venerdì 9 gennaio 2015

le acrobazie di Renzi sul filo e a volte senza rete, ma potrebbe anche governare vent'anni



Durante le feste la gente vorrebbe distrarsi e pensare ad altro.
Per chi fa fatica o non vuole staccare, ci ha pensato Luca Ricolfi, uno dei più noti statistici italiani, docente a Torino  ed editorialista della Stampa, scrivendo un articolo magistrale sul significato e il possibile avvenire di Renzi e del "renzismo".
Non sembri esagerata la qualifica di magistrale, se un altro giornale di grande diffusione, ma più di settore come il Sole 24 ore, ha dato il giorno dopo la colonna dell'editoriale di prima pagina allo stesso autore e per trattare lo stesso argomento.
Cosa diceva Ricolfi di così centrato?
Dò un breve riassunto.
Finiamola di chiederci se Renzi è di destra o di sinistra, perché se esaminiamo i suoi atti di governo nei 10 mesi che si trova al governo, ci troveremmo nell' impossibilità assoluta di dare una risposta esatta, per il fatto che, appunto, sulla base dell'esame dei fatti, si rileva che Renzi è sia di destra che di sinistra.
Gli 80 € in busta paga sono di sinistra (intendendo di sinistra i garantiti, che il lavoro ce l'hanno e che votano a sinistra) mentre gli sgravi fiscali alle imprese che assumono con contratti a tempo indeterminato sono di destra, come l'inattivazione dell'art 18.
Ricolfi, per avvalorare questa tesi, fa il paragone col governo, che avrebbe dovuto essere di sinistra- sinistra di Prodi negli anni 2006/2008 e che invece non riuscì ad essere negli atti di governo nè di destra nè di sinistra.
Per fare queste valutazioni si fa riferimento alla divaricazione classica :
-elettori di sinistra sono i garantiti dai sindacati, che già hanno il lavoro e cioè : pubblico impiego e privati con protezioni  (contratto a tempo indeterminato ed ammortizzatori sociali in caso di chiusura della ditta)
-elettori di destra sono gli autonomi e i professionisti
Ricolfi dice : Renzi è riuscito nel miracolo di fare gli interessi sia degli uni che degli altri e quindi si trova nelle condizioni di poter governare vent'anni.
Ma, c'è un gigantesco ma.
che consiste in questo :  il gioco funziona, se le cose stessero così : società divisa in due destra e sinistra, garantiti e imprenditori che rischiano in proprio.
Ma non è più così, perché da tempo c'è un terzo incomodo, c'è una terza forza, un terzo stato, che è quello dei disoccupati, dei giovani e delle donne che lavorano  in nero, disoccupati, inattivi ,ma pronti ad intraprendere un lavoro.
E qui viene il bello : si tratta non di noccioline, ma di 10 milioni di persone e cioè degli stessi numeri degli elettori di sinistra (garantiti) e di quelli di destra (autonomi professionisti ecc.).
Questo enorme numero di elettori ha interessi comuni e ben definiti, ma non è da tempo rappresentato da alcuna forza politica.
E questo è il limite del renzismo, perchè il giorno in cui questa terza forza, troverà un partito vecchio o nuovo, capace di rappresentarne politicamente gli interessi , il gioco di Renzi va in frantumi, per il fatto che per fare gli interessi del terzo stato occorre creare 6 milioni di nuovi posti di lavoro, e gli atti di governo di Renzi non sono diretti in questo senso se non per rimpiazzare si e no chi va in pensione.
A mo di conclusione Ricolfi  si domanda : ma come fa a vivere un partito di sinistra che non è in grado di rappresentare gli esclusi?
E con questo lascia trapelare il fatto che il gioco di Renzi, può riuscire, ma è perennemente a rischio come un trapezista che lavora sulla corda con sotto il vuoto.
Mi sembra che quella esposta sopra sia una diagnosi molto precisa della situazione del renzismo-
Ha un'opportunità, che non era mai toccata a nessuno, ma non può illudersi di potercela fare se non troverà il modo di rappresentare il terzo stato.
In altre parole se pensa di potere risolvere tutto nel partito personale di Renzi è ben difficile che non rischi la dissoluzione.
In politica da sempre si sale e si scende con la velocità del fulmine.
Si può rottamare una classe politica obsoleta, come è quella degli anziani del PD.
Ma guai a pensare che si possano rottamare le radici e le idee.
Senza il riferimento a una storia ed a una strategia comune, si finisce nella palude già sperimentata da Berlusconi, Monti e Letta.
Non basta essere giovani e sgomitanti, occorre avere idee buone e capacità di gestione.
Se il tentativo di Renzi riuscisse, sarebbe una cosa positiva, stante l'estrema difficoltà della situazione, ma nessuno lo sosterrà mai per la sua bella faccia.
O le riforme subito o quasi, oppure avanti un'altro.
Per fortuna re Giorgio e la sua testardaggine a non andare alle elezioni  sono cose archiviate.

Se Renzi fallisce la regola costituzionale è che si va a votare fin quando si trova una maggioranza definita.

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