E’ un grande
lavoro quello che è riuscito al gruppo degli analisti di Limes
guidati da Lucio Caracciolo che hanno mandato in edicola (nelle
librerie e sul Web) un numero dedicato alla guerra in Ucraina solo
una settimana dopo da quando la medesima è scoppiata.
Sono stati
giustamente premiati da un successo inatteso ma meritato superando le
150.000 copie in pochi giorni.
Mettere insieme in
così poco tempo un fascicolo di quasi 300 pagine non era uno scherzo
e poteva riuscire solo a collaudati specialisti di geopolitica.
Finite le lodi non
posso esimermi dal chiedermi se ne valeva la pena, visto il
perdurante panorama a mio giudizio desolante dei media italiani ,
tutti con l’elmetto in testa, pressoché tutti schierati con un
pensiero unico sconcertante,che tollera solo chi schiera o di qui o
di là.
Chi dissente
sull’argomento base dell’opportunità di inviare armi in Ucraina
non solo non viene preso in considerazione nelle sue argomentazioni
ma viene immediatamente messo alla berlina come fosse lo scemo del
villaggio.
Ma forse proprio per
contrastare questo pigro conformismo l’ ultimo lavoro di Limes
riveste una importanza particolare.
Con i media che non
ci risparmiano proprio nulla nel documentare con agghiaccianti
servizi fotografici gli orrori della guerra in corso è fuori
discussione per qualunque persona sensata condannare senza
esitazione gli errori di Putin e la sua proterva e arrogante
incapacità di osservare le più elementari regole della civiltà,
che anche in caso di guerra impediscono di infierire sulla
popolazione civile.
Ma anche e proprio
partendo da queste affermazioni non è affatto disdicevole cercare di
capire quale sono le ragioni che hanno spinto lo stesso Putin a un
passo tanto estremo, proprio perché è estremo e quindi in ogni caso
rischioso e costoso per chiunque compreso per chi lo ha voluto e
messo in atto.
Ecco questo è il
nocciolo della geopolitica, staccare l’occhio dall’immediato,dalla
cronaca, per dirigerlo ad una analisi di molto più lungo periodo
sollevandosi alla ricerca di diversi punti di vista.
Come tutte le cose
umane : “panta rei”, tutto cambia e niente dura, cioè anche
questa guerra finirà non possiamo ora predire come e si stabiliranno
assetti geopolitici che questa guerra cambierà, ma cambierà davvero
e in che senso?
I fattori che
valgono per analizzare le cose sui tempi lunghi della storia come
saranno influenzati?
Cioè gli Usa, la
Russia e la Cina rimarranno grandi potenze?
La geopolitica serve
a questo, non a dire se Putin è buono o cattivo, perché questo
essendo un giudizio scontato ha una rilevanza relativa e quindi per
capirci veramente qualcosa su questa guerra e poter azzardare
previsioni verosimili sul futuro non immediato ma in tendenza,
occorsi farsi altre domande.
Dopo aver letto il
fascicolo di Limes ,sto chiedendo a mè stesso, ho acquisito
veramente dei punti di vista più utili a capire in profondità
rispetto a quelli che l’enorme selva di news mi offre ogni giorno?
Proviamoci.
Se il lettore
concentrasse la lettura sulla parte seconda del volume da pag 161 in
avanti sotto il titolo “Zelenskyj e il peso degli oligarchi”
incontrerebbe personaggi essenziali per capire concretamente cos’è
l’Ucraina nella realtà, anche se i media difficilmente nominano
questi personaggi.
Perchè è facile,
anzi è facilissimo lasciarsi trascinare dalla forte emozione che a
ragione della nostra educazione e formazione culturale ci spinge a
simpatizzare immediatamente per gli Ucraini che materialmente si
giocano la vita per difendere il loro paese.
Come non pensare
agli eroi del nostro Risorgimento e poi della Resistenza non a caso
definita secondo Risorgimento?
E’ l’anno delle
celebrazioni dantesche, onoriamo quindi la nostra icona culturale con
la ovvia citazione “libertà va cercando ch’è si cara come sa
chi per lei vita rifiuta”.
Qui ci simo noi ,nel
senso che qui ci sono le nostre radici e quindi come non
fraternizzare con gli Ucraini che si difendono dai Russi invasori per
difendere i nostri stessi principi?
Benissimo ma
facciamo allora l’esercizio di geopolitica che si è sopra indicato
portandoci sopra alla cronaca e guardando tutto da una dimensione
temporale diversa e seguiamo il ragionamento che si fa nel capitolo
sopra indicato che dice questo.
Oggi l’Ucraina non
è un paese di stabile democrazia come Italia,Francia,Spagna,Germania
eccetera.
Prima di tutto è un
paese molto vasto nel quale abitano popolazioni che hanno avuto
culture non proprio omogenee : dalle influenze mongole,alla nascita
della cultura russa, alle influenze turche ,dal mondo austro ungarico
all’assimilazione nell’Urss staliniana, al liberi tutti dopo il
crollo del comunismo sovietico.
Differenze che si
riverberano nell’uso di lingue simili ,ma non identiche il russo e
l’ucraino e nell’adesione a religioni vicine ma in contrasto
quando non in lotta fra di loro : ortodossi di denominazione russa
,di denominazione greca, cattolici.
