Nessuna intenzione di
associarmi al coro delle beatificazioni postume in favore di Andreotti.
Ma trovo doveroso dire
per prima cosa che di fronte all’attuale teatrino della politica sul quale
recitano da vent’anni personaggi
penosamente mediocri, Andreotti navigava su un altro pianeta.
A mio parere per capire
chi era questo singolare personaggio, occorre situarlo principalmente negli
anni ‘60/’70, quando la DC non era al potere, era il potere, tutto il potere.
E lui ne era il Gran
Sacerdote.
Il potere senza
aggettivi richiede la celebrazione di riti e liturgie che lo pongano ben al di
sopra del teatrino quotidiano della politica.
E lui infatti era più
di chiunque altro di casa nel tempio.
Era l’uomo del Vaticano
per antonomasia, nel senso che, anche se non portava formalmente la porpora,
era accolto come un pari al di là del Tevere.
Cosa questo significhi
nel senso di potere in quegli anni è facile dedurlo.
Ma in quegli stessi
anni il potere reale si reggeva su un’altra colonna ancora più potente oltre al
Vaticano.
E infatti lui era di
casa anche a Washington.
Non sapeva praticamente
pronunciare una frase in inglese, ma nessuno era ben visto in America come lui,
era il loro uomo, sicuro e affidabile.
Da oltre atlantico
arrivavano di conseguenza anche i dollari del finanziamento per le attività
della Balena Bianca e anche questo era un elemento non trascurabile.
Come tutti i grandi
cultori e gestori del potere, Andreotti sapeva usare e coltivare
sistematicamente le tecniche appropriate.
Si governa solo con una
“rete”, come si dice oggi, continuamente.
La rete di relazioni
tessuta da Andreotti era solidissima.
Era noto che il nostro
conoscesse bene il segreto, che faceva la potenza dei Fouchez, il ministro di
polizia passato dalla Rivoluzione a Napoleone senza problemi di coscienza, come
dei “ministri di polizia” di tutti i tempi : l’archivio.
Un archivio smisurato
ed aggiornato, con tante schedine contenenti vita, morte e miracoli di tutti,
sui quali poter trovare elementi per ricattare o più semplicemente per
riscuotere il dovuto a seguito dei favori elargiti.
L’archivio privato di
Andreotti era leggendario e temuto.
Per stare in argomento,
la gestione del potere comportava la frequentazione che Andreotti aveva con
particolare gusto con i servizi segreti e con le persone con le greche sulle
spalline, tanto che ogniqualvolta si materializzava uno dei tanti “misteri
d’Italia” il suo nome come quello di chi ci poteva starci dietro era il primo
ad essere nominato.
Il suo culto del potere
era talmente palpabile, che è passato per decenni, gestendo le massime cariche
dello stato, senza avere quello che nella logica democristiana era il titolo
per potere essere in quei posti, infatti la sua corrente all’interno della DC
c’era ma non contava quasi nulla sul piano dei numeri.
Altro elemento che lo
rendeva non comparabile con i politici di oggi è il fatto che pur essendo uomo
di potere era contemporaneamente uomo di cultura solida, e intellettuale per
passione, come testimoniano i suoi libri e i suoi articoli, il nostro era
infatti giornalista di professione.
Il suo bagaglio
intellettuale veniva fuori nelle sue proverbiali manifestazioni di una arguzia
molto singolare, battute al vetriolo, che nascondevano il fatto di avere
assimilato quella tipica cultura popolare romanesca.
Aveva però la capacità
di pronunciarle con la medesima non chalance con la quale ci si scambiano
battute fra gentlemen nei club inglesi.
Abbiamo elencato fin
qui le qualità possedute dal Richelieu, ma in Andreotti era indubbiamente anche
intrecciata la compresenza di Belzebù, diversamente non sarebbe mai stato Andreotti, così diverso da tutti gli altri.
L’assassinio del
giornalista di inchiesta Mino Pecorelli, la contiguità con la banda della
Magliana, la contiguità con la mafia.
Era stato accusato di
cose semplicemente orrende per decenni.
Per questo si è creato
nel tempo quel fascino torbido intorno al suo personaggio.
Il potere è ben noto è
la più potente delle droghe.
Non si riesce a
spiegare diversamente se non come quell’inebriamento del potere, che impedisce
di essere razionali, il suo vezzo di frequentare anche gente assolutamente
infrequentabile, da romano fino al midollo aveva voluto conoscere anche la
Suburra.
Ha occupato per decenni
il potere, ma si sarà arricchito in proporzione come si riterrebbe ovvio oggi?
Se si giudicasse dal
suo stile di vita, notoriamente più che sobrio , si direbbe che anche se i
soldi li avesse fatti, non se ne sarebbe fatto certo un gran chè.
Eppure il suo nome
compare fra quelli poco raccomandabili dei correntisti dello IOR, e così la leggenda nera continua ad alimentarsi.
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