Essere cristiani non obbliga ad essere conigli nella
procreazione
Sorprendente
e formidabile Papa Bergoglio.
Nell'ultimo
dei suoi ormai abituali colloqui sull'aereo, Papa Francesco ha lasciato il
segno toccando con mano tutt'altro che leggera uno dei pregiudizi, miti,
credenze, più diffusi nel mondo
cattolico : quello che l'approccio del cattolico alla procreazione debba
corrispondere ancora all'ideale che ha guidato la civiltà contadina per
millenni e che forse per questo è ancora di fatto radicatissimo nelle
convinzioni profonde della gente.
In quel
mondo ogni nuova nascita di essere umano, di bovino o di cavallo era visto come
aumento di ricchezza per antonomasia e
di conseguenza come segno della benedizione del cielo.
In questo
campo il cristianesimo non ha fatto altro che innestarsi su credenze ancestrali
provenienti dalla notte dei tempi.
il crescete
e moltiplicatevi del Genesi non ha proprio nulla di originale, era solo
rivestire una delle credenze più condivise di quei tempi del mito ebraico-
cristiano , esposto dalla Bibbia.
La Chiesa al
Concilio Vaticano II quando ha messo mano a codificare in modo aperto e
trasparente un nuovo modo di intendere quanto è scritto nella Bibbia,
affermando che non ha valore storico, ma che va interpretato ricercandone il
valore spirituale- culturale, al di là della lettera e della narrazione
storica, ha solo codificato quello che appariva ovvio a qualsiasi persona
appena acculturata, che già aveva capito da sola che quella esortazione era
riferita alla società di duemilaseicento anni fa quando è stata assemblata la Bibbia nel modo che conosciamo, dal famoso scriba di Re Josiah nel 600 a.C.,
ma che non aveva alcun senso per il mondo moderno.
Quella
società viveva in un mondo sotto-popolato, mentre la società attuale vive in un
mondo sovrappopolato, nel quale già scarseggiano le risorse elementari e quindi
se allora si poneva il problema di "colonizzare il mondo" facendo più
figli del possibile, oggi si pone da decenni il problema opposto di limitare le
nascite per non distruggere le risorse naturali, rendendo il mondo invivibile.
Questo è un
ragionamento elementare, suffragato da tutti i dati scientifici, che si vuole,
ma che tocca corde del subconscio dove, come ci stanno spiegando oggi le
neuroscienze in modo sorprendente, albergano i pregiudizi di una cultura
ancestrale, alla quale fa riferimento il nostro cervello con meccanismi sui
quali possiamo intervenire solo a posteriori, quando il cervello medesimo ci ha
fornito una prima indicazione che è radicalmente errata.
La chiesa
cattolica quindi sul piano della pura teoria
ha già fatto i "compiti a casa" che doveva fare per parlare in
modo sensato e comprensibile all'uomo moderno, quando ha introdotto il concetto
di "paternità responsabile" (art. 2399 del Catechismo della Chiesa
Cattolica; Concilio Vaticano II,
Costituzione pastorale "Gaudium et spes" cap. 50).
Sul piano della
prassi però, come tutti sappiamo, è ancora lontanissima dal trarre da quel
principio le dovute conseguenze, che non
possono essere che l'apertura tardiva, ma sempre necessaria all'uso degli
anti-concezionali ed a togliere la
condanna del ricorso all'aborto beninteso in un limitatissimo numero di caso
(stupro e necessità terapeutiche), rimanendo ferma la condanna del ricorso
all'aborto come mezzo di limitazione delle nascite, ancora praticato in larga
scala non solo nei paesi più poveri ma anche nei paesi dell'Est Europeo.
Ma almeno ha
recepito se pure solo in pura teoria, il concetto di fondo.
Non si può
negare però, che nella cultura del popolo cattolico sopravvivono i vecchi
pregiudizi, che non hanno nè una base evangelica, nè cristiana, ma solo ancestrale,
eppure sopravvivono alla grande.
