venerdì 26 agosto 2016

La disputa sull'uso del “burchini” in spiaggia da parte di alcune donne islamiche servirebbe a qualcosa se aprisse un dibattito serio sui simboli, i miti,e la sacralizzazione di usi in tutte le religioni






tre immagini altamente simboliche
Invito il lettore a riandare nella memoria alle immagini che i media televisivi e della carta stampata ci hanno fornito in materia in questi giorni, ed in particolare a tre.
Innanzitutto ovviamente alle immagini di alcune donne in burchini a volte tanto eleganti da sembrare pezzi disegnati da stilisti.
Poi le immagini di suore cattoliche che giocherellano fra loro in spiaggia completamente vestite della solita veste, come se noi si andasse in spiaggia in doppio petto.
Infine le foto liberatrici di uomini islamici mentre si accorciano di molto le barbe e donne che fumano compiaciute davanti all’obiettivo per mostrare il superamento dei divieti imposti dagli uomini del presunto califfo Al Bagdadi ,immagini provenienti da una cittadina appena liberata dai tagliagole.
Indico solo questi tre tipi di immagini anche perché sono queste che hanno fatto più volte il giro del mondo a causa della loro valenza come simboli.
Simboli religiosi?
Ecco è questo il problema che quelle immagini pongono e sul quale è più che opportuno riflettere perché è il modo di affrontare questo problema che condizionerà non poco del nostro futuro.
Se per “simbolo religioso” intendiamo una prescrizione venuta da libri considerati sacri da una religione, se rimaniamo nel campo dell’Islam, rileveremo che le prescrizioni sul modo di vestire sopratutto delle donne, non hanno fondamento nelle fonti di primo livello, nel senso che il Corano proprio non ne parla se non in termini molto generici.

Allah impone nel Corano che le donne portino il velo eccetera?
Si trovano invece cenni negli Hadith (raccolta di racconti su Maometto e il suo tempo) con tutte le difficoltà che derivano dal fatto che gli Hadith sono milioni, e quindi una versione “canonica”, col valore che per esempio si da a questa parola in campo cristiano, non esiste, pur essendo usati gli Hadith come fonte della Shaharia (legge islamica).
Di conseguenza ,almeno per l’Islam dire che è Dio che avrebbe prescritto il velo nelle sue diverse formulazioni, le barbe, eccetera, è un’affermazione senza alcuna base scritturale.
Si tratta quindi di niente più di un uso.
Ed eccoci arrivati al cuore del problema, si tratta solo di un uso di etnie residenti in certe aree ed in un certo tempo, uso profano che però è stato “sacralizzato” e ripetuto nei secoli da gran parte degli imam .
Si ricordi infatti che l’Islam non ha né un Papa né un Vaticano ci sono università coraniche più autorevoli di altre, (come quella di Al Azar al Cairo) e diversi indirizzi dottrinali non formulati da teologi, ma da “giureconsulti”, ma non c’è nessuno che abbia autorità suprema.
Questa forma di governo dell’Islam è del tutto coerente con la visione ultra-tradizionalista, che ha prevalso nei secoli e che non ha consentito fino ad oggi alcuna forma di lettura critica esegetica del Corano, come hanno fatti i cristiani con la Bibbia.

il Corano è la diretta parola di Dio trasmessa a Maometto
In base a questa visione il Corano è la diretta parola di Dio trasmessa a Maometto, così come riportato in quei testi.
Messa in questi termini integralisti, la parola diretta di dio è quella che è in “saecula seculorum”.
In base a questi dati di fatto l’Islam che ritiene di dover recepire la “parola di Dio” alla lettera perché da lui dettata, è un problema in quanto Islam.
Andiamo alla Sura (capitoli del Corano) IV,11 vi si dice “(in materia di eredità) Iddio vi dice di lasciare al maschio la parte di due femmine”.
Sempre la Sura IV al successivo versetto 34 spiega perché per Allah la donna vale la metà dell’uomo :”gli uomini sono preposti alle donne, perché Iddio ha prescelto alcuni esseri sugli altri”
seguono poi consigli spiccioli tipo quello di “battere” le mogli dalle quali “temete atti di disobbedienza”.
Appena prima al punto 33 quella stessa Sura IV diceva :”Profeta, di alle tue mogli ed alle tue figlie e alle donne dei credenti che si coprano con i loro mantelli; questo sarà meglio per distinguerle dalle altre donne perché non vengano offese,ma Dio è indulgente”.
Non si parla di veli, ma genericamente di mantelli, “al fine di distinguere le credenti e non esssere offese.

Perché le donne islamiche devono portare un abbigliamento che le distingua dalle non credenti
Il passo può sembrare oscuro, ma è inteso universalmente in campo islamico, come se dicesse : le donne debbono vestirsi in modo da essere distinte dalle non credenti, alle quali potete dare tranquillamente delle puttane.
Il discorso non è immediato come vedremo è in San Paolo, ma significa chiaramente, come si evince dal contesto, che le donne sono inferiori all’uomo e devono quindi vestirsi in modo particolare per far vedere a tutti che sono credenti e che come tali con quell’abbigliamento riconoscono la loro sottomissione.
Unico contentino rimane loro la ricompensa di non prendersi della puttana, termine riservato universalmente alle non credenti, solo per il fatto di essere non credenti.
Fateci caso, quando vengono intervistate islamiche in velo, queste dicono che si velano per acquisire “protezione” con riferimento evidentemente a quel passo del Corano.
Mi sembra quindi che tutti i provvedimenti che si cominciano ad adottare in Occidente per proibire l’uso di “veli eccetera” da parte delle donne islamiche in pubblico, siano assolutamente giustificati, e doverosi, perché costituiscono potenti simboli di sottomissione delle donne, inammissibili nei nostri paesi, dove le costituzioni si richiamano alla tutela dei diritti umani.
Come si vede dai passi del Corano, sopra citati, siamo all’Iddio vi dice, e tutto il Corano è impostato così e quindi da qui nasce la difficoltà per gli islamici a entrare nel mondo moderno, adottando una lettura critica o almeno ermeneutica, del loro libro sacro.
I cattolici nella loro grandissima maggioranza non hanno mai provveduto ad effettuare una loro educazione religiosa, nemmeno a livello elementare con la lettura e lo studio del loro libro sacro, come del resto la grandissima maggioranza degli islamici ,non ne sa molto di più.
A questo proposito, sono state significative le notizie secondo le quali gli inquirenti sui recenti casi di terrorismo in Francia e in Belgio avevano appurato che la cultura religiosa dei fanatici attentatori era basata sulla lettura di passi del Corano ricavati da “bigini”,cioè dei riassuntini o piccole antologie del Corano.

