venerdì 28 settembre 2012

Sallusti, Farina…Berlusconi : avanti verso l’Africa



Che giornata ieri.
Inizia con le ultime sulla vicenda Sallusti.
Chi è Sallusti?
Come tutti sanno è il fin troppo fedele direttore del Giornale, il foglio di propaganda di Berlusconi e del suo partito personale.
Un partito che come tutti sanno è la fotocopia politica del partito repubblicano americano, nella versione estremistica dei Tea Party : abbassare le tasse ai ricchi, azzerare lo stato sociale e meglio ancora se si riesce ad azzerare lo stato, con tutti quegli impiegati parassiti, isolamento internazionale e se ci scappa una guerra ancora meglio che così si rilancia l’economia alla grande, demonizzazione delle agenzie fiscali per far finta di interessarsi del volgo, ma con i propri capitali al sicuro nei paradisi fiscali all’estero, delegittimazione della magistratura.
Se fossimo in un paese normale, tutto bene : la destra fa la sua parte e gli altri fanno la loro e vinca il migliore.
Se fossimo in un paese normale Sallusti, che dirige il foglio di propaganda del partito personale del capo, che in Italia rappresenta la destra, fascisti compresi (e sono talmente tanti che al primo congresso del partito di Berlusconi si sono presi quasi tutti i posti di segretario nelle provincie italiane) sarebbe assimilabile al direttore di Fox News in America, cioè sarebbe un’icona della  destra.
Ma siamo in Italia e Sallusti non solo non ha un passato di destra di quel tipo, ma aveva fatto carriera addirittura come quel cronista di giudiziaria del Corrierone al tempo di Mani Pulite quando aveva creato il mito del pool di magistrati della procura di Milano, che come Robin Hood avrebbe strappato il paese dalle mani del corrotto sceriffo di Nottingham.
Poi ha fatto una virata da capogiro.
Ora si ritrova sul gobbone una condanna definiva per diffamazione, che una legge dello stato dal contenuto palesemente fascista, punisce anacronisticamente con una pesante reclusione.
Povero Sallusti, gli tocca di subire la legge dantesca del contrappasso.
Per anni aveva propagandato come grandi riforme la disintegrazione ad personam del codice penale e di procedura penale operata dal suo capo per fare lo slalom nelle aule di tribunale ed evitare l’uscita in carcere, ma poi ci è cascato lui.
E’ incredibile.
Se fosse stato un uomo di destra come è intesa la destra in senso storico e in senso ideologico, cioè partito dei valori della tradizione : dio, patria, famiglia, onore, si sarebbe occupato invece che degli affari del suo capo, di quelli della patria  e si sarebbe accorto che quella legge che c’era anche prima che lui ne rimanesse impigliato,  sarebbe stato una priorità farla abrogare magari nelle pieghe di uno di quei mille emendamenti che ha sponsorizzato per anni sul suo Giornale.
Già, l’uomo, se pure oggi  quella vicenda sfortunata induca a concedergli  uno sguardo compassionevole, non è proprio un esempio di grande statura da additare ad esempio ai nipoti.
Ma ieri è venta fuori come dal capello dell’illusionista una di quelle sorprese che fanno dire che la realtà supera spesso la più sfrenata fantasia.
Quando uno dei personaggi più melmosi e raccapriccianti  del sottobosco berlusconiano, l’ex giornalista radiato dall’albo Renato Farina, promosso parlamentare appunto del gruppo berlusconiano non si capisce per quali meriti o demeriti, si è alzato in parlamento chiedendo la parola e dichiarando che l’articolo diffamatorio, che ha causato la condanna alla galera a Sallusti l’aveva scritto lui, diversi anni fa, e se ne prendeva coraggiosamente  la responsabilità, ma quando? A processo arrivato alla condanna definitiva.
Che uomo, che statura morale.
Ma come mai un individuo del genere solo un mese fa, cioè ieri, si aggirava riverito fra i capi del Meating Ciellino di Rimini?
Il Cardinale Bagnasco, che oggi spara a zero sulla corruzione, che corrode l’Italia, come se ieri fosse stato momentaneamente assente e parliamo di un ieri durato decenni,  non sarebbe il caso che si guardasse in casa propria e  cominciasse di buona lena a dare di  ramazza?
Ma la giornata di ieri, già così densa di avvenimenti uno più scoraggiante dell’altro non era ancora finita, mancava il botto finale.
Lui è tornato e ha scelto la tribuna di presentazione del libro di un suo ex ministro.
Quel Brunetta che eternamente incavolato perché Tremonti lo metteva in ombra e non riusciva a trattenersi dallo straparlare ripetendo (seriamente, questo è il guaio) che non capiva come mai non gli fosse ancora stato assegnato il premio Nobel per l’economia.
Che insieme di personaggi da incubo.
E che aveva  da esternare Lui, il rieccolo, che ieri è ricomparso per offrirci il suo verbo, la sua nuova  ricetta?
Che l’euro è stata una gigantesca cavolata e che lui lo aveva detto.
Torniamo a prima,  all’Italietta delle svalutazioni competitive.
Riconosciamo che non siamo e non saremo mai all’altezza dei nordici.
La nostra prospettiva non è il Nord, è l’Africa.

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