La dirigenza del PD è andata avanti per mesi dopo
le elezioni nel caos più completo , dando a vedere di non avere alcuna linea
politica.
Poi, probabilmente a seguito della rivolta della base e dei quadri delle
province , Epifani aveva dato l’impressione di poter esprimere una linea
condivisa, senza essere contraddetto : il Pd non salverà Berlusconi.
Ma è durata lo spazio di un mattino.
E infatti il 27 scorso c’è stata l’esternazione di
Violante a favore dell’ennesimo salvataggio, servendosi dell’espediente del
ricorso alla Consulta sulla legge Severino (la così detta legge anticorruzione,
che lo staff di duecento avvocatoni del Berlusca non era riuscito a capire che
si sarebbe applicata anche contro il loro munifico cliente).
A ulteriore sostegno è arrivata in quasi
contemporanea l’esternazione di un sempre più irriconoscibile Monti, divenuto
improvvisamente a favore della grazia.
Si tratta di espedienti giuridici assolutamente
senza fondamento giuridico, ma ai politici
poco importa, se non il fatto che sulle sedie che contano rimangano gli
stessi titolari.
Monti con l’ingresso in politica ha autodistrutto
la sua reputazione, ma Violante non è uno qualunque, è invece un autorevole
esponente della nomenclatura storica del
PCI, non è uno che esterna l’idea brillante che gli è venuta nel corso di una
profonda meditazione.
E questo è il guaio, perché significa che chi ha
dettato la linea non è il povero Epifani, ma il solito baffetto D’Alema, il
vero capo occulto della congrega.
Questi d’abitudine una ne dice e una ne disdice
senza arrossirne minimamente.
Richiama un altro.
E infatti D’Alema è da sempre il più autorevole supporter di Berlusconi,
uno tiene su l’altro.
E quindi prepariamoci spiritualmente ad assistere
alla solita porcata : i giudici sotto accusa e i ladri al potere.
E’ chiaro che dietro a queste esternazioni non c’è
nessun disegno politico, degno di questo nome.
Non continuino a insultare le nostre intelligenze
invocando lo spread, l’esigenza della pacificazione nazionale e simili idiozie,
invocate assolutamente a sproposito.
In un paese civile chi è condannato in via
definitiva va in galera e basta, diversamente salta il patto sociale e nessuno
è più garantito da nessuna regola.
Non è politica questa, ma la continuazione della
solita debordante corruzione italica, che mette prima di tutto il vantaggio
pigro e conformista di continuare nella divisione delle spoglie.
La gente si chiede, ma possibile che nessuno sia
capace di opporsi? Eppure ci sono nella politica che conta anche persone che
godevano della stima e della fiducia della gente.
A questo punto
a pensar male non si fa peccato : probabilmente non ne escono perché non
possono uscirne per la semplice ragione che si sono resi ricattabili, forse
senza nemmeno renderse conto del tutto.
Ma la legge è implacabile : basta sedersi alla
mangiatoia anche una sola volta e ci si gioca la propria libertà e indipendenza e poi non si può più uscirne.
Peggio che nella mafia.
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