Tecnicamente sarebbe un’operazione
decisamente più semplice e meno costosa dell’elezione del nuovo Parlamento italiano.
Ci si procura il
certificato di battesimo e il giorno stabilito si va a votare nella propria
parrocchia.
Il giorno dopo si fa lo
scrutinio, si annotano i risultati e si portano in Vescovado, dove li si
trasmette in Vaticano.
Enorme innovazione? Ma per
niente, dal momento che nei primi secoli si faceva esattamente la stessa cosa,
vescovi e papi venivano eletti dalle rispettive comunità.
La scelta di
sacralizzare la figura del papa, come è avvenuto spesso nella storia della
chiesa, innalzandolo al titolo assurdo di Cristo in terra, Vicario di Cristo,
senza alcun fondamento scritturale, era stata dettata da ragioni terrene, di
potere, per fare del papa il sovrano
posto sullo scalino più elevato possibile, in modo tale che potesse avere l’ultima
parola su tutti gli altri sovrani.
E questo in contrasto
perfino con la liturgia della nomina del nuovo papa che vuole che sia chiamato ”
servus servorum dei” nel momento nel quale gli viene cosparso il capo di cenere,
prima dell’imposizione del triregno.
Oggi viene saltata non
a caso l’incoronazione, ma il senso della liturgia rimane.
Perfino questa liturgia
esalta la funzione di servizio sopra quella di figura sacrale.
Se il papa è stato
malauguratamente nei secoli un sovrano fra i sovrani, oggi nessuno lo
percepisce più come tale.
Ci sono ancora volonterosi
credenti che vogliono vedere nell’elezione
di un nuovo papa la presenza dello
Spirito, ma sinceramente non vedo come lo Spirito Santo, se c’entrasse qualcosa, si fosse spogliato della sua divinità per secoli
per esprimere un suo vezzo a favore solo ed esclusivamente dei rampolli, spesso
impresentabili, delle grandi famiglie romane o delle signorie italiane :
Colonna, Orsini, Barberini, Medici, Sforza ecc.
Questa credo che fosse
e che sia politica e lo Spirito con la
politica - politicante non credo che si sia mai trovato a proprio agio.
Potrebbe servire come
indicazione la modalità di elezione del
papa, che segue la antichissima chiesa copta, che proprio l’autunno scorso ha
espresso il suo nuovo papa egiziano.
Per tempo vengono
proposte dalla base delle candidature, nel caso specifico sono state 17, una
apposita commissione le ha scremate a 5 e poi una assemblea abbastanza vasta di
2.400 fra laici e religiosi ha votato su questi 5 per fare uscire una terna.
E adesso viene il bello per chi ama vederci comparire
lo Spirito Santo, perché a questo punto, nel corso di una solenne liturgia un
bambino è stato chiamato ad estrarre da un’urna, che conteneva tre schede con
iscritti i tre nomi rimasti, la scheda con il
nome del nuovo papa.
Fumata bianca
immediata.
Le contorsioni della
politica italiana ci hanno immunizzati da facili ottimismi sulla virtù della
democrazia, ma pure prendendola con sua
relativa virtù di sistema verificatosi migliore o meno peggio di tutti gli
altri, non c’è dubbio che almeno un papa eletto a suffragio universale sarebbe
più autorevole e rappresentativo di uno uscito da un consesso di personaggi, il
cui prestigio è ai minimi storici , come sono i membri del così detto sacro
collegio di oggi.
Come in Italia c’è una
vasta opinione disposata a votare per il governo del paese un personaggio come
Berlusconi o un burocrate di partito come Bersani, ci sarebbero fedeli che
voterebbero ugualmente per personaggi di dubbia levatura.
Temo che ci sarebbe
anche qualcuno che voterebbe il famoso Don Georg perché è tanto carino, ma
anche questo fa parte delle regole del gioco.
Ci sarebbero però anche molti o probabilmente moltissimi che voterebbero con riferimenti
molto più elevati.
Ne uscirebbe la
fotografia di una chiesa come è veramente
e come sinceramente né noi né il clero, né le gerarchie sappiamo come sia, perché
semplicemente non esistono strumenti trasparenti per poterlo rilevare, come con
tutti i loro difetti sono le elezioni a suffragio universale.
E allora perché non lo
si fa?
Ci sono ostacoli
scritturali, della tradizione o di che cosa?
Non c’è nessun ostacolo
serio, ci sono solo poche centinaia di personaggi di vertice, che se il papa
venisse eletto a suffragio universale perderebbero il loro potere oggi immenso,
finanziario , politico e sulle coscienze.
Come capita in
politica, non saranno mai loro a lasciarlo.
Ci vorrebbe un input da
parte del popolo.
Ma questo è proprio
quello che manca, perché manca addirittura una filosofia, che supporti un’azione
del genere.
Il popolo cristiano è gregge, si sente passivo e se va
ancora a messa ci va con lo stesso spirito col quale si mette davanti alla
televisione, per prendere qualcosa, non
per dare.
La mentalità dell’autogoverno
e della responsabilità personale del credente nella gestione della sua chiesa è
praticamente inesistente.
Tutto è delegato a una
casta di mediatori, che si bolla poi come inadeguata, superata ecc. , ma non si
fa nulla per assumere responsabilità e partecipazione.
E’ il gatto che si
morde la coda.
Inutile dire che vedo
nero nel futuro di una chiesa combinata come è adesso.
E questo è una
sofferenza, perché nella storia della chiesa ci sono mille nefandezze, ma c’è
anche una maturazione culturale formidabile che è una ricchezza, che si dissolverà
al vento se non si reagisce mai.
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