Il politico che si
incavola non è un buon politico.
Per fare politica non è
necessario essere spietati o cinici come era Andreotti, però bisogna saper
essere e rimanere freddi altrimenti si sbaglia di sicuro.
Incavolandosi per la
sonora sconfitta subita alle ultime amministrative Grillo ha peggiorato la
situazione facendo quello, che un politico non dovrebbe mai fare: dare del fesso
agli elettori.
Così facendo ha
aumentato il risentimento dei suoi elettori delusi.
Non che quello che ha
detto sia sbagliato in sé, tutt’altro.
È pacifico infatti che
i ceti garantiti nel lavoro, come i pubblici dipendenti, i lavoratori a tempo
pieno e tutti coloro che beneficiano della copertura di corporazioni, o di un vantaggio
competitivo, come gli evasori eccetera, siano più portati ad accettare l’esistente
e restii a cambiare, rispetto alle partite Iva, che fanno i conti perennemente
al limite del rosso, ai cassintegrati, ai precari, agli esodati eccetera.
Ma che argomento del
piffero è mai questo, che sostiene ora Grillo, la situazione sociale era questa,
come sopra descritto, anche quando nel
febbraio scorso 8 milioni di italiani, compreso chi scrive, hanno votato per il
movimento cinque stelle, e quindi non è per ragioni sociologiche che gli
elettori che lo hanno votato prima sono rimasti a casa il 25 maggio scorso.
Ancora più debole è l’argomento
usato da Grillo contro i media che aveva tutti messi per traverso.
Infatti erano tutti
quanti contro di lui, anche prima perché i loro padroni, sono sempre quelli e
li conosciamo.
Grillo compie un grosso
errore, quando accampa scuse, invece che fare realisticamente autocritica.
Guai ad illudersi, in
politica, che l’autobus possa passare due volte, se sbagli una scelta o non
sfrutti un’occasione è difficile, che ti vengono concessi tempi supplementari.
È qui che i Grillini si
devono interrogare.
Le occasioni perse vanno richiamate e ci si deve riflettere
sopra.
La débacle elettorale
attuale e un segno di un forte dissenso del suo elettorato, verso l’eccesso di
intransigenza e la totale mancanza di elasticità dimostrata in questi tre mesi.
D’accordo che tre mesi
non sono pochi, ma sono pochissimi e che gli errori dei Grillini sono stati
amplificati dai concomitanti errori di Bersani e soci di un PD in disfacimento.
Ma il movimento cinque
stelle non è riuscito a portare a casa nulla e questo è troppo poco.
Fare l’opposizione è
più difficile che governare e dà meno visibilità, questo lo sappiamo tutti, ma
il movimento cinque stelle costituisce una fortissima minoranza contro un
governo penoso e squalificato.
Non mancano certo gli
argomenti per ridicolizzare quotidianamente questo governicchio e le forze
politiche logore e impotenti che lo sostengono.
Forza dunque, ma con
ordine e con una strategia.
Ecco questo è il punto.
Invece che dare dei fessi
agli elettori, occorre che Grillo si chieda qual è la ragione di fondo per un
calo di consensi così consistente e repentino.
La gente probabilmente
è diventata incerta nel riconfermare la fiducia nei cinque stelle proprio a
causa di questo : la strategia che non è chiara per niente.
Gli elettori vorrebbero
avere chiarimenti in proposito.
Ma davvero Grillo pensa
che il suo movimento possa mirare da solo alla maggioranza assoluta, per creare
da solo un nuovo sistema politico, oltre la democrazia rappresentativa e quindi
superare i partiti tradizionali per basarsi invece sulla democrazia diretta
usando il Web?
Se fosse così mille
sarebbero le obiezioni da superare: il Web può essere facilmente manovrato, con
il Web non si riesce a formare una classe dirigente, per votare sul Web occorre
essere ben informati e così via.
Più pesanti ancora le
obiezioni da superare sulla catena di comando del movimento, sulla sua
trasparenza e democraticità, sul rapporto tutto da affrontare fra la gestione
personalistiche e padronale di un uomo solo al comando, che appare all’elettorato
sempre più sgradevole.
Ma sempre se così fosse
e le tappe intermedie, sono previste o no?
Grillo è un autodidatta
in politica, ma di sicuro sa benissimo che nella storia dei movimenti politici
è emblematica la vicenda del comunismo.
Che è fallito nella sua
realizzazione pratica sul campo, per il peccato originale presente nella teoria
marxiana, che non si era premurata di sviluppare proprio il discorso delle
tappe intermedie e del ruolo