Politicamente c’è
quindi un Ovest dell’Ucraina in maggioranza filo-occidentale e un
Est se non in maggioranza ma certo con forti minoranze nettamente
filo russe.
Ma non siamo ancora
al nocciolo del problema che sta nel fatto che il paese è di fatto
dominato da potentati economici che si sottomettono e rispettano
l’autorità dello stato solo quando ritengono che faccia comodo ai
loro affari.
Oggi in Ucraina
comanda Zelensky ma anche se costui è stato eletto con voto
plebiscitario ha dovuto ,deve e dovrà barcamenarsi fra questi
potentati che sono certo tutt’altro che contenti del fatto che
l’Ucraina sia stata costretta a fare la guerra, ma che hanno asset
ed affari che vagano fra Ucraina e Russia, e che sono, se pure con il
paese in guerra, un po’ di qui e un po’ di la’.
Non a caso miniere,
acciaierie impianti di gestione dell’energia sono in buona parte
nel Donbas, e guarda caso sono rimasti pressoché intatti.
Nel settembre
dell’anno scorso e quindi pochi mesi fa il più vicino
collaboratore e amico personale di Zelensky Serhyi Shefir è uscito
incredibilmente illeso dopo che la sua auto è stata raggiunta da una
raffica di Kalasnikov, avvertimento chiarissimo che ci fa capire come
sia la politica reale in Ucraina.
Shefir è
considerato l’ufficiale di collegamento fra Zelensky e gli
oligarchi.
Zelensky ha
presentato leggi anti-corruzione ma poi ha dovuto stare ben attento a
non schiacciare i piedi di chi era più potente di lui e che
ovviamente non siedeva in Parlamento.
Andiamo al
personaggio chiave : Rinat Akhmetov è descritto dal saggio un po
come il “mammasantissima” di quel mondo, è ritenuto l’uomo
più ricco del paese,origini del Donbas e industrie ivi stabili, tra
l’altro indicato come finanziatore del partito di Zelensky, e tanto
per complicare un po’ di più le cose questo personaggio è
musulmano sunnita praticante.
Poi ci si parla di
Ihor Kolomojsky magnate televisivo datore di lavoro del nostro
Zelensky, indicato come grande finanziatore delle milizie popolari
contro gli indipendentisti del Donbas.
Victor Medvedcuk e
l’ex eroina Juljia Timosenko ,Victor Pincuk altri pezzi da novanta
indicati dal medesimo articolo come buoni clienti delle banche
cipriote.
Ci viene detto che
anche Zelensky deve aver imparato come mettere al riparo dalle tasse
i suoi proventi di attore utilizzando le medesime banche cipriote.
Predecessore di
Zelensky era stato Petro Porosenko , che ci viene indicato come re
del cioccolato,e che si era costruita una immagine di anti-russo al
punto da accusare lo stesso Zelensky di essere troppo tiepido coi
Russi.
Mi fermo qui perché
mi pare che sia sufficiente per capirsi, ovviamente il lettore potrà
avere il quadro completo andando a leggersi tutto il saggio.
Quello che voglio
dire ovviamente concordando con l’autore dell’articolo sugli
oligarchi ucraini e con la logica dell’intero volume è questo.
Pro patria mori
dulcis est, dicevano i nostri antenati romani e va bene.
Un po’ meno bene è
andare al macello per poi tornare a lavorare per i vari Akhmetov e
soci.
Un po’ meno bene è
non calcolare prima l’azzardo di rischiare la terza guerra mondiale
senza ricordarsi in tempo che quella precedente è costata 30 o 40
milioni di morti.
Ancora meno bene
far finta che la Russia non sia la seconda potenza nucleare del
pianeta.
Cercare di capire le
ragioni della controparte non è un lusso del quale si possa fare a
meno, ma è cosa assolutamente essenziale tra l’altro per prendere
atto che dall’inizio della guerra il consenso per Putin in Russia è
aumentato e non diminuito e che quindi fra noi e loro c’è un modo
di ragionare notevolmente diverso,che sarebbe bene chiarirci.
Perchè appurato che
viviamo sullo stesso pianeta e loro sono il paese più esteso del
nostro unico mondo, sembra sensato sforzarsi di comprenderne il punto
di vista perché siamo condannati a conviverci comunque.
Magari pensare prima
che per quanto sia nobile e dolce morire per la patria lasciare ai
figli un mucchio di rovine fumanti non sembra il massimo della
sensatezza.
Putin si è
guadagnato sul campo meritatamente tutti gli appellativi insultanti
che abbiamo sentito ripetere in questi giorni, ma siamo sicuri che
quand’anche si riuscisse nel “regime change “ che tanto esalta
gli americani al posto di Putin ci sarebbe un personaggio migliore?
Ricordiamoci il caso
Gheddafi.
E magari pensare
prima se provocare una dissoluzione della Federazione Russa sarebbe
cosa utile e conveniente per noi occidentali, regalando così tra
l’altro l’enorme e ricchissima Siberia ai Cinesi che non
aspettano altro?
Queste domande è
ovvio non me le faccio io ma ce le fa fare la geopolitica così bene
coltivata dal volume del quale stiamo parlando.
Credetemi si tratta
di una lettura molto ma molto istruttiva.