Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano e Silvio Berlusconi, più volte Presidente del Consiglio italiano, per uno strana coincidenza della storia, sono costretti a uscire di scena, tutti e due nell’ottobre 2014, non certo nel modo in cui avrebbero voluto o che avevano sognato.
Si conoscevano abbastanza bene, e soprattutto si
erano molto apprezzati reciprocamente.
Tanto che fra i maggiori errori che vengono
addebitati a Bertone e che quindi è stata una concausa e non delle ultime, del benservito che ora subisce, è proprio l’appoggio
forte e deciso, che aveva imposto alla chiesa di dare al berlusconismo, in cambio
di esenzioni, finanziamenti, privilegi ecc., che non profumano proprio né di
spiritualità, né di incenso.
Bertone si era guadagnato la incondizionata
fiducia prima del Card. Ratzinger, Prefetto del Sant’Uffizio, e poi del papa
Benedetto XVI, è universalmente riconosciuto, non perché sapesse esprimere brillanti
intuizioni teologiche, ma perché era un grigio, ma efficiente e soprattutto fedele
Yes-man.
L’errore forse più catastrofico di papa Ratzinger
è stato proprio quello di nominare all’inizio del suo pontificato alla più alta carica della curia il suo grigio
segretario, che non parlava una parola di inglese, che non aveva avuto né alcuna
istruzione , né esperienza in diplomazia a capo della diplomazia vaticana.
Ratzinger, che uomo strano.
Dal molto che è stato scritto su di lui si deduce
che era riuscito da Cardinale nella impresa teoricamente impossibile di vivere
decenni lavorando quotidianamente ,dentro le mura leonine ,ma
significativamente abitando appena fuori, senza quasi occuparsi dei giochi di
curia.
Si vedeva come intellettuale di professione e
quindi non nascondeva di essere disinteressato e annoiato da quello che stava
fuori dai suoi studi, che lo prendevano tutto.
E’ incredibile che una volta eletto ed avere
accettato di essere papa si fosse illuso di potere andare avanti con lo stesso
schema.
Per poterlo fare aveva bisogno si uno che facesse la
percentuale del lavoro di un papa che a lui non andava di fare.
Già questa allocazione di compiti è parecchio
originale e difficilmente avrebbe potuto funzionare anche con un uomo molto più
dotato di Bertone, ma scegliere Bertone
per un compito così gravoso è stato il
primo segno importante che Ratzinger non
aveva le doti più elementari per fare il leader.
Tutti sanno che quanto più è importante l’azienda
o l’istituzione , tanto più è importante
che il capo sappia scegliere i collaboratori più dotati , più preparati e con
significativa esperienza specifica.
Non sto a ripetere la sequela di figuracce che
Bertone ha fatto fare a Ratzinger (ne avevamo
parlato nei post del 20-3-2009; 4 -9-2009), ripeto solo che erano stati talmente
plateali, che non era sembrato verosimile che fossero accaduti a quel livello per
imperizia o infortunio e quindi quasi tutti si esercitarono allora a ricercare
chi ci fosse dietro che nella corte vaticana, che stesse remando contro il papa.
A distanza di anni è probabile che si possa concludere
che si era trattato proprio di semplice
imperizia…..del Segretario di Stato.
A parziale scagione di Bertone è giusto aggiungere
che anche il papa ci aveva messo del suo.
Diamine se inciampi una volta, perché chi doveva istruire gli atti aveva commesso
errori clamorosi, e poi ci ricaschi una seconda, una terza volta e così via, non
ti puoi permettere di fare finta di non capire.
Certo che anche il Bertone quando vedeva i danni
che causava al suo papa a causa della sua poco perizia, non poteva arrivarci a
pensare che per stare ancora in quel posto gli sarebbero occorsi collaboratori
che avessero quelle qualità che mancavano a lui?
E invece pare che l’unico criterio visibile che
guidasse le sue nomine era quello di riempire le sedie importanti di yes man
come lui e in maggioranza provenienti dal suo stesso ordine salesiano.
Potere e fedeltà finalizzata alla conservazione
del potere.
Un brutto spettacolo durato troppo.
Archiviata con poco onore l’eminenza, che dire
dell’eccellenza Berlusconi?
Di quest’ eccellenza si è già detto assolutamente
troppo anche in questo blog.
La statura umana, morale e politica dell’uomo, non
è stata probabilmente più elevata del suo attuale compagno di sventura in abito
color porpora.
Una serie di circostanze casuali, di inganni ben
riusciti, l’uso spregiudicato dei mezzi più moderni per orientare e
indottrinare la gente e, diciamolo pure la volenterosa dabbenaggine di chi gli
ha sempre creduto, come se fosse stato l’apostolo Paolo di Tarso e non un
furbastro di periferia, lo hanno fatto diventare quello che proprio non poteva essere : uno statista.
Si volti pagina.
Facile sarà dimenticarsi dell’Eminenza, anche perché
in Vaticano comanda ora uno che ha chiaro , a quanto pare , il concetto
fondamentale per un vero capo e che consiste nel sapere dire di no, non certo
sapere dire di sì, che è facile a tutti.
Molto più problematico sarà dimenticarsi dell’eccellenza.
Perché sul colle corrispondente al Vaticano siede
un canuto politico, molto navigato, ma più incline a dire dei si che dei no.
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