Papa
Francesco,ieri ne ha sparate di grosse sull'aereo per Manila
Sull'aereo che lo
portava a Manila, papa Francesco ieri ha commentato la strage islamica di
Parigi più o meno con queste parole : “Non si uccide in nome di dio, ma se dici
una parolaccia contro mia madre, io ti do un pugno, è normale. Non è lecito
prendere in giro le religioni, insultare, provocare".
Papa Francesco ha imposto da subito dopo la sua elezione un suo
stile personale, molto informale e diretto.
Personalmente ho spesso
condiviso e approvato questo suo modo di comunicare, perchè lo interpretavo
come la giusta tattica che può scegliere un papa innovatore, per evitare di
andare a sbattere continuamente contro gli scogli che la dogmatica cattolica ha
costruito ovunque, ogni volta che affronta un argomento.
Meno sottilmente i suoi
avversari hanno invece sempre commentato con sarcasmo i suoi interventi
informali bollandoli come populismo usato per attrarre consensi a poco prezzo.
Ora però, devo dire che
l'intervento del papa di ieri sull'aereo per Manila, nella ormai tradizionale
conversazione con i giornalisti al seguito, non mi è piaciuto affatto, perchè
sembrava proprio dare ragione agli argomenti dei suoi tanti avversari.
Va bene approfittare di
quelle occasioni per parlare in modo informale, ma un papa non può permettersi
di parlare di cose gravi ed alte, come le stragi di Parigi, facendo discorsi da
Bar Sport.
No! Un papa non può
permettersi nè l'approssimazione, nè la sciatteria, quando parla, diversamente sminuisce la
dignità a l'autorevolezza del suo ruolo.
A meno che, come
vedremo, non si tratti affatto di parole sfuggite al controllo in un momento di
relax.
Se vogliamo affrontare
il problema in modo più lieve rimando al commento ironico che ne ha fatto Garamellini
sulla Stampa di questa mattina:
"gioco
di mano gioco da villano, diceva mia madre e se qualcuno insulta mia madre, gli
do un pugno".
Commento
perfetto e di grande stile.
Purtroppo
solo i leghisti e camerati annessi hanno
apprezzato il virile ricorso al pugno e non è un punto di merito per il papa.
Ci si può
perndere simpatici anche misurando un po di più le parole.
Un gesuita,
poi che straparla, è mai possibile.
E infatti
Giuliano Ferrara, con un velenoso editoriale sul Foglio di questa mattina
esclude che quel discorso papale sia stato un infortunio, una svista.
Temo che
abbia ragione.
Ferrara lo
interpreta come un ennesimo "assist", per usare un termine calcistico,
offerto da questo papa al dialogo con l'Islam a tutti i costi, anche quando
questo è così palesemente inopportuno e contrario al buon senso, considerata la
tempistica.
Ma la parte
più negativa nella conversazione del papa sull'aereo non è quella relativa al
"pugno", veramente poco papale ed ancor meno evangelico, ma quella
relativa alla libertà di espressione nei riguardi delle religioni.
Su questo
campo la scivolata è stata terribile e se trattasi, non di una svista o di una
leggerezza, ma di una dichiarazione studiata è voluta è veramente grave, perché
qui siamo esattamente nel terreno che distingue il radicalismo religioso dalla
modernità.
Lo abbiamo
già fatto e più diffusamente nell'articolo precedente, ma è ora indispensabile
ripetere che la base ideologica sulla quale si giustifica il fondamentalismo
consiste esattamente in questo : nel sacralizzare, quasi sempre
arbitrariamente, ciò che sacro non è e non può essere, perché palesemente
assurdo e insanabilmente colludente con l'uso della ragione più elementare.
Di
conseguenza non si può non consentire non solo la libertà di critica, ma anche la
libertà di fare satira, cioè di ridicolizzare, ciò che è assurdo e
irragionevole, ma che viene imposto addirittura come sacro da qualche
religione.
Lo ripeto,
un gesuita è uno che ha studiato duramente una vita per costruirsi una forma
mentis che gli impedisce per definizione di parlare a vanvera e nemmeno a
braccio.
Quindi temo
che il papa quelle cose le abbia dette perché voleva dirle ed era pienamente
consapevole delle conseguenze che quelle parole avrebbero avuto.
E le
conseguenze non sono per niente gradevoli.
Questo papa,
ne sono sempre più convinto ,come ho già detto in diversi articoli precedenti
di commento al pontificato di papa Francesco, vuole essere il papa del Terzo
Mondo e quindi parla costantemente rivolto a quei mondi, che sono il futuro del
mondo, ma che non è il nostro mondo di europei, perché condivide solo in parte
la nostra cultura e le nostre filosofie.
Non
nascondiamoci dietro a un dito, tutti abbiamo dei problemi a rapportarci con le
novità della globalizzazione ed alla invasione degli immigrati dal terzo mondo,
del quale conosciamo ancora troppo poco e del quale, quindi, istintivamente
diffidiamo, almeno in parte.
Papa
Francesco fa un autentico salto nel buio, dedicando la strategia del suo
pontificato a rivolgersi in modo preferenziale al terzo mondo.
E' inutile
nasconderlo, così facendo ci lascia orfani.
Forse il suo
è un disegno illuminato che guarda molto
lontano, ma non dovrebbe trascurare i problemi che il suo salto in
avanti, così deciso, provoca nel nostro universo culturale europeo.
Non dovrebbe
trascurare il fatto che ci lascia la sensazione di avere abbandonato l'Europa a
un futuro di piena secolarizzazione e diciamolo pure scristianizzazione.
Se ci tocca
consapevolmente principi come quelli della libertà di espressione, non lo fa
certo per incultura. Anzi lo fa da gesuita, per eccesso di cultura, perché sa
che al mondo, per esempio asiatico al quale si rivolge, i nostri sacri principi
di democrazia con tutti gli attributi che conosciamo, compreso quello della
libertà di espressione, sono interpretati con una sensibilità molto più blanda.
Si pensi
allo stato della libertà di stampa e di dissenso politico in quei continenti.
La sua
strategia è chiaramente tutta diretta a dialogare con l'Islam e il mondo
asiatico, Cina in testa, è evidente.
Ma questo
pure alto ed ampio disegno potrebbe anche essere un azzardo se pensa di potere
sacrificare a suo vantaggio alcuni principi sui quali si fonda la cultura
occidentale.
Cedere
ammiccando in parte ad alcuni principi del fondamentalismo, come si è accennato
sopra, non mi sembra affatto una buona idea.
Gli asiatici
capiranno ed apprezzeranno queste mosse di papa Francesco?
Può anche
essere, ma non è per niente sicuro, anzi è probabile il contrario.
I
fondamentalismi religiosi, là dove sono sfruttati come elementi identitari in
regioni geografiche vastissime, sono portatori naturalmente di una visione
imperiale, che si ritiene, per sua natura, auto-sufficiente.
In queste
condizioni il dialogo ha prospettive di successo quanto più ci si presenta da posizioni di forza.
Cedere agli
argomenti della contro parte, senza ricevere niente in cambio, si studia sui manuali di diplomazia, è una
tattica perdente.
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