San Paolo sulle donne dice cose più terribili di quelle contenute nel Corano
I cattolici non lo sanno, ma San Paolo (fonte di primo piano nel “libro sacro” cattolico) dice sulle donne molte più cose orribili di quelle che sono riportate nel Corano, con l’unico vantaggio di parlare in modo più diretto e comprensibile.
Ne do un brevissimo florilegio:
-non concedo a nessuna donna di insegnare (I Timoteo,2)
-voi mogli state sottomesse ai mariti (Colossesi 3)
-le donne nelle assemblee tacciano (I Corinzi 14)
-se vogliono imparare qualcosa interroghino in casa i loro mariti (I Corinzi 16)
-il marito è capo della moglie (Efesini 5)
-l’uomo non deve coprirsi il capo….per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza (dall’uomo) (I Corinzi 11)
-ciascuno rimanga nella condizione in cui era quanto è nato (Tito 2)
Come si vede San Paolo dice cose semplicemente terribili sulle donne, ancora più incredibili di quelle che dice il Corano.
Addirittura si evince, che mentre il Corano non fa parola in modo diretto dell’obbligo della donna di velarsi la testa, San Paolo, non solo lo impone, ma si lascia andare a spiegare apertamente che quel copricapo è e deve essere il segno della sottomissione della donna, perché è la donna che è stata creata dall’uomo e non viceversa ed è la donna che ha indotto Adamo a mangiare la mela.
Il Corano, rivelando chiaramente la stessa impostazione biblica e culturale, dice le stesse identiche cose alla citata sura IV :”gli uomini sono preposti alle donne perché Dio ha prescelto alcuni di voi sugli altri”.
Ecco facendo questi confronti si dovrebbe capire dove sta il problema : come mai per i cattolici le esternazioni di San Paolo oggi (oltre ad essere sconosciute ai più) non hanno più alcun valore, e nell’Islam invece sono seguite esattamente come riferito o meglio dettato da Maometto nei primi del 600?

perché l’Islam è un problema e perché le affermazioni terribili di San Paolo non lo sono più
Anche nella liturgia cattolica si ripete ancora oggi, dopo le letture bibliche, la frase infausta e dottrinariamente errata “parola di dio”, ma qualsiasi prete, anche poco colto, non avrebbe alcuna difficoltà a spiegare che quella frase infelice, è da intendersi correttamente non come “parola di dio” alla lettera, ma invece ,come “parola ispirata da dio” agli autori della Bibbia.
Fra la Parola scritta nella Bibbia ,“ispirata da dio” e noi, c’è però di mezzo il mare ,costituito dal fatto che occorre appurare come quella parola è stata capita dagli autori biblici, da come è stata da loro interpretata, prima di scriverla, e da come materialmente quella parola ispirata e rimaneggiata dagli autori, sia giunta a noi, dopo infiniti passaggi di copiatura a mano, copia per copia (la stampa risale a metà millecinquecento) dagli amanuensi medioevali, che facevano continuamente errori casuali, o spesso voluti, per fare prevalere gli indirizzi teologici seguiti nei loro conventi o presenti nella loro mente.
Per tutte queste ragioni nel mondo cristiano si è riconosciuto formalmente che la Bibbia non ha valore storico, cioè le narrazioni ivi riportate sono lì per dire non che quei fatti sono realmente accaduti nella storia ,e accaduti in quel modo, ma perché il lettore tragga da quei racconti significati e insegnamenti.
Ecco, l’Islam è lontanissimo da questa visione, anche se alcuni imam cominciano a ragionarci sopra.
Tornando al dunque, nessuno può andare a dire a persone con un minimo di istruzione religiosa in campo islamico, per esempio, che le donne devono portare il velo perché l’ha detto Dio.
Però, ai fini pratici, non cambia molto, se lo ripete il loro imam di riferimento o sopratutto se lo dice il marito o il padre o il fratello, data la posizione subordinata della donna nell’Islam.
Ma non c’è nulla da fare, non si può fare tornare indietro la storia e fingere che l’illuminismo non ci sia mai stato, c’è stato e da allora prevale la “ragione” non “l’autorità”.
In campo cattolico ,fortunatamente, la cultura dell’Illuminismo e della modernità ha lasciato il segno spingendo a riletture, basate sul principio illuminista in base al quale una affermazione si accetta se passa positivamente il vaglio della ragione e della logica, diversamente la si scarta.
Ma l’Islam da questo orecchio non ci sente e quindi creano dei gravi danni i commentatori, anche di buon livello o di livello accademico, che si presentano sui nostri media, e che per infausto “buonismo” continuano a minimizzare la situazione deplorevole nella quale versa da secoli la cultura e la scienza nel mondo arabo proprio a causa di queste dottrine insanabilmente “anti-moderne”.

Le interpretazioni integraliste più diffuse del Corano hanno condannato sopratutto i popoli arabi a una decadenza plurisecolare che in Occidente colpevolmente si minimizza
Uno per tutti, è deplorevole che la nostra opinione pubblica ignori del tutto quello che elencano le opere di Bernard Lewis, celebre orientalista (che per sua fortuna ha compiuto cento anni in questi giorni) che ha insegnato alle Università di Londra e di Princeton, e scritto opere fondamentali, per documentare il fatto che i paesi arabi sono oggetto di un decadimento plurisecolare in quanto non producono più nulla di rilevante in campo né culturale né scientifico né tecnico ,probabilmente proprio a causa di questa loro prevalente interpretazione religiosa, radicalmente anti- moderna.
Dire e scrivere continuamente a proposito di terrorismo islamico, che l’Islam non è il problema, come si fa continuamente sui nostri media e come fa Obama, per esempio,è come mettersi una foglio di fico sulla mente per non voler vedere la realtà delle cose,che stanno invece esattamente all’opposto.
Le politiche di integrazione sono fallite in Europa, anche a causa di questa foglia di fico.
Dopo aver preso atto di questo fallimento, occorre prima di tutto che prendiamo atto della realtà di questo Islam, che così com’è porterebbe inevitabilmente il mondo al disastro.
E poi occorre che conseguentemente si prema, ma con decisione, sui paesi islamici perché rivedano le loro dottrine, perché proprio quelle sono il problema.

