quelle che abili professionisti del mezzo televisivo ci propinano negli spot pubblicitari per convincere gli italiani a dare l'8 per mille alla chiesa italiana, descritta come tutta impegnata a sostenere i quattro preti da strada dediti a sostenete commoventi opere di carità.
Purtroppo tutti sappiamo che quello non è il vero volto della chiesa italiana o meglio lo è solo in parte minimale.
Ma dato che la gente queste cose ormai le conosce o comunque ha i mezzi per conoscerle, è proprio sicuro il Cardinale Bertone di avere ancora l'autorità per andare a fare ,appunto, la morale alla gente ed al parlamento italiano.
Ma quando mai vescovi e cardinali invece di riproporre sempre le medesime ricette anacronistiche si sono letti i saggi di sociologia della famiglia che le nostre università hanno elaborato da anni?
Ma di che cosa parlano questi auto- nominatisi difensori della famiglia, se parlano di un fenomeno sociale del quale chiaramente ignorano di quali linee siano intessuti nella società di oggi, non in quella arcaica ,che non esiste più da chissà quando?
E' della settimana scorsa la notizia, molto interessante che in Vaticano è stato organizzato per quelle gerarchie , diciamo, un corso di aggiornamento addirittura di più giorni ,sulle cellule staminali e sulle prospettive che il loro utilizzo avrà nel futuro prossimo.
Questa è una strada da seguire essenziale.
Era ora che chi ritiene di potere ancora avere qualcosa da dire o da predicare, prima di parlare si decida a studiare almeno l'essenziale, per acquisire almeno le nozioni basiche di quelle materie.
Il Dalai Lama, furbamente fa stampare tutti gli anni un volume che riporta il contenuto dei seminari che lo stesso fa tenere ogni anno da un nutrito e qualificato gruppo di scienziati per aggiornare il suo alto clero.
Diciamoci la verità, dopo averne viste e sentite di tutti i colori, sulla realtà della vita di questo alto clero, non ce ne facciamo proprio nulla di personaggi arroganti e impreparati che pretendono ancora di venirci a fare la morale.
Accettiamo con interesse invece chi ha argomenti solidi da proporre e ce li propone con umiltà.
Per questo ci piace papa Francesco e non ci piacciono invece quelli che formalmente dovrebbero essere i suoi “collaboratori” , ma che nella realtà passano il tempo remandogli contro, perché temono di perdere potere agi e ricchezze.



















mercoledì 11 maggio 2016

Sulla politica dell'immigrazione l'Italia ha tutto da imparare dalla furbetta Cancelliera tedesca






E' un peccato che al momento non abbia un amico tedesco da consultare su quello che si pensa al di là delle Alpi su noi italiani.

Cosa pensano i Tedeschi di noi Italiani
Sappiamo che ci hanno guardato con sorrisetti di commiserazione per tutto il lungo periodo del ventennio berlusconiano ed è comprensibile, perché se abbiamo mai avuto un premier capace di fare venire l'orticaria ai tedeschi con i suoi comportamenti sbracati e approssimativi,questo era il barzellettiere Silvio Berlusconi.
Ora il giovane Renzi avrebbe qualche elemento per piacere alla Germania, se solo non desse a vedere che dietro al suo costante movimentismo forse non c'è proprio alcun filo conduttore.
Per essere affidabili in politica come in qualsiasi altra attività occorre seguire percorsi chiari e coerenti, ma questa è una caratteristica che non sembra possedere il folletto fiorentino.
Saranno anche noiosi questi tedeschi nella linearità senza strappi delle loro politiche, ma tutto si può dire meno che non siano chiari e quindi affidabili, prevedibili.
Hanno una autentica fobia per i conti in rosso perché sono convinti a ragione che proprio i conti in rosso della Repubblica di Weimar abbiano aperto la strada al nazionalsocialismo di Adolf Hitler.
Di conseguenza non riescono a capacitarsi di come mai la riduzione del nostro spaventoso debito pubblico,che dovrebbe essere il primo impegno dei governanti italiani, non compaia mai fra le priorità nelle pirotecniche esternazioni del nostro premier.
Secondariamente, dopo la preoccupazione perché i conti non vadano mai in rosso, i tedeschi hanno chiara un'altra idea che consiste nel fatto che proprio non vedono perché il cittadino tedesco che si è tenuto virtuosamente i conti a posto lavorando sodo e pagando tasse salate, debba accollarsi parte dei debiti del cittadino italiano, che non sa o non vuole risolvere i propri problemi da solo.
Detto questo, non facciamoci ingannare dalle comunicazioni per slogan per lo più sbrigative e a spanne che i nostri giornali e telegiornali dedicano alla Germania, come agli affari esteri in generale e che con la medesima trascuratezza hanno descritto la linea politica della Merkel verso l'immigrazione, come l'atteggiamento di una buonista bonacciona come fosse anche lei una Boldrini in seconda, perché le cose non stanno affatto così.

