giovedì 17 gennaio 2013

Silvio ben Berlusk emiro del Libero sultanato televisivo di Medi-al-zet





Il teatrino della politica italiana in campagna elettorale è diventato talmente prevedibile  grigio e noioso, che non c’è più gusto a seguirlo.
Vicende ben più interessanti si svolgono nel Mali e  colpiscono molto di più l’immaginazione.
Soprattutto per il fatto che bande di predoni ben armate che parlano l’arabo cioè una lingua non autoctona dell’Africa sub sahariana e fanno riferimento alla fantomatica al Quaida, riescono ad occupare città e intere regioni.
Viene quindi da pensare :  ma se un personaggio dotato di fantasia, del dovuto carattere, dei soldi necessari e di una grande esperienza nell’uso delle televisioni decidesse di sbarcare in un paese africano  magari piccolo -medio e senza risorse ingombranti per non trovarsi troppo sotto il mirino delle grandi potenze…
Se la proprietà  e l’uso di qualche rete televisiva riesce ad avere l’effetto che sappiamo nella settima economia del pianeta (sarebbe l’Italia) figuriamoci che effetto avrebbe in un arretrato paese africano dove la gente dei villaggi vive ancora nelle capanne, ma la televisione o la radio ce l’ha.
Naturalmente dovrebbe  trasformare gran parte della sua corte in una milizia di pretoriani, ma questo alla fin fine gli renderebbe la vita più semplice e lineare.
Dare ordini tutte le mattine al colonnello Angh Alfeth, capo della prima centuria di palazzo cosa cambierebbe nella sostanza?
Il Gran Ciambellano Gihanna’ Let, sembra addirittura nato per quella carica e si troverebbe benissimo nel gestire le relazioni con gli altri satrapi della regione.
Suggerirei di scegliere un paese francofono perché la cosa risolverebbe i problemi di comunicazione per lo sceicco - leader maximo , che almeno quella lingua la pratica benino.
Il fondamentale ministero delle faccende sarebbe subito assegnato all’uomo chiave al Verdin che assumerebbe anche ad interim la carica di governatore della banca centrale.
Il ministero della cultura sarebbe ristrutturato in ministero per il grande intrattenimento col compito categorico di tenere la gente davanti al televisore per tutto il tempo libero dal lavoro.
La grande industria del paese sarebbe individuata nel settore turistico affidato al grande amico dello sceicco, Briath al Billion unico notabile del regime già solidamente presente nel continente  e già uomo di successo per definizione.
Un’altra colonna del regime sarebbe individuata nella pratica intensiva del gioco del calcio da praticarsi in tutti i villaggi, al fine di formare un vastissimo vivaio di promesse per la nuova grande squadra di al Mil - Afrik, che subito si lancerebbe nel seguitissimo campionato locale e poi via via per la Coppa d’Africa e più avanti ancora, naturalmente capitano sarebbe il ben noto al Shaarawi, preso in prestito da una consociata  europea di Mil – Afrik.
Sarebbe un  paese felice e gaio, dove ogni mattina le famigliole riunite intorno al tavolo della prima colazione, ascolterebbero con trepidazione la barzelletta quotidiana trasmessa in diretta a reti unificate dal palazzo presidenziale con obbligo di risata per almeno cinque minuti, indispensabile per poter riscuotere il sussidio liberalmente consesso dallo sceicco ai suoi sudditi fedeli.
I sudditi sarebbero tutti esaltati dal poter vedere che i grandi del mondo ed in particolare l’amico Putin per la prima vota nella storia della  loro regione si intratterrebbero a lungo ospiti dello sceicco.
Una volta alla settimana lo sceicco consentirebbe con generosa signorilità alle telecamere di entrare nel suo fastoso palazzo per riprendere le scene delle serate eleganti, che ivi si svolgono nel salone delle feste, che precede l’ingresso all’harem più grande del mondo, dove ovviamente le telecamere non sono ammesse, ma in tutto il paese si sussurra di quello che vi succede dentro, per la verità con la complicità del sultano, che non si dispiace affatto che in ogni bar di villaggio si scommetta sul record di prestazioni che inanella ogni sera.
Nel Libero Sultanato televisivo di Medi -al-Zet, questa è la denominazione che lo sceicco si è scelto, la giornata si conclude con il sermone recitato da un strano personaggio piuttosto debordante e di capello lungo Jiulha al Ferrà che a volte sconcerta quella popolazione poco sofisticata col fatto che una sera si presenta  vestito da Savonarola, un’altra col manto giallo dei monaci buddisti, quasi nascosto da incensi e fumi di sigari toscani e che  senza mancare d’ironia, incita all’ottimismo, non dimenticando mai di ricordare quanto ha fatto il sultano per i suoi sudditi.
E’ l’intellettuale guru di riferimento del regime, che sembra divertirsi moltissimo.
E’ solo una favoletta, un sogno, ma se il sogno si realizzasse almeno in parte?

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