Occorre spingere gli islamici a rivedere le loro dottrine, ma non sarebbe male che anche in campo cattolico si ragionasse sul senso attuale dell’abbigliamento di preti,cardinali, suore eccetera
Dopo di che, non sarebbe male se gli intellettuali europei e americani tornassero a sentire la responsabilità anche didattica che hanno nella società in quanto intellettuali e cominciassero a sviluppare questo tipo di argomenti.
Perchè se l’Islam è il primo dei problemi nel senso che risulta essere una religione che va riformulata perché non vada in rotta di collisione totale col mondo moderno, contemporaneamente è ormai ora che questo tipo di interrogativi ce li poniamo anche in campo cattolico.
Ha un senso che le le suore cattoliche si vestano da suore, cioè come dicevano una volta degli esponenti leghisti in altro contesto, si debbano mettere “in maschera”?
Sarà anche un modo sguaiato di esprimersi, ma perché alcune categorie di cittadini (preti, frati, suore etc) si devono vestire con costumi del cinquecento?
Lo dicono le scritture? Ma neanche per sogno.
Sono usi, né più né meno.
Ma allora perché ridiamo di scherno quando vediamo uno sciamano orientale o africano,che pratica i suoi riti?
Sacralizzare cose del tutto profane per farle apparire come “sacri misteri”, al fine di dare un’autorità e una identità a certe categorie clericali è cosa che nel mondo moderno è ormai lecito quanto meno discutere.
Se si pensa alle cuffie teatrali che avevano certi ordini monastici femminili qualche decennio fa, ci accorgiamo che il problema è stato recepito, ma quando vediamo la foto delle suore in spiaggia, vestite di tutto punto, ci accorgiamo anche di quanta strada occorre fare ancora.
Non è giusto cadere in finzioni per “non turbare il popolo”, considerando lo stesso popolo come composto di soli ignoranti.
Tutti sappiamo, che il neo santo, papa Woytila, si era fatto costruire una sontuosa piscina in Vaticano, ma sappiamo anche che nessuno è mai riuscito a fotografarlo in costume da bagno, anche perché si sono subito preoccupati di coprire quella piscina con un tendone.
Ma queste sono finzioni da persone di limitata apertura mentale, che non è giusto accettare.
E se il papa può fare il bagno in mutande come fanno tutti mortali, perché le suore devono farlo vestite?
Ma per quale ragione?
Oltre tutto, è paradossale questo fatto : come mai i preti più evangelici degli altri, cioè i così detti “preti di strada” o i missionari non si “vestono da preti” quasi mai?
Perchè vogliono essere ,e quindi anche apparire allo stesso livello delle persone delle quali si occupano.
E quindi l’abito che divide è un mediocre pretesto per mettere fra il prete e le altre persone un simulacro di autorità, che guarda caso Gesù Cristo non ha mai invocato.
Ne deriva da queste considerazioni che se dobbiamo impegnarci a tiare le orecchie agli islamici perché si sveglino una buona volta, dobbiamo dare la sveglia anche a casa nostra.












giovedì 18 agosto 2016

Continua la disintegrazione della Siria, aiutata dal cinico interventismo delle potenze straniere, mascherato da interessi umanitari. Non sarà il caso di mettersi a ragionare sul come si possa fermare questa terza guerra mondiale a rate, come dice il Papa?






Ci abituiamo a tutto.
La guerra civile siriana dura da ben cinque anni e forse proprio questa durata abnorme ci rende impermeabili a qualsiasi emozione, tutto ci appare ormai come un “deja vu” e quindi non ci tocca più di tanto.
Quando si vedono cose orrende per tanto tempo, quasi ci si giustifica di fronte alla propria coscienza dicendosi che la situazione del Medio Oriente è da sempre “paradossale”.
Come dire, che in quella regione regna un tale caos da tanto tempo, che non vale la pena preoccuparsi troppo, anche perché il solo capirci qualche cosa è un'impresa disperata.
Mi sono venute in mente queste considerazioni leggendo il validissimo dossier pubblicato domenica scorsa da Repubblica in contemporanea col NY Times a firma di Scott Anderson giornalista e saggista e di Paolo Pellegrin che uno dei più noti e premiati fotoreporter internazionali, si tratta di un lavoro “sul campo” durato quasi due anni di interviste e foto realizzati in particolare seguendo e raccontando le vicende di otto persone normali di quella regione.
Nel corso di quel dossier uno dei protagonisti viene fuori a dire che le fazioni dei “ribelli”anti-Assad sono talmente numerose e facili a cambiare casacca, che nemmeno più i siriani stessi prendono sul serio la loro proferita collocazione.
Viene quindi amaramente da ridere quando si vede l'uomo più potente del mondo cioè il Presidente Obama che con la solita aria pensosa e il tono staccato da intellettuale super-elitario va in conferenza stampa a dichiarare l'appoggio americano a qualche raggruppamento di “ribelli” presunti moderati e di estremamente improbabili idee liberali.

Le potenze straniere che appoggiano le diverse fazioni in lotta pensano cinicamente solo a rafforzare la loro influenza strategica ed a far soldi
Lo fa per ragioni di politica interna, per far vedere che fa qualcosa anche lui, ma lui che potrebbe incenerire il presunto Califfato di Al Bagdadi e i non meno ripugnanti macellai guidati da Assad in pochi giorni, non può evitare di incassare il sarcasmo di Putin, quando dice che gli americani contro l'Isis sparano ogni tanto ai topi per fare vedere alle altre potenze che ci sono anche loro.
Purtroppo nel campo della “realpolitique” è così ognuno fa il proprio gioco per posizionarsi strategicamente come potenza globale o regionale o semplicemente per fare soldi comprando petrolio a prezzi stracciati anche da Al Bagdadi e vendendo sistemi d'arma a caro prezzo.
A chi rimane schiacciato in mezzo a questo gioco perché ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato non pensa nessuno se non la galassia delle ONG.
Non sembra vero che ce ne siano così tante e che possano mettere sul campo tanta gente disposta a correre dei rischi enormi ed a vedere cos'è l'inferno sulla terra.
E' talmente sporco il gioco delle fazioni e delle potenze in quell'area che quando parla Papa Francesco facendo sentire la voce delle coscienze richiamando l'umanità a un minimo di senso morale non si può fare a meno di dire : meno male che c'è lui, e quindi almeno un leader mondiale all'altezza della situazione, ma contemporaneamente si realizza il fatto che si è formato da tempo un tale distacco dalla politica più sporca che usa le guerre come una qualsiasi carta da giocare e il senso morale più elementare.
Quando questo papa abituato a parlar chiaro dice né più nè meno di questo: guardate che dietro a queste guerre non c'è la motivazione di ristabilire un ordine internazionale, né la democrazia né nessun altro ideale ma ci sono solo i soldi da incassare dopo la vendita di armamenti si rimane esterrefatti.
Un po' perché non eravamo abituati ad essere praticamente aggrediti da un linguaggio così diretto da parte di quella cattedra, un po perché ci rendiamo conto che se la sostanza di quel discorso è la pura e semplice realtà delle cose, come lo è, ci sono dei problemi anche per noi che non abbiamo responsabilità negli schieramenti internazionali.

Papa Francesco è duro quando tuona contro chi, cioè tutti, vende armi, ma occorre uscire dai pregiudizi ai quali siamo ancorati
Quanto meno ci viene richiesta una revisione dei nostri giudizi o pregiudizi più elementari.
Per esempio, come cittadini italiani quali sono i nostri nemici e quali sono i nostri amici?
Siamo proprio sicuri che gli americani siano i nostri amici per la pelle?
Non hanno forse nell'armadio una quantità di scheletri un po troppo imbarazzante?
Non sarà il caso di ripensare il senso della nostra presenza nella Nato che oggi dopo la fine dell'impero sovietico e la caduta della “cortina di ferro” da ormai quasi vent'anni è un impegnatiivo schieramento militare diretto a fronteggiare un nemico immaginario al solo fine di fare sussistere quell'organizzazione per costringere gli “alleati” a riconoscere una traballante supremazia globale americana, tutta diretta in versione anti russa, quando siamo i migliori partner commerciali proprio con la Russia?
E magari riprenderci la sovranità sulle attuali basi concesse alle truppe americane decenni fa in tutt'altro contesto storico.
A che serve che migliaia di sindaci abbiano deliberato di fare scrivere sui cartelli stradali Comune di ….”comune denuclearizzato”, quando alcune di quelle basi sono depositi di armi nucleari, sulle quali per di più non abbiamo alcun controllo, sopportandone però i rischi, solo per il fatto che sono lì?
Con che cosa ci ricompensa l'America se non con qualche pacca sulle spalle dei nostri leader in visita alla Casa Bianca, simulando una vicinanza che poi sparisce ad esempio quando c'è da votare all'Onu per dare all'Italia un seggio nel Consiglio di Sicurezza o in altre occasioni di analogo peso?
Non sarà il caso che la classe politica italiana che è quella che è come qualità, cominci a fare un piccolo sforzo per dotare il paese di una politica estera con un capo e una coda e che questa sia almeno indirizzata a elencare per poi difendere gli interessi nazionali di questo paese?