La politica sull'immigrazione “furba” ma lungimirante del governo tedesco
Come si era accennato nei precedenti articoli su questo argomento (3/7/14; 2/9/15 e 19/2/16) la Cancelliera tedesca aveva fatto il bel gesto di dichiarare che il suo paese avrebbe dato ospitalità ad alcune decine di migliaia di immigrati, facendo però da statista autentica un calcolo preciso.
Prima di tutto constatando che la Germania ha un tasso di incremento demografico talmente basso da non essere più in grado di garantire né lo sviluppo economico del paese, né la stabilità nel tempo del sistema previdenziale e quindi ha bisogno di assumere immigrati per un preciso calcolo di politica economica anche se così facendo può portare a casa il risultato di avere ottemperato anche a un elevato principio di umanità e di solidarietà cristiana.
Secondariamente la Cancelliera ha sempre posto dei filtri molto chiari al fine di regolamentare e di limitare l'afflusso degli immigrati che cominciano applicando il criterio di parlare solo di rifugiati politici cioè di sfollati per causa di guerra in atto e quindi in pratica solo di siriani.
Anche alla base di queste scelte c'è un calcolo ed è giusto che uno statista vero i calcoli li faccia, governando gli eventi invece che subirli.

Accogliere ma ponendo dei filtri precisi che vengano incontro anche agli interessi del paese ospitante
E il calcolo più o meno espresso consiste nel fatto che i siriani richiedenti asilo non sono dei poveri contadini che vengono in Europa mirando a fare i badanti, ma in prevalenza appartengono al ceto medio urbano dotato di una istruzione medio alta.
Cioè in poche parole la Merkel non vuole badanti ma ingegneri, inserendo i quali lo sttato tedesco risparmierebbe i costi molto elevati della relativa istruzione, già pagati dallo stato siriano.
Ma la filosofia molto furba e lungimirante che ispira la Cancelliera l'ha portata poche settimane fa a fare il suo capolavoro sul tema della politica migratoria che consiste nel fatto di avere convocato i capi dei partiti che formano la sua coalizione di governo e di averli chiusi in una stanza intorno a un tavolo per tutta una giornata fino a che non è stato messo nero su bianco un programma molto articolato, nel qual sono stati elencati proprio dei filtri precisi da impiegare nell'accoglienza ai migranti.
Quindi d'ora in avanti nulla è lasciato al caso ed all'improvvisazione, in Germania ovviamente, non da noi.
In base a queste linee guida tedesche si stabilisce che gli immigrati servono e quindi che si prendono, ma adottando i filtri sopra accennati ed altri, tutti ispirati alla filosofia del “do ut des”.
Cioè, in breve,rimane in Germania ed accede ai benefici del welfare solo chi dimostra fattivamente di avere la volontà di inserirsi in modo stabile nella società tedesca, accettando il modo di vita tedesco con tutte le sue regole.

Do ut des”, cioè ti facciamo usufruire del welfare solo se farai alcune cose se no te ne devi andare
E quindi i richiedenti asilo riconosciuti in quello status, dovranno seguire corsi dichiaratamente obbligatori di lingua tedesca e di “cultura civica”, da concludersi con delle prove.
Chi non le passa verrà accompagnato alla porta o meglio all'aeroporto.
Ma la vera chicca di quest'accordo fra i partiti di governo tedeschi non l'ho ancora elencata e l'ho lasciata per ultima perché è la più bella e la più impensabile per la nostra cultura politica buonista e pasticciona e consiste nel fatto che in modo del tutto trasparente è stato inteso che per il primo inserimento di questi richiedenti asilo non si prevedono i salari previsti dai contratti nazionali delle rispettive categorie, ma quelli derivanti da
una corsia particolare definita del “ein € Work”.
Avete capito bene, un Euro all'ora.

