Mi ha lasciato di stucco il titolo di una pagina del
Corriere dell’8 settembre scorso nelle pagine di Milano che recitava testuale :
“Editto di Costantino : Milano celebra 1700 anni di libertà religiosa”.
Foto di Scola e di una parte del testo dell’editto del
313.
Che la curia della città, una volta, ma credo anche ora,
più moderna d’Italia celebri Costantino è molto, ma molto significativo.
Scola ha cercato in tutti
modo di mascherare la sua vera collocazione teologica e pratica, ma non
ha resistito un gran che se ora sbotta con una iniziativa che ai più fra i
fedeli rimasti sembrerà solo una normale rievocazione di eventi lontani, del
resto familiare col cattolicesimo che ha duemila anni di storia.
Ma a chi ha qualche nozione di teologia e di storia della chiesa, almeno per quanto
riguarda il Concilio Vaticano II, questa è una bomba atomica.
Negli anni sessanta quando si è celebrato quel Concilio
non eravamo ancora nell’era dei computer, ma sono certo che se si usassero oggi
i computer per vedere quante volte appare nei verbali delle discussioni dei
padri conciliari la voce “Costantino” si vedrebbe che questa risulterebbe una
delle più ricorrenti.
Nel Vaticano II, tutti lo sanno, del resto, si era parlato
molto di Costantino, ma il problema è che non si era affatto parlato di lui per
celebrarlo, ma al contrario per porsi il proposito di rinnegare Costantino e
tutto quello che ha significato per la chiesa : compromesso e asservimento al
potere temporale, facendo della chiesa una istituzione compartecipe del potere in
perfetta e radicale infedeltà rispetto alla lettera ed allo spirito del
messaggio evangelico.
Potere, grande potere vuol dire gestione delle ricchezze,
con tutto il seguito di miserie annesse e connesse.
Potere e ricchezze da sempre al servizio di una “casta” di
gerarchi delle istituzioni ,si direbbe oggi , che nessun vantaggio hanno mai
portato al popolo o al gregge dei fedeli.
Non annoierò il
lettore con le citazioni dei passi dei vangeli appropriati a confortare
le affermazioni appena fatte perché è facilissimo andarsele a cercare e più
facile ancora cercarsele nella memoria : dal cammello che non può passare per
la cruna di un ago a tutto il resto.
Se poi ci volessimo concentrare un momento sulla grande
simpatia che Gesù e il suo amico Giovanni Battista avevano riservato gli uomini
gestori del potere dal grande sacerdote al re Erode ecc. invito il lettore a seguire
lo stesso procedimento.
Spero che l’errore pacchiano del titolo sopra citato del Corriere che associava all’editto di
Costantino la libertà religiosa sia dovuto alla scarsa cultura religiosa e soprattutto
storica di chi ha fatto quel titolo per il giornale e non sia invece un
suggerimento proveniente dai coltissimi monsignori di curia, che per scrivere
una cosa del genere dovrebbero essere in perfetta malafede.
Il titolo costituisce una falsificazione delle storia veramente
ingiustificabile.
Innanzi tutto decenni si studi storici recenti hanno
dimostrato che le feroci persecuzioni dei cristiani, che ricordiamo dal catechismo
e dai libri di storia della nostra infanzia (per chi ha ora una certa età
ovviamente) vanno ridimensionate in modo drastico sia per il numero dei
maritiri sia per il fenomeno in sé che è stato tale solo in alcuni anni e che
non era diretto affatto contro i contenuti di una particolare religione ma era
la conseguenza di una non ottemperanza verificata e ripetuta a leggi allora in
vigore, che avevano largo consenso nella religione civile dei romani.
Per secoli la propaganda cattolica ha presentato il mondo
così detto “pagano” come un mondo dissoluto e culturalmente arretrato che osteggiava
la venuta della civiltà cristiana, portatrice di luce di civiltà, in un mondo
che ancora non era abbastanza civile.
Storicamente questa è solo una facile versione
propagandistica ripatuta per secoli ma senza alcun fondamento nella realtà.
Gli studiosi dell’antichità hanno dimostrato, anche
ricorrendo a moltissime testimonianze archeologiche (per esempio frasi scolpite
nei marmi che ci sono rimasti e che
tutti possono vedere), che la Roma
imperiale era al culmine della civiltà, anche nel senso che etnie e
religioni diversissime convivevano pacificamente.
In altre parole la Roma imperiale assomigliava molo al
famosissimo “melting pot”, mescolanza dei diversi, delle attuali tanto
celebrate New York o Londra.
Il nascente cristianesimo non era affatto la luce culturale
che mancava.
