E’ incredibile ma è successo.
Il “tutti a casa” fatto tuonare nelle piazze da quello che appariva come il
più improbabile dei politici, solo per un soffio non è ancora il primo partito
d’Italia.
Gli italiani hanno fatto il miracolo, hanno finito di farsi del male e
hanno spalancato le finestre al nuovo, al radicalmente nuovo.
La migliore propaganda al Movimento 5 Stelle l’ha fatta ieri il Fatto
Quotidiano dedicando tre pagine piene alle foto, l’età e la professione dei neo
deputati e neo senatori del Movimento.
Giovani, alcuni giovanissimi.
Ceto medio : impiegati, professionisti, studenti, operai, disoccupati.
Una foto di gruppo fantastica dell’Italia che risorge, pulita.
Godiamocela, perché abbiamo fatto bene a crederci, anche se sembrava
impossibile.
Subito dopo però prendiamo coscienza dell’enorme peso della responsabilità
che ora va gestita.
E’ ridicolo suggerire come comunicare a un mago della comunicazione come
Casaleggio, ma ora il primo errore da evitare è quello di parlare in modo
esoterico per sottolineare che si è i portatori del nuovo, diversi dagli altri.
Quando sento parlare del Movimento 5 Stelle come di non –partito, capisco la ragione del messaggio,
ma mi vengono i brividi perché quel modo di parlare mi richiama i vuoti
sproloqui inventati solo qualche tempo fa da Pannella per il Partito Radicale,
che aveva definito come partito non-
partito, trans – nazionale, trans- partito.
E’ stato ricompensato scendendo all’1% e poi neanche più a quello.
Ora occorre abbandonare il linguaggio incentrato sul “non” e usare in
abbondanza quello in positivo, per farsi capire bene dalla gente.
La diversità, il nuovo sostanziale del 5 Stelle sta nella democrazia
diretta.
Torniamo all’agorà Pericle ed al
villaggio svizzero, dove si chiede a tutti cosa pensano su ogni problema, cosa
vogliono fare.
Non è una favola, oggi c’è la rete, c’è la tecnologia, che lo consente.
Siamo in ritardo nell’uso di internet, ma relativamente.
Ci sono ormai anche un sacco di anziani che trafficano coi computer.
Ora tutte le famiglie hanno dovuto capirla : se vuoi iscrivere i figli a
scuola devi saper usare il computer e andare in rete, se vuoi parlare con Inps per
la tua pensione devi mettere le mani sul
maledetto Pin o rimani fuori, se vuoi sapere i movimenti del tuo conto in banca
o in posta devi andare in rete eccetera, eccetera.
E soprattutto se vuoi sapere come va il mondo fuori dalla tua porta di casa
devi andare in rete.
Il Movimento è fondato su questo.
E’ una novità enorme, che consente a tutti di essere considerati persone e
di partecipare.
Siamo ben oltre alle vecchie sezioni di partito o al puro indottrinamento e
culto del capo dei partiti personali.
E’ venuto il momento difficile della responsabilità, dell’ingresso nelle
istituzioni e quindi del confronto in quella sede con le forze politiche
esistenti.
Certo che è dura andare a parlare e trattare con quelli che hai
sbertucciato su tutte le piazze fino al giorno prima.
Bene a fatto Grillo in prima battuta a non fare sconti a Bersani.
Bene a fatto ricordare in prima battuta che Bersani è uno sconfitto e che
gli sconfitti nelle democrazie moderne se ne tornano a casa. Subito.
Giusto e doveroso ricordare agli italiani che Bersani è corresponsabile di
gran parte del malaffare affaristico italiano, gestito per anni o decenni “inciuciando”
più o meno sottobanco col berlusconismo, combattuto solo a parole e buttargli
subito in faccia le troppi e ingiustificabili cose doverose ma non fatte (legge
elettorale, conflitto di interessi ecc.) dal PD al governo.
Ora però occorre mandare segnali chiari al popolo di sinistra e di centro
sinistra, che faccia capire che le loro istanze sono le stesse del Movimento ,
che il Movimento esprime in modo più moderno, ma sono le stesse che la
dirigenza del Pd non è stata in grado di portare avanti.
Che la porta è chiusa in faccia alla attuale dirigenza del PD, ma è
spalancata per accogliere la sua base
con le sue istanze.
L’elettorato progressista è l’elettorato del 5 Stelle ed è quindi
inevitabile che il Movimento si proponga
prima di tutto come la nuova casa dei progressisti.
Passaggio delicatissimo questo perché giustamente Grillo sa che il suo
messaggio è ascoltato anche nel bacino
abitato dalla base berlusconiana.