E quindi lavorare, lavorare in modo da non portare via posti ai tedeschi e non essere mantenuti a sbafo senza fare nulla per anni, come capita nel nostro paese per i richiedenti asilo veri o fasulli.

lunedì 2 maggio 2016

Tutti ladri i politici? No, ma poco ci manca





Le ruvide esternazioni di Pier Camillo Davigo

Le ruvide esternazioni di Camillo Davigo, neo presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, sul livello di corruzione della classe politica italiana, hanno fatto sobbalzare molti e hanno indignato tutti quelli che amano sempre lasciare le cose come stanno, perché ovviamente stanno a loro favore.
Il solo fatto che l'ANM abbia eletto Davigo è una notizia, perché è il segno di una scelta precisa.
L' ancor più ruvido Marco Travaglio dice che Davigo è uno dei pochi magistrati che se deve dire buonasera riesce a dirlo direttamente con una sola parola e non con un discorso di cinque minuti.
Davigo come PM del pool di “mani pulite” era fra i meno loquaci dei suoi colleghi ed anche dopo è stato fra i più sobri nelle esternazioni.
Ma questo non toglie che tutti sapevano che era ritenuto fra i più intransigenti, se non fra i più “duri” fra i magistrati, anche quando è passato alla magistratura giudicante e quindi il fatto che abbiano scelto lui come rappresentante della categoria è un segno di forte malessere e di implicita polemica nei confronti della classe politica.
Solo quella scelta è volutamente polemica.
Non facciano quindi finta i politici di non averlo capito.
Se ora si beccano dei “ladri” sanno che questo giudizio è largamente condiviso dalla corporazione dei magistrati e non solo.

Per il governo Renzi va tutto bene e comunque loro avrebbero fatto tanto per estirpare la corruzione


Il giovane fiorentino può continuare a recitare la sua parte di decisionista a suon di annunci e di slogan, ma se il cittadino si attiva per informarsi un momentino e va al fondo delle cose, scoprirà che contrariamente a quanto ripete da tutti i canali televisivi il presidente del consiglio, il suo contributo per il cambiamento è ben poca cosa.
Nel settore della giustizia l'opera del governo è ritenuta addirittura peggiorativa anche rispetto alle leggi ad personam di Berlusconi.
Sul web è possibile a chiunque reperire una documentazione imponente.
Ho provato a cercare su You Tube le ultime interviste o comparse dello stesso Davigo e del magistrato di mafia Nicola Gratteri (incaricato da Renzi di fornirgli elementi per una riforma della giustizia, cosa che è stata fata sotto forma addirittura di uno schema di di legge bello e pronto, ma che per adesso riposa nei cassetti di Palazzo Chigi).
Da quella breve consultazione del Web ho acquisito una mole impressionante di situazioni che inducono a pensare che non può essere un caso che i meccanismi di funzionamento della macchina giudiziaria siano fatti in modo da non consentirle di funzionare.
Questa classe politica di basso livello rispetto al passato e prigioniera delle lobby non può non essere consapevole del fatto che la situazione è quella che è, perché così vogliono che sia le leggi che loro stessi (i politici) hanno fatto o si rifiutano di abolire.
Consentitemi quindi di elencare un piccolo florilegio delle cose che impediscono ai magistrati di lavorare e che i politici, anche se sollecitati espressamente dai magistrati medesimi, a fare leggi per superarli non fanno nulla per migliorare la situazione.

ma ecco di seguito un florilegio di quello che blocca il meccanismo della giustizia, dovuto alle leggi esistenti e che i politici non sembrano intenzionati a cambiare  


