mercoledì 25 settembre 2013

Papa Francesco parla a "Civiltà Cattolica". Meno male che c’è qualcuno che parla alto e ci fa così dimenticare la nullità dei politici italiani




Il mondo politico in Italia si sta avvolgendo  giorno dopo giorno in una spirale di un nichilismo auto distruttivo, che sta finendo per portare la politica alla assoluta irrilevanza.
Strano, che questi politici, seppure di così basso livello, non si rendano conto che di questo passo stanno tagliando le gambe alla democrazia.
Fortunatamente però non c'è solo la politica.
Incredibilmente, nel mondo del pensiero alto e cioè della filosofia, della scienza e della religione, si sono avuti in questi ultimi tempi, o addirittura in questi ultimi giorni tre eventi di importanza eccezionale.
Il primo è stata la lettera di papa Francesco, in risposta alle domande, che gli aveva rivolto l'ateo illuminista Scalfari, dalle colonne del suo giornale.
Il secondo evento, ancora più inatteso e ancora più scioccante, è stata la risposta del Papa emerito Benedetto XVI nientemeno che a Odifreddi, logico matematico, pure lui, ateo e illuminista, che aveva scritto un libro proponendo una serie di domande al papa, che mai si sarebbe aspettato,  che potessero avere  una risposta.
Un terzo evento, di non minore importanza, è stata l'intervista, che papà Francesco ha creduto di dare alla Civiltà Cattolica , la rivista teologico-culturale dei Gesuiti romani, intesa da sempre come voce ufficiosa della Santa Sede, nella quale si esprime a tutto campo.
Trascorsi  i primi sei mesi di pontificato, nei quali aveva fatto capire alla gente di essere aperto al nuovo, molto di più dei suoi predecessori, il papa ha avvertito la necessità di chiarire in modo inequivocabile  quello che è il Bergoglio pensiero.
Scegliendo lo strumento dell’intervista, il papa ha fatto una scelta di trasparenza eccezionale.
I suoi predecessori si erano sempre espressi o con lo strumento tradizionale della lettera enciclica o con  una serie di catechesi .
Questa è quindi una grossa novità, perché è un modo di far capire che questo Papa si sente figlio dei tempi ed in questi tempi vuole essere, per esercitare il suo ministero nel mondo moderno.
E’ apprezzabile la trasparenza, ed è apprezzabile il volere presentarsi come uomo moderno, che parla agli uomini moderni, ma questa intervista è anche un terribile atto di coraggio, perché sono  passati solamente sei mesi dall’elezione e, nei suoi panni, sarebbe stato difficile trovare qualcun altro disposto a scoprirsi in modo così evidente, dopo solamente così poco tempo.
Tutti sappiamo infatti, che la vita del Papa in un ambiente abbastanza terribile, come il Vaticano, non è affatto semplice e tranquilla, nel senso che si trova a governare una struttura, che semplicemente non sta né in cielo né in terra, essendo  basata su istituzioni e su procedure, che risalgono al Rinascimento e che niente hanno a che fare con i tempi moderni e, meno che meno, con le democrazie occidentali.
Sappiamo anche che la curia non è stata governata per niente negli ultimi anni, durante l'ultimo pontificato e soprattutto  siamo venuti sapere che quello è un ambiente in cui le diverse cordate si sfidano per la gestione del potere, usando tutti i mezzi leciti e non leciti.
Dato atto quindi del coraggio dimostrato da  papa Bergoglio nell’ affrontare di petto la questione ,vediamo qual è il Bergoglio pensiero.
La prima cosa che si coglie, ed è estremamente interessante,  è  che in  tutto il corso dell'intervista, il papa ha dimostrato di avere le idee chiarissime, perché ovunque fa riferimento diretto alla spiritualità ignaziana,  cioè quella della compagnia, dell'ordine, al quale appartiene.
Quell’ordine dei gesuiti, che è forse il più austero, o comunque  fra i più rigidi o fra quelli che richiedono una selezione più dura, per potervi appartenere.
Non è infatti  una novità, che il livello culturale dei gesuiti sia probabilmente il più elevato in assoluto da sempre.
Non è infine di secondaria importanza notare, che i recenti scandali, sia sul piano della pedofilia, sia sul piano della corruzione, nel senso di uso scorretto e distorto del denaro, non siano arrivati ad interessare mai, personalità della compagnia.
