le acrobazie di Renzi sul filo e a volte senza rete, ma
potrebbe anche governare vent'anni
Durante le
feste la gente vorrebbe distrarsi e pensare ad altro.
Per chi fa
fatica o non vuole staccare, ci ha pensato Luca Ricolfi, uno dei più noti
statistici italiani, docente a Torino ed
editorialista della Stampa, scrivendo un articolo magistrale sul significato e
il possibile avvenire di Renzi e del "renzismo".
Non sembri
esagerata la qualifica di magistrale, se un altro giornale di grande
diffusione, ma più di settore come il Sole 24 ore, ha dato il giorno dopo la
colonna dell'editoriale di prima pagina allo stesso autore e per trattare lo
stesso argomento.
Cosa diceva
Ricolfi di così centrato?
Dò un breve
riassunto.
Finiamola di
chiederci se Renzi è di destra o di sinistra, perché se esaminiamo i suoi atti
di governo nei 10 mesi che si trova al governo, ci troveremmo nell'
impossibilità assoluta di dare una risposta esatta, per il fatto che, appunto,
sulla base dell'esame dei fatti, si rileva che Renzi è sia di destra che di
sinistra.
Gli 80 € in
busta paga sono di sinistra (intendendo di sinistra i garantiti, che il lavoro
ce l'hanno e che votano a sinistra) mentre gli sgravi fiscali alle imprese che
assumono con contratti a tempo indeterminato sono di destra, come
l'inattivazione dell'art 18.
Ricolfi, per
avvalorare questa tesi, fa il paragone col governo, che avrebbe dovuto essere
di sinistra- sinistra di Prodi negli anni 2006/2008 e che invece non riuscì ad
essere negli atti di governo nè di destra nè di sinistra.
Per fare
queste valutazioni si fa riferimento alla divaricazione classica :
-elettori di
sinistra sono i garantiti dai sindacati, che già hanno il lavoro e cioè :
pubblico impiego e privati con protezioni
(contratto a tempo indeterminato ed ammortizzatori sociali in caso di
chiusura della ditta)
-elettori di
destra sono gli autonomi e i professionisti
Ricolfi dice
: Renzi è riuscito nel miracolo di fare gli interessi sia degli uni che degli
altri e quindi si trova nelle condizioni di poter governare vent'anni.
Ma, c'è un
gigantesco ma.
che consiste
in questo : il gioco funziona, se le
cose stessero così : società divisa in due destra e sinistra, garantiti e
imprenditori che rischiano in proprio.
Ma non è più
così, perché da tempo c'è un terzo incomodo, c'è una terza forza, un terzo
stato, che è quello dei disoccupati, dei giovani e delle donne che lavorano in nero, disoccupati, inattivi ,ma pronti ad
intraprendere un lavoro.
E qui viene
il bello : si tratta non di noccioline, ma di 10 milioni di persone e cioè
degli stessi numeri degli elettori di sinistra (garantiti) e di quelli di
destra (autonomi professionisti ecc.).
Questo
enorme numero di elettori ha interessi comuni e ben definiti, ma non è da tempo
rappresentato da alcuna forza politica.
E questo è
il limite del renzismo, perchè il giorno in cui questa terza forza, troverà un
partito vecchio o nuovo, capace di rappresentarne politicamente gli interessi ,
il gioco di Renzi va in frantumi, per il fatto che per fare gli interessi del
terzo stato occorre creare 6 milioni di nuovi posti di lavoro, e gli atti di
governo di Renzi non sono diretti in questo senso se non per rimpiazzare si e
no chi va in pensione.
A mo di
conclusione Ricolfi si domanda : ma come
fa a vivere un partito di sinistra che non è in grado di rappresentare gli
esclusi?
E con questo
lascia trapelare il fatto che il gioco di Renzi, può riuscire, ma è
perennemente a rischio come un trapezista che lavora sulla corda con sotto il
vuoto.
Mi sembra
che quella esposta sopra sia una diagnosi molto precisa della situazione del
renzismo-
Ha
un'opportunità, che non era mai toccata a nessuno, ma non può illudersi di
potercela fare se non troverà il modo di rappresentare il terzo stato.
In altre
parole se pensa di potere risolvere tutto nel partito personale di Renzi è ben
difficile che non rischi la dissoluzione.
In politica
da sempre si sale e si scende con la velocità del fulmine.
Si può
rottamare una classe politica obsoleta, come è quella degli anziani del PD.
Ma guai a
pensare che si possano rottamare le radici e le idee.
Senza il
riferimento a una storia ed a una strategia comune, si finisce nella palude già
sperimentata da Berlusconi, Monti e Letta.
Non basta
essere giovani e sgomitanti, occorre avere idee buone e capacità di gestione.
Se il
tentativo di Renzi riuscisse, sarebbe una cosa positiva, stante l'estrema
difficoltà della situazione, ma nessuno lo sosterrà mai per la sua bella
faccia.
O le riforme
subito o quasi, oppure avanti un'altro.
Per fortuna
re Giorgio e la sua testardaggine a non andare alle elezioni sono cose archiviate.
Se Renzi
fallisce la regola costituzionale è che si va a votare fin quando si trova una
maggioranza definita.
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