domenica 1 ottobre 2023

Andrea Riccardi Lucio Caracciolo : Accoglienza. Ed. PM Mondadori - recensione


 

Leggere il libro scritto a due mani da Riccardi e Caracciolo è stato veramente un piacere, come capita raramente, perché purtroppo capita raramente di sentire che quello che si sta leggendo, lascerà il segno e ci arricchirà.

Pur trattando questo libro un argomento, che è addirittura considerato divisivo, nel campo della politica e dei media, al punto da non trovare una linea veramente unitaria, nemmeno nella maggioranza di governo,l’alto livello culturale dei due autori, riesce a portare il discorso su un piano più alto, dove gli argomenti della politica corrente ,spesso meschini ,non hanno circolazione.

Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, che nei decenni di lavoro di questa associazione è passato dall’animare una pura assistenza caritativa, in senso cattolico, alla gente delle periferie romane, ad esperienze di vera e propria diplomazia, per cercare di far dialogare per ricavare progetti di riconciliazione fra fazioni in guerra (vedi Mozambico), ha avuto la capacità di dimostrare ai politici, che con la buona volontà e sopratutto con idee chiare è possibile provare a realizzare “corridoi umanitari” capaci di portare in Italia, del tutto legalmente, persone che vogliono emigrare, per di più,usando fondi privati ,con la collaborazione della Comunità Valdese (che beneficia dell’8 per mille e che lo usa forse meglio della Chiesa Cattolica).

Riccardi, quindi ,sa e sa bene di cosa si sta parlando, quando si discute di accoglienza.

Lucio Caracciolo, fondatore di Limes, ha “inventato” e portato in Italia la geopolitica, che è purtroppo, ancora oggi un oggetto non identificato nelle nostre università, e batte da decenni su un chiodo fisso, di importanza capitale : è stato un errore catastrofico quello fatto dalla nostra cultura, di seguire il pensiero unico che veniva da oltre-oceano che portava a credere seriamente nella “fine della storia”.

Gli americani si erano inebriati all’idea di apparire come gli unici egemoni di tutto l’orbe, dopo la caduta e la dissoluzione dell’Urss.

Se siamo gli unici imperatori del mondo ,pensarono, la storia è finita e possiamo dedicarci solo all’economia ed a incrementare il benessere a livello globale ,realizzando la nostra missione messianica di diffondere il bene nel mondo, va da sé, identificato con la democrazia formale e il liberismo economico,esercitando il nostro “soft power” su tutti quanti.

Oltre, ben inteso, al mantenimento del potere reale e militare, non molto soft per sua natura , delle sette flotte capaci di tenere sotto controllo l’intero globo.

Credere e praticare culturalmente la fine della storia, cioè considerare quasi politicamente scorretto, occuparsi delle nostre radici, significa semplicemente suicidarsi, ripete Caracciolo da un bel pezzo.

Se solo si tornasse a occuparsi di insegnare e insegnarsi la storia ,ricercando anche, ovviamente, la nostra storia, da un punto di vista culturale, l’accoglienza agli immigrati ,nel quadro di una sensata e coerente politica dell’immigrazione, diverrebbe ovvia, perché la nostra storia ci vede come un popolo di emigranti.

Scoprire la propria identità con lo studio della storia, ci vuole, diversamente non sapremmo chi siamo ,e quali sono i nostri interessi strategici come nazione,ma per passare poi subito dall’”io” al “noi”,perchè l’essere umano è innanzi tutto relazione.

Le altre culture servono a confrontarci con il “diverso” per crescere, ovviamente non per farci sottomettere.

Sottolineo questa impostazione, ben chiara in Riccardi e Caracciolo, aperti ,ma nient’affatto “buonisti” ideologici o ingenui.

L’urgenza di elaborare e mettere in atto una seria politica per l’immigrazione è fondata per ambedue gli autori sulla constatazione dell’entità del fenomeno della crisi demografica, che sta vivendo il nostro paese.

Con un paese che diviene a maggioranza di anziani non si va da nessuna parte.

Sono solo i giovani, che possono e devono avere fiducia del futuro, e trasmettere questa fiducia, meglio se girata a entusiasmo, a tutti gli altri.

Se i giovani noi non li abbiamo a sufficienza, allora bisogna andarli a prendere dove ci sono.

La strategia, forse non detta esplicitamente nel libro, ma che viene fuori netta fra le righe è questa : andarli a prendere dove ci sono è cosa diversa , molto diversa, che subire ondate di sbarchi.

Ci vuole una politica che pensi.

Il piano Mattei ,di cui parla la nostra Premier, è un’ottima scelta, anche se gli uomini che a suo tempo l’hanno sostenuto erano di ben altro calibro, ma almeno l’idea è centrata.

Speriamo bene.

Nessun commento: