sabato 3 agosto 2013

Il problema numero uno del berlusconismo è , ed è sempre stato, la democrazia



Sarò noioso ma mi sento obbligato ad esaltare per la terza volta la validità e l’utilità delle trasmissioni culturali di buon livello, come la grande storia di Mieli, su Rai 3.
Ieri sera l’argomento era Hitler.
La sua capacità di stregare e fanatizzare le donne e i ragazzi.
Presentare gli avvenimenti storici, ha senso non tanto per raccontare storie, quanto perché obbliga la gente mentre le vede, a riflettere, e inevitabilmente a trasporre quelle riflessioni sugli accadimenti di oggi.
Nella trasmissione di ieri sera, le riflessioni, che ha lanciato lo stesso curatore del programma alla fine, sono state di grande peso e riducibili alla domanda: perché è successo?
Perché un popolo colto, capace, eccetera eccetera, si è lasciato stregare dai messaggi elementari, semplificatori , arcaici e fideistici del grande imbonitore?
È arrivata anche la risposta: perché Hitler non aveva concorrenti, e se in una gara corre uno solo vince per forza, anzi stravince.
Se uno lancia uno slogan: “noi siamo la razza eletta” e non ci sono altri, con pari visibilità, che gli oppongano gli argomenti contrari, il gioco è fatto, perché così si esce dal circuito del confronto razionale, nel quale si cerca di far ragionare la gente, e si percorre invece la strada delle fedi religiose, nel quale il confronto razionale è precluso per definizione, ed è sostituito dalla fede, cioè dall’atto di volontà del “voler credere” in qualcosa di irrazionale, nel senso di non sostenuto da  prove logiche.
Ci si sottomette e basta.
Questo ragionamento, in termini politici, si traduce in democrazia e non- democrazia.
Parliamo allora di berlusconismo.
Nessuno può negare che sia  stato un partito personale e addirittura proprietario, nel senso che il leader,  oltre ad essere il capo, era ed è anche il proprietario, non solo del marchio della ditta, ma anche dei suoi mezzi di sostentamento.
Che questo sia un difetto di origine è abbastanza evidente.
La conseguenza immediata di questo dato di fatto è che il partito non ha mai avuto una normale democrazia interna, che vuol dire : elezione periodica delle cariche come forma, ma come sostanza vuole dire : presenza di una opposizione interna visibile e portatrice di idee e posizioni alternative a quelle del capo.
Qualcuno ha mai visto  nel partito di Berlusconi  personaggi ,che si organizzassero  apertamente, per mettersi in concorrenza col capo e per arrivare a sostituirlo tramite elezioni interne?
Perfino i fascisti del MSI eleggevano le cariche su liste contrapposte.
Mancano quindi le più elementari condizioni di democrazia , come ci richiamano le molto serie e tragiche considerazioni evocate all’inizio, quando ci si chiedeva come può essere che un paese evoluto si fanatizzi  dietro a un imbonitore, che gli impone la sua linea, senza possibilità di fare più alcuna discussione.
Percorrere la sua strada di leader, capo e padrone del suo partito, appena creato, non è stato poi difficile per Berlusconi.
Aveva i soldi da investirci (buono, anzi ottimo investimento, perché il ritorno per lui c’è stato ed è stato  gigantesco).
Aveva gli uomini da nominare.
Un esercito di miracolati in tutta Italia.
Erano poco più che dei Fantozzi, tanti signori nessuno, e sono diventati ministri e sottosegretari, presidenti, assessori, consiglieri, gestori di aziende di Stato o locali, oppure gestori di aziendine, che avevano per cliente la galassia Mediaset, tutti arrivati  per nomina ed investitura del capo, senza passare per la fatica delle procedure di elezione interna di partito.
Per quest’esercito di persone, il capo significava e significa tutto : auto blu, onori, soldi e camparci sopra alla grande.
Unico pegno da pagare: quando arriva la telefonata del capo, e questa arriva sempre, si scatta e si esegue, mettendo il cervello in stand-by, momentaneamente assente.
Per niente democratico tutto questo, ma ha funzionato e anche bene.
Ma questo è solo un aspetto.
Il partito del capo e padrone è diverso da tutti gli altri, non solo perché ha un campo e padrone, ma perché costui è contemporaneamente, anche il padrone di quasi tutte le reti televisive e le catene giornalistiche del paese.
Se lui dice: beeh , il sistema a reti quasi unificate amplifica e ripete nel tempo: beeh, fino a quando: beeh, non entra e viene memorizzato nel cervello degli italiani.
Tutto questo è l’essenza di una nonna democrazia.
E antipatico dirlo, ma i giornalisti e i programmi, che sono stati oppositori del berlusconismo, Travaglio, Santoro, Lerner, Gabanelli, Guzzanti,  Ezio Mauro  eccetera,  cioè meno del 10% del totale dei media, sono stati costretti per vent’anni a fare di fatto la parte delle foglie di fico a favore del  berlusconismo, perché la loro innegabile libertà di parola, dimostrava che c’era ancora una democrazia formale in Italia, anche se Berlusconi col 30 /35% dei consensi elettorali poteva parlare con il 90% dei mezzi di comunicazione.
Questa situazione è stata ed è uno stravolgimento intollerabile della democrazia, ma gli oppositori parlamentari del berlusconismo hanno tollerato e tollerano, accontentandosi di essere stati e di essere tuttora gentilmente invitati alla tavola dello stato, riccamente imbandita da Berlusconi.
Le cene di Arcore, erano manifestazioni folcloristiche della decadenza fisica, morale e forse anche patologica di un vecchio satiro, che non ha saputo invecchiare, ma i pranzi consociativi attorno alla tavola del capo con i “comunisti”, al posto degli ospiti di riguardo, questi pranzi alla tavola dello Stato sono state la depredazione sistematica ventennale di questo paese e questo dovrà essere tenuto ben presente per costruire il “dopo” del berlusconismo.
Terzo ed ultimo contributo del berlusconismo condotto per picconare la democrazia in Italia è stato l'attacco sistematico portato alla delegittimazione della magistratura.
Se ne era trattato di questo argomento abbastanza diffusamente nel post del 18 maggio 13 a quindi rimando il lettore a quello ( http://gmaldif-pantarei.blogspot.it/2013/05/berlusconi-non-accetta-di-essere-uguale.html).
Detto questo, veniamo al dunque: come ha fatto Berlusconi a stregare un paese sviluppato e mediamente colto, ottundendo la capacità di ragionamento razionale di molti, per spostare tutto sul sentimento, sui richiami del subconscio, manipolato dai mezzi di comunicazione del regime, per parlare regolarmente “alla pancia”, come si è detto e ridetto cento volte?
Depotenziando e anestetizzando la democrazia, che è rimasta solo come forma, ma sostanza perchè è stata castrata, non ha più niente di virile, non reagisce, non risponde.
Come ripristinarla?
Tanto per cominciare:
- legge elettorale che cassi il  porcellum,  fatto su misura per creare i nominati e non gli eletti;
- legge sul conflitto di interessi: chi fa politica non può possedere mezzi di informazione, perché diversamente gestirebbe un vantaggio inconcepibile sui competitori, e tanto meno può gestire servizi pubblici;
- abolizione di tutte le leggi “ad personam”, adottate da Berlusconi :  falso in bilancio, termini di prescrizione eccetera eccetera.
I 5 Stelle si sono detti disponibili, è un buon segno.


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