Nell'intervista, papa Bergoglio, questa spiritualità ignaziana  la definisce in questi tre elementi  : disciplina, comunità, missionarietà.
Ed enuncia, subito dopo, il metodo di lavoro del gesuita, consistente nell’'uso continuo del discernimento, che significa : incarnare i grandi principi nello spazio e nel tempo e nelle persone.
Moltissimo spazio dell'intervista infatti è dedicato a spiegare questo principio per cui la montagna della dogmatica viene intesa come di secondaria importanza, rispetto  all'incarnare i principi  nelle situazioni concrete e soprattutto nelle persone concrete.
Il gesuita viene descritto come una persona in perenne tensione, che si mette metaforicamente a lavorare sempre in periferia e che è sempre in ricerca.
Il modo complesso e intellettuale di esprimersi dei gesuiti è stato spesso male interpretato, e per gesuitismo si è sempre voluto stigmatizzare un modo di parlare nel quale si intende dire cose spiacevoli, presentandole in un modo non spiacevole, cioè, in altre parole, si è spesso imputato popolarmente ai gesuiti un esercizio abile della furbizia.
Mi è venuto inevitabilmente di pensare a questo aspetto, quando ho letto in questa intervista dell’auto- descrizione, che papa Francesco fa di sé, quando  era stato nominato giovanissimo superiore provinciale a un'età, che normalmente non viene considerata adeguata a una carica di tale importanza.
E qui il Papa, probabilmente, non senza un filo di malizia, dice che forse, proprio a causa della età  troppo giovane, ha esercitato il suo ministero di superiore provinciale servendosi di poche consultazioni, usando  un piglio decisamente autoritario.
Non credo che sia sfuggito al Papa il fatto che mettere nero su bianco questa  caratteristica del suo carattere, provocherà sicuramente qualche seria preoccupazione negli uomini di curia, che pensavano di potere bloccare la carica innovativa di questo Papa, vendendolo come un ingenuo populista, che non avrebbe osato più di tanto.
Ora però è emersa in modo lampante la sua volontà  determinata di presentarsi come un uomo moderno, che parla agli uomini moderni, prendendo volutamente a usare  dei termini assolutamente mai sentiti sulla bocca di un Papa.
Per esempio, in quest'intervista il Papa dice apertamente : io non sono mai stato di destra : presa di posizione questa estremamente ardita, pur essendo una scelta di sincerità assoluta, che fa piazza pulita di tanti miseri tentativi, messi in atto in questi mesi di battezzarlo come tifoso di movimenti e gruppi, chiaramente estranei alla sua cultura teologica attuale.
Usa perfino  la parola “casino”, che il suo predecessore Giovanni Paolo II, educato nel mondo vecchio e stantio del cattolicesimo polacco, avrebbe sicuramente considerato puro e semplice turpiloquio.
Ma veniamo alle affermazioni di grande peso, dal punto di vista dottrinale e quindi sicuramente foriere di cambiamenti di grande rilievo.
E non mi riferisco alla solita solfa delle unioni gay, della comunione  ai divorziati, della cosiddetta bioetica, argomenti che sono stati inflazionati per decenni nella chiesa di Wojtyla, di Ruini e di Benedetto XVI, che  ha dato l’impressione di non sapere  parlare d'altro, mostrando alla gente della Chiesa prima di tutto e quasi esclusivamente l'aspetto precettistico.
Papa Francesco ribalta completamente questo modo di vedere.
Vediamo alcune significative frasi che compaiono in questa intervista.
Nessuno si salva da solo, senza relazioni interpersonali.
La Chiesa è la casa di tutti, non una piccola cappella per poche persone selezionate, non è un nido protettore della nostra mediocrità.
La Chiesa è invece come un ospedale da campo e in un ospedale da campo ci sono delle priorità .
Prima di tutto occorre  curare immediatamente le ferite, gli esami del sangue , il colesterolo e tutto questo genere di cose verranno dopo.
La Chiesa cioè deve essere madre e pastora, la sua organizzazione è secondaria.
La Chiesa prima di tutto deve trovare le parole per riscaldare il cuore delle persone.
Occorre trovare nuove strade da percorrere, con audacia e con coraggio.