Grillo, come Matteo Renzi ha avuto l’intelligenza di capire che se
Berlusconi, è inutile spenderci ulteriori parole, è un leader impresentabile e
decotto come Bersani, la sua base va prima di tutto rispettata e poi ascoltata per
capirne e interpretarne le istanze.
Non è un caso che nel programma e nei discorsi del 5 Stelle ci siano alcune
cose che toccano corde sensibilissime nel popolo ora berlusconiano come
abolizione dell’Imu , abolizione o ristrutturazione di Equitalia, critiche al
protagonismo delle procure, scetticismo verso il mantenimento dell’Euro,
critiche ai sindacati così come sono oggi, favore per le partite Iva e le
piccole imprese.
Grillo parla al cuore del popolo berlusconiano come nessun altro.
Il New York Times di ieri aveva un editoriale inevitabile sul quale cercava
di spiegare al mondo anglosassone la cosa più incomprensibile all’estero : come
è possibile che gli italiani continuino a votare per un personaggio disastroso
come Berlusconi?
Il senso della risposta è stata questa : gli italiani da sempre votano di
pancia per quello che avvertono come l’uomo forte, come uno che sia in grado di
prendere decisioni da sé.
Sembra semplicistico, ma credo che sia
un risposta corretta.
Ed allora le caratteristiche della personalità di Grillo, che vengono
dipinte come i suoi più grossi difetti ed eccessi, forse saranno il suo punto
di forza verso questo popolo berlusconiano.
Grillo si è imposto anche con l’immagine dell’uomo solo al comando, un limite
certo, ma per un certo elettorato di pancia, qualità indispensabile e siccome
siamo in Italia un asset importante.
E veniamo alla sostanza, alle cose da fare.
Ieri il povero presidente Napolitano a Berlino si è preso delle belle uova
marce in piena faccia, uova che non erano dirette a lui, ma a noi, che ci
faremmo governare da due clown.
E’ un fatto gravissimo, che va messo in evidenza perché condizionerà il
futuro politico.
La Germania sta tenendo posizioni
ideologiche al limite dell’ossessione, che peggioreranno man mano che si
avvicinano le sue elezioni d’autunno.
Da noi si comincia a capire in ritardo che è oramai verosimile che questi
atteggiamenti di pancia, questa volta assunti dai tedeschi, portino quel paese
a far saltare il banco dell’Euro.
Il problema numero uno è quindi questo.
Da noi nessuno ne vuole nemmeno parlare, ma ora è venuto il momento di
guardare in faccia la realtà.
Il governo dei tecnici di Monti, tutti economisti o banchieri, ultra
allineati con Bruxelles e Berlino è stato forse il più impopolare della
storia e ha fallito miseramente.
Ora la vogliamo finire di affidarci al giudizio di una casta di economisti e banchieri arroganti che in questi ultimi
decenni non ne hanno imbroccata una e la cui scienza non è certo più utile
delle previsioni meteorologiche del tipo
: domani pioverà o forse farà bello.
Non si nega certo la complessità tecnica dei problemi, ma gli economisti
tornino a fare il loro mestiere che è accademico. Valuteremo i loro studi, ma a
decidere deve essere la politica, cioè noi.
Venga ristabilita la democrazia sostanziale.
Grillo, non deve sbagliare la bracciata sull’Europa e sull’Euro, qui
bisogna avere coraggio e prendere il toro per le corna, bisogna uscire
dall’Euro, tanto prima o poi ci esce la Germania.
Grillo in materia di politica economica è l’unico ad avere accumulato in anni di
battaglie e di studi un enorme patrimonio di credibilità e di coerenza nel
settore della gestione dell’ambiente e nel predicare, anche qui unica voce nel
deserto, la necessità se non della decrescita pura e semplice, almeno di una
economia sostenibile e quindi una inversione di tendenza nel consumismo, nello
spreco, nella cementificazione di tutto.
Gli economisti della sua area predicano da anni il vangelo del premio Nobel
Stiglitz, che è un ottimo vangelo di politica economica. Basta col riferimento
unico al Pil ma attenzione ai ben più importanti indici di benessere, cultura e
felicità.
L’avventura è appena cominciata.
Ci sarà un riscatto di intelligenza atto a condurre il PD ad approvare
subito alcune delle leggi prioritarie per il 5 Stelle aprendo una nuova era?
Lo spero ma l’intervista di oggi di D’Alema, che si dice rispecchi il
pensiero del Quirinale, fa pensare ai soliti inciuci vestiti da “governo di
scopo”.
Ma quello che temo ancora di più è il caimano, il peggiore di tutti,
perché essendo l’unico gallo oltre a
Grillo in un pollaio di capponi è maledettamente più abile degli altri.
Temo cioè che per accaparrarsi in cambio una qualche carica atta a tenerlo
fuori da San Vittore sia disposto a votarle lui le leggi di Grillo.
Sarebbe veramente dura.
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