Prendiamo almeno posizione contro chi da decenni ci ha inondato da moschee, centri islamici e imam rigorosamente wahabiti, cioè violentemente antioccidentali
Ci stiamo facendo comprare dai Cinesi, e questo sta bene nella misura in cui almeno questi Cinesi non risulta siano mi stati finanziatori dell'Isis.
Ma i Sauditi, i Qwaitiani, gli altri comprimari del Golfo, pieni di petrodollari, questi sì che da decenni finanziano la diffusione nel mondo dello Wahabismo, che è la declinazione più violentemente antioccidentale dell'Islam.
L'impero mondiale del denaro ha impedito che dopo quasi vent'anni dall'attacco dell' 11 settembre 2001 alle torri gemelle gli americani riconoscessero ufficialmente che dietro quell'attacco c'era un commando tutto saudita e ne traessero ovviamente le conseguenze, invece di continuare a vendere sistemi d'arma ai medesimi sauditi, facendole finire inevitabilmente anche in parti del mondo dove uccideranno militari americani.
Papa Francesco è giusto che continui a ripetere quello che non solo è evangelico, ma è anche ovvio.
Saremo sempre qui a combattere la terza guerra mondiale a rate fino a quando non ci farà schifo produrre e vendere armi.

Pensare alla possibilità reale di un “governo del mondo” come soluzione ai disastri in atto è cosa ardua, ma la gravità della situazione richiede uno sforzo di creatività e di fantasia
E' un'utopia? E' complicato certo ma tutto si può fare se si riesce a ragionare con la testa, finendola di adorare il biglietto verde, facendo finta di essere buoni cristiani, buoni islamici, buddisti, eccetera, comportandoci all'inverso di quello che prescrivono i messaggi di quelle religioni.
La politica può avviarsi a mettere le fondamenta di quell'unica comunità mondiale che le migliori intelligenze delle filosofie e delle religioni hanno sempre sognato?
Se si pensa alla povertà e inadeguatezza dei leader mondiali viene da ridere a un simile pensiero,
ma visto che siamo “in braghe di tela” ormai da troppo tempo, prima che il pentolone esploda non potremmo almeno provarci a “pensare in grande”.
Non costa niente se non un po' di fatica intellettuale e di sempre utile confronto con le nostre coscienze.
Un consigliere della Presidenza Usa era solito dire al suo capo che le crisi sono una ottima occasione da sfruttare per ripensare in modo creativo alle proprie politiche volgendole a favore degli interessi nazionali.
Questo pensiero tutt'altro che peregrino andrebbe sfruttato in modo ancora più lungimrante.
Non facciamoci illusioni. La situazione del mondo è tutt'altro che rosea, c'è oltre alla sopra ripetuta terza guerra mondiale a rate, una crisi economica che data la lunghezza temporale con la quale si protrae tende a diventare sistemica.
C'è l'esodo biblico di migranti che ben conosciamo.
Ci sono problemi di integrazione fra culture diverse tutt'altro che semplici da affrontare.
C'è una tendenza a crisi politiche forse irreversibili a cominciare dalla Comunità Europea, alle crisi di nazioni composite come il Regno Unito che è sempre meno unito, alla Spagna con i problemi dei Catalani e dei Baschi, eccetera, eccetera.

Che almeno si cominci a pensare concretamente a entità nuove come le macroregioni che superino i vecchi e logori assetti statuali
Gli analisti politici più avvertiti cominciano a dire che di fronte a problemi così complessi e impellenti occorre guardare alla situazione geopolitica con una dose di fantasia e di creatività all'altezza della situazione di tutte le crisi che si stanno presentando contemporaneamente.
E' parere di molti esperti ad esempio che il Brexit inglese sia solo l'inizio di un inevitabile processo di riconfigurazione e che la soluzione non si possa ricercare usando la vecchia cassetta degli attrezzi, basata su stati nazionali, identità locale eccetera, ma su strumenti inediti come le macro-regioni.
In altri termini i confini nazionali non sono soltanto vecchi, ma sono anche logori e quindi vanno ripensati con un'otica nuova.
Molti in Italia avevano visto con ammirazione il lavoro scientifico del Prof.Miglio diretto a studiare la base economico- culturale delle macro regioni ,Lombardia,Piemonte,Veneto con Alsazia e Renania, per esempio.
Poi la infausta collocazione politica del personaggio in un movimento politico assolutamente non al suo livello intellettuale, aveva spinto anche gli osservatori più acculturati a buttar via il bambino con l'acqua sporca ,senza considerare nel merito quanto fosse lungimirante il progetto che c'era dietro alle intuizioni di quel politologo.
Ma tanto per cominciare questa è una via concreta da percorrere per riassettare questo mondo travagliato.


mercoledì 3 agosto 2016

Papa Francesco se va avanti a prendere posizioni contraddittorie e incoerenti, finirà che i moltissimi suoi nemici cominceranno a dire che non ha più la testa a posto





La settimana scorsa su questo stesso blog si era scritto che Papa Francesco va dritto per la sua strada, spazzando via tabù millenari, ma che non sa governare, mettendo così in imbarazzo anche i pochi ecclesiastici che gli sono fedeli.
A conferma di quell'articolo lo stesso Papa nel frattempo ha preso due posizioni ancora sulla via del rinnovamento, ma in modo del tutto incoerente.

Due prese di posizioni recenti di Papa Francesco formulate in modo contraddittorio
- ha ribadito la tesi che dietro all'uccisione barbara del parroco francese ci sarebbe solo terrorismo e si noti ,terrorismo e basta ,senza accompagnare quel sostantivo con l'aggettivo islamico e che quindi non si tratterebbe di “guerra di religione”;
-ieri poi ha nominato formalmente la commissione di esperti per fornirgli uno studio-relazione sulla sostenibilità del diaconato femminile.
Tutto bene, se non fosse che ha messo a capo di quella neonata commissione il segretario dell'ex Sant' Uffizio, il Vescovo gesuita spagnolo Mons. Ferrer ,noto per il suo conservatorismo intransigente.
Vediamo allora dove sta il problema in queste due prese di posizione e perché sono ambedue incoerenti, in quanto dettate dalle migliore buon volontà, ma realizzate in modo da non far certo pensare a probabilità di successo.