E quando
dico popolo cattolico mi riferisco anche a persone acculturate o in posizioni
di responsabilità.
In questo
senso è emblematica la sorpresa e l'imbarazzo, che deve avere colto la
direzione e la redazione di Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale.
Il giorno
dopo alla sparata del Papa sul "non fate i conigli" quel giornale,
sorprendentemente , quasi non ha riportato la notizia, che occupava invece la
prima pagina di tutti gli altri giornali, ma ha impaginato dandole il meno
rilievo possibile, non potendo ovviamente censurarla.
Ieri quel
giornale è doverosamente ritornato sull'argomento ribadendo la non novità della
dottrina cattolica sulla "paternità responsabile", ma che sia stato
colto in contropiede è apparso evidente a tutti.
Vorrei
sottolineare il fatto che il tema della "paternità responsabile" è
molto meno banale di quanto possa sembrare a prima vista anche alla luce dei
tragici fatti di Parigi.
Nel romanzo
"sottomissione" di Houellebecq,
appena uscito anche in traduzione italiana, come è noto si parla
dell'andata al potere in Francia dei Fratelli Musulmani, al seguito di vicende
romanzesche, purtroppo verosimili.
Il movimento
dei Fratelli Musulmani, nel romanzo, presentatosi alle presidenziali come
partito politico, riesce ad avere un consenso, largamente minoritario, ma
indispensabile per formare un governo alleandosi con i socialisti per evitare
la presa del potere da parte del Front Nazional della LePen e nelle trattative
la sua prima richiesta forte verte tutta sull'educazione e sul ruolo della
donna, perchè la sua visione della società e della politica è tutta basata
sulla demografia : le donne siano sottomesse e stiano a casa a far figli in
modo che in poche generazioni i musulmano diventino maggioritari.
Come si
vede, il papale "non fate i conigli", come è tipico nel modo di
comunicare di questo papa, è apparentemente una battuta da bar sport, ma nella
sostanza è il modo di porre con una espressione popolare un problema culturale
fondamentale.
Se vogliamo
assicurarci un futuro di pace dobbiamo imparare a difenderci dalla cultura
fondamentalista che non alberga solamente nel mondo musulmano, ma che in larga
parte abita ancora nelle menti e nel cuore della nostra gente.
Non fate i
conigli significa : assumetevi la vostra responsabilità sociale in tutte le
vostre azioni.
Non è un
caso che nella medesima conversazione sull'aereo il papa abbia lanciato anche
l'altra battuta informale, ma di grande significato : vorrei dare un calcio là
dove non batte il sole a tutti corrotti.
Un calcio
nel sedere ai corrotti, insieme al non fate i conigli.
E'
tutt'altro che folklore o populismo.
Si tratta
invece della medesima filosofia che si
riferisce al riprendersi cura della propria
responsabilità sociale.
Ribadisco il
mio giudizio personale su questo papa : molto meglio ricorrere a queste
apparenti battute da bar sport, ed essere
accusati di populismo a buon mercato, che scrivere dieci encicliche, che
non verrebbero più lette nemmeno dai preti.
Ed a maggior
ragione se si contestualizza quelle affermazioni, avvenute dopo un bagno di
folla in due importanti paesi asiatici, ancora arretrati.
Se il
"non fate i conigli" è ancora ostico anche al mondo cattolico di
occidente, almeno in occidente i dati demografici dimostrano che nei
comportamenti pratici la gente lo ha assimilato senza bisogno di ricorrere alle
prediche ecclesiastiche.
Ma il
discorso è ben diverso nei paesi in via di sviluppo, che, come abbiamo detto
più volte su questo blog, sono diventati il gregge di riferimento di questo
papa.
In
quell'ambiente il discorso della procreazione responsabile è difficilissimo da
fare e viene rifiutato dalle masse.
Per il papa
si trattava quindi tutt'altro che di una battuta, ma piuttosto di un modo molto
diretto di impostare un discorso ostico.
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