Non si può negare che l’immagine “sobria” ,di persona ben educata
di Mario Monti, venuto al potere dopo quello che i giornali del mondo chiamavano “il buffone d’Europa” era
tale da meritare la più ampia apertura di
credito da parte degli italiani.
E’ uso dare a un nuovo leader cento giorni di fiducia per
con sentirgli di combinare qualcosa di buono.
Fra poco il governo Monti compirà il suo primo anno, cioè tre volte i
100 giorni, ma il bilancio è quello che è sotto gli occhi di tutti : recessione
economica paurosa, disoccupazione ancora più impressionante, rabbia montante
dai più diversi gruppi sociali, incertezza totale sulle prospettive, classe
politica da rottamare praticamente in blocco.
Se le strade non sono ancora percorse da cortei vocianti e
minaccianti è perché a molti cittadini non sono ancora state messe le mani nel
portafoglio per alleggerirlo pesantemente, ma è sempre più netta la sensazione
che la cosa sia lì lì per succedere.
Il peggio è questo : la sensazione di impotenza di fronte
a un futuro incognito e confuso.
Il prof Monti è un bravo ragioniere di alto bordo, che ci
ha detto che occorre mettere a posto i nostri conti dissestati da decenni di
cattiva politica e ci ha anche provato parzialmente con successo.
Ma questo lo sapevamo, anche senza necessità di acquisire
un master alla Bocconi.
Quello che ci aspettiamo da un leader politico però ,è che
ci indichi come se ne possa uscire da una situazione come questa con idee e
programmi credibili.
La ricetta Monti è stata più tasse e tagli di spesa
pubblica.
La conseguenza è stata : disoccupazione alle stelle e
industrie che chiudono.
Ora parliamoco chiaro : in politica il bianco e il nero
sono cose buone solo per chi non capisce niente, la politica, come tutto nella
vita, è il difficile cammino di costruire equilibri complessi per risolvere
problemi complessi e quindi una ricetta non è sbagliata perché usa le tasse e i
tagli di spesa invece che altri strumenti, è giusta o sbagliata per la misura
con la quale usa questi strumenti e per il risultato che ottiene.
A mio avviso Monti e la classe politica che l’ha sostenuto
(cioè tutti salvo DiPietro e Grillo) hanno fallito perché il risultato non c’è
ed è legittimo prevedere che non possa esserci nemmeno in futuro e questo perché
gli obiettivi, le priorità non erano quelli giusti.
L’obiettivo, la priorità assoluta avrebbe dovuto essere la
piena occupazione, tutto il resto in coda.
Dopo lo smantellamento dell’Iri l’Italia ha perso l’industria
pesante e la chimica, rimanevano edilizia, auto ed elettrodomestici.
Oggi metà delle case costruite negli ultimi tempi sono
invendute, l’auto è solo la Fiat che non riesce a vendere i pessimi modelli che
ha in produzione e i produttori di elettrodeomestici sono decotti.
Di fronte a questo quadro allarmante qual è la politica
industriale di questo governo?
Non c’è e secondo l’ideologia montiana nemmeno deve
esserci, perché secondo l’ideologia liberista pura che oggi prevale
acriticamente lo stato non deve interferire sul dio mercato.
Poi scopriamo che il manager supercoccolato dai liberisti,
il famoso Marchionne lavora in Usa con gli aiuti di stato (prestiti super
convenienti e super dilazionati fornitegli dal governo americano in quantità
industriale) in Serbia con gli aiuti di stato, in Polonia con gli aiuti di
stato , in Brasile con gli aiuti di stato e in Italia sopravvive a fabbriche
quasi chiuse con una gigantesca cassa integrazione di stato.
Ma i geni delle teorie economiche, che aborrono l’intervento
statale, ad esempio i Giavazzi e gli Alesina che pontificano sui media, considerando
deficenti tutti coloro che la pensano diversamente da loro, considerano ovvio
che l’Italia debba perdere del tutto il suo apparato industriale perché sarebbe
ovvio, dicono loro, che in Occidente debbano rimanere solo i servizi, mentre la
produzione si dovrebbe spostare tutta in Asia e nei paesi emergenti.
Questa è pura follia, ma questa è la strategia, la
filosofia che c’è dietro al governo Monti.
Oramai quello che è stato fatto (male) è stato fatto e non
si può più tornare all’Iri, ma questi tecnici, che in realtà sono più
ideologizzati dei vecchi comunisti stalinisti, possibile che non capiscano che senza
una qualche forma di aiuto di stato alle industrie che presentino piani
industriali capaci di creare subito nuova occupazione si va diritti nel baratro
della mancanza di lavoro per tutti?
Non c’è più l’Iri ma il genio italico, nella sua
perversità, ha inventato per tempo la Cassa Depositi e Prestiti che è un bel
forziere molto attrezzato di liquido,disponibile immediatamente per essere
usato all’uopo (rianimare l’industria, la manifattura, non la finanza).
Prima che questa indegna classe politica lo prosciughi con le sue tutt’altro
che sobrie cene e “burlesque” con donne di facili costumi e solidi investimenti
immobiliari fatti con soldi altrui, almeno proviamoci.
Ma non basta.
E’ una cosa semplicemente indecente che partiti sindacati
chiesa e quant’altro non siano capaci di
proporre provvedimenti che da subito procurino posti di lavoro a una
generazione giovanile definita stupidamente e quasi con compatimento senza
prospettive di lavoro e quindi di avvenire.
E’ una priorita assoluta che lo stato e nessun’ altro tiri
fuori i fondi per creare un sistema di servizio civile in grado di occupare i
giovani senza occupazione ad esempio a riparare i guasti ambientali, mettere a
norma le scuole non a norma, cioè quasi tutte, intervenire nel sociale dove c’è
più bisogno, essere impiegati nelle amministrazioni dello stato per
informatizzare tutto e questo i giovani lo sanno fare e anche bene, come tutti
sanno.
Questo è statalismo? Certo che lo è e non c’è affatto da
vergognarsene.
Invece della invereconda pseudoriforma del lavoro di quell’incredibile
ministro che è la Fornero, non saremmo capaci di copiare il sistema tedesco di
apprendistato, interinato, chiamatelo come volete, per il quale i giovani da
quattordici anni in avanti oltre a frequentare la scuola entrano a passare ore nelle
fabbriche e nei luoghi di lavoro per apprendere e comiciare a produrre,
acquisendo così da subito la consapevolezza di essere esseri sociali, inseriti
in un posto utile nella società?
C’è solo da copiare non è necessario assoldare espertoni
di Harvard.
L’equilibrio del bilancio e la riduzione del debito certo
non vanno affatto trascurati, anzi.
Ma il buon senso vuole che le priorità assolute siano
quelle della quali si è parlato sopra.
Prima quelle priorità strategiche e l’intendenza dopo come
diceva Napoleone.
Diversamente sarà il gioco del cane che si morde la coda.
Se prima non si producono posti di lavoro e cioè reddito,
come diavolo è possibile ripagare il debito?
E poi stiamo attenti ma molto attenti quandro
andremo a votare la prossima volta, perché
questi figuranti li abbiamo messi noi in quei posti, non lo spirito santo, cominciamo a
pensarci ora e informiamoci.
Basta votare turandosi il naso, ora ci vuole il ribaltone,
il tempo di camomille e aspirine è finito.
Nessun commento:
Posta un commento