Il terrorismo dilagante non sarebbe qualificabile come “guerra di religione”
Sul primo punto (il terrorismo dilagante nulla c'entrerebbe con la religione) non c'è molto da dire, perché vengono in nostro aiuto i ricordi appresi nel curriculum scolastico e quindi ,anche se non siamo esperti o appassionati di storia, ben sappiamo che le “guerre di religione” sono durate secoli e che hanno causato lo scorrere di fiumi di sangue.
Quello che ora fanno questi ,più o meno improvvisati “soldati di Allah, lo avevamo già fatto noi cristiani, con anche più abbondanza di teste tagliate, a cominciare dalle Crociate.
Quanti falliti, mezzi mentecatti, diseredati, provenienti da tutta Europa, aveva “radicalizzato” ,come si ripete oggi fino alla noia, Pietro l'Eremita, il predicatore più folle che giusto, che “faceva il lavoro sporco” per conto di Papa Urbano II.
E' talmente difficile se non impossibile da sostenere l'affermazione del Papa che nei giorni scorsi si è verificato un curioso ma significativo episodio.
E' successo che alla mattina una delle firme più accreditate dell'Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, docente di storia moderna all'Università di Roma, pure ben nota per le sue posizioni conservatrici, avesse scritto un articolo equilibrato col quale argomentava che proprio non si può più sostenere che nei fatti di terrorismo di questi giorni la religione non c'entri e quindi non si può più dire che non si tratta di “guerra di religione”.
Sfortunatamente, lo stesso pomeriggio, il Papa ripeteva l'esatto contrario, mettendo quanto meno in imbarazzo anche il suo entourage.

Quest 'affermazione è impossibile da sostenere
Il problema è che, come si diceva, non solo l'affermazione del Papa è praticamente impossibile da sostenere, ma che mentre la Scaraffia ha dedicato un articolo intero per appoggiare la sua affermazione, il Papa non ha fornito alcuna argomentazione a suo favore.
Riviene quindi in mente quanto si era accennato nel post precedente e cioè che uno dei più noti vaticanisti ha pubblicato sul “Regno” un florilegio di commenti che lo stesso ha raccolto fra alcuni dei Vescovi italiani favorevoli alla linea di Papa Francesco (una minoranza) e che questi in sostanza dicevano : siamo sconcertati dal modo di procedere del Papa, ma proprio perché condividiamo gli obiettivi che vuole raggiungere cerchiamo in tutti modi di capirne le ragioni.
Questo significa che anche i non molti Vescovi che gli sono fedeli, conservano un atteggiamento benevolo, ma si sono messi sul “chi vive”, cioè in altre parole gli forniscono un appoggio a tempo.
Questo Papa nel governo della Chiesa presume troppo, sopravvaluta le sue capacità di usare intricati strumenti tattici al limite del macchiavellismo per giocare la sua partita.
Per essere chiari ,il suo disegno, dopo ormai più di tre anni di pontificato non è più semplicemente la tattica di un colpo al cerchio e di un altro alla botte, per tenere insieme “collaboratori” innovatori e tradizionalisti, come se chi la pensa così diversamente potesse “fare squadra”.

Sembra che la sottile tattica gesuitica di Papa Francesco sia basata sul fare attuare le sue riforme innovative dai capi della Curia vaticana che sono ben noti per pensarla all'incontrario
Ora sembra addirittura che il suo sottile “gesuitismo” lo porti a pretendere che le sue riforme le realizzino i vecchi Cardinali di Curia tradizionalisti, lasciati da lui nei posti chiave che avevano con Papa Ratzinger e Bertone Segretario di Stato.
E questo è veramente un atteggiamento poco sensato.
Se si vuole a tutti i costi esorcizzare il rischio di cadute del mondo nel passato oscuro delle guerre di religione, cosa che sembra essere la giusta preoccupazione di Papa Francesco, occorre essere molto più chiari e trasparenti nel mettere le carte in tavola.
Guai rimanere sul crinale di un buonismo generico e ambiguo.
Come mai i giovanissimi jihadisti autori dei fatti efferati di questi giorni rivendicano la loro fede in Allah, documentandola per i posteri con filmati preventivi ?
Perchè si sono “radicalizzati”,come ripetono beotamente tutti i media, o perché nel loro testo sacro ci sono diversi passi che appoggiano, approvano, incitano a, e benedicono le loro azioni?
Il perdurante timore di Papa Francesco a prendere il toro per le corna su questi argomenti, lo sta mettendo in un vicolo cieco.

Occorre riconoscere apertamente che Bibbia e Corano contengono passi nei quali il Dio incita a mettere in atto violenze orripilanti
Ed è incomprensibile questo atteggiamento papale, quando, per esempio, uno dei suoi collaboratori istituzionali di più alto rango, il Cardinale Ravasi, biblista insigne, estremamente prolifico di libri e articoli e capace di farsi leggere anche dal popolo cristiano meno acculturato nella sua materia, ha scritto e stra-scritto senza falsi timori ,che la Bibbia è piena di passi nei quali il Dio biblico invita i suoi seguaci ad atti di violenza orripilanti per realizzare la vittoria degli eserciti a Lui favorevoli.
Ravasi, anzi, si è sempre servito retoricamente di queste indicazioni per sostenere efficacemente la tesi ,ormai completamente ortodossa ,che la Bibbia non va “presa alla lettera”, o come si dice in modo più dotto, che la narrazione della Bibbia non è storicamente affidabile.
Cioè non è importante quello specifico racconto, che può essere anche di pura fantasia, ma quello che lo scrittore sacro vuole far passare come insegnamento da trarre da quel racconto.
Il Corano, come è noto, fa sue non poche delle narrazioni, personaggi e indicazioni della Bibbia e quindi ripete anche le invocazioni attribuite ad Allah di massacrare i nemici della fede, entrando anche nei dettagli più sanguinolenti.

I cattolici hanno fatto i “compiti a casa” consistenti in una lettura critica della Bibbia, adesso occorre pretendere che gli Islamici facciano altrettanto, altrimenti niente dialogo e niente integrazione
Fare finta che questi passi non esistano sia nella Bibbia, sia nel Corano è una pura insensatezza.
Occorre invece fare chiarezza prima di tutto su questo argomento e invitare gli Islamici a leggere in modo non letterale, ma critico, il loro testo sacro, esercitando la dovuta ermeneutica, cioè interpretazione,seguendo criteri rigorosi ben conosciuti in qualsiasi università dove esistono facoltà di antichistica.
Così come i cattolici hanno già fatto, solo di recente, ma lo hanno fatto e questo non può negarlo nessuno.
Parlare e dialogare con gli Islamici è giusto e dovrebbe essere anche produttivo, ma per farlo bisogna avere le idee chiare ed occorre mettere prima giù dei paletti ben chiari perché questo dialogo ha un senso solo se si riesce a convincere gli Islamici stessi che se questo lavoro di revisione e di lettura critica non lo cominciano nemmeno, purtroppo non c'è nulla da discutere e gli incontri di dialogo sarebbero inutili, equivoci e dannosi.
La convivenza è possibile e auspicabile, ma per loro integrazione significa superare e rinnegare alcuni tabù religiosi e culturali, non ci sono accomodamenti possibili per esempio in tema di diritti umani.
Per essere chiari ,non si può prendere per buono il fatto che gli Islamici abbiano stilato un loro elenco dei diritti umani taroccato per non dovere fare “i compiti a casa” come si è detto sopra.
O li fanno questi conti, o saremmo imprudenti noi ad aprire loro le porte.
Il Papa può essere prudente, molto prudente, ma non può dire una cosa per l'altra.
Perchè così facendo favorisce la confusione, non la pace.
Su questi temi bisogna dimostrare di avere idee chiare e trasparenti, perché sono temi delicati che possono orientare per la pace o per la guerra.
Non sono discussioni accademiche.
Guai se anche il Papa si lascia trascinare a dire e non dire, confondendo le idee già poco chiare del suo popolo, che non brilla in sforzi di studio o anche solo di informazione.
E veniamo al secondo episodio col quale siamo partiti, la nomina della Commissione per studiare la sostenibilità del diaconato femminile.

