martedì 26 febbraio 2013

Grillo si è speso di più e ha preso di più, gli altri hanno riproposto la solita minestrina riscaldata da pensionato per anziani





Aria nuova, fantasia in cucina.
Se non è ancora la famosa “fantasia al potere” del ’68 ci assomiglia.
Dopo i cupi anni 80 e primi anni 90 che avevano segnato il declino della Dc e la sua progressiva  perdita dell’anima del suo cattolicesimo sociale e poi dopo gli ancora i più cupi anni del ventennio
Berlusconiano il paese era terribilmente regredito.
Lo  dicono gli indicatori economici e sociali nel confronto con quelli degli altri paesi sviluppati e le cifre non sono opinioni, sono dati.
Ma il regresso più grave si è verificato nell’incanaglirsi della tempra morale  degli italiani e del loro livello culturale, che si abbassava invece che salire.
Trent’anni che hanno prodotto un paese peggiore di prima, conformista, ingessato, con gli occhi fissi su sé stesso e incapace di guardare oltre il proprio naso, proprio quando il mondo viveva la rivoluzione della globalizzazione.
Sgovernato da una classe politica incapace e corrotta.
Berlusconi, Bersani, Monti sono l’ideale per fare il consiglio di amministrazione di quel grande pensionato per anziani che è divenuta l’Italia.
Anziani tutto sommato soddisfatti e che quindi non amano cambiare.
Anziani che amano raccontarsi le loro cose e che quindi tendono a guardare più indietro che avanti.
E per certi versi andrebbe bene così, nel senso che le storie delle proprie vite devono essere utili per interpretare i tempi nuovi e non ricommettere gli stessi errori.
Il guaio però è che là, fuori dal pensionato,  c’è un mondo nuovo, del tutto diverso e in subbuglio.
Ci sono quattro milioni di disoccupati, destinati a diventare cinque o sei se si va avanti come prima.
C’è una massa impressionante di giovani, che sono comunque i titolari del futuro ,senza lavoro, che non si accontentano di essere mantenuti dalle pensioni dei genitori, perché realisticamente sanno che quelle pensioni a un certo momento finiranno ed a quel momento sarebbe la rivoluzione, la dissoluzione della società, giovani contro anziani.
La miopia del governo del pensionato costituito dal triumvirato Berlusconi, Bersani, Monti non ha fatto nulla, né farà nulla per cambiare un paese che registra la più grande e destabilizzante disparità fra le classi della sua storia recente : ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e soprattutto poveri sempre più numerosi.
Il ceto medio, colonna portante di qualsiasi società moderna lì sul bordo del burrone dove sotto si intravvede la quasi povertà.
Una società dove il vecchio patto sociale è saltato e la rabbia cresce.
Quelli del pensionato si raccontano le loro cose davanti a cappuccino e brioche al bar.
Ma là fuori la gente perde il lavoro al ritmo di 2.000 persone al giorno.
E allora? Allora benvenuto il Grillo urlante nelle piazze a ridare speranza a un paese in coma, o avreste preferito che arrivassero in piazza le camice nere?
La politica non ammette vuoti di potere e il governo del pensionato non gestisce più un  potere ma si produce in un continuo sonnecchiare, come dimostra il fatto che lascia scorrazzare nelle istituzioni e fuori corruzione e malaffare a livelli insostenibili.
Con Grillo abbiamo fatto il famoso salto nel buio?
Il buio era l’aria pesante che c’era prima nel pensionato.
Grillo ha spalancato le finestre per cambiare l’aria.
Intendiamoci però, ci vuole del tempo.
Grillo ha bisogno di istituzionalizzarsi, senza perdere la titolarità del nuovo e la spinta propulsiva : questo non sarà facile.
Nel frattempo i gestori del pensionato Berlusconi, Bersani, Monti faranno quello che avevano spergiurato agli elettori che non avrebbero fatto mai e cioè faranno il grande inciucio, il governissimo, che poi non è niente di diverso da quello che avevano fatto da un anno a questa parte, e che di fatto facevano anche prima, tanto è vero che non avevano mai fatto la legge sul conflitto di interessi, non avevano cassato il porcellum e avevano lasciato che Berlusconi schivasse la galera, cambiandosi il codice penale soprattutto sul falso in bilancio, che è la madre di tutto il malaffare.
Berlusconi dirà di avere vinto queste elezioni, dopo avere perso addirittura il 15% e portando la destra al suo minimo storico.
Il suo compagno di governo del pensionato, Bersani è finito politicamente anche lui come Berlusconi, ma la sua forza politica ha qualche speranza per il futuro, perché se Berlusconi lascia la destra al minimo storico e senza speranza per il futuro per semplice fatto che non ha letteralmente giovani leve, il PD guarda ora insistentemente a Firenze, a Matteo Renzi.
Quest’ultimo ha la responsabilità di ereditare una tradizione politica di tutto rispetto, che ha delle radici, ha dei territori, ha dei riferimenti in ceti e, diciamo pure la parolaccia, in classi ben precise, che Bersani non è stato in grado di rappresentare.
Se ce la farà non lo so ma è certo che può giocarsi la partita.
La logica delle cose vuole che Grillo e Renzi imparino a parlarsi, perché sul fatto che il futuro sia loro ci sono pochi dubbi.
Non ho parlato di Monti, l’altro gestore del pensionato, perché Monti non esisteva politicamente prima e non esiste nemmeno adesso.
L’avevo scritto più volte che Monti non è mai andato oltre all’essere Berlusconi con il loden, cioè un po’ più rispettabile, ma espressione degli stessi ceti berlusconiani e che quindi gli elettori chiamati fra scegliere l’originale e l’imitazione avrebbero preferito l’originale e cioè Berlusconi.
Monti non è mai stato un  alternativa a Berlusconi, perché i due coltivavano lo stesso orto.
Fine corsa anche per lui, anche se per ora magari toccherà ancora a lui andare a parlare alla Culona per conto di un sempre più impresentabile Berlusconi, nella stanca ripetizione del governissimo che non governerà nulla, in attesa di tornare alle urne.

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