domenica 1 settembre 2013

Un’eminenza e un’eccellenza di primissimo piano escono di scena quasi contemporaneamente




Il Cardinale Tarcisio Bertone,  Segretario di Stato Vaticano e Silvio Berlusconi,  più volte Presidente del Consiglio italiano, per uno strana coincidenza della storia, sono costretti a uscire di scena, tutti e due nell’ottobre 2014, non certo nel modo in cui avrebbero voluto o che avevano sognato.
Si conoscevano abbastanza bene, e soprattutto si erano molto apprezzati reciprocamente.
Tanto che fra i maggiori errori che vengono addebitati a Bertone e che quindi è stata una concausa e non delle ultime, del  benservito che ora subisce, è proprio l’appoggio forte e deciso, che aveva imposto alla chiesa di dare al berlusconismo, in cambio di esenzioni, finanziamenti, privilegi ecc., che non profumano proprio né di spiritualità, né di incenso.
Bertone si era guadagnato la incondizionata fiducia prima del Card. Ratzinger, Prefetto del Sant’Uffizio, e poi del papa Benedetto XVI, è universalmente riconosciuto,  non perché sapesse esprimere brillanti intuizioni teologiche, ma perché era un grigio, ma efficiente e soprattutto fedele Yes-man.
L’errore forse più catastrofico di papa Ratzinger è stato proprio quello di nominare all’inizio del suo pontificato  alla più alta carica della curia il suo grigio segretario, che non parlava una parola di inglese, che non aveva avuto né alcuna istruzione , né esperienza in diplomazia a capo della diplomazia vaticana.
Ratzinger, che uomo strano.
Dal molto che è stato scritto su di lui si deduce che era riuscito da Cardinale nella impresa teoricamente impossibile di vivere decenni lavorando quotidianamente ,dentro le mura leonine ,ma significativamente abitando appena fuori, senza quasi occuparsi dei giochi di curia.
Si vedeva come intellettuale di professione e quindi non nascondeva di essere disinteressato e annoiato da quello che stava fuori dai suoi studi, che lo prendevano tutto.
E’ incredibile che una volta eletto ed avere accettato di essere papa si fosse illuso di potere andare avanti con lo stesso schema.
Per poterlo fare aveva bisogno si uno che facesse la percentuale del lavoro di un papa che a lui non andava di fare.
Già questa allocazione di compiti è parecchio originale e difficilmente avrebbe potuto funzionare anche con un uomo molto più dotato di Bertone, ma  scegliere Bertone per un  compito così gravoso è stato il primo segno importante che Ratzinger non  aveva le doti più elementari per fare il leader.
Tutti sanno che quanto più è importante l’azienda o l’istituzione  , tanto più è importante che il capo sappia scegliere i collaboratori più dotati , più preparati e con significativa esperienza specifica.
Non sto a ripetere la sequela di figuracce che Bertone ha fatto fare a Ratzinger  (ne avevamo parlato nei post del 20-3-2009; 4 -9-2009), ripeto solo che erano stati talmente plateali, che non era sembrato verosimile che fossero accaduti a quel livello per imperizia o infortunio e quindi quasi tutti si esercitarono allora a ricercare chi ci fosse dietro che nella corte vaticana, che stesse remando contro il papa.
A distanza di anni è probabile che si possa concludere  che si era trattato proprio di semplice imperizia…..del Segretario di Stato.
A parziale scagione di Bertone è giusto aggiungere che anche il papa ci aveva messo del suo.
Diamine se inciampi una volta,  perché chi doveva istruire gli atti aveva commesso errori clamorosi, e poi ci ricaschi una seconda, una terza volta e così via, non ti puoi permettere di fare finta di non capire.
Certo che anche il Bertone quando vedeva i danni che causava al suo papa a causa della sua poco perizia, non poteva arrivarci a pensare che per stare ancora in quel posto gli sarebbero occorsi collaboratori che avessero quelle qualità che mancavano a lui?
E invece pare che l’unico criterio visibile che guidasse le sue nomine era quello di riempire le sedie importanti di yes man come lui e in maggioranza provenienti dal suo stesso ordine salesiano.
Potere e fedeltà finalizzata alla conservazione del potere.
Un brutto spettacolo durato troppo.
Archiviata con poco onore l’eminenza, che dire dell’eccellenza Berlusconi?
Di quest’ eccellenza si è già detto assolutamente troppo anche in questo blog.
La statura umana, morale e politica dell’uomo, non è stata probabilmente più elevata del suo attuale compagno di sventura in abito color porpora.
Una serie di circostanze casuali, di inganni ben riusciti, l’uso spregiudicato dei mezzi più moderni per orientare e indottrinare la gente e, diciamolo pure la volenterosa dabbenaggine di chi gli ha sempre creduto, come se fosse stato l’apostolo Paolo di Tarso e non un furbastro di periferia, lo hanno fatto diventare quello che proprio  non poteva essere : uno statista.
Si volti pagina.
Facile sarà dimenticarsi dell’Eminenza, anche perché in Vaticano comanda ora uno che ha chiaro , a quanto pare , il concetto fondamentale per un vero capo e che consiste nel sapere dire di no, non certo sapere dire di sì, che è facile a tutti.
Molto più problematico sarà dimenticarsi dell’eccellenza.
Perché sul colle corrispondente al Vaticano siede un canuto politico, molto navigato, ma più incline a dire dei si che dei no.


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