lunedì 26 dicembre 2011

Se ne vanno i giganti, rimangono i nani

Era una vita che leggevo Giorgio Bocca, a cominciare dal Giorno di Italo Pietra per non dire di Enrico Mattei, quando ero ancora al liceo.
Almeno un articolo a settimana e per decenni.
Avevo imparato a conoscerlo come fosse un amico.
Questo Natale una persona cara mi ha regalato la ristampa degli scritti salienti di Don Primo Mazzolari, icona del cattolicesimo sociale e del cattolicesimo antifascista militante.
Questo grande prete, che sapeva di esprimere una opinione e una testimonianza purtroppo fortemente minoritaria ai suoi tempi, ci ha lasciato un messaggio semplice, come era semplice il suo mondo di umile prete di campagna : cercate di essere uomini veri, se ne siete capaci, rifiutate i conformismi e la vita gregaria, pensate con la vostra testa.
Quale lettura migliore per inquadrare la vita di Giorgio Bocca.
Difficile trovare un altro esempio così definito di quello che si dice un uomo di carattere.
Aveva coltivate tutte le caratteristiche tipiche delle sue valli cuneesi : intransigenza fino alla durezza.
In questo paese di voltagabbana e apprifittatori, oggi fascisti, domani comunisti e via di seguito, lui aveva dimostrato che l’anitfascismo se uno lo sceglie a ragion veduta è una filosofia di vita, che quindi va ben oltre le contingenze storiche.
Ho avuto la ventura di trovarmi nella mia professione a stretto contatto con un mio superiore poi devenuto mio collega e amico, anche lui nativo delle stesse valli e coetanteo di Bocca che però invece del fazzoletto rosso di Giustizia e Libertà in quegli anni ancora ragazzo, indossava la divisa nera delle Brigate dello stesso colore.
Così potevo prima leggere le rievocazioni della battaglie partigiane sui libri e articoli di Bocca e poi cercare la controprova nella cronaca fatta del mio collega che si trovava allora dall’altra parte del fucile negli stessi luoghi e negli stessi giorni.
Bocca è diventato un grande del giornalismo anche per la sua capacità di spendersi come “gioralista da strada” cioè nelle inchieste sul campo.
Sono rimasti memorabili i suoi reportages sulle condizioni di vita del Meridione, del quale senza la minima traccia di razzismo ha però sempre dato un giudizio estremamaente pesante.
Per tutto quello che aveva visto e documentato Bocca era praticamente convinto che il Meridione non ce la farà mai perché è rimasto troppo distante, troppo lontano.
Ritornava anche qui la visione dell’antifascimo come filosofia di vita. Quando constatava il perdurare della mentalità dell’ossequio al barone di turno, disperava della possibilità del mondo meridionale di evolversi verso la modernità.
Nel periodo degli anni di piombo, cioè del terrorismo era stato mal giudicato da molti per la durezza con la quale considerava quei governi di gommapiuma, che non solo sembravano non saper reagire a una violenza inaudita, ma lasciavano che si potesssero ritenere verosimili trame scurissime, provenienti anche dai luoghi del potere.
Per dirla in due parole Bocca non ha creduto per anni all’esistenza delle Brigate Rosse come organizzzazione autonoma con una sua testa direzionale e politica perché vedeva con disgusto come i presunti leader Br fossero troppo poca cosa per lo sconquasso che operavano e quindi li vedeva in realtà guidati dai servizi segreti più o meno deviati e più o meno italiani.
Del resto anche se ne siamo per fortuna venuti fuori a tutt’oggi la verità sulle stragi è ancora nel buio più assoluto.
Ma oltre che giornalista di grande qualità, Bocca ragiungeva in molte pagine anche un’ autentico alto livello letterario.
Per esempio mi sono sempre rimaste impresse quelle pagine nelle quali descriveva la cronaca e l’ambiente delle battute di caccia riservate a pochi eletti nella tenuta della Contessa Crespi, occasioni inusuali per lui, uomo schivo lontanissimo da salotti e cose del genere, ma naturalmente e culturalmente vicino alla grande borghesia illuminata milanese.
Sono godibilissime quelle pagine nelle quali descriveva la sua avventura di bastian contrario che come gli vengono imposti itinierari fissati dai guardia caccia, si sente subito la voglia di andare per conto suo ad esplorare quel paradiso naturalistico rimasto incontaminato alla Zelata di Bereguardo.
La contessa di teutonici principi avversava gli ospiti che non accettavano le regole della casa ed era solita punirli con sottile perfidia facendoli seguire da un guardiacaccia, che aveva però disposizione di rendersi invisibile in modo che il malcapitato che immancabilmente si perdeva nella giungla o ancor meglio finiva impantanato in un punto di sabbie mobili in riva a una lanca da sogno arrivasse alla più nera disperazione prima che il guardia caccia salvatore si materializzasse per tirarlo fuori.
La gioia per la salvezza veniva però subito offuscata per l’enorme imbarazzo di dovere comparire alla vista dell’eletta schiera riunita a pranzo, completamtente fuori tempo massimo e infangati fino al collo.
Arrivando agli anni recenti è ben nota la radicale avversione di Bocca per il Berlusconismo, ma ancora una volta a onore della sua apertura mentale va ricordato che il primo Berlusconi del ’94, che cavalcava ancora quel pool di Mani Pulite che voleva voltare l’Italia come un calzino e fondare la seconda repubblica era stato visto con interesse da Bocca, che sperava si fosse trovato uno capace di modernizare il paese.
Sappiamo come è finita, ma allora era ben difficile prevederlo.
Anche nel giudizio di Bocca sul Berlusconismo occorre tornare al concetto dell’antifascismo come filosofia di vita.
Innumerevoli volte Bocca ha scritto e ribadito che non vedeva alcun pericolo di involuzione autoritaria nel berlusconismo, ma aveva anche altrettante infinite volte manifestato il suo disgusto per i tratti del Berlusconismo che si trovavano già nel fascismo : la ricerca e valorizzazione degli atteggiamenti conformisti, gregari se non addirittura servili.
La voglia di vestire una casacca se non una livrea.
Il culto alla persona del capo.
La manipolazione sistematica delle notizie e l’uso spregiudicato dei mezzi di comunicazione di massa.
L’adesione formale alla chiesa per avere l’altare al servizio del potere, praticando poi una morale pagana.
Bocca era duro e intransigente nella denuncia ma non era un pessimista a senso unico.
Al fondo di ogni suo ragionamento emergeva sempre lo stesso messaggio di Mazzolari : siate uomini se ne siete capaci e salverete voi e il vostro paese.

Nessun commento: