Devo confessare che sono stato molto colpito dal vedere tutti
quei filmati, che le televisioni satellitari ci hanno mostrato, per documentare
le imprese della resistenza al regime di Assad in Siria.
Tutti quei guerrieri barbuti, armati
fino ai denti e con la fascia della Jihad a cingere la fronte, che dopo avere
concluso una impresa in modo positivo o negativo, ripetono in modo insensato,
per decine di volte e senza stancarsi la stessa frase : Allah akbar!, Allah
akbar! e sembrano obiettivamente dei
drogati un po’ per l’orgasmo adrenalinico, conseguente ad una sanguinosa azione
militare, un po’ a seguito del loro esasperato fanatismo religioso.
Colpisce il fatto che la stessa cosa
la facciano quando sono stati bombardati, nel qual caso è difficile capire la
ragione per la quale ringraziano dio, ma lo fanno.
Non è obiettivamente un bello
spettacolo e inducono lo spettatore a non nutrire troppa simpatia per loro.
Sembra di tornare ai tempi dei
crociati, quando predicatori fanatici, ma evidentemente efficaci, come Pietro l’Eremita riuscivano a fanatizzare
delle folle e spingerle al massacro.
Come dicevo, confesso che la prima
reazione che ho avuto dopo aver visto per mesi questi i filmati è stata la
tentazione di dare una risposta, di come si dice volgarmente, ma efficacemente,
“di pancia”. Ma se questa è la resistenza ad Assad, mi è venuto da pensare,
tanto vale tenersi Assad ,che sarà, anzi
è un tiranno, che ne fa di tutti i colori ,però se questi suoi oppositori andassero
al potere al suo posto, non sarebbero
sicuramente meno sanguinari di lui ,né meno ferocemente nemici dell'Occidente.
Anzi probabilmente lo sarebbero di
più e quindi da un punto di vista strategico -geopolitico noi saremmo più in
pericolo di prima.
Questa sopra esposta, in termini
terra- terra, è la cosiddetta linea della “real politique”.
Temo che questa sia la linea di pensiero, che viene più spontanea
alla mente, e infatti è quella più condivisa.
Questa linea spontanea è stata in
questi giorni enormemente rafforzata dalla decisa presa di posizione
dell'attuale pontefice, il quale senza mezzi termini ha chiamato il popolo
cristiano a una posizione di difesa assoluta della pace e quindi ha assunto una
linea di contrarietà intransigente a qualsiasi tipo di intervento armato.
La grande stampa nei suoi editoriali
ha così trovato una ragione in più per sposare questa linea.
Oltre agli editorialisti, gli
esperti di strategia militare hanno messo in evidenza l'estrema difficoltà di
trovare la prova, che fosse il regime di Assad, l'autore dell'uso delle armi
chimiche.
Posizione questa ,magari
tecnicamente ineccepibile, ma inevitabilmente un po' populista, nel senso che
la gente non può non avere in mente il segretario di Stato di W.Bush che
all'Onu reggeva in mano la fialetta, che avrebbe dovuto contenere quelle sostanze
chimiche di distruzione di massa, che si accusava Saddam di possedere e di
fabbricare.
Allora l'America e l'Inghilterra, per
giustificare l’invasione dell’Iraq , avevano fatto una indegna operazione di
teatro portando in guerra i loro due paesi, dopo essersi fabbricate delle prove,
che assolutamente non c'erano, tant'è che quando l’Iraq è stato invaso,
l'esercito americano è stato molto sorpreso di non trovare assolutamente nulla,
né gli impianti, né i depositi di armi di distruzione di massa, che avrebbero
dovuto essere invece la motivazione per la loro entrata in guerra.
E purtroppo il fare del teatro, cioè
mettere in scena con estremo cinismo e gusto dell'orrore le situazioni più
terribili per demonizzare l’avversario, non è stato un modo di agire solo di
alcuni governi dell'Occidente, ma è stato sfruttato ampiamente del tiranno
Saddam, che come è noto, faceva raccogliere cadaveri ridotti nelle condizioni
più orribili negli obitori , li faceva depositare in una luogo qualunque e poi invitava
le troupe televisive del mondo a filmare il tutto ,addebitando l'orrore
naturalmente agli invasori americani e alleati.
Questo per dire, che le scene, di
per sé orribili ,dei bambini uccisi ,probabilmente effettivamente dalle armi
chimiche di Assad, che ci sono state propinate in questi giorni, ci lasciano
non meno indignati, ma ci lasciano comunque anche un certo margine di sospetto,
perché ormai siamo stati abituati a vedere di tutto, scene falsificate e
fabbricate dalla propaganda comprese.
