Si è appena celebrato il Capo d’Anno cinese e la
Cina è il paese più grande e più rampante del mondo e quindi dobbiamo interessarcene.
Al Capo d’Anno pare che sia uso far seguire una
settimana di poco sobrie libagioni e ne hanno ben d’onde se si pensa che quello
che si è aperto è l’anno del serpente.
Cerchiamo di essere moderni e di non essere
superstiziosi e quindi ribadiamo che se certe cose succedono la loro
concatenazione è solo dovuta al puro caso e non a iella intrinseca, però per completezza di informazione occorre
ricordare che anni del serpente erano stati il ’29, l’anno della grande
depressione; l’anno di Pearl Harbor che
ha portato gli Usa in guerra; e infine il più vicino anno della distruzione
delle Torri Gemelle.
Facciamoci gli auguri.
Fra cinque giorni chi è convinto di fare cosa
buona andrà a votare.
I commentatori politici sui giornali volgono
progressivamente al peggio, evidentemente compulsando i sondaggi che non si
possono pubblicare per una legge idiota che considera gli elettori degli zombi troppo
impressionabili, ma ovviamente si possono fare.
Pare che Berlusconi sia fermo e conti solo sulla
possibilità di smuovere la gente per portarla a votare anche se non lo farebbe
con troppa convinzione; Monti in discesa lieve; Bersani pure in discesa lenta;
Grillo in avanzata.
Se queste previsioni si avverassero non ci sarebbe
un governo stabile e si finirebbe in un oscena ammucchiata con tutti dentro salvo
Grillo.
Infatti qualcuno già si prepara a una nuova
tornata elettorale dalla quale si dice dovrebbe emergere la stella di Renzi.
Il problema però sarebbe arrivare a questa seconda
tornata senza traumi e sena danni e questo non è assicurato, perché l’Italia è
visibilmente sulla soglia di una crisi di nervi.
Tutti si sono accorti che in campagna elettorale
nessuno si è degnato di parlare delle due o tre cose serie che ci stanno
davanti, forse perché nessuno sente di avere il coraggio di metterci mano :
- Euro si/Euro no;
- stato in economia con una forte campagna di
lavori pubblici a debito per far ripartire la macchina in recessione/ oppure
stato no;
- decidere di far lavorare in lavori socialmente
utili i milioni di cassintegrati usando in modo sensato l’enorme
spesa per gli “ammortizzatori sociali” dando
così ai disoccupati uno status dignitoso che abbia un ritorno per la comunità e
per l’economia;
- scuola, giustizia ecc. ecc.
Ma il tutto nell’ordine di priorità indicato, perché
queste sono le priorità dei problemi.
La politica non può far finta di non accorgersi
del fatto che da tutte le categorie sta montando una rabbia che non è intercettata
da nessuno.
Nel mondo dell’economia cioè delle piccole aziende non c’è quasi
nessuno che non veda nero nel futuro, non c’è più né fiducia né speranza.
Gli scandali imperversano e per la natura stessa
della investigazione penale nella quale da una ciliegia si risale a tutti i
rami siamo solo all’inizio.
Non bastasse la crisi dell’economia e della
politica siamo incappati nelle eclatanti dimissioni di Papa Ratzinger.
Riconosciuto il merito e il coraggio di un gesto,
sarebbe farisaico non riconoscere anche che quelle dimissioni sono state la
dichiarazione pubblica di un fallimento.
Fallimento nella capacità di leadership personale
e di sollevarsi da una serie di scandali grossi come le montagne.
Ma soprattutto pesanti per il fatto di avere fatto perdere alla chiesa otto
anni di pontificato senza avere deciso alcunché in merito alle questioni chiave
che aveva ereditato.
Né più né meno di quello che è successo in
politica.
La frustrazione che se ne ricava è quindi
aumentata.
Come reagire?
Quando si è nei guai la cosa più sciocca che si
può fare è quella di distogliere lo sguardo per non vedere quello che ci crea
dei problemi.
Di conseguenza occorre riconoscere che la crisi economica
c’è ancora e che non essendo stata affrontata in modo corretto non si potrà
risolvere da sola.
Che la crisi politica c’è e che sta per
degenerare in una crisi di
rappresentanza delle forze politiche presenti, pericolosissima perché per le
leggi inesorabili della politica se i partiti non sapranno incanalare la rebbia
e le richieste della gente , automaticamente verranno cercati canali extra -costituzionali,
non c’è scampo.
La crisi morale, prima ancora che istituzionale, della
chiesa c’è e si sente molto di più in Italia, dove la gente è ancora lontana
dal fare quello che hanno fatto i nostri vicini europei che da tempo hanno
cercato e trovato altre agenzie morali laiche al posto della chiesa e non si
sono affatto trovati male.
Da noi la crisi della chiesa pesa molto di più, perché
è percepita come di una crisi di famiglia in senso sentimentale di identità di
appartenenza a un gruppo.
Le crisi quindi sono su più campi e sono gravi.
Non c’è dubbio però che le crisi gravi hanno una intrinseca
forza catartica, cioè una spinta alla rigenerazione, a rendere credibili, verosimili
e attuabili cambiamenti epocali, che in altri momenti avrebbero fatto paura.
Un tempo non lontano in questi casi non si trovava
di meglio che entrare in una bella guerra illudendosi di togliersi così dai
guai.
Oggi almeno in questo è ben difficile che si
ricaschi e quindi si è più realisti.
La guerra nella sua cruda verità significava
andare a portar via i soldi a qualcun
altro.
Oggi forse si è capito almeno che le castagne dal
fuoco ce le dobbiamo togliere da soli.
In fondo in politica un Renzi e un Grillo cioè due
totali outsider sono venuti fuori anche se una tornata elettorale sola non basta per
sancire un cambiamento reale, però sono l’unica radicale novità in una storia
di diversi decenni.
Purtroppo il blocco della politica significa anche
blocco della politica economica e quindi fino a quando la politica non deciderà
per una politica economica diversa non si vede come l’economia possa migliorare.
Per la chiesa la crisi è tale che sulla base dell’analisi
dei fatti tendo a pensare che ogni fedele trarrà le sue decisioni e cercherà
altrove i propri punti di riferimento, ma non mi sembra che questa chiesa sia
in grado di rigenerarsi da se stessa.
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