Il Dr. Gratteri, neo procuratore capo di Catanzaro, per esempio, ha evidenziato in una sua comparsa ad 8 e ½ da Lilly Gruber il 22 aprile scorso che alcune leggi fatte nel segno della “semplificazione amministrativa” saranno sicuramente state fatte in buona fede, ma hanno creato obiettivamente situazioni estremamente favorevoli all'attività delle mafie ed in particolare :

-l'abolizione di Comitati Regionali di Controllo su tutte le delibere degli enti locali ed aziende annesse compresi gli ospedali hanno dato ai sindaci la possibilità di fare delibere immediatamente esecutive senza il vaglio di nessun organo terzo che ne verificasse la legittimità.
-la facoltà data ai sindaci di nominare direttamente il tecnico comunale, ancora peggio, ha fatto sì che in moltissime situazioni di collusione fra politici e mafie, il capo mafia si possa tranquillamente fare il piano regolatore.

I due magistrati sopra citati hanno chiarito che mentre prima il mafioso si recava dal politico col cappello in mano a chiedere piccoli o grandi favori per la gente del suo clan, oggi le cose sono molto cambiate nel senso che l'autorità del politico non è più riconosciuta nemmeno dalla criminalità organizzata e quindi è il politico che si reca nel salotto del capo mafia a chiedere pacchetti di voti ben sapendo che gli sarà chiesto di restituire il favore con gli interessi.
E quindi con questo sistema è la mafia che occupa direttamente le istituzioni, senza passare per alcuna mediazione.
Sempre il Dr.Gratteri ha avanzato alcune proposte non solo a costo zero, ma in grado di ridurre al spesa di decine di milioni e di velocizzare di molto l'iter dei processi.

Ad esempio questi : -sentire gli imputati detenuti in video- conferenza superando l'attuale assurdo sistema per il quale ogni giorno un quarto degli agenti di custodia, che sono già pochi è costretto ad accompagnare nelle udienze i detenuti col costo di 70 milioni annui, questa procedura oggi già esiste ma solo per la ristretta porzione degli imputati detenuti in regime di 41 bis;
-evitare le enormi ed anacronistiche spese per produrre ed inviare documentazione cartacea.
Se si dotassero i detenuti di un tablet solo ricevente, l'apparato giudiziario sarebbe in grado di fornirgli con quel mezzo i testi di qualsiasi atto attinente al suo processo, anche in questo caso risparmiando in un anno decine di milioni ed evitando enormi perdite di tempo.

Un altro modo per velocizzare i processi consiste nel superare l'attuale assurda procedura per la quale se uno dei tre giudici per qualsiasi ragione abbandona il collegio, tutti coloro che sono stati sentiti come testimoni, devono essere risentiti tutti quanti.
Solo questo incaglio nella procedura che si verifica con frequenza causa il trascorrere del tempo che favorisce gli imputati facendo scattare la prescrizione.

Passando alla questione famosa delle intercettazioni, il Dr.Gratteri ha segnalato che oggi non è ammessa l'intercettazione delle comunicazioni cartacee, come sono ad esempio le lettere che contengono gli ancora più famosi pizzini, e che invece sarebbe utilissimo che la magistratura potesse servirsi anche di questo mezzo.

E' stato segnalato poi il problema di rendere molto più incisivo lo strumento dell'uso delle proprietà confiscate alla criminalità organizzata, che libera quei beni oggi solo dopo 15 anni.

in galera il numero dei colletti bianchi condannati per aver commesso reati finanziari o contro la Pubblica Amministrazione è irrisorio, ma solo in Italia le cose stanno così