La Commissione per lo studio del diaconato femminile presieduta da un conservatore
La Commissione formata da persone qualificate (6 uomini e 6 donne) è sorprendentemente presieduta dal Segretario dell'ex Sant'Uffizio, gesuita spagnolo che non nasconde il suo orientamento conservatore.
Il suo curriculum lo descrive come esperto di Patristica e questa sarà stata sicuramente la ragione di merito a base della scelta papale.
Ma è chiaro che con una tale scelta ricadiamo nel delineare la tattica di governo di Papa Francesco che mi sembra lecito ipotizzare come il voler fare realizzare le sue innovazioni dai più altolocati “collaboratori” che in Curia coprono le posizioni di vertice e che sono esplicitamente conservatori e quindi contrari a quelle riforme.
Se la logica ha un senso, a me sembra che Papa Francesco si stia comportando in modo illogico e quindi contraddittorio.
E siccome i medesimi suoi “collaboratori” in porpora o meno non sono affatto alieni dal far sapere all'esterno di essere membri di potenti “cordate” vaticane che criticano sempre più pesantemente questo papato, mi aspetto che prima o poi comincino a mettere in giro il sospetto che questo Papa sia tanto buono e popolare, ma che non sia più tanto padrone della propria testa.


giovedì 28 luglio 2016

Papa Francesco sta spazzando via tabù millenari, ma non riesce a governare, se non in modo caotico e contraddittorio






la chiesa deve chiedere scusa a gay, lesbiche, transessuali e bisessuali
Non si era veramente mai visto un papa che dice che come chiesa è venuto il momento di chiedere scusa ai gay,lesbiche, transessuali e bisessuali per averli perseguitati per secoli per pura ignoranza, cioè per il semplice fatto di avere ignorato che una cosa è il sesso in senso di anatomia e una cosa è “il genere” ,che include elementi psicologici, culturali, sentimentali, che vanno oltre ai dati del sesso fisico e che però sono elementi costitutivi di una personalità.
Un papa che antepone le acquisizioni scientifiche ai vecchi pregiudizi, un tempo fatti passare per “dati incontrovertibili di natura”, è sulla buona strada.

sulla comunione ai divorziati, fate voi dice il Papa ai suoi ministri di culto
Non parliamo della comunione ai divorziati, lasciata al discernimento del singolo vescovo o sacerdote, pur nel rispetto della linea della misericordia, che deve prevalere sul rispetto delle vecchie normative, perché la normativa che disciplina una materia è al servizio della crescita spirituale degli individui e non viceversa.
Non da meno sono le aperture di Papa Francesco in materia di diaconato e di diaconato femminile in particolare.

con l'apertura della discussione sul diaconato femminile il Papa ha dato un bel colpo a uno dei tabù ecclesiastici più “lunari” per il mondo moderno, quello del sacerdozio femminile
Tutte le persone di buon senso sono da tempo convinte della assoluta assurdità del mantenimento del tabù ecclesiastico, relativo al divieto del sacerdozio femminile, difeso da ultimo da Papa Woytila, con un piglio intransigente, degno di un migliore fine, senza che si rendesse conto di battersi per una causa lunare.
Ma i difensori della causa lunare, che non hanno alcuna considerazione per la cultura e la sensibilità moderna, sono ancora la maggioranza nell'apparato clericale e quindi l'approccio di Papa Francesco a questo tabù è moto cauto, ma c'è, e solo questa è un'altra buona notizia.
Molto significativa a mio parere è stata anche la recente presa di posizione del Papa sul matrimonio, assolutamente spiazzante, per chi ragiona sempre e solo in termini di rispetto della tradizione e delle norme.

il Papa vede di buon occhio le convivenze consapevoli prima o anche senza il matrimonio formale
In poche parole il papa (nel corso della conferenza annuale sulla Diocesi di Roma) si è espresso in modo incontrovertibile a favore di un periodo di convivenza, o a favore di una convivenza pura e semplice, sostitutiva del matrimonio formale, se praticata nel segno della fedeltà e quindi nello spirito vero del matrimonio.
Si è invece pronunciato in modo molto critico nei riguardi dei “matrimoni riparatori” ,condotti in fretta e furia con figlio in arrivo.
Meglio una convivenza per verificare la capacità della copia di coltivare i valori dell'unione e poi eventualmente arrivare qualche anno dopo a un matrimonio formale.
Il Papa ha poi espresso la sua cordiale riprovazione, se non vero e proprio disgusto ,per chi cerca nel matrimonio la soddisfazione degli usi mondani tipo bomboniere, confetti, pranzi vistosi, vestiti costosi, come se il matrimonio si configurasse con quegli usi, che soddisfano ambizioni sociali ma nulla c'entrano con la sostanza di quel sacramento.
In quella occasione, parlando a braccio, il Papa si era spinto addirittura ad affermare che la maggioranza dei matrimoni celebrati in chiesa sono nulli “per mancanza di consapevolezza” da parte dei contraenti.
Che bella frustata per l'anima dormiente dei “benpensanti”, soddisfatti di poter continuare a dormire all'ombra dei loro pregiudizi ,che nulla hanno a che vedere con la religione.
Papa Francesco tornando dal viaggio in Armenia sull'aereo si concesso, come d'uso, al fuoco di fila delle domande dei giornalisti e ha tirato la botta forse più grossa di tutto il suo pontificato, questa veramente da svenimento per la maggior parte degli uomini che compongono l'apparato clericale.

