E’ presto per giudicare e la situazione è complessa e
intricata.
Sono presenti contemporaneamente elementi di novità radicale,
che sconcertano tutti perché non siamo preparati a confrontarcisi e rigidità
del sistema politico bicamerale che non consentono lampi di fantasia più di
tanto.
Il tutto aggravato dal fatto che il sistema politico
tradizionale è tuttora ingessato in partiti il PD e il PDL, che si richiamano
formalmente a tradizioni politiche storiche e solide, ma che hanno conservato
nella realtà solo una piccola parte di quelle eredità e quindi hanno una
identità politica vaga se non evanescente.
Il PD ha rinnegato la
tradizione comunista ,ma non ha mai chiarito cosa c’era da buttare e cosa da
conservare.
La sua componente cattolica ha mescolato un po’ della
tradizione cattolico –sociale con una parte del moderatismo cattolico, un po’
liberista e un po’ clericale e come era prevedibile ne è venuto fuori un ibrido
senza identità quasi un aborto e comunque un progetto politico ormai fallito.
Il PDL non sta certo meglio, perché nella sua storia
ventennale è partito come liberale e liberista, ma nell’azione di governo non
ha mai realizzato niente di coerente con i suoi presunti riferimenti ideali.
Si è limitato a difendere gli interessi personali del suo
leader e padrone e delle corporazioni che ingessano il paese, e quindi tutto il
contrario che il libero mercato.
Per di più è sempre stato bloccato dalla complicata
situazione delle pendenze giudiziarie del suo tutt’altro che limpido leader,
che hanno conidizionato pesantemente la sua azione politica, come da ultimo
dimostra la disgustosa vicenda della presunta legge anticorruzione, varata dal
governo Monti.
Solo ora si capisce come ennesimo salvacondotto giudiziario
di B. con l’allungamento dei termini di prescrizione in modo da togliere
parzialmente dai guai lo stesso B. e, guarda caso, quell’altro gentiluomo di
Penati, sempre difeso dal PD, anche contro ogni evidenza e convenienza
politica.
Questo fatto peserà come un macigno sui tentativi di mettere
insieme un governassimo, come pare vorrebbe fare il Presidente , il Pdl e una
parte non piccola del PD, perché una
maggioranza di questo tipo non potrebbe prescindere dal presupposto basato sulla
concessione di un ennesimo salvacondotto giudiziario, cioè una nuova legge ad
personam più o meno mascherata bene che tenga B. fuori da San Vittore.
E’ chiaro che un PD disposto a questo atto si esporrebbe al
suicidio politico definitivo.
E dall’altra parte un PDL incapace di rottamare Berlusconi a
causa della pochezza del suo personale politico non ha alcun avvenire.
Berlusconi non è più spendibile in alcun modo.
La favola della sua rimonta è un non senso, se si pensa che
ha perso oltre i 15% dei voti che aveva prima.
Come è noto quella favola è stata indotta dal tonfo contemporaneo
del PD, che ha perso la bellezza dell’8 % rispetto ai voti che aveva prima, e
se uno inaspettatamente e improvvisamente crolla, da l’impressione che
l’avversario avanzi.
Fuori dai due partiti tradizionali più grossi, il terzo
incomodo, Monti ha già fallito la prova anche lui.
Ha avuto l’occasione di guidare un centro destra più
caratterizzato del PDL sul piano programmatico e con una guida spendibile, ma
ha sbagliato tutte le mosse a causa evidentemente della sua esperienza politica
troppo improvvisata.
La gente, indubbiamente sbagliando di grosso, gli ha
preferito ancora l’usato sicuro del centro- destra, raffazzonato, anomalo e impresentabile di B., ma più accattivante
rispetto all’uomo delle rigore, cioè delle odiatissime tasse.
Eppure non ci voleva un genio per capire che il discorso
lacrime e sangue era stato cedibile sulla bocca di un leader della statura di
Churchill e in ben altre circostanze, non certo su quella di un supponente
professore di economia, abbastanza pasticcione da mettere in scena un disastro
tipo esodati e così poco autorevole da non riuscire nemmeno a liberalizzare
taxi e farmacie.
Difficile che l’elettorato gli conceda dei tempi
supplementari a meno che il PDL e il suo capo non commettano errori
macroscopici o non vengano travolti dagli scandali, cosa non del tutto
inverosimile.
E’ovvio che la palla ora ce l’ha Grillo e che tutti gli
altri aspettino le sue mosse.
E’ presto, anzi è prestissimo per giudicare, però
sinceramente non posso esimermi dal constatare che le prime mosse o meglio i
primi sproloqui di Grillo non mi hanno affatto entusiasmato.
Si avverte la sensazione che Grillo non si renda conto di un
fatto peraltro ovvio e che cioè le enormi aspettative, che la sua performance
elettorale al di la di ogni previsione ha generato, sono strettamente condizionate a
vedere al più presto dei fatti.
Non può assolutamente permettersi di arrivare a nuove
elezioni senza aver portato a casa niente.
Ci sono un sacco di esponenti significativi della società
civile e della cultura progressista, come Dario Fo, Margherita Hak, don Gallo
che escono allo scoperto per esortarlo a cercare di strappare almeno qualcuna
delle leggi che ha messo in programma, alleandosi provvisoriamente con il meno
peggio.
Sarebbe un disastro se i partiti tradizionali si avvitassero
su sé stessi, come del resto stanno già
facendo e Grillo si mettesse predicare
alla luna di necessità di vittorie al 100%; di partito non partito; di statuto
non statuto; di Gaia, una uova società tutta basata sulla democrazia diretta da
gestire sul web.
Ora io sono un iscritto della prima ora fra i maniaci
digitali, ma penso da avere abbastanza senno ed esperienza per giudicare queste
cose pure e semplici sciocchezze, se esposte in modo così fondamentalista.
Grillo non è e non sarà mai il Khomeini italiano.
Prima se ne renderà conto e meglio sarà.
Non mi pare che il nostro paese, che ne ha già viste anche
troppe, sia disposto a prendere sul serio un sedicente nuovo guru, che sia
Grillo stesso o il famoso Casaleggio.
La gente vuole un politico nuovo, cioè non compromesso, non
ricattabile e non ladro che sappia fare alcune riforme fondamentali e i 20
punti programmatici di Grillo vanno bene.
La gente però ha
fretta, perché la crisi morde senza fare sconti a nessuno.
I discorsi e gli sproloqui d’ora in poi se li può anche
risparmiare, ora è il momento dei fatti e il più presto possibile.
Diversamente non è possibile che la parte più attaccata alla
realtà fra gli elettori del 5Stelle e cioè disoccupati, giovani senza lavoro e
piccole ditte che rischiano il fallimento non si cerchino qualcun altro più
produttivo.
Penso a chi è rimasto fuori da questo giro elettorale, ma
che avrebbe un seguito immediato.
Penso ad esempio a Landini della Fiom, l’ultima risorsa
credibile della sinistra.
Penso a don Ciotti, perché no, era prete anche Don Sturzo ed
ha lasciato il segno.
Quando si è sull’orlo del precipizio tutti devono rendersi
disponibili.
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