C'è poi tutto il settore dei reati finanziari che grida vendetta al cielo.
Negli altri paesi nostri partner nella UE il numero dei detenuti per aver commesso reati finanziari o comunque contro la pubblica amministrazione è enormemente più elevato di quello che si verifica in Italia (230 su 50.000).
Già le ben note leggi berlusconiane ad esempio sul falso in bilancio avevano creato situazioni più favorevoli di prima, ma anche i governi successivi, compreso quello di Renzi, sempre con la motivazione ufficiale della “semplificazione amministrativa” cioè per “liberare l'impresa dai lacci e laccioli” della burocrazia ,ha ulteriormente peggiorato la situazione :
-con l'innalzamento dell'uso del contante da 1000 a 3000 Euro;
-innalzamento della soglia di punibilità per evasione dell' Iva;
-con l'introduzione di quella che i magistrati chiamano polemicamente “la modica quantità” perché si verifichi la fattispecie di falsità contabile (150.000 euro).
Basta qualificare a bilancio una voce come “costo non deducibile” per poterlo trasferire all'estero nei paradisi fiscali.
Con lo stesso meccanismo si sono cambiate le norme sulle false comunicazioni sociali che prevedono un meccanismo perché sia il socio legittimato a fare denuncia, ma , pensare che sia il socio a denunciare la falsità del bilancio è come ipotizzare il furto a querela del ladro.
Nel campo dei reati finanziari o contro la pubblica amministrazione occorrerebbero invece norme che diano agli inquirenti armi ben più efficaci e potenti, 

ad esempio : - introdurre come avviene all'estero la figura dell'agente provocatore sotto copertura che si finge imprenditore e va ad offrire soldi all'amministratore pubblico sospetto;
-oppure ancora più efficace sarebbe offrire per legge l'immunità penale per chi denuncia un atto di corruzione.
Più la corruzione è diffusa e più nessuno è interessato a denunciarla e quindi bisogna prevedere un incentivo premiante che favorisca chi denuncia.
-di enorme efficacia sarebbe infine l'introduzione per legge dell'istituto del sequestro dei beni non dichiarati al fisco, questo sì che rappresenterebbe un vero deterrente contro l'evasione fiscale.
Quest'ultima è una proposta presentata in commissione alla Camera dal Comandante Generale della Guardia di Finanza, senza successo.

Renzi accusa i magistrati di essere loro i responsabili delle lungaggini dei processi.

Ma i magistrati rispondono che la situazione italiana è abnorme :
-per il numero assurdo rispetto agli altri paesi dei procedimenti (3 milioni all'anno contro dieci volte meno in Inghilterra);
-per il numero assurdo delle impugnazioni possibili, che rendono l'Italia probabilmente il paese più garantista del mondo;
-per il costume consolidato di usufruire per ogni procedimento di tre, quattro o cinque gradi di giudizio.
In Italia arrivano in Cassazione 100.000 procedimenti all'anno, mentre negli Usa la Corte Suprema ne tratta circa 100 all'anno con una popolazione cinque volte superiore.
E' ovvio che ci vorrebbero dei filtri che oggi non ci sono per limitare procedimenti, impugnazioni e gradi di giudizio.

Detto tutto questo si ricava la sensazione che i politici favoriscono le guardie o i ladri?

venerdì 22 aprile 2016

Renzi vince sempre e si piglia tutto




Renzi ha portato a casa un risultato importante, ma non basta garantire la stabilità del governo, occorre risolvere i problemi

L'esito del referendum del 17 aprile sulle piattaforme petrolifer
e era scontato, ma l'ampiezza della vittoria per Renzi lo é un po meno.
I promotori del referendum non si sa come siano riusciti a raccogliere le firme necessarie a fare indire il referendum, ma poi hanno fatto ben poco per far conoscere agli elettori le loro ragioni, di conseguenza ha avuto facile gioco Renzi ha far passare l'idea che si trattasse di un referendum anomalo, voluto testardamente da alcuni politici locali per mettersi sotto i riflettori.
E in effetti le ragioni del si sono parse sostenute più che altro dagli ambientalisti con argomenti più ideologici che pratici, unitamente alle opposizioni che avrebbero promosso qualsiasi causa che potesse essere di danno alla posizione del premier.
Fatto sta che Renzi ha incassato una vittoria molto rotonda, provvidenziale per lui perché venuta proprio quando per la prima volta si trovava se non alle corde, quasi, con lo scandalo delle banche locali, ma sopratutto toscane, seguito dallo scandalo, ancora peggiore, del presunto inquinamento ambientale con annesse pastette negli appalti petroliferi in Basilicata, che inguaiavano come sempre dei politici, ma non solo.
E' ovvio che lo stesso premier sfruttasse l'occasione per presentarla all'opinione pubblica come una prova generale per il referendum di autunno sulle riforme costituzionali, ben più di peso e per lui determinante.

