giovedì 22 gennaio 2015

Essere cristiani non obbliga ad essere conigli nella procreazione



Sorprendente e formidabile Papa Bergoglio.
Nell'ultimo dei suoi ormai abituali colloqui sull'aereo, Papa Francesco ha lasciato il segno toccando con mano tutt'altro che leggera uno dei pregiudizi, miti, credenze, più diffusi  nel mondo cattolico : quello che l'approccio del cattolico alla procreazione debba corrispondere ancora all'ideale che ha guidato la civiltà contadina per millenni e che forse per questo è ancora di fatto radicatissimo nelle convinzioni profonde della gente.
In quel mondo ogni nuova nascita di essere umano, di bovino o di cavallo era visto come aumento di ricchezza per  antonomasia e di conseguenza come segno della benedizione del cielo.
In questo campo il cristianesimo non ha fatto altro che innestarsi su credenze ancestrali provenienti dalla notte dei tempi.
il crescete e moltiplicatevi del Genesi non ha proprio nulla di originale, era solo rivestire una delle credenze più condivise di quei tempi del mito ebraico- cristiano , esposto dalla Bibbia.
La Chiesa al Concilio Vaticano II quando ha messo mano a codificare in modo aperto e trasparente un nuovo modo di intendere quanto è scritto nella Bibbia, affermando che non ha valore storico, ma che va interpretato ricercandone il valore spirituale- culturale, al di là della lettera e della narrazione storica, ha solo codificato quello che appariva ovvio a qualsiasi persona appena acculturata, che già aveva capito da sola che quella esortazione era riferita alla società di duemilaseicento anni fa quando  è stata assemblata la Bibbia nel modo che conosciamo,  dal famoso scriba di Re Josiah nel 600 a.C., ma che non aveva alcun senso per il mondo moderno.
Quella società viveva in un mondo sotto-popolato, mentre la società attuale vive in un mondo sovrappopolato, nel quale già scarseggiano le risorse elementari e quindi se allora si poneva il problema di "colonizzare il mondo" facendo più figli del possibile, oggi si pone da decenni il problema opposto di limitare le nascite per non distruggere le risorse naturali, rendendo il mondo invivibile.
Questo è un ragionamento elementare, suffragato da tutti i dati scientifici, che si vuole, ma che tocca corde del subconscio dove, come ci stanno spiegando oggi le neuroscienze in modo sorprendente, albergano i pregiudizi di una cultura ancestrale, alla quale fa riferimento il nostro cervello con meccanismi sui quali possiamo intervenire solo a posteriori, quando il cervello medesimo ci ha fornito una prima indicazione che è radicalmente errata.
La chiesa cattolica quindi sul piano della pura teoria  ha già fatto i "compiti a casa" che doveva fare per parlare in modo sensato e comprensibile all'uomo moderno, quando ha introdotto il concetto di "paternità responsabile" (art. 2399 del Catechismo della Chiesa Cattolica; Concilio Vaticano II,  Costituzione pastorale "Gaudium et spes" cap. 50).
Sul piano della prassi però, come tutti sappiamo, è ancora lontanissima dal trarre da quel principio le dovute conseguenze,  che non possono essere che l'apertura tardiva, ma sempre necessaria all'uso degli anti-concezionali  ed a togliere la condanna del ricorso all'aborto beninteso in un limitatissimo numero di caso (stupro e necessità terapeutiche), rimanendo ferma la condanna del ricorso all'aborto come mezzo di limitazione delle nascite, ancora praticato in larga scala non solo nei paesi più poveri ma anche nei paesi dell'Est Europeo.
Ma almeno ha recepito se pure solo in pura teoria, il concetto di fondo.
Non si può negare però, che nella cultura del popolo cattolico sopravvivono i vecchi pregiudizi, che non hanno nè una base evangelica, nè cristiana, ma solo ancestrale, eppure sopravvivono alla grande.
E quando dico popolo cattolico mi riferisco anche a persone acculturate o in posizioni di responsabilità.
In questo senso è emblematica la sorpresa e l'imbarazzo, che deve avere colto la direzione e la redazione di Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale.
Il giorno dopo alla sparata del Papa sul "non fate i conigli" quel giornale, sorprendentemente , quasi non ha riportato la notizia, che occupava invece la prima pagina di tutti gli altri giornali, ma ha impaginato dandole il meno rilievo possibile, non potendo ovviamente censurarla.
Ieri quel giornale è doverosamente ritornato sull'argomento ribadendo la non novità della dottrina cattolica sulla "paternità responsabile", ma che sia stato colto in contropiede è apparso evidente a tutti.
Vorrei sottolineare il fatto che il tema della "paternità responsabile" è molto meno banale di quanto possa sembrare a prima vista anche alla luce dei tragici fatti di Parigi.
Nel romanzo "sottomissione" di Houellebecq,  appena uscito anche in traduzione italiana, come è noto si parla dell'andata al potere in Francia dei Fratelli Musulmani, al seguito di vicende romanzesche, purtroppo verosimili.
Il movimento dei Fratelli Musulmani, nel romanzo, presentatosi alle presidenziali come partito politico, riesce ad avere un consenso, largamente minoritario, ma indispensabile per formare un governo alleandosi con i socialisti per evitare la presa del potere da parte del Front Nazional della LePen e nelle trattative la sua prima richiesta forte verte tutta sull'educazione e sul ruolo della donna, perchè la sua visione della società e della politica è tutta basata sulla demografia : le donne siano sottomesse e stiano a casa a far figli in modo che in poche generazioni i musulmano diventino maggioritari.
Come si vede, il papale "non fate i conigli", come è tipico nel modo di comunicare di questo papa, è apparentemente una battuta da bar sport, ma nella sostanza è il modo di porre con una espressione popolare un problema culturale fondamentale.
Se vogliamo assicurarci un futuro di pace dobbiamo imparare a difenderci dalla cultura fondamentalista che non alberga solamente nel mondo musulmano, ma che in larga parte abita ancora nelle menti e nel cuore della nostra gente.
Non fate i conigli significa : assumetevi la vostra responsabilità sociale in tutte le vostre azioni.
Non è un caso che nella medesima conversazione sull'aereo il papa abbia lanciato anche l'altra battuta informale, ma di grande significato : vorrei dare un calcio là dove non batte il sole a tutti corrotti.
Un calcio nel sedere ai corrotti, insieme al non fate i conigli.
E' tutt'altro che folklore o populismo.
Si tratta invece della  medesima filosofia che si riferisce al riprendersi cura della propria  responsabilità sociale.
Ribadisco il mio giudizio personale su questo papa : molto meglio ricorrere a queste apparenti battute da bar sport, ed essere  accusati di populismo a buon mercato, che scrivere dieci encicliche, che non verrebbero più lette nemmeno dai preti.
Ed a maggior ragione se si contestualizza quelle affermazioni, avvenute dopo un bagno di folla in due importanti paesi asiatici, ancora arretrati.
Se il "non fate i conigli" è ancora ostico anche al mondo cattolico di occidente, almeno in occidente i dati demografici dimostrano che nei comportamenti pratici la gente lo ha assimilato senza bisogno di ricorrere alle prediche ecclesiastiche.
Ma il discorso è ben diverso nei paesi in via di sviluppo, che, come abbiamo detto più volte su questo blog, sono diventati il gregge di riferimento di questo papa.
In quell'ambiente il discorso della procreazione responsabile è difficilissimo da fare e viene rifiutato dalle masse.
Per il papa si trattava quindi tutt'altro che di una battuta, ma piuttosto di un modo molto diretto di impostare un discorso ostico.




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