Aria nuova, fantasia in cucina.
Se non è ancora la famosa “fantasia al potere” del ’68 ci assomiglia.
Dopo i cupi anni 80 e primi anni 90 che avevano segnato il declino della Dc
e la sua progressiva perdita dell’anima
del suo cattolicesimo sociale e poi dopo gli ancora i più cupi anni del
ventennio
Berlusconiano il paese
era terribilmente regredito.
Lo dicono gli indicatori economici e sociali nel
confronto con quelli degli altri paesi sviluppati e le cifre non sono opinioni,
sono dati.
Ma il regresso più grave
si è verificato nell’incanaglirsi della tempra morale degli italiani e del loro livello culturale,
che si abbassava invece che salire.
Trent’anni che hanno
prodotto un paese peggiore di prima, conformista, ingessato, con gli occhi
fissi su sé stesso e incapace di guardare oltre il proprio naso, proprio quando
il mondo viveva la rivoluzione della globalizzazione.
Sgovernato da una classe
politica incapace e corrotta.
Berlusconi, Bersani,
Monti sono l’ideale per fare il consiglio di amministrazione di quel grande
pensionato per anziani che è divenuta l’Italia.
Anziani tutto sommato
soddisfatti e che quindi non amano cambiare.
Anziani che amano raccontarsi
le loro cose e che quindi tendono a guardare più indietro che avanti.
E per certi versi
andrebbe bene così, nel senso che le storie delle proprie vite devono essere
utili per interpretare i tempi nuovi e non ricommettere gli stessi errori.
Il guaio però è che là,
fuori dal pensionato, c’è un mondo
nuovo, del tutto diverso e in subbuglio.
Ci sono quattro milioni
di disoccupati, destinati a diventare cinque o sei se si va avanti come prima.
C’è una massa
impressionante di giovani, che sono comunque i titolari del futuro ,senza
lavoro, che non si accontentano di essere mantenuti dalle pensioni dei genitori,
perché realisticamente sanno che quelle pensioni a un certo momento finiranno
ed a quel momento sarebbe la rivoluzione, la dissoluzione della società,
giovani contro anziani.
La miopia del governo
del pensionato costituito dal triumvirato Berlusconi, Bersani, Monti non ha
fatto nulla, né farà nulla per cambiare un paese che registra la più grande e
destabilizzante disparità fra le classi della sua storia recente : ricchi
sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e soprattutto poveri sempre più
numerosi.
Il ceto medio, colonna
portante di qualsiasi società moderna lì sul bordo del burrone dove sotto si
intravvede la quasi povertà.
Una società dove il vecchio
patto sociale è saltato e la rabbia cresce.
Quelli del pensionato
si raccontano le loro cose davanti a cappuccino e brioche al bar.
Ma là fuori la gente
perde il lavoro al ritmo di 2.000 persone al giorno.
E allora? Allora benvenuto
il Grillo urlante nelle piazze a ridare speranza a un paese in coma, o avreste
preferito che arrivassero in piazza le camice nere?
La politica non ammette
vuoti di potere e il governo del pensionato non gestisce più un potere ma si produce in un continuo
sonnecchiare, come dimostra il fatto che lascia scorrazzare nelle istituzioni e
fuori corruzione e malaffare a livelli insostenibili.
Con Grillo abbiamo
fatto il famoso salto nel buio?
Il buio era l’aria
pesante che c’era prima nel pensionato.
Grillo ha spalancato le
finestre per cambiare l’aria.
Intendiamoci però, ci
vuole del tempo.
Grillo ha bisogno di
istituzionalizzarsi, senza perdere la titolarità del nuovo e la spinta propulsiva
: questo non sarà facile.
Nel frattempo i gestori
del pensionato Berlusconi, Bersani, Monti faranno quello che avevano spergiurato
agli elettori che non avrebbero fatto mai e cioè faranno il grande inciucio, il
governissimo, che poi non è niente di diverso da quello che avevano fatto da un
anno a questa parte, e che di fatto facevano anche prima, tanto è vero che non
avevano mai fatto la legge sul conflitto di interessi, non avevano cassato il
porcellum e avevano lasciato che Berlusconi schivasse la galera, cambiandosi il
codice penale soprattutto sul falso in bilancio, che è la madre di tutto il
malaffare.
Berlusconi dirà di
avere vinto queste elezioni, dopo avere perso addirittura il 15% e portando la
destra al suo minimo storico.
Il suo compagno di
governo del pensionato, Bersani è finito politicamente anche lui come Berlusconi,
ma la sua forza politica ha qualche speranza per il futuro, perché se
Berlusconi lascia la destra al minimo storico e senza speranza per il futuro
per semplice fatto che non ha letteralmente giovani leve, il PD guarda ora
insistentemente a Firenze, a Matteo Renzi.
Quest’ultimo ha la
responsabilità di ereditare una tradizione politica di tutto rispetto, che ha
delle radici, ha dei territori, ha dei riferimenti in ceti e, diciamo pure la parolaccia,
in classi ben precise, che Bersani non è stato in grado di rappresentare.
Se ce la farà non lo so
ma è certo che può giocarsi la partita.
La logica delle cose
vuole che Grillo e Renzi imparino a parlarsi, perché sul fatto che il futuro
sia loro ci sono pochi dubbi.
Non ho parlato di
Monti, l’altro gestore del pensionato, perché Monti non esisteva politicamente prima
e non esiste nemmeno adesso.
L’avevo scritto più
volte che Monti non è mai andato oltre all’essere Berlusconi con il loden, cioè
un po’ più rispettabile, ma espressione degli stessi ceti berlusconiani e che
quindi gli elettori chiamati fra scegliere l’originale e l’imitazione avrebbero
preferito l’originale e cioè Berlusconi.
Monti non è mai stato
un alternativa a Berlusconi, perché i
due coltivavano lo stesso orto.
Fine corsa anche per
lui, anche se per ora magari toccherà ancora a lui andare a parlare alla Culona
per conto di un sempre più impresentabile Berlusconi, nella stanca ripetizione del
governissimo che non governerà nulla, in attesa di tornare alle urne.
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