venerdì 21 settembre 2012

Questi tecnici convincono sempre di meno




 Non si può negare che l’immagine “sobria” ,di persona ben educata di Mario Monti, venuto al potere dopo quello che i giornali del  mondo chiamavano “il buffone d’Europa” era tale da meritare la più ampia  apertura di credito da parte degli italiani.
E’ uso dare a un nuovo leader cento giorni di fiducia per con sentirgli di combinare qualcosa di buono.
Fra poco il governo Monti   compirà il suo primo anno, cioè tre volte i 100 giorni, ma il bilancio è quello che è sotto gli occhi di tutti : recessione economica paurosa, disoccupazione ancora più impressionante, rabbia montante dai più diversi gruppi sociali, incertezza totale sulle prospettive, classe politica da rottamare praticamente in blocco.
Se le strade non sono ancora percorse da cortei vocianti e minaccianti è perché a molti cittadini non sono ancora state messe le mani nel portafoglio per alleggerirlo pesantemente, ma è sempre più netta la sensazione che la cosa sia lì lì per succedere.
Il peggio è questo : la sensazione di impotenza di fronte a un futuro incognito e confuso.
Il prof Monti è un bravo ragioniere di alto bordo, che ci ha detto che occorre mettere a posto i nostri conti dissestati da decenni di cattiva politica e ci ha anche provato parzialmente con successo.
Ma questo lo sapevamo, anche senza necessità di acquisire un master alla Bocconi.
Quello che ci aspettiamo da un leader politico però ,è che ci indichi come se ne possa uscire da una situazione come questa con idee e programmi credibili.
La ricetta Monti è stata più tasse e tagli di spesa pubblica.
La conseguenza è stata : disoccupazione alle stelle e industrie che chiudono.
Ora parliamoco chiaro : in politica il bianco e il nero sono cose buone solo per chi non capisce niente, la politica, come tutto nella vita, è il difficile cammino di costruire equilibri complessi per risolvere problemi complessi e quindi una ricetta non è sbagliata perché usa le tasse e i tagli di spesa invece che altri strumenti, è giusta o sbagliata per la misura con la quale usa questi strumenti e per il risultato che ottiene.
A mio avviso Monti e la classe politica che l’ha sostenuto (cioè tutti salvo DiPietro e Grillo) hanno fallito perché il risultato non c’è ed è legittimo prevedere che non possa esserci nemmeno in futuro e questo perché gli obiettivi, le priorità non erano quelli giusti.
L’obiettivo, la priorità assoluta avrebbe dovuto essere la piena occupazione, tutto il resto in coda.
Dopo lo smantellamento dell’Iri l’Italia ha perso l’industria pesante e la chimica, rimanevano edilizia, auto ed elettrodomestici.
Oggi metà delle case costruite negli ultimi tempi sono invendute, l’auto è solo la Fiat che non riesce a vendere i pessimi modelli che ha in produzione e i produttori di elettrodeomestici   sono decotti.
Di fronte a questo quadro allarmante qual è la politica industriale di questo governo?
Non c’è e secondo l’ideologia montiana nemmeno deve esserci, perché secondo l’ideologia liberista pura che oggi prevale acriticamente lo stato non deve interferire sul dio mercato.
Poi scopriamo che il manager supercoccolato dai liberisti, il famoso Marchionne lavora in Usa con gli aiuti di stato (prestiti super convenienti e super dilazionati fornitegli dal governo americano in quantità industriale) in Serbia con gli aiuti di stato, in Polonia con gli aiuti di stato , in Brasile con gli aiuti di stato e in Italia sopravvive a fabbriche quasi chiuse con una gigantesca cassa integrazione di stato.
Ma i geni delle teorie economiche, che aborrono l’intervento statale, ad esempio i Giavazzi e gli Alesina che pontificano sui media, considerando deficenti tutti coloro che la pensano diversamente da loro, considerano ovvio che l’Italia debba perdere del tutto il suo apparato industriale perché sarebbe ovvio, dicono loro, che in Occidente debbano rimanere solo i servizi, mentre la produzione si dovrebbe spostare tutta in Asia e nei paesi emergenti.
Questa è pura follia, ma questa è la strategia, la filosofia che c’è dietro al governo Monti.
Oramai quello che è stato fatto (male) è stato fatto e non si può più tornare all’Iri, ma questi tecnici, che in realtà sono più ideologizzati dei vecchi comunisti stalinisti, possibile che non capiscano che senza una qualche forma di aiuto di stato alle industrie che presentino piani industriali capaci di creare subito nuova occupazione si va diritti nel baratro della mancanza di lavoro per tutti?
Non c’è più l’Iri ma il genio italico, nella sua perversità, ha inventato per tempo la Cassa Depositi e Prestiti che è un bel forziere molto attrezzato di liquido,disponibile immediatamente per essere usato all’uopo (rianimare l’industria, la manifattura, non la finanza).
Prima che questa indegna classe  politica lo prosciughi con le sue tutt’altro che sobrie cene e “burlesque” con donne di facili costumi e solidi investimenti immobiliari fatti con soldi altrui, almeno proviamoci.


Ma non basta.

E’ una cosa semplicemente indecente che partiti sindacati chiesa e  quant’altro non siano capaci di proporre provvedimenti che da subito procurino posti di lavoro a una generazione giovanile definita stupidamente e quasi con compatimento senza prospettive di lavoro e quindi di avvenire.
E’ una priorita assoluta che lo stato e nessun’ altro tiri fuori i fondi per creare un sistema di servizio civile in grado di occupare i giovani senza occupazione ad esempio a riparare i guasti ambientali, mettere a norma le scuole non a norma, cioè quasi tutte, intervenire nel sociale dove c’è più bisogno, essere impiegati nelle amministrazioni dello stato per informatizzare tutto e questo i giovani lo sanno fare e anche bene, come tutti sanno.
Questo è statalismo? Certo che lo è e non c’è affatto da vergognarsene.
Invece della invereconda pseudoriforma del lavoro di quell’incredibile ministro che è la Fornero, non saremmo capaci di copiare il sistema tedesco di apprendistato, interinato, chiamatelo come volete, per il quale i giovani da quattordici anni in avanti oltre a frequentare la scuola entrano a passare ore nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro per apprendere e comiciare a produrre, acquisendo così da subito la consapevolezza di essere esseri sociali, inseriti in un posto utile nella società?
C’è solo da copiare non è necessario assoldare espertoni di Harvard.
L’equilibrio del bilancio e la riduzione del debito certo non vanno affatto trascurati, anzi.
Ma il buon senso vuole che le priorità assolute siano quelle della quali si è parlato sopra.
Prima quelle priorità strategiche e l’intendenza dopo come diceva Napoleone.
Diversamente sarà il gioco del cane che si morde la coda.
Se prima non si producono posti di lavoro e cioè reddito, come diavolo è possibile ripagare il debito? 
E poi stiamo attenti ma molto attenti quandro andremo a votare la prossima volta,  perché questi figuranti li abbiamo messi noi in quei posti, non lo spirito santo, cominciamo a pensarci ora e informiamoci.
Basta votare turandosi il naso, ora ci vuole il ribaltone, il tempo di camomille e aspirine è finito.

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