La copertina del libro propone una raffigurazione di come apparirebbe un buco nero nello spazio siderale.
Non c’è che dire è un buon modo per attirare la curiosità del lettore colpendo la sua fantasia.
Il libro diciamolo subito non riesce a farsi leggere con la medesima facilità con la quale scorreva il precedente “sette brevi lezioni di fisica”.
Anche perché le dimensioni di questo sono più che doppie rispetto al primo.
Come nel precedente l’Autore dichiara che il libro è dedicato anche a chi non sa niente di fisica, ma sinceramente affermare questo è presumere un po troppo.
Diciamo piuttosto che chi di fisica ha solo le nozioni acquisite alle scuole superiori fatica non poco ad arrivare alla fine.
Ma non potrebbe essere diversamente se Albert Einstein che era Einstein come ci dice Rovelli, quando si è ritrovato davanti alla meccanica quantistica che oltretutto era in contrasto con la sua teoria della relatività, prima dubitò molto della sua validità, poi quando non potè proprio fare a meno di accettarla completamente perché doveva constatare l’esattezza delle sue equazioni, non poté fare a meno di mormorare : speriamo di trovare in futuro una formulazione migliore perché così non si capisce niente.
Questo non toglie nulla però all’abilità dell’Autore di mettere tutta la sua passione per cercare di dare almeno un idea di concetti astratti che nel caso della meccanica quantistica sono anche del tutto contro-intuitivi.
Quando vi dicono che il tempo non esiste, c’è poco da fare rimanete completamente sconcertati.
Il tempo è relativo.
Va bene del resto ancora prima della meccanica quantistica Einstein con la relatività aveva spiegato che due gemelli uno che vive al mare e uno che vive in montagna non potranno mai avere esattamente la stessa età perché quello che vive in montagna sarà più vecchio ( di pochissimo, ma sarà più vecchio).
Peggio ancora, un orologio di precisione posato per terra e uno posato su un tavolo non potranno mai segnare il medesimo tempo perché il tempo va più veloce quanto più l’oggetto osservato è in alto, perché il tempo rallenta quanto più l’oggetto è vicino a una massa gravitazionale.
Queste affermazioni sono già pesanti da digerire, ma il bello viene quando ci mettessimo a ipotizzare di avvicinarci con un astronave a un buco nero, naturalmente contrastando la immensa forza di attrazione che eserciterebbe il buco nero medesimo per attirarci nel suo interno.
Se riuscissimo ad avvicinarci e poi ad allontanarci ci ritroveremmo nel futuro anzi in un lontanissimo futuro.
Perchè il tempo, come qualsiasi altro parametro nell’universo non esiste di per sé ma esiste solo relativamente a un altro elemento col quale si confronta.
Chiaro no? Vi dice Rovelli.
Certo per lui sì, per noi invece paradossalmente dato l’argomento del quale parliamo ci vuole un po di tempo per rimuginarci e avvicinarci a una prima grossolana comprensione.
Un altro indubbio pregio di questo libro è il tentativo a mio avviso riuscito che fa l’autore di umanizzare in qualche modo questa materia così astratta e ostica almeno nel primo impatto, facendoci conoscere nei loro tratti umani quella folta schiera di geni che la fisica teorica moderna l’hanno costruita.
Personaggi che non ci dobbiamo vergognare di non avere mai sentito nemmeno nominare prima di aver letto questo libro.
Che dire del timido pretino belga George Lemaitre che ha fatto una delle scoperte più rivoluzionarie della fisica moderna e cioè che l’intero universo è in espansione.
Che guaio il fisico suo contemporaneo più importante del mondo che era Enstein pensava esattamente il contrario e cioè che l’universo fosse immobile.
E allora che fa questo personaggio timido e schivo, lascia perdere?
Ma no si fa coraggio e va a trovare e a discutere con Einstein in persona.
La cosa incredibile è che riesce a convincerlo anche se non subito.
Ma non basta, il suo papa che era Pio XII, con furbizia volpina, quando si rese conto che le acquisizioni scientifiche più recenti al suo tempo stavano mandando a rotoli la cosmologia biblica da sempre predicata dalla sua chiesa, prese il coraggio a quattro mani e saltò sul treno della scienza lasciando di stucco il suo entourage e proclamò che non c’era alcuna contraddizione fra il Big Bang e la Genesi.
Con più lungimiranza del papa Lemaitre realizzò quanto fosse pericoloso che la fede rincorresse la scienza perché si sarebbe sempre trovata in contraddizione e si recò in Vaticano a discutere con i referenti scientifici del papa perché lo convincessero a lasciare perdere.
Ancora una volta ci racconta Rovelli l’umile pretino vinse la sua battaglia e Pio XII non si cimentò in ulteriori esternazioni.
Che dire poi di Paul Adrien Maurice Dirac, il più grande fisico del suo secolo dopo Einstein in quanto estensore delle equazioni della fisica quantistica.
Confesso che anche di lui non sapevo pressochè nulla.
Genio assoluto del quale però se ne dicevano di tutti i colori a causa dei suoi problemi caratteriali, non era forse autistico ma poco ci mancava, difficile se non difficilissimo relazionarsi con lui.
Rovelli però ci dice che il fisico teorico come un artista o un filosofo deve acquisire una capacità di concentrazione fuori dal normale e quindi le caratteristiche di chi ad esempio soffre di sindrome di Asperger, una forma di autismo limitata, non è raro che venga a ritrovarsi fra le menti più geniali.
Non capiremo tutto dopo aver letto questo libro ma di sicuro avremo acquisito che quasi tutte le cose che sappiamo su come è fatto questo mondo sono sbagliate.
Il tempo non esiste di per sé, così come lo spazio esiste tutt’al più nella nuova realtà di spazio-tempo intrecciate.
L’universo non è immobile ma è in costante espansione.
L’infinito non esiste, perché nulla può essere tagliato oltre un certo limite.
Avevano avuto una intuizione giusta ventisei secoli fa i filosofi atomisti Anassimando e Democrito, vero genio assoluto dell’umanità del quale l’impero romano cristianissimo ha provveduto a fare sparire tutte le opere, bloccando per oltre un millennio lo sviluppo della scienza.
La realtà è fatta di quanti, mattoncini di energia materia in costante vibrazione in nubi contenenti le loro orbite casuali delle quali è possibile calcolare solo la probabilità.
Noi non siamo affatto i sovrani di questo universo, ma siamo fatti dello stessa polvere di stelle come tutto il reale.
Non esiste alcuna verità, ma solo una più alta probabilità, che potrà essere smentita da osservazioni più precise in futuro e questa non è la debolezza, ma la immensa forza del sapere scientifico, che è l’unica forma di conoscenza affidabile e che consente il progresso delle conoscenze
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