Aspettavo che Scola parlasse anche perché dall’insediamento come Arcivescovo di Milano non aveva ancora pressoché detto nulla di sostanziale e Scola ha atteso come di rito la ricorrenza di Sant’ Ambrogio per fare un discorso di peso.
Lo stile è particolare, non è più il parlare col cuore in mano alla Tettamanzi, Scola è un intellettuale e questa sua formazione esce evidente nel modo di esprimersi.
L’uomo è prudente e si porta dietro la militanza giovanile ed oltre in quella CL che in questi ultimi anni non si è proprio coperta di gloria nel denunciare coraggiosamente la volgarità del berlusconismo imperante, ma al contrario ha lasciato che fosse addirittura percepita come una forza collaterale al berlusconismo.
Per queste ragioni temevo che imbarazzato dalla posizione per esempio dei due esponenti politici lombardi più in vista, riconosciuti come esponenti di CL Formigoni e Lupi, oggi divenuti indifendibili , si sarebbe tolto d’imbarazzo rifugiandosi in qualche fervorino legato al culto dei santi o mariano.
Fortunatamente non è stato così.
Il discorso viene preso da lontano e soprattutto non va a parare in impegni concreti o nell’individuazione di scelte sul campo, ma pure rimanendo nel campo dei principi non elude i problemi del momento in campo politico e sociale.
La sostanza sta nel declinare quello che era già stata la linea delineata dal Card. Bagnasco all’assemblea della conferenza episcopale, che molti e non a torto hanno allora interpretato come la pronuncia della fine del berlusconismo.
Bagnasco aveva parlato esortato a riacquistare il senso della sobrietà.
Scola non nomina la sobrietà ma ne delinea il significato con ancora maggiore chiarezza. : capacità di attendere per la realizzazione di un desiderio; limitazione dei propri bisogni; cura delle cose invece che sostituirle; allargare lo sguardo al complesso della propria vita; solidale condivisione dei bisogni degli altri e soprattutto degli ultimi.
Abbastanza sorprendentemente conclude dicendo che non sono non si tornerà ai modi di vita di prima della crisi, ma che non è nemmeno auspicabile che ci si torni e che quindi occorre un radicale cambiamento degli stili di vita.
Non voglio buttare in politica un discorso alto,ma stili di vita a me. ,ma credo più o meno a tutti richiama con forza quella medesima espressione usata e ripetuta dal precedente Presidente del Consiglio per dire e ribadire che non aveva alcuna intenzione di cambiarli, per deplorevoli e scandalosi che fossero.
C’è la deplorazione del consumismo spinto fino alla tendenza ad indebitarsi pur di non farsi mancare nulla.
C’è e non poteva mancare la condanna del mettere l’operare per l’aumento della ricchezza come fine delle proprie azioni.
C’è chiaro il riconoscimento del fatto che il mondo cattolico per ingenuità o scarsa attenzione ha finito per essere corresponsabile di questo stato di cose.
Non credo di tirare per i capelli le intenzioni del Cardinale, se provo a tradurre in italiano questa ultima affermazione ricordando che la componente più ,se non anche troppo visibile del mondo cattolico in questi ultimi anni è stata proprio CL e quindi mi sembra che non si possa non vedere questa affermazione , che non è affatto un elogio, come diretta proprio a CL.
CL in questi ultimi decenni aveva dato una sua interpretazione alla dottrina sociale della chiesa in questi termini che riassumo in modo un po’ brusco ma senza forzature : essere ricchi è bello e sopratutto non è peccato.
Il richiamo del personaggio della gerarchia cattolica più alto in grado di provenienza ciellina mi sembra ora più che opportuno e sopratutto non equivocabile.
Come si diceva all’inizio non ci sono indicazioni incarnate nella dura realtà del presente : l’aumento sempre più preoccupante della povertà in strati sociali che non la avevano ami conosciuta, il disagio dei giovani senza occupazione, il modo poco commendevole col quale spesso sono accolti gli immigrati , senza avere in considerazione i pericoli che hanno affrontato per arrivare in Italia e le spesso spaventose situazioni di vita nei paesi di origine, il loro attuale diritto a praticare i loro culti; i problemi enormi legati al non rispetto dell’ambiente; il rischio di scontro sociale al quale ha portato l’incapacità di governare di questa classe politica ecc.
Tutte queste situazioni sono appena accennate.
Scola ha scelto la strada a lui congegnale di partire dai principi.
Tutto sommato si tratta di una scelta corretta ed onesta.
Speriamo che prosegua sulla medesima strada andando però via via più nel concreto
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