domenica 30 settembre 2012

Oggi si celebra Succot la festa ebraica “delle capanne” ma agli italiani non lo dice nessuno





Finito il periodo dello Yom Kippur la festa dell’espiazione, che quest’anno è caduta il 26 settembre, inizia il periodo di Succot, la fesa della capanne, che dura sette  giorni ed è la  ricorrenza che impone il ricordo e la meditazione sul periodo dell’esodo dall’Egitto, quando il popolo ebraico, partito in fretta e furia viveva nel deserto in capanne senza nulla sapere o poter prevedere del proprio futuro.
La liturgia ebraica propone alla meditazione i temi della precarietà della vita, come precaria era stata la vita del popolo ebraico nel deserto una volta abbandonato l’Egitto.
Non ostante le sciocche e trite leggende metropolitane sulla presunta ingordigia di quel popolo, che sarebbe dedito per intrinseca tara razziale all’accaparramento delle ricchezze finanziarie del mondo, la liturgia ebraica da sempre in questa festa annuale ripropone proprio il tema della sobrietà nella gestione dei beni posseduti e della solidarietà verso i fratelli riproponendo le letture del libro dell’Esodo cap 12 e seguenti.
Si tratta ovviamente dello stesso libro, contenuto nella bibbia dei cristiani, ma da noi i rapporti con gli ebrei, che per i cristiani sono i fratelli maggiori, perché così e scritto in modo indelebile nella storia, rimangono vaghi , lontani e tutt’altro che liberati e  purificati dai pregiudizi ed errori ripetuti per secoli, che il Concilio Vaticano II ha solennemente sradicato, ma che per ignoranza, pigrizia o
Inadeguatezza, anche in questo campo, dell’attuale gerarchia cattolica non pervengono a qualcosa di sostanziale nella realtà della vita.
Non sarebbe sensato che i cattolici, almeno quelli più provveduti culturalmente, si recassero in sinagoga a concelebrare i punti salienti dell’unica bibbia e d’altro canto gli ebrei più provveduti facessero altrettanto in alcune celebrazioni cattoliche legate all’antico testamento?
Non possiamo con realismo trascurare il fatto che il libro nero del cattolicesimo porta fra i fatti più nefandi e vergognosi secoli di persecuzione degli ebrei e che Hitler sia stato solo l’esecutore materiale di un antisemitismo certo non inventato ed alimentato nei secoli da lui.
La Shoah ha lasciato ferite proporzionali alla enormità di quella nefandezza.
Alcuni anni fa sono apparsi in libreria il libro di Elkan e del Rabbino Toaff ed altri dello stesso tipo, utili   almeno per fornire al lettore i concetti basilari dei due universi culturali e quindi consentire un dialogo non solo a livello di addetti ai lavori.
Ricordo  di avere apprezzato molto quelle opere ma di  esser sobbalzato sulla sedia leggendo alcune affermazioni del rabbino Toaff sul cattolicesimo che rilevavano buchi inaspettati nella sua cultura in materia, che non avrei mai previsto in una persona di tale livello culturale.
Avevo dovuto concludere che le ferite del passato erano state tanto profonde da indurre uomini di tale levatura  a considerare che non valesse tanto la pena di approfondire lo studio  della storia della chiesa e della sua teologia.
Il passato pesa, ma è ineluttabilmente passato.
Il clima culturale e pratico della globalizzazione, da tempo in atto nel mondo, non può che  indurre tutti a una nuova apertura fra le culture e le religioni, che ne sono un aspetto almeno storicamente pesantissimo.
Ho sempre condiviso i sogni di quelle anime grandi, che pensavano fosse  da tempo giunto il momento di costruire templi multi religiosi.
Ne cito uno per tutti, quel grande intellettuale laico ma di grande spiritualità religiosa, che era stato Dag Hammarskjoeld, segretario generale dell’Onu dal ’53 al ’61, perito in un misterioso incidente aereo, come Mattei e altri  grandi che avevano dato fastidio, che nel suo pese natale aveva fatto costruire un tempio multi-religioso perché trovava che fosse ormai più sensato un tipo di culto ecumenico che non uno  rivolto a una sola denominazione.
E’ ben noto che le gerarchie di tutte le fedi aborrono questo discorso soprattutto per ragioni di potere.
Speriamo di arrivarci prima che la secolarizzazioni conduca alla chiusura di tutte le chiese, sinagoghe e moschee ecc. per mancanza di gente “pensante”, come diceva Martini.

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