le intenzioni del riformatore Lutero non erano sbagliate
Bella affermazione, che chiunque si avvicini alla storia della riforma protestante dalle elementari in poi, non può che condividere.
Ma che per l'apparato ecclesiale è una eresia bella e buona.
Quella della Riforma è uno dei tanti tabù, che nessuno ha mai osato toccare, figuriamoci il Papa in persona.
Qualsiasi teologo cattolico a tutt'oggi ritiene infatti che in qusta materia non si possa che tessere le lodi della Controriforma, come la più appropriata forma possibile di reazione alla Riforma di Lutero.
Ma anche qui siamo nel campo delle affermazioni “lunari”, che al di fuori dell'apparato ecclesiastico, sono considerate da sempre pure esercitazioni retoriche, senza la minima relazione con la realtà storica.
Perchè la realtà consiste nel fatto che con le idee della Riforma la Chiesa Cattolica non ha mai fatto realmente i conti il che significa che li deve ancora fare e il dossier è molto ricco:
- sistema di governo della Chiesa, ruolo del papa, ruolo dei cardinali e sopratutto della curia,
- posizione e status del prete, sacerdozio femminile;
-modo di leggere e di interpretare le scritture, facendo prevalere le elaborazioni raggiunte, usando la propria testa, come ognuno fa per qualsiasi testo o materia ,ovviamente con cognizione di causa, oppure rimanendo vincolati prioritariamente a quanto riporta la “tradizione” e quindi espellendo il metodo scientifico dal proprio armamentario conoscitivo;
- riconoscimento o meno della tradizione relativa alla proclamazione dei santi o suo superamento;
- posizione della Madonna nella chiesa;
- riconoscimento o meno dei “miracoli”
Come si vede si tratta di un “carnet” piuttosto corposo e impegnativo e forse questa è la ragione per la quale la stessa ricerca teologica ci ha sostanzialmente dormito sopra per cinquecento anni.
In quella conferenza stampa sopra citata sono venuti poi alla luce i problemi della geopolitica : guerre, tendenze alla disunione ed alla balcanizzazione degli stati.

per risolvere i gravosi problemi geopolitici occorre fare un passo nella creatività
Costruire ponti non muri, è uno slogan questo di Papa Francesco ,ma è molto significativo.
Per affrontare tutti questi gravosi problemi “bisogna fare un passo nella creatività”, ha detto il Papa in proposito.
Fantastica questa affermazione, che qualifica la linea di questo papa e certifica la sua fiducia nell'uomo e nel suo futuro, pur in situazioni che inducono nella gente tanta preoccupazione.
Poi un tuffo nella concretezza dei problemi e l'osservazione che la percentuale di giovani non occupati in Italia è abnorme.
Interessante anche la sana affermazione che durante l'attuazione dei tre grandi genocidi del '900 (armeni, ebrei e purghe staliniane) le grandi potenze hanno chiuso gli occhi e non hanno fatto assolutamente nulla per fermarli.
Gli è poi arrivata la più cattiva delle domande possibili ed è stata quella sul ruolo del Papa Emerito e del suo segretario Mons. Gaenswein.
Non è infatti una novità che la parte peggiore (e maggioritaria) della curia cerca di coinvolgere nelle sue trame anti- Papa Francesco, il vecchio papa emerito ed il suo segretario.
Basterebbe leggere le cronache su Libero ed i libri di Antonio Socci, da tempo portavoce laico di quelle potente lobby clericali, per venire a conoscenza di quali manovre d'altri tempi siano in corso all'ombra delle mura vaticane.
Ma Papa Francesco ,anche in altre occasioni, aveva affermato,fuori dai denti, che gli risulta che il Papa Emerito si fosse sempre comportato nei suoi confronti con estrema correttezza, tanto da avere letteralmente sbattuto fuori anche i più altolocati dei personaggi, che andavano da lui per coinvolgerlo in trame anti -papa regnante.
Ce n'è abbastanza.

la mancanza di direttive chiare sta rendendo perplessi anche i vescovi non ostili a Francesco
I tre anni di pontificato, Papa Francesco, non li ha certo sprecati a parlare dell'esistenza o meno degli angeli.
Occorre però riconoscere, che se questo Papa ha dimostrato un coraggio inaudito nell'affrontare praticamente tutti i tabù che hanno svuotato le chiese, ha dei seri problemi nell'esercitare il suo ruolo di “governo” della chiesa.
Perchè va bene affrontare senza paure e preconcetti tutti i “dossier” che sono rimasti inevasi nei pontificati precedenti.
Va benissimo dire quello che è necessario per far capire alla gente quale è il suo orientamento riformatore, ma è una contraddizione in termini mantenere contemporaneamente nei posti di comando più importanti dell'apparato ecclesiastico personaggi ormai decotti e screditati.
Le raccolte di documenti vaticani pubblicati dai libri di GianLuigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi, quei personaggi, per quanto potenti e altolocati, li hanno sepolti per sempre.
La reputazione non è cosa che si compri al mercato, quando è compromessa è compromessa.
Ma i fedeli ,si dice, quei libri non li hanno letti per paura di coinvolgere in un drastico giudizio negativo anche il loro sentimento religioso, in altre parole la loro fede.
Purtroppo il tipo di fede, rimasta come elaborazione personale allo stadio infantile, così diffusa in Italia, porta la maggior parte dei fedeli a comportamenti assurdi, come questo di coprirsi gli occhi per non vedere quanto sia sgradevole la realtà vaticana, ma la sostanza dei problemi divulgati da quei libri nel senso di avere fotocopiato un apparato gerarchico insanabilmente corrotto dall'esercizio del potere e come sempre dal maneggio di soldi, di troppi soldi, è ormai sgradita ospite nelle coscienze di tutti.
Appena Papa Francesco era diventato papa avevo scritto che a mio parere la situazione della chiesa era talmente incancrenita e compromessa che avrei creduto veramente che il nuovo papa era un riformatore determinato, quando lo avrei visto cacciare Don Julian Carron, Presidente di Comunione e Liberazione.
Non è ancora avvenuto.
Ma forse ancora peggio è che il famoso Card. Bertone non sia stato ancora chiamato formalmente a rispondere dei suoi non commendevoli atti.
E qui siamo finiti contro un ennesimo tabù.
Si può mandare sotto processo un Principe della Chiesa, come si diceva una volta, quando questi personaggi avevano ancora ben altro prestigio?
Ma sopratutto, se mandiamo sotto inchiesta quello, poi quanti altri saremo costretti a inquisire?
E in questo caso cosa ne sarebbe del prestigio di Santa Romana Chiesa?
In realtà è tutto il contrario, e cioè, se non mandiamo sotto inchiesta tutti quei personaggi a causa del loro maneggio del danaro tutt'altro che trasparente, come farà la gente a prendere sul serio i propositi riformatori del Papa regnante?
Ignorando il problema il Papa si tiene per esempio il molto discusso Card. George Pell nella carica chiave di Prefetto della Segreteria dell'Economia ,che controlla la banca vaticana; peggio ancora si è tenuto il bertoniano ,Card. Domenico Calcagno, come Presidente dell'Apsa, che è l'organismo chiave che gestisce l'immenso patrimonio immobiliare e non solo del Vaticano.
E' rimasto al vertice il vecchio Card. Velasio Depaolis, ex Presidente degli affari economici, designato addirittura come arbitro delle liti fra i soprannominati ,che non riconoscono le rispettive nuove competenze dei settori di loro spettanza e continuano a litigare fra di loro.
Una recente inchiesta di uno dei più stimati vaticanisti Luigi Accattoli sul Regno ha riprodotto diversi commenti sul Papa registrati fra i Vescovi italiani di orientamento favorevoli a questo Papa.
Tutti si lamentano della mancanza di governo, di direttive chiare.
Ai vescovi non piace affatto che il Papa faccia capire come la pensa ma poi in pratica dica a loro :”fate voi”.
Non funziona così, la chiesa è istituzione gerarchica, anche troppo, e se il vertice non comanda è il caos.
E' chiaro che questa situazione non può durare.





martedì 19 luglio 2016

E' meglio il fascismo di Erdogan o quello dei militari golpisti?






