Il
cardinale arcivescovo di Milano si fa perfino apprezzare per lo sforzo visibile
che fa di cercare di affrontare i tempi nuovi.
Difficile
però che riesca a mettersi a correre, se non riesce a sbarazzarsi delle palle
al piede che ci si trova legate.
Per
esempio la cultura teologica, che ha acquisito da adolescente e da prete in Cl,
non gli è certo d'aiuto ed è terribilmente difficile sbarazzarsi della propria
formazione culturale quando questa è sbagliata, perché si teme di tagliare le
proprie radici, alle quali si è affezionati.
Pochi ci
riescono.
È molto
più facile scaricare come ha fatto, vecchi amici come Formigoni ,che sono diventati
nel frattempo impresentabili.
La sua
lettera pastorale, uscita in questi giorni è comunque interessante, perché
testimonia uno sforzo di cambiamento e che questo sforzo è percepito come
indispensabile.
Positiva
è la parte che si potrebbe dire dedicata alla diagnosi.
E infatti
i giornali si sono buttati a capofitto nel riportare quella parte, che,
maliziosamente potremmo dire, è la prima, facendoci quindi dubitare, che quei
giornalisti abbiano letto tutto il resto della pastorale.
In queste
diagnosi, si diceva, c'è finalmente il riconoscimento esplicito del fatto che
la crisi della chiesa ambrosiana è molto pesante.
Per
descrivere questa crisi Scola ha usato il termine immaginifico di "ateismo
anonimo", diffuso anche fra i cristiani
abituali frequentatori delle messe domenicali.
Non è
però riportata alcuna citazione che documenti di dati delle analisi
sociologiche in proposito, forse perché il riportarli sarebbe stato eccessivamente scoraggiante per
il grande pubblico (partecipazione alle
messe, matrimoni civili, unioni di fatto, l'adesione all'ora di religione,
svuotamento dei seminari eccetera).
Ma il
termine usato "ateismo anonimo" per di più riferito anche a gran parte dei cristiani
residuali ,abituali frequentatori della messa domenicale è di per sé scioccante
e perfino impietosa.
C'è poi
una puntualizzazione importante, l'allontanamento si è verificato soprattutto
nella fascia di età più produttiva ,quella fra i 24 e i 50 anni di età.
Un po'
sbrigativa ,ma abbastanza indicativa ,la spiegazione di questo termine
"ateismo anonimo", in base
alla quale si va a messa e si crede in un Dio, ma quale Dio ?, un Dio
dell'aldilà, utile per chi ritiene di crederci a risolvere il problema
esistenziale dell'angoscia della morte e del senso della vita.
Nell' al
di qua invece Dio non c'è, la gente non lo sente più come entità necessaria per
orientare la vita nell'al di qua.
E quindi
nella realtà di tutti i giorni la gente si muove come se Dio non ci fosse.
La
sostanza del problema è così abbastanza centrata.
La
diagnosi quindi è abbastanza buona, ma è terribilmente tardiva, perché non è
altro che l'enunciazione di quella secolarizzazione ,definita nei dettagli
,come tutti sanno, dal teologo filosofo statunitense nella sua opera "The secular
City" del 1965.
Da allora
sono passati cinquant'anni, è un po' tardi per accorgersene e parlarne ora.
Purtroppo
però, dopo aver dato quella frustata
dell'ateismo anonimo, che fa mettere i piedi per terra, Scola indulgere a
considerazioni consolatorie di ben poco peso.
Il cattolicesimo
Ambrosiano sarebbe ancora ,secondo lui, un cattolicesimo popolare, cioè diffuso
e cita a dimostrazione la partecipazione ai Grest, cioè agli oratori estivi,
cita un alto numero ancora di battezzati, e cita infine l'oltre il 70% di
europei, che si dicono cattolici,
Quest'ultimo
dato però costituisce una vera e propria manipolazione statistica,e quindi una autentica scorrettezza, che una persona
di quella levatura, avrebbe dovuto evitare.
Perché
tutti sanno, che le analisi demoscopiche formulano la domanda sulla religione
di appartenenza, intendendola nel senso di inquadramento in tradizioni
culturali, etniche, geografiche e cioè che uno si dice cattolico nel senso di
non musulmano, di non buddista, di non indù, ma non nel senso di credente nei dogmi
cattolici o di fedele praticante.