L'ingerenza spirituale nella vita delle persone non è possibile.
A proposito di aborto, bioetica eccetera, il Papa dice che bisogna parlarne sempre solo in un contesto,  perché il cattolicesimo non è una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza.
L'annuncio cristiano si deve concentrare sull'essenziale, che qualcosa, che deve fare ardere il cuore.
Occorre trovare un nuovo equilibrio.
Negli ordini monastici, come nei gesuiti, la profezia inevitabilmente si contrappone alla Chiesa gerarchica, fa chiasso, fa casino, perché deve essere lievito.
I dicasteri romani sono al servizio del Papa e dei vescovi,  delle chiese particolari e delle conferenze episcopali, devono essere strumenti e occasioni di aiuto, non di censura.
A questo punto ho il Papa fa quasi una confidenza, che lascia veramente scioccati, quando dice di essersi stupito della quantità impressionante di denunce che arrivano in Vaticano.
Denunce della presunta mancanza di ortodossia rivolta a chierici o a laici cattolici.
Questo fatto è  abbastanza terribile, perché fa capire, che la gestione teologica tradizionale dei decenni scorsi ha seminato male e ha raccolto ancora peggio.
Perché se la gente non va più  in chiesa, ma quei pochi rimasti, invece che essere animati da carità verso i fratelli, esprimono tutto il  proprio livore e dedicano tempo a denunciare all'inquisizione il fratello, questa Chiesa è veramente messa peggio di quello che si possa credere.
Arriva infine una affermazione di grande peso ,come quella sulla collegialità, che va ripensata.
E poi una affermazione ancora  più pesante : la donna deve essere presente là dove si prendono le decisioni importanti nella Chiesa.
Questa sola frase è terribilmente innovativa , anche se non segue  una analisi approfondita e al contrario il Papa rimanda a una teologia della donna che deve essere riscritta.
Certamente però la frase è assolutamente inequivoca.
Quando poi gli viene chiesto cosa ne pensa del Vaticano secondo e della sua attuazione, il Papa dice quello che non era mai stato detto prima,  parlando   di linee ermeneutiche di continuità e di discontinuità.
I suoi  predecessori  , anche sotto tortura, non avrebbero mai e poi mai pronunciato la parola discontinuità, che è sempre stata considerata semplicemente impronunciabile.
Cioè in tutto il magistero precedente si è sempre voluto sostenere ,ontro l’evidenza storica, e cioè che la Chiesa non avrebbe  mai contraddetto se stessa e quindi sarebbe  impossibile rilevare elementi di discontinuità.
Si dice poi che occorre attualizzare il messaggio cristiano all’oggi.
Mentre  vedere il mondo moderno, come presunto barbaro, e la Chiesa come pura conservazione è assolutamente sbagliato, perché Dio va incontrato nell'oggi, nel tempo, nei processi in corso nella storia. Occorre trovare le dinamiche nuove, con un atteggiamento contemplativo e con una sensibilità spirituale.
E poi : se uno ha la risposta a tutte le domande, Dio non è con lui è un falso profeta.
Nella chiesa ci sono stati atteggiamenti restaurazionisti e legalisti, si sono cercate soluzioni disciplinari per salvare un passato perduto.
Al primo posto, invece, va messa la speranza cristiana, che è ben più dell'ottimismo, che è solo un atteggiamento psicologico.
La fede cristiana è un cammino, nel senso che è una fede storica, perché Dio si è rivelato come storia, non come un compendio di verità astratte.
Quella cristiana non è una fede da laboratorio, dove si portano i problemi per verniciarli e addomesticarli, fuori dal loro contesto.
Per parlare all'uomo moderno occorre capire che l'uomo moderno sta interpretando se stesso in modo diverso da come si interpretava nel passato, con categorie diverse, non solo a causa dei mutamenti storici intervenuti, ma anche a causa di un più ampio studio di se stesso.
Il dogma, deve progredire, svilupparsi .
E poi, forse la cosa più grossa da un punto di vista dottrinale, la dice quando gli viene posta una domanda per indurlo a dare una definizione del rapporto fra il “depositum fidei”  e il tempo, quando risponde dicendo che per rivolgersi all'uomo, bisogna fare come l'uomo, che va nel corso della sua vita attraverso a un ciclo biologico.