Ha fatto esultare Napolitano, ma Napolitano aveva ragione?

Come da copione, hanno esultato tutti i campioni della “stabilità a tutti i costi”, come il tenace ex presidente Napolitano, al quale si deve la discutibile trovata di avere tenuto a battesimo una serie di governi non eletti, nel senso di non formatisi a seguito di elezioni, come dovrebbe succedere di norma.
Su questo blog ho sempre criticato le scelte di Napolitano e non ho cambiato idea, perché se è vero che l'attuale costituzione prevede un sistema parlamentare puro, e quindi la possibilità di costituire un qualunque governo purchè raccolga una maggioranza in parlamento, è chiaro a tutti che ha ben altro spessore e prestigio democratico un governo espressione di una maggioranza parlamentare uscita da elezioni politiche generali.
Per questa ragione ho sempre ritenuto che lo stesso ex presidente pur rimanendo nel rispetto formale della costituzione non avesse fatto la cosa giusta “nominando” i governi Monti, Letta e Renzi, nessuno dei quali è stato espressione di una maggioranza uscita da elezioni e quindi tutti di stabilità ballerina.
La “stabilità a tutti i costi”, cocciutamente perseguita da Napolitano, ha avuto come altra faccia della medaglia la formazione di maggioranze spurie, che mettevano insieme di tutto, al di là di qualsiasi logica politica, umiliando la corretta alternanza fra forze politiche contrapposte, elemento fondamentale della democrazia.

Verdini nella maggioranza è un prezzo troppo alto da pagare


Con Renzi si è arrivati a situazioni paradossali se non indecenti, quando imbarcando nella sua maggioranza transfughi da tutte le parti, lo stesso Renzi si è trovato a dipendere da una personalità politica del tipo del Senatore Verdini, implicato in molteplici procedimenti penali e non di poco conto.
E' un po folle il senso della politica che Renzi porta avanti : è in rapporti talmente disastrosi con la minoranza di ex sinistra del suo partito, da rischiare costantemente di non trovarseli dalla propria parte, nemmeno nei voti di fiducia, ed è costretto a sostituire l'appoggio di quella parte del suo partito andando a raccattare tutto quello che offre il trasformismo più sfacciato, indagati compresi.
Questo modo di procedere non è certo un contributo al rafforzamento della democrazia ed al prestigio della classe politica.
Ma sopratutto ho sempre ritenuto vuoto e fatuo il discorso della “stabilità” a tutti i costi e prima di tutto, quando si è costretti a constatare che i governi espressione di questa filosofia garantiscono una stabilità solo relativa, ma sopratutto realizzano poco.
Renzi ha fatto qualcosa di più dei suoi predecessori, ma non troppo.
Ci sono a mio avviso due problemi giganteschi che richiederebbero la priorità assoluta di qualsiasi governo su ogni altro problema : 1° trovare lavoro alla così detta “generazione perduta; 2° abbattere se pure gradualmente ma con un programma chiaro il debito pubblico da subito.

Un governo adeguato deve risolvere due problemi con priorità assoluta : occupare i giovani e ridurre il debito, ma Renzi non ha in programma nè l'uno, nè l'altro


Un governo, un qualsiasi governo che non abbia queste due priorità assolute, farebbe meglio a starsene a casa.
Renzi non ha fra le sue priorità né l'uno, né l'altro.
La posizione dell'Italia nel mondo, ma sopratutto in Europa, sarà sempre definita da una reazione di sfiducia e di inaffidabilità, fino a quando non apparirà chiaro ai nostri partner l'impegno concreto ad abbattere il debito pubblico abnorme , che abbiamo, da subito.
Secondariamente, non è pensabile che fra disoccupati, in cerca di prima occupazione o quelli né studenti, né in cerca di occupazione, l'Italia si ritrovi un'intera generazione di giovani fuori dal mondo del lavoro per il 60% della popolazione nella fascia di età giovanile.
E' impensabile, è una rottura insanabile del patto sociale che avrà conseguenze disastrose anche sui fondamentali della nostra economia, perché la situazione di non lavoro di una fascia così ampia di giovani, porterà in un futuro vicino al collasso del sistema previdenziale.
Senza i contributi di tutti questi giovani non sarà possibile pagare le pensioni ai più anziani, è lapalissiano.
Ma questi governi non sono impegnati affatto e non hanno come priorità queste due distorsioni di proporzioni enormi.
Forse solo i 5Stelle hanno chiari questi due punti, anche se non hanno troppo chiaro come risolvere realisticamente i relativi problemi.
Ma almeno ce li hanno in programma.
Non è casuale che i giovani votino per loro.
Alla fine chi vuol salvare l'Italia dal suicidio sarà costretto a rivolgersi a loro, se le cose non cambieranno, ma è una follia che un partito con la storia politica alle spalle che ha il PD, non sia capace di esprimere niente di meglio che un Renzi, che sarebbe in difficoltà a dire se ha idee di sinistra o di destra.
E chi dice che sinistra e destra sono la stessa cosa, che le ideologie politiche non contano più nulla, semplicemente parla così perché con le idee non si trova a suo agio.
Papa Francesco e papa Woityla sono la stessa cosa?