Scola sa
benissimo che nella sua metropoli quel dato va retrocesso dal 70% al 5%, dato
che, peraltro, si ritrova scritto nero su bianco in diversi documenti della sua
stessa curia, e tanto valeva allora dirlo apertamente, invece che nascondersi
dietro al "latinorum" dell'ateismo anonimo.
Purtroppo
ancora, il sito Web della diocesi di
Milano riporta un pessimo riassunto della lettera che fra parentesi è
acquisibile in versione integrale solo a pagamento, e questo non è usuale e non
è certamente bello.
Questo
riassunto, semplicemente cancella incredibilmente tutte le parti di critica, di
diagnosi, proprio quelle parti che sono
finite nei titoloni di tutta la stampa e questo rende ancora più ridicolo e
maldestro questo tentativo di censura.
Abbiamo
detto, tardiva ,se non fuori tempo massimo la diagnosi, che però finalmente è
stata espressa, seppure ingenuamente edulcorata.
Però
tutte le debolezze del documento si manifestano quando vengono proposte delle
terapie.
Anche qui
è apprezzabile qualche tentativo di autocritica e di novità.
Ci sono
cioè alcuni spunti di critica alla linea della passata gestione pluridecennale
della Chiesa italiana Ruini bertone Cgil.
Ci sono
questi spunti sugli errori passati.
Ma non ci
sono affatto i riferimenti ai loro autori ,cosa che forse sarebbe stato
chiedere troppo.
Gli
autori bisogna intuirli e dedurli.
Gli
addetti ai lavori capiscono benissimo lo stesso, ma tutti gli altri non
capiscono proprio, e questo è pur sempre un limite di perdurante farisaismo.
"Non
dobbiamo costruirci dei recinti separati in cui essere cristiani".
L'allusione
è evidentemente diretta al mondo di CL, teniamo conto però, che lo stesso Scola
è cresciuto e ha fatto carriera in questo mondo, .... Equindi, un cenno di
onesta autocritica non avrebbe fatto male.
"Occorre
testimoniare la coerenza del singolo con alcuni comportamenti ,ma questo
"dare l'esempio" non basta ,occorre anche poter comunicare di essere
diventati un'altra persona ... il testimone fa spazio all'interlocutore, non è
un ripetitore di dottrine cristallizzate.
I
cristiani non cercano la vittoria della propria parte, al di là degli errori
commessi lungo la storia".
C'è poi
qualche accenno, che sembra parlare del berlusconismo, ma anche qui per vaga
allusione.
"Si
ha l'impressione che il moltiplicarsi delle opportunità di divertimento invece
che ricaricare l'io finisce per esaurirlo"
"Si
eviti di cedere alle logiche commerciali ed efficientistiche".
Va bene
certo, ma anche qui, un piccolo accenno autocritico all'appoggio dato
scopertamente anche da Scola a quel berlusconismo, che è stato per decenni il
grande sacerdote di modi di vita basati sull'apparire e sull'evasione, come
principali obiettivi di vita non avrebbe guastato.
In
conclusione, quindi, c'è qualche riconoscimento della serietà della crisi della
Chiesa nel tempo presente, c'è qualche accenno di diagnosi azzeccata sugli
errori commessi fino a ieri dalla Chiesa italiana.
Ma si
tratta di riconoscimenti parziali, tardivi e probabilmente fuori tempo massimo.
Prova ne
è che la terapia proposta è vecchia e inefficace.
In poche
parole come terapia, il Cardinale propone ai cristiani della diocesi di
riscoprire quella "chiesa in stato di missione" e quella "pastorale d'ambiente",
che assomiglia moltissimo alla "missione di Milano" lanciata dall'allora arcivescovo Montini
molti decenni fa e che fu molto utile per mobilitare i quadri, allora come
oggi, sonnecchianti del mondo cattolico, ma che fu universalmente considerata
un fiasco assoluto, come sforzo per convincere la gente ad avvicinarsi al
cristianesimo.
Andare
nei posti di lavoro e lì manifestarsi come cristiani e riconoscersi con gli
altri cristiani.
Ma non si
era detto che i cristiani non devono fare setta a parte?.
Se queste
sono le terapie...
Un
giornale ha maliziosamente titolato all'uscita della pastorale : la gente
lascia Scola, non la chiesa.
Temo che
abbia avuto ragione.
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