L’argomento più forte sostenuto dai
fautori del non intervento è quello che invita a riflettere sugli enormi pericoli, che rischierebbe il mondo,
nel caso di una guerra in Medio Oriente, per una serie di ragioni assolutamente
evidenti e cioè ,prima di tutto, che una ulteriore destabilizzazione del regime
di Assad, provocherebbe una situazione di caos, nella quali le armi chimiche da
lui possedute, potrebbero essere prese dalle milizie islamiche e usate in
qualsiasi altro posto, comprese le nostre città.
Questa ipotesi è purtroppo
verosimile e probabile, perché è noto che la Siria , al momento, è il paese che dispone del più
grande arsenale in tonnellate di sostanze chimiche letali, pronte per essere
infilate in missili o proiettili d'aereo, per essere usate prontamente.
Gli esperti di cose militari ci
hanno spiegato che è escluso che i raid aerei americani possono essere diretti
contro i depositi di armi chimiche, perché provocherebbero immediatamente la diffusione
incontrollabile di queste pestilenze.
Un altro argomento a favore del non
intervento è quello legato a considerazioni di equilibrio geopolitico.
Si sa infatti che i rapporti degli americani con la Russia e con la Cina , in questo momento, sono al punto di maggiore
frizione, che si sia mai verificata in questi ultimi tempi.
Noi in Europa, ce ne rendiamo poco
conto, ma basta occuparsi di cose americane per rendersi conto che questa
amministrazione di Obama, ha un atteggiamento di ostilità quasi patologica nei
confronti della Cina.
Perché l'uomo è razionale, ma è
anche spesso indifeso nei confronti delle reazioni emotive.
E per gli americani, la sensazione
di non essere più la prima potenza mondiale e che invece la Cina sia destinata a
soppiantare il loro ruolo storico, ormai in breve tempo, li porta a reagire pericolosamente e
irrazionalmente spingendoli a cercare di costruire una impossibile grande
muraglia politica di contenimento intorno alle Cina.
Ma è insensato pensare che gli
orologi dalla storia si possono mettere a girare all'incontrario.
Le dimensioni della Cina e
dell’Asia, sono tali per cui è giocoforza che gli americani facciano quello che
hanno fatto a suoi tempo saggiamente gli inglesi, quando si sono rassegnati a
perdere l'impero britannico.
L'America è destinata a perdere la
sua posizione imperiale e bisogna che se ne faccia una ragione, senza mostrare
isterismi.
Ha giocato a lungo la parte dello
sceriffo del mondo, ma oggi rifare questo è sempre meno possibile.
E poi a favore della linea del non
intervento, c’è la considerazione realistica di cosa accadrebbe subito dopo un attacco
aereo americano.
Assad giocherebbe quasi sicuramente
la carta della ritorsione su Israele, paese tra l’altro, con il quale non ha
mai firmato un trattato di pace.
Ritorsione ,che potrebbe concretarsi
in un attacco da parte di Assad, con
lanci di missili su Israele, direttamente dalla Siria e anche dal Libano, per
interposta persona, da parte degli Hezbollah, le milizie, che controllano tutto
il Sud Libano, foraggiate e armate da Siria ed Iran.
Questo è l'aspetto sicuramente più
delicato e più pericoloso perché l'Occidente, dopo la Shoah , ha un atteggiamento
nei riguardi di Israele volto a coprirsi gli occhi ,quando i governanti di Israele
vanno fuori misura e difendono quel paese ,a prescindere, cioè, qualsiasi cosa faccia
o subisca, per evitare il rischio di una seconda Shoa.
Non bisogna, poi,trascurare il fatto,
che purtroppo Israele è da tempo
governata da una coalizione di destra, alla quale partecipa in posizione di
forza il partito dei coloni e i partiti
religiosi e quindi un attacco alla Siria rischierebbe non solo la reazione da
parte di Assad, che a un certo momento non avrebbe più nulla da perdere, ma
rischierebbe anche di convincere Netanyahu ,che non è affatto un moderato, di
cogliere l'occasione tanto attesa, per togliersi tutti sassolini dalle scarpe
contro la Siria
,contro il Libano e gli Hezbollah, ma soprattutto contro l’Iran e i suoi
impianti nucleari.