A questa domanda i nostri media hanno risposto praticamente in coro: meglio quello di Erdogan, perché è stato eletto e non ha ancora abolito la democrazia, pur essendosi lasciato andare ad eccessi nella repressione del golpe (vero o presunto).
Ammetto che questa è la risposta tipo, che sono costrette a dare le cancellerie occidentali,sia perché è formalmente corretta, sia perché è quella che consente meglio di prendere tempo studiando il da farsi, di fronte ad una situazione tutt'altro che chiara e definita.
Ma che sia la risposta più convincente, proprio no.

I paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà e alla dignità
Preferisco allora quello che ha scritto ieri in proposito Robert Fisk sull' Indipendent, quando ha bollato questa risposta buonista e farisaica, osservando che i paesi occidentali preferiscono la stabilità alla libertà ed alla dignità.
Del resto, come ricorda lo stesso Fisk ,nel 2013 ,quando il golpe lo ha fatto il generale Al Sissi in Egitto, mettendo in carcere il presidente eletto Morsi , nessuno ha fiatato.
Sembra quindi che i sacri principi vengano applicati a fisarmonica a seconda delle esigenze del momento.
Mi piacerebbe poi sapere perché i vari commentatori, che non sono affatto ignoranti della storia contemporanea, fingano di non sapere, che anche i più tragici dittatori del '900, da Mussolini ad Hitler, sono arrivati al potere conseguendo la maggioranza dei consensi in libere elezioni, anche se poi non le hanno più fatte, come ben sappiamo.
Quindi calma a stabilire un principio, secondo il quale, essere eletti in libere elezioni farebbe diventare “sic et simpliciter” chiunque venga eletto, un perfetto democratico.
Non è così e la storia o dimostra.

Non basta essere stati eletti in normali elezioni per essere democratici, occorrono istituzioni liberali e il rispetto di tutti i diritti umani
Peggio che peggio, quando si tratta di paesi in via di sviluppo, dove la maggioranza degli elettori aventi diritto è analfabeta e quindi, per esempio ,il voto delle donne è condizionato dalle opinioni del marito , quello dei villaggi è condizionato dal mullah, dai capi delle famiglie allargate o addirittura dai maggiorenti del gruppo etnico di appartenenza, se non dalla vera e propria tribù di appartenenza.
E' veramente irritante, quanto sopratutto gli americani, cercano di vendere al resto del mondo la favola degli Usa difensori e distributori della democrazia.
Se qualcuno vuole vedersi un riassuntino delle innumerevoli porcherie architettate e messe in atto dagli Usa negli ultimi decenni, coprendosi con la cinica foglia di fico della difesa della democrazia, può sempre andare a leggersi i libri di Noam Chomsky, semiologo di fama mondiale, che a causa del suo impegno civile radicale e poco politicamente corretto, ci ha rimesso il non conseguimento del Nobel che chiunque altro avrebbe preso con il lavoro scientifico, da lui elaborato.
La Turchia, è vero, è solo parzialmente un paese in via di sviluppo, ma fra i suoi ben 75 milioni di abitanti , è ben noto che la massa degli elettori di Erdogan vengono dalle campagne, dove le condizioni di vita richiamano molto quelle degli altri paesi in via di sviluppo.
Per essere qualificati come democratici ,oltre allo svolgimento delle elezioni, occorre attuare molte altre cose : istituzioni ispirate ai principi liberali di rappresentanza e rispetto delle minoranze, oltre al rispetto di tutti i diritti umani.

Già prima del vero o presunto golpe la Turchia difficilmente poteva essere definita un paese democratico
Come è ben noto, era molto discutibile fornire patenti di democraticità alla Turchia, già prima del golpe vero o presunto di tre giorni fa.
Figuriamoci adesso.
Mussolini, tanto per avere un riferimento, non si è mai nemmeno sognato di “epurare” cioè cacciare migliaia di giudici.
Ma nemmeno nel tessuto della pubblica amministrazione il fascismo è mai intervenuto sbattendo fuori in tre giorni migliaia di funzionari e impiegati.
Chiedevano di prendere la tessera del partito fascista, ma questo è tutt'altro discorso.
Del resto l'etica islamica consente esplicitamente la “taqyya” cioè il dissimulare quello che si pensa realmente ,per un bene maggiore, ma forse proprio a causa di questa scappatoia religiosa islamica,Erdohan si sta comportando in modo così feroce.
Quanto alla libertà di stampa, Erdogan l'aveva già di fatto abolita prima, figuriamoci adesso.
Se tutto questo non è fascismo, non so cosa sia il fascismo.
Ma i militari ,dicono i nostri buonisti, sarebbero stati peggio, perché nessuno avrebbe potuto garantire che avrebbero lasciato celebrare delle elezioni, dopo l'eventuale successo del golpe.
Bene, vedremo quando e se Erdogan indirà mai nuove elezioni, a meno che non riesca prima ad annientare le forze di opposizione.
Vedremo poi sopratutto la sorte che il Sultano, tutt'ora membro della Nato, senza che nessuno degli altri paesi membri abbia mai avuto nulla da eccepire, deciderà di riservare ai Curdi, se comincerà a sterminarli con aerei e armamenti magari costruiti in quell'Italia, tanto politicamente corretta e tanto succube dell'alleato più alleato degli altri : Gli Usa.
Ma come mai quello scaltro Sultano da giorni non pronuncia mai la parola Curdi? Non sarà proprio la loro sorte il vero scopo di tutta la sua azione così fuori dai binari?
Questi formidabili Curdi, che erano a un passo da unificare i territori che da sempre abitano ad Est della Turchia, con altri territori in Siria e Iraq fino a mettere insieme uno stato di tutto rispetto, che all'Occidente sarebbe stato di enorme utilità in funzione anti- Isis e come riequilibratore della nascente potenza regionale Iraniana.
Ma non sarà proprio questa quasi vittoria dei Curdi che si stava prospettando la vera causa dell' apparente “impazzimento” di Erdogan?
Avremo la verifica di qui a poco, appena il Sultano avrà sistemato le cose interne nel peggiore dei modi, come è previsto che avverrà, date le premesse.
Il Sultano è un dittatore ma non è affatto uno sciocco , tutt'altro, e quindi non ha ancora pronunciato una sola parola sui Curdi.
La pronuncerà quando l'inerzia e la debolezza dell'Occidente gli garantiranno di avere le spalle coperte, perché questo del disputare la partita finale coi Curdi è molto verosimilmente la posta di tutto il suo gioco.