lunedì 11 marzo 2013

Prorogatio. Ecco la parola magica. Tranquilli dunque, un governo c’è sempre



Chi ha dimestichezza con la pubblica amministrazione a qualsiasi livello sa che esiste questo toccasana, quasi come quegli elisir che da tempo immemorabile si vendevano alle fiere dei paesi, capaci di curare  pressoché tutti i mali.
Non è scritto da nessuna parete, ma questa è proprio la sua forza, essendo un principio generale del diritto pubblico per il quale nessun organo istituzionale investito di potere rappresentativo può soffrire di soluzioni di continuità, e quindi rimane in carica per il disbrigo della normale amministrazione fino all’insediamento dell’organismo eletto o nominato successivamente.
In ottemperanza a questo principio non scritto, per esempio, il Presidente per prassi non firma il decreto di accettazione delle dimissioni del governo precedente,  prima che giuri quello nuovo in attesa di acquisire la fiducia.
Il nostro sistema costituzionale è notoriamente sbilanciato in senso parlamentare, cioè è il parlamento a detenere la maggior fetta di potere
Berlusconi, pur avendo una sua visione superficiale e sbrigativa degli assetti costituzionali ha ben sperimentato nel corso degli anni questo fatto e se ne è sempre lamentato, dicendo che il presidente del consiglio non conta nulla, esagerando ma non troppo.
Lui era forse sinceramente convinto che i governo del paese corrispondesse al consiglio di amministrazione di una Spa come la sua.
Nella situazione odierna di stallo istituzionale grave a causa di un esito elettorale, che non ha prodotto alcuna maggioranza politica  reale, lo strapotere che la costituzione affida al parlamento può essere di grande utilità.
I partiti tradizionali e i media della carta stampata e delle tv che li rispecchiano fanno finta di non averlo capito, perché la vedono come il fumo negli occhi, ma questa della prorogatio è la soluzione più praticabile.
Guarda caso Grillo, imboccato dal suo consigliere giuridico per queste faccende che è il Prof Paolo Becchi dell’Università ovviamente di Genova, fino da appena dopo le elezioni aveva chiaramente detto che non avrebbe votato la fiducia ad alcun governo e indicato la proroga del governo in carica come la soluzione di suo maggiore gradimento.
Non richiede passaggi di voto di fiducia (anche se alcuni costituzionalisti lo vorrebbero, ma a torto) e per lui sarebbe l’ideale nel senso che dal parlamento potrebbe essere la forza politica che gestisce l’iniziativa politica che conta, cercando di fare approvare alcune delle leggi nel programma del 5Stelle , continuando a sbeffeggiare i partiti tradizionali e lo stesso Monti, che però essendo ridotto al solo così detto disbrigo degli affari correnti, non avrebbe modo di farsi criticare più di tanto.
Ovvio che la posizione del PD non sarebbe certo ideale essendo nella posizione del partito di maggioranza che si trova il calendario politico dettato da un’altra forza politica (il 5Stelle) che non vuol nemmeno sentire parlare di alleanza o di concertazione di un percorso comune.
Oddio, siamo vaccinati e ne abbiamo viste di tutti i colori per cui l’esperienza parlamentare insegna che se le cose andassero così, dopo tre mesi, in qualche scantinato le concertazioni prima occulte e poi palesi fra PD e 5Stelle ci sarebbero eccome, perché così si lavora in parlamento.
In aula, ma soprattutto nelle commissioni i 5Stelle solo per il fatto di esserci e di dover imparare e muoversi, saranno costretti a costatare che il diavolo non è poi così cattivo, cioè che i loro vicini saranno dei colleghi coi quali si dialoga dalla mattina alla sera e quindi si concerta cioè si programmano interventi comuni.
E Grillo sarà lontano e non potrà imporre un regime di controllo stalinista a 160 giovani rampanti.
Come in qualsiasi regime parlamentare dopo poco tempo saranno loro a comandare e i problemi col loro “portavoce” con annesso guru saranno un bel rebus.
Ma Grillo non è uno sciocco e queste cose sa che deve metterle in conto.
Certo che usare della prorogatio non è proprio il massimo.
Questa è più un escamotage che una soluzione politica, pur essendo praticabile e perfettamente legittima in una situazione assolutamente singolare come la presente.
Mai il sistema è stato incartato in un modo così totale.
Con i guai giudiziari di Berlusconi, che vengono a sentenza uno dietro l’altro, con sentenze di condanna alle porte corredate dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici o peggio con richieste di arresto e questa volta senza che in parlamento ci sia una verosimile maggioranza disposta a coprirlo, il PdL è fuori gioco completamente ed è destinato allo sbando anche a causa della penosa qualità del suo personale politico, che ha già dimostrato una volta di non sapere sopravvivere se non c’è il capo al comando.
Comunque una volta realizzato che il problema ora è di sbarazzarsi di quel personaggio arrivato al capolinea, per sopravvivere politicamente, più di qualcuno avrà bisogno di tempo per mettere in piedi qualcosa.
Il PD da parte sua, ammesso che non decida di suicidarsi, ha anche lui  assoluto bisogno di tempo perché ora è chiaro che non gli basta semplicemente rottamare alla Renzi, ma ha bisogno di cambiare radicalmente alla ricerca di capire cosa vuole essere.
I 5 Stelle hanno bisogno di tempo per strutturarsi e quindi più ne avranno , più saranno soddisfatti.
E allora prorogatio.
Ma siccome la nostra politica non cesserà mai di stupirci in peggio, non mi posso esimere dall’ illustrare un escamotage politico, ancora più singolare e fragile politicamente di quello della proroga di un governo in carica, perché il nuovo parlamento non è in grado di produrre una maggioranza.
È il caso incredibile, ma che potrebbe anche verificarsi se qualcosa andasse storto.
Il presidente avvia le consultazioni di rito. Da queste ricava la convinzione, sulla base delle dichiarazioni ricevute, che una maggioranza sia possibile, allora dà un incarico e lascia che si formi un governo, che presterà giuramento.
Per prassi il presidente a questo punto firma il decreto di accettazione delle dimissioni del governo Monti.
Qualcosa va storto perché la situazione è al limite o perché qualcuno alle consultazioni esprime un pare e poi cambia idea ed alle camere il voto di fiducia non arriva.
A questo punto il governo Monti non c’è più e quello nuovo ha giurato ma non ha la fiducia cioè è un governo di minoranza sfiduciato.
Il presidente potrebbe incaricarlo della gestione degli affari correnti.
Situazione bizantina, ma possibile. Si spera che non si arrivi a tanto.

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