Lo scenario quindi potrebbe in poche
mosse diventare catastrofico a livello
geopolitico, perché l'Iran , sfruttando la sua posizione geografica , avrebbe la
possibilità di chiudere lo stretto di Hormuz, il che significa chiudere il
rubinetto del petrolio per l'Occidente e per il mondo.
Quel mondo, che è in crisi economica
dal 2008 e comincia a intravedere segni di ripresa solo in questo momento , ma
che, di fronte a alla chiusura del rubinetto del petrolio ,si ritroverebbe in una crisi ancora
più nera, con conseguenze devastanti.
Se si guardano le cose tenendo conto
di tutte queste considerazioni ,che sono appoggiate su dati di fatto e non da elucubrazioni
ideologiche, la tesi del non intervento
sembrerebbe quella assolutamente più sensata e più da appoggiare.
Fa riflettere però, che questa tesi
sia sostenuta nel modo più convinto e
deciso dall'estrema destra di tutto il mondo.
Sarah Palin ,ex candidata alla
presidenza americana e governatrice di estrema destra dell’Alaska, ha
immediatamente dichiarato : ma che si scannino fra di loro e se la veda Allah,
a noi che importa?
Altra leader dell'estrema destra ,
questa volta europea, che condivide queste stesse idee, Marine Lepen, leader del Fronte Nationale francese, ha
ribadito la sua linea di assoluta non ingerenza e nei comizi la linea razzista
del lasciare che gli arabi si scambiano fra di loro è quella che va per la
maggiore, come era facilmente prevedibile.
Gli intellettuali impegnati più o
meno di sinistra, che cercano di fare il loro mestiere ,che è sempre stato quello
di cercare di orientare l'opinione pubblica, appoggiandosi su degli argomenti
razionali e non di propaganda preconcetta, guarda caso, sono tutti schierati
invece dalla parte opposta.
Le ragioni di questa parte opposta ,
cioè a favore di un intervento, sono queste.
La crisi siriana dura all'incirca da
due anni e mezzo ed è assolutamente inconfutabile il fatto che l'Occidente, in
questo periodo lungo, non abbia fatto assolutamente nulla e anzi abbia lasciato
che la guerra civile in Siria producesse il numero attualmente già enorme di
due 2 milioni di profughi, riversati in Giordania e Turchia.
Cioè oggi la Siria in pratica non c’è
più.
Non esiste più come paese unitario e
tanto meno moderno.
Gran parte delle sue città sono distrutte, così come sono distrutte le infrastrutture
di base.
E’ distrutto il tessuto sociale.
E’ distrutto l'avvenire, nel senso
che non si può più andare a scuola, perché gran parte degli edifici scolastici non ci sono proprio più materialmente e lo
stesso dicasi per gran parte degli insegnanti.
Di fronte all'assoluta inerzia
dell'Occidente, il dittatore ha pensato di poter fare tutto quello che voleva, perché
così era nella logica delle cose se nessuno osava stopparlo.
Stoppare prima di ricorrere alle
armi, vuol dire usare i vari milioni di tonalità di grigio disponibili nelle
varie opzioni, ma non è stato fatto
assolutamente nulla.
Questo atteggiamento dell’Occidente
è stato didatticamente disastroso, perché ha fatto in modo che la resistenza ad Assad, che inizialmente era costituite da
persone di una delle classi media più istruite ed evolute del Medio Oriente, e che
erano sostanzialmente amiche dell'Occidente, si è persa d'animo e ha dovuto lasciare
la leadership del campo ai tagliagole islamisti, pervenuti da tutti gli scenari di guerra del mondo.
D'altra parte Assad si è convinto
che se nessuno interveniva, voleva dire che lui aveva semaforo verde.
Il discorso sintetizzato da Obama ,con
lo slogan della “linea rossa” da non lasciare sorpassare impunemente, non è
un’ingenuità da idealista, ma sta a significare che l'Occidente per non
contraddire sé stesso non può non imporsi ad un certo punto di feramare la
barbarie.
Perché l’Occidente è quello che è
storicamente, cioè
- il depositario dei valori liberali
nel senso dei diritti umani ,
- l’ erede del lascito culturale dell'Illuminismo
e della rivoluzione francese e della conseguente modernità;
- il custode degli ideali a base degli
scopi di guerra, che erano che erano stati elencati dagli Alleati come motivazioni per entrare nella seconda guerra mondiale e
sconfiggere la barbarie nazi-fascista.
L’Occidente non può contraddire sé
stesso lasciando che qualsiasi tiranno si avviti in un'escalation di orrore ,
scendendo tutte le volte di un gradino verso una forma di barbarie più cupa.
