venerdì 16 gennaio 2015

Papa Francesco,ieri  ne ha sparate di grosse  sull'aereo per Manila




Sull'aereo che lo portava a Manila, papa Francesco ieri ha commentato la strage islamica di Parigi più o meno con queste parole : “Non si uccide in nome di dio, ma se dici una parolaccia contro mia madre, io ti do un pugno, è normale. Non è lecito prendere in giro le religioni, insultare, provocare".
Papa Francesco ha  imposto da subito dopo la sua elezione un suo stile personale, molto informale e diretto.
Personalmente ho spesso condiviso e approvato questo suo modo di comunicare, perchè lo interpretavo come la giusta tattica che può scegliere un papa innovatore, per evitare di andare a sbattere continuamente contro gli scogli che la dogmatica cattolica ha costruito ovunque, ogni volta che affronta un argomento.
Meno sottilmente i suoi avversari hanno invece sempre commentato con sarcasmo i suoi interventi informali bollandoli come populismo usato per attrarre consensi a poco prezzo.
Ora però, devo dire che l'intervento del papa di ieri sull'aereo per Manila, nella ormai tradizionale conversazione con i giornalisti al seguito, non mi è piaciuto affatto, perchè sembrava proprio dare ragione agli argomenti dei suoi tanti avversari.
Va bene approfittare di quelle occasioni per parlare in modo informale, ma un papa non può permettersi di parlare di cose gravi ed alte, come le stragi di Parigi, facendo discorsi da Bar Sport.
No! Un papa non può permettersi nè l'approssimazione, nè la sciatteria,  quando parla, diversamente sminuisce la dignità a l'autorevolezza del suo ruolo.
A meno che, come vedremo, non si tratti affatto di parole sfuggite al controllo in un momento di relax.
Se vogliamo affrontare il problema in modo più lieve rimando al   commento ironico che ne ha fatto Garamellini sulla Stampa di questa mattina:
"gioco di mano gioco da villano, diceva mia madre e se qualcuno insulta mia madre, gli do un pugno".
Commento perfetto e di grande stile.
Purtroppo solo i leghisti e camerati annessi  hanno apprezzato il virile ricorso al pugno e non è un punto di merito per il papa.
Ci si può perndere simpatici anche misurando un po di più le parole.
Un gesuita, poi che straparla, è mai possibile.
E infatti Giuliano Ferrara, con un velenoso editoriale sul Foglio di questa mattina esclude che quel discorso papale sia stato un infortunio, una svista.
Temo che abbia ragione.
Ferrara lo interpreta come un ennesimo "assist", per usare un termine calcistico, offerto da questo papa al dialogo con l'Islam a tutti i costi, anche quando questo è così palesemente inopportuno e contrario al buon senso, considerata la tempistica.
Ma la parte più negativa nella conversazione del papa sull'aereo non è quella relativa al "pugno", veramente poco papale ed ancor meno evangelico, ma quella relativa alla libertà di espressione nei riguardi delle religioni.
Su questo campo la scivolata è stata terribile e se trattasi, non di una svista o di una leggerezza, ma di una dichiarazione studiata è voluta è veramente grave, perché qui siamo esattamente nel terreno che distingue il radicalismo religioso dalla modernità.
Lo abbiamo già fatto e più diffusamente nell'articolo precedente, ma è ora indispensabile ripetere che la base ideologica sulla quale si giustifica il fondamentalismo consiste esattamente in questo : nel sacralizzare, quasi sempre arbitrariamente, ciò che sacro non è e non può essere, perché palesemente assurdo e insanabilmente colludente con l'uso della ragione più elementare.
Di conseguenza non si può non consentire non solo la libertà di critica, ma anche la libertà di fare satira, cioè di ridicolizzare, ciò che è assurdo e irragionevole, ma che viene imposto addirittura come sacro da qualche religione.
Lo ripeto, un gesuita è uno che ha studiato duramente una vita per costruirsi una forma mentis che gli impedisce per definizione di parlare a vanvera e nemmeno a braccio.
Quindi temo che il papa quelle cose le abbia dette perché voleva dirle ed era pienamente consapevole delle conseguenze che quelle parole avrebbero avuto.
E le conseguenze non sono per niente gradevoli.
Questo papa, ne sono sempre più convinto ,come ho già detto in diversi articoli precedenti di commento al pontificato di papa Francesco, vuole essere il papa del Terzo Mondo e quindi parla costantemente rivolto a quei mondi, che sono il futuro del mondo, ma che non è il nostro mondo di europei, perché condivide solo in parte la nostra cultura e le nostre filosofie.
Non nascondiamoci dietro a un dito, tutti abbiamo dei problemi a rapportarci con le novità della globalizzazione ed alla invasione degli immigrati dal terzo mondo, del quale conosciamo ancora troppo poco e del quale, quindi, istintivamente diffidiamo, almeno in parte.
Papa Francesco fa un autentico salto nel buio, dedicando la strategia del suo pontificato a rivolgersi in modo preferenziale al terzo mondo.
E' inutile nasconderlo, così facendo ci lascia orfani.
Forse il suo è un disegno illuminato che guarda molto  lontano, ma non dovrebbe trascurare i problemi che il suo salto in avanti, così deciso, provoca nel nostro universo culturale europeo.
Non dovrebbe trascurare il fatto che ci lascia la sensazione di avere abbandonato l'Europa a un futuro di piena secolarizzazione e diciamolo pure scristianizzazione.
Se ci tocca consapevolmente principi come quelli della libertà di espressione, non lo fa certo per incultura. Anzi lo fa da gesuita, per eccesso di cultura, perché sa che al mondo, per esempio asiatico al quale si rivolge, i nostri sacri principi di democrazia con tutti gli attributi che conosciamo, compreso quello della libertà di espressione, sono interpretati con una sensibilità molto più blanda.
Si pensi allo stato della libertà di stampa e di dissenso politico in quei continenti.
La sua strategia è chiaramente tutta diretta a dialogare con l'Islam e il mondo asiatico, Cina in testa, è evidente.
Ma questo pure alto ed ampio disegno potrebbe anche essere un azzardo se pensa di potere sacrificare a suo vantaggio alcuni principi sui quali si fonda la cultura occidentale.
Cedere ammiccando in parte ad alcuni principi del fondamentalismo, come si è accennato sopra, non mi sembra affatto una buona idea.
Gli asiatici capiranno ed apprezzeranno queste mosse di papa Francesco?
Può anche essere, ma non è per niente sicuro, anzi è probabile il contrario.
I fondamentalismi religiosi, là dove sono sfruttati come elementi identitari in regioni geografiche vastissime, sono portatori naturalmente di una visione imperiale, che si ritiene, per sua natura, auto-sufficiente.
In queste condizioni il dialogo ha prospettive di successo quanto più  ci si presenta da posizioni di forza.
Cedere agli argomenti della contro parte, senza ricevere niente in cambio,  si studia sui manuali di diplomazia, è una tattica perdente.


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