La coscienza dell'uomo si approfondisce, cambia, e il Papa per sottolineare l’evoluzione che nella storia ha avuto la sensibilità umana fa l'esempio dell’accettazione in altri tempi,( non lontani di molto),  della schiavitù e della pena di morte.
Ci vuole evoluzione nella crescita, per fare questo  ci vogliono esegeti e teologi, ma anche altre scienze e la loro evoluzione.
Ci sono norme e precetti ecclesiali secondari, che non sono più efficaci. che hanno perso valore.
A questo punto il Papa arriva addirittura a fare una affermazione veramente incredibile per un Papa quando confessa in modo trasparente : purtroppo ho studiato teologia su un manuale del tomismo decadente.
Se i suoi predecessori avessero avuto la stessa consapevolezza di avere studiato su manuali di tomismo decadente, la storia della Chiesa sarebbe stata diversa e il Nord ed Est Europa non sarebbero già persi.
Conclude quindi l'intervista, una affermazione profondissima, sulla quale sarebbe utile che i cristiani meditassero.
Quando gli viene chiesto cos'è per lui da preghiera e come interpreta lui la preghiera , il Papa nella sostanza risponde, che dopo aver fatto meditazione e aver  fatto  ricorso alle sue memorie e ai suoi ricordi, si concentra su una domanda : cosaho fatto io per Cristo ?
La preghiera  per chiedere cose, per chiedere grazie, tutti i grandi della fede lo hanno sempre detto, è superstizione, non è religione.
Eppure il popolo cristiano rimasto su questo punto non c’è, non ha una nemmeno una sufficiente cultura teologica per capirlo.
Se invece di occuparsi di politica o fare gli impiegati,  i preti torneranno  a fare quello che dovrebbe essere la loro missione, questo è uno dei punti fondamentali sui quali lavorare.
Questa lunga intervista è molto di più di un'enciclica, perché non tratta un tema solo, ma tratta un ventaglio di cose, nel quale sono compresi i temi più importanti.
Il Papa ha  usato volutamente uno strumento diverso da quelli usuali, non solo perché l'intervista è uno strumento moderno, mentre l’enciclica  non è uno strumento moderno.
Il Papa ha scelto questo nuovo strumento, penso soprattutto, perché gli ha consentito di definire il suo pensiero e  un definito programma di pontificato.
I gesti e gli atteggiamenti, seppure estremamente nuovi e significativi, con i quali  Papa Francesco aveva parlato alla gente fino ad oggi, sono stati i utili e indispensabili per fare capire, che ci si avviava per una strada completamente nuova e diversa.
Che poi non è altro, che la   pura e semplice  riproposizione del Vaticano secondo.
Il Papa ha  fatto bene a parlare ,non con parole, ma soprattutto con dei gesti all'inizio:
prima di tutto perché è un Papa e quindi conosce benissimo il significato dei simboli nella religione e sa che i gesti non sono cose di per sé, ma sono appunto  simboli, sono icone, sono metafore di un universo molto più profondo, che la gente intuisce senza bisogno di tante  spiegazioni.
I potentati della curia e i  tradizionalisti in genere, da questi gesti avevano capito benissimo che aria tirava, e hanno cercato non direttamente, come usano fare  loro, di squalificare fin dall'inizio questo Papa come un populista, che poi non sarebbe stato capace di portare avanti niente di sostanziale.
Ora dai gesti si è passati all'elencazione diretta di un pensiero, che risulta essere  coerente e profondo.
Il Papa ha fatto benissimo a presentarsi come se stesso, cioè come un gesuita,  incarnato nella spiritualità  ignaziana.
Dicevamo che  il suo pensiero non è altro che quello espresso nel Vaticano secondo,  teniamo conto però che dal Vaticano secondo ad oggi, sono passati cinquant'anni e che in questi cinquant'anni si è cercato quel concilio di farlo dimenticare.
Se ho capito bene il Bergoglio pensiero, non penso che il Papa si lancerà in un innovazioni  formali, lasciandosi invischiare nelle procedure vaticane, cioè non penso che si parlerà, almeno non a breve, di nuovi concili, o di cose del genere.

Mi sembra  più probabile che il Papa continui a parlare  con dei fatti,  più che con delle encicliche ed altri atti formali tradizionali.

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