Un atteggiamento di questo tipo
sarebbe il disconoscimento impossibile dei valori sui quali si regge
l'Occidente, compresi i valori cristiani, in base ai quali non è possibile
assistere alla barbarie e reagire solamente con delle buone parole, perché
questo atteggiamento crea un'escalation di barbarie.
Di conseguenza il discorso :
dobbiamo dare una lezione al dittatore, che mette in atto delle azioni sempre
più barbare è un discorso che richiede di essere preso con la massima
attenzione.
Purtroppo non esiste un governo
mondiale e soprattutto non esiste una forza militare o di polizia mondiale, che
serva a rendere effettive delle sanzioni contro i comportamenti barbari, ma
questo non significa però che si debbano chiudere gli occhi .
In base a queste considerazioni la posizione degli interventisti appare quella più appoggiata da ragioni ideali e da
argomenti razionali:
Il problema che inquieta, però ,non
è tanto il fatto dell’intervento in sé, quanto la sensazione, che tutt’ora hanno dato i paesi
chi si fanno battistrada a favore dell'intervento e per la punizione di Assad, e
cioè che siano animati dalle giuste intenzioni, ma che non siano tutt’ora in
grado di spiegare alla gente, come è obbligo fare in democrazia, quali siano i
suoi scopi né immediati ,né a lungo periodo .
Cioè appare abbastanza insensato
dire : andiamo a dare una lezione ad
Assad ,ma il nostro scopo non è quello di abbattere il regime di Assad.
Con tutta probabilità gli americani e
i francesi dicono questa cosa, che è una pura e semplice sciocchezza, solamente
per ragioni diplomatiche, cioè per non arrivare immediatamente a uno scontro
frontale da guerra fredda con la
Russia e i
cinesi.
Però resta il fatto che sia
indispensabile per avere il consenso della gente di essere in grado di dire chi o
cosa si pensa di mettere al posto di Assad.
Siamo abituati, in situazioni del
genere, a vedere spuntare almeno una parvenza di governo provvisorio all'estero
o di esponenti di spicco della opposizione, che siano in grado di presentare il
loro programma per il futuro del loro paese.
Nel caso specifico, purtroppo però,
la maggiore debolezza dell'opposizione ad Assad consiste proprio in questo, che
la posizione di forza fra gli oppositori sia quella degli islamisti,
abbondantemente armati e foraggiati dal punto di vista finanziario dall'Arabia
Saudita ,dal Qatar e in parte anche dalla Turchia, cioè da tutto il fronte
sunnita, schierato contro il fronte sciita.
In questa situazione diventa allora
indispensabile sì stoppare Assad,ma contemporaneamente fare di tutto per
trovare un marchingegno per costringere i suoi oppositori a mettersi in fila e
farsi vedere.
Li dobbiamo conoscere e dobbiamo
costringere chi sta loro dietro a prendersi le loro responsabilità.
In questa ottica la posizione
apparentemente coerente di papà Francesco lascerebbe perplessi ,se si limitasse alle belle parole.
E’ sperabile che non sia così e che
alle parole seguano proposte concrete, come pare sia nello stile di questo papa,
che spesso anzi, fa precedere i fatti alle parole.
E’ tantissimo tempo che la chiesa
direttamente o più probabilmente dei cristiani qualificati non si siano
cimentati in operazioni di mediazione internazionale.
Dai lontani tempi dei “colloqui
mediterranei” promossi da La Pira
a Firenze per far parlare fra di loro colonizzatori e colonizzati c’è stato poi
il solo concreto episodio per altro di peso della mediazione della Comunità di
sant’Egidio per dare un futuro al Mozambico.
Non contiamo l’azione fortissima di
papa Woytila a favore di Solidarnosh, perché questa aveva una valenza
nazionalistica e quindi poco c’entra con un’opera di mediazione
internazionale,che è credibile solo se chi la esercita è percepibile come terza
parte, del tutto indipendente e in grado di rappresentarsi le ragioni e gli
interessi di tutte le parti in conflitto.
Sarebbe bello se questo papa fosse
capace di promuovere qualcosa del genere.
Ad esempio la richiesta di una data
per attuare il cessate il fuoco e la messa a disposizione di una struttura indipendente
come luogo prima per incontri informali e poi per una conferenza
internazionale.
Il Vaticano ha i mezzi, le strutture
e la presenza a livello geopolitico per realizzare tutto questo, se lo volesse,
direttamente o indirettamente.
Nessun commento:
Posta un commento