Il nascente cristianesimo era un corpus di credenze che un
furbo e spregiudicato imperatore, che di cristiano non ha mai avuto nulla (anche il fatto del presunto
battesimo all’ultimo momento “in articulo mortis” appare poco verosimile) e che
si era ricoperto di delitti orribili anche nel solo ambito familiare, aveva scommesso che potesse in
quel momento giovargli.
Costantino aveva giudicato la situazione sociale di Roma
come caratterizzata da un eccessivo pluralismo, che a suo giudizio avrebbe
potuto creare anarchia e indebolire l’autorità imperiale e fece una
spregiudicata scommessa politica (si noti bene politica) : che il nuovo
cristianesimo avrebbe potuto essere un buon collante per tenere insieme le
istituzioni, come nuova “religione civile”.
Se io riconsco loro come religione, e loro che stanno per
diventare la religione prevalente riconoscono me come l’autorità civile alla quale
il popolo deve essere sottomesso, ammantando questo riconscimento con il simbolismo
addirittura sacrale della religione , per me il gioco è fatto. Cosa ci
guadagnagno o ci perdono loro, non sono affari miei.
Questo si ritiene sia stato il ragionamento di Costantino
per emettere il famoso editto di Milano del 313.
Politica, pura politica e politica scaltra e funzionale ai
suoi disegni.
Come pura politica è stata la successiva convocazione da
parte dell’imperatore del Concilio di
Nicea nel 325 nel quale è stata deliberata niente di meno che la dottrina della
Santissima Trinità a maggioranza fra i vescovi, sposando non si sa fino a che
punto liberamente, la linea scelta dall’imperatore, che seguiva solo ed
esclusivamente (non essendo affatto cristiano, questo è certissimo) sue
finalità politiche.
Purtroppo non si dispone di fonti sufficenti per conoscere
veramente quali siano stati i “lavori” di quel concilio ,in mancanza gli storici non possono fare altro che
presumere che la scelta dell’imperatore sia stata quella a favore della
definizione della Trinità perché riteneva che avrebbe causato le minori
divisioni possibili e quindi avrebbe salvaguardato la sua strategia politica.
Che sul merito delle definizioni dogmatiche non fosse
nemmeno interessato è più che verosimile.
Ora affermare che Costantino avesse portato con l’editto
di Milano la libertà religiosa è una falsificazione addirittura pacchiana della
storia perché nella Roma imperiale la libertà religiosa c’era di già ed era la
norma consolidata dalla sua storia.
I cristiani hanno abboccato all’amo di Costantino che
vedendoli avanzare ad un tale ritmo da potere farlo scommettere a favore loro
come i probabili titolari della religione prevalente, propose loro lo scambio :
voi accettate l’autorità imperiale, anzi voi benedite e sacralizzate la mia
autorità imperiale e io vi riconosco libertà di culto pubblico e privato.
Ma Diocleziano qualche decennio prima perché aveva
perseguitato i cristiani?
Tutti sappiamo perché non riconoscevano la sua autorità, che
era invece sacralmente riconosciuta dalla religione civile di Roma e non
volevano rendergli il culto “civile” dovuto all’imperatore, che, da quando mondo è mondo, voleva avere le
spalle coperte non solo dalle spade dei pretoriani ma anche da un
riconoscimento “sacrale” della legittimità del suo potere.
Ci penserà San Paolo con il famosissimo passo fondamento
del pensiero reazionario-totalitario di tutti i tempi “omnis autoritas a deo”.
Sono stati i cristiani a riconscere Costantino o è stato
Costantino a riconoscere i cristiani?
La propaganda cattolica ha per secoli battuto la grancassa
sulla seconda parte della frase, fino a formare infinite generazioni di persone
convintissime che la storia fosse andata così.
La verità storia è stata probabilmente un’altra ancora. Sono
stati tutti e due a fare un patto, riconosciuto di reciproco interesse.
Nel concilio Vaticano II si era addivenuti alla
convinzione, allora maggioritaria, che per i cristiani non fosse
stato un buon “concordato”, come non erano stati buoni i concordati quelli che
sarebbero venuti nei secoli successivi ,che
fossero verbali consuetudinari o scritti.
Chiaramente Scola la pensa diversamente e non lo nasconde.
Parlare di Costantino fautore della libertà religiosa però
è una cosa indegna se si pensa che il suo successore Teodosio nel 380 con l’editto
di Tessalonica proclamò il cristianesimo
unica religione e obbligatoria nell’impero con conseguente abolizione di tutti
gli altri culti con relative persecuzione dei non cristiani e abbattimento di loro
templi.
Ma che bella libertà religiosa!
Scola con questa uscita ha dato ragione a quanto avevo
scritto nel post precedente.
Ormai non c’è più spazio in questa chiesa per chi celebra
Costantino e chi lo considera l’inizio di tutti i mali.
Dovrebbero essere onesti con sé stessi e separarsi.
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