Il teatrino della politica italiana in campagna
elettorale è diventato talmente prevedibile grigio e noioso, che non c’è più gusto a
seguirlo.
Vicende ben più interessanti si svolgono nel Mali
e colpiscono molto di più l’immaginazione.
Soprattutto per il fatto che bande di predoni ben
armate che parlano l’arabo cioè una lingua non autoctona dell’Africa sub
sahariana e fanno riferimento alla fantomatica al Quaida, riescono ad occupare
città e intere regioni.
Viene quindi da pensare : ma se un personaggio dotato di fantasia, del
dovuto carattere, dei soldi necessari e di una grande esperienza nell’uso delle
televisioni decidesse di sbarcare in un paese africano magari piccolo -medio e senza risorse
ingombranti per non trovarsi troppo sotto il mirino delle grandi potenze…
Se la proprietà
e l’uso di qualche rete televisiva riesce ad avere l’effetto che
sappiamo nella settima economia del pianeta (sarebbe l’Italia) figuriamoci che
effetto avrebbe in un arretrato paese africano dove la gente dei villaggi vive
ancora nelle capanne, ma la televisione o la radio ce l’ha.
Naturalmente dovrebbe trasformare gran parte della sua corte in una
milizia di pretoriani, ma questo alla fin fine gli renderebbe la vita più semplice
e lineare.
Dare ordini tutte le mattine al colonnello Angh
Alfeth, capo della prima centuria di palazzo cosa cambierebbe nella sostanza?
Il Gran Ciambellano Gihanna’ Let, sembra addirittura
nato per quella carica e si troverebbe benissimo nel gestire le relazioni con
gli altri satrapi della regione.
Suggerirei di scegliere un paese francofono perché
la cosa risolverebbe i problemi di comunicazione per lo sceicco - leader maximo
, che almeno quella lingua la pratica benino.
Il fondamentale ministero delle faccende sarebbe
subito assegnato all’uomo chiave al Verdin che assumerebbe anche ad interim la
carica di governatore della banca centrale.
Il ministero della cultura sarebbe ristrutturato
in ministero per il grande intrattenimento col compito categorico di tenere la
gente davanti al televisore per tutto il tempo libero dal lavoro.
La grande industria del paese sarebbe individuata
nel settore turistico affidato al grande amico dello sceicco, Briath al Billion
unico notabile del regime già solidamente presente nel continente e già uomo di successo per definizione.
Un’altra colonna del regime sarebbe individuata
nella pratica intensiva del gioco del calcio da praticarsi in tutti i villaggi,
al fine di formare un vastissimo vivaio di promesse per la nuova grande squadra
di al Mil - Afrik, che subito si lancerebbe nel seguitissimo campionato locale
e poi via via per la Coppa d’Africa e più avanti ancora, naturalmente capitano
sarebbe il ben noto al Shaarawi, preso in prestito da una consociata europea di Mil – Afrik.
Sarebbe un
paese felice e gaio, dove ogni mattina le famigliole riunite intorno al
tavolo della prima colazione, ascolterebbero con trepidazione la barzelletta quotidiana
trasmessa in diretta a reti unificate dal palazzo presidenziale con obbligo di
risata per almeno cinque minuti, indispensabile per poter riscuotere il
sussidio liberalmente consesso dallo sceicco ai suoi sudditi fedeli.
I sudditi sarebbero tutti esaltati dal poter
vedere che i grandi del mondo ed in particolare l’amico Putin per la prima vota
nella storia della loro regione si intratterrebbero
a lungo ospiti dello sceicco.
Una volta alla settimana lo sceicco consentirebbe con
generosa signorilità alle telecamere di entrare nel suo fastoso palazzo per
riprendere le scene delle serate eleganti, che ivi si svolgono nel salone delle
feste, che precede l’ingresso all’harem più grande del mondo, dove ovviamente
le telecamere non sono ammesse, ma in tutto il paese si sussurra di quello che
vi succede dentro, per la verità con la complicità del sultano, che non si
dispiace affatto che in ogni bar di villaggio si scommetta sul record di
prestazioni che inanella ogni sera.
Nel Libero Sultanato televisivo di Medi -al-Zet,
questa è la denominazione che lo sceicco si è scelto, la giornata si conclude
con il sermone recitato da un strano personaggio piuttosto debordante e di
capello lungo Jiulha al Ferrà che a volte sconcerta quella popolazione poco sofisticata
col fatto che una sera si presenta vestito da Savonarola, un’altra col manto
giallo dei monaci buddisti, quasi nascosto da incensi e fumi di sigari toscani e
che senza mancare d’ironia, incita all’ottimismo,
non dimenticando mai di ricordare quanto ha fatto il sultano per i suoi
sudditi.
E’ l’intellettuale guru di riferimento del regime,
che sembra divertirsi moltissimo.
E’ solo una favoletta, un sogno, ma se il sogno si
realizzasse almeno in parte?
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