giovedì 14 aprile 2016

Gianroberto Casaleggio sognava l'utopia al potere. Troppo bello per essere vero, ma nel futuro chissà



Il futuro è nelle menti e nelle mani degli dei, dice il vecchio adagio.
Casaleggio era invece una di quelle persone, che sull'onda della filosofia illuminista, sognava un futuro nella mente e nelle mani dell'uomo.
Nella sua utopia di Gaia, vedeva per il 2054 un nuovo ordine- governo mondiale nel quale tutti gli uomini contavano uguale e dove partiti, politica, ideologie e religioni spariscono e l'uomo diventa il solo possessore del suo destino.
Come? Tramite il Web, evidentemente.
Tramite il web tutti i cittadini del mondo eleggono per la prima volta il governo del mondo, alle cui decisioni tutti parteciperanno esprimendo il proprio parere-voto sempre usando il web, interagendo fra di loro.
Ma arrivare alla realizzazione dell'utopia non sarà indolore, perché di fronte a un Occidente che accetta la assoluta libertà della rete, che consente a tutti di conoscere e di condividere tutto il sapere, si contrapporranno Cina, Russia e Medio Oriente, che impediranno la libertà del web e quindi si renderà inevitabile una disastrosa guerra mondiale, che però dopo dieci anni sarà vinta dall'Occidente e dal Web libero.
Gaia è appunto la narrazione di un'utopia che Casaleggio ha elaborato nel 2008, niente di più e niente di meno, non è un programma politico, ma ci consente di entrare nella filosofia del personaggio.
Filosofia classica, umanesimo, illuminismo,Kant.
I numi tutelari che traspaiono non sono certo male.
Tutti i “coccodrilli” che i giornali hanno sfornato fra ieri ed oggi ci descrivono un personaggio autentico.
Un tecnico di buon livello che viene dall'incubatoio dell'Olivetti, con un passaggio per Silicon Valley è uno che ha le carte molto in regola.
Un tecnico, un manager di successo, ma di buone e costanti letture, come ci garantisce Dario Fo, che lo conosceva bene, e si completa la nozione di una buona caratura.
Un personaggio con queste caratteristiche fa il suo mestiere di informatico esperto di architettura di siti ma sopratutto di tecniche per dare visibilità ai siti facendo uso dei social media.
E' una persona schiva che fa di tutto per schivare l'obiettivo.
Ma questo non significa che viva su Marte.
Vive sulla terra sopratutto fra Milano e il suo ritiro fra Piemonte e Val d'Aosta ed essendo uomo del web è terribilmente bene informato.
Essere ben informati vuol dire anche inevitabilmente dover occuparsi del teatrino della politica.
Da queste conoscenze è nata nel nostro personaggio una forte reazione di rigetto verso questa politica.
Livello culturale e morale sempre più basso del personale politico, corruzione dilagante, cedimenti a lobby di tutti i generi mancanza di un qualsiasi respiro di medio- lungo periodo.
Poi l'incontro casuale con Beppe Grillo, comico che però aveva fatto della satira politica il suo mestiere, fece venire alla luce un feeling ,un'intesa, una complicità particolari, tanto da convincere i due che era tanto lo schifo che incuteva la politica italiana, che valeva la pena di tentare un'avventura politica.
Grillo da sempre aveva fatto delle battaglie ambientaliste il suo cavallo di battaglia.
Casaleggio era sulla stessa linea perché lì lo portava la sua filosofia volta tutta verso il cambiamento dell'esistente e nella fiducia nella capacità dell'umanità a usare delle moderne tecnologie per far fare alla storia un salto di qualità.
Il sodalizio fra i due ha avuto nella creazione e nella gestione del blog di Beppe Grillo un successo improvviso e al di là di ogni previsione, scalando addirittura le classifiche mondiali dei blog più letti in assoluto.
Da quella base reale e concreta è ovvio che l'utopia di Casaleggio ha trovato il terreno per mettere in atto la sua sfida con la storia.
Era in segno che si poteva fare e su questa constatazione è nata l'idea del Movimento.
Niente partiti in senso tradizionale, niente sezioni, ma tutti i contatti da realizzare attraverso meet-up fra aderenti per selezionare il personale politico (quelli che forse con un po troppo rigore giacobino sono stati definiti i portavoce) e per definire di volta in volta gli obiettivi politici da raggiungere.
Nel Movimento solo gente certificata prima di tutto da regolare certificato penale immacolato.
Poi finanziamenti pubblici zero.
Il Movimento è nato con quote di pura sopravvivenza sul 2% fino a deflagrare in pochi anni fino a portare a casa un quarto di tutti i consensi.
Una cifra e un peso enorme per una forza del tutto nuova.
Oggi i gruppi parlamentari sono abbastanza robusti ed esperienziati, da potere probabilmente autogestire il Movimento.
Non so se è per loro un vantaggio o uno svantaggio, si trovano come avversari un governo sempre più in difficoltà e compagni di opposizione di livello ancora peggiore del personale politico di governo.
Basta che non si lascino andare ad affermare palesi idiozie ed i Grillini sono destinati a fare buona figura in quella palude abitata dagli Angelino Alfano, Gasparri vari ,conditi dai Verdini e compagni.
Il pensiero di Casaleggio, lo si è detto parte da una utopia, ma chi l'ha concepita aveva solide basi culturali.
E quali sono le basi culturali del Renzismo, del Berlusconismo del Leghismo e degli ex-fascisti?
Casaleggio non si offendeva quando si prendeva del “populista” per il fatto di avere rifiutato a priori le ideologie tradizionali.
Era convinto che il popolo avesse necessità di autogestirsi, non di farsi rappresentare.
Ecco questo è il nocciolo di quell'utopia.
Può riuscire? Forse, ma non è detto.
Ho sentito l'altra sera uno dei più noti intellettuali italiani, l'antichista Luciano Canfora, che dall'alto dei suoi studi sulla “democrazia diretta” dell'agorà di Atene, diceva sostanzialmente di vedere che nella storia non c'è mai stato alcun movimento politico nuovo che non abbia generato velocemente una “oligarchia”, per gestire il potere e che quindi pensava che nel Movimento 5Stelle una oligarchia si fosse già di fatto formata.
E' vero è sempre stato così.
Ma ora c'è il web e ci sono i social media.
L'utopia di Casaleggio non è niente di più di una utopia, che però ha frecce consistenti per il suo arco.
Il mondo è oggi pieno di voglia di rottamare classi politiche modeste, logorate e incapaci di lavorare a un qualsiasi disegno.
Di conseguenza il mondo si è riempito di movimenti politici nuovi, sorti volutamente fuori dagli establishment e dalle ideologie tradizionali esistenti.
Dai vari movimenti così detti xenofobi, cioè che cavalcano la reazione al fenomeno dell'immigrazione massiccia, mal gestito dai governi esistenti, ai vari Syriza in Grecia, Podemos e Ciudadanos in Spagna, eccetera, eccetera.
I 5Stelle, eredi della filosofia di Casaleggio, hanno probabilmente una marcia in più, perché il web ha veramente una forza di rinnovamento e di libertà impressionante.
Declinare una filosofia in politica non è affatto un gioco, ma questo “gioco” nella palude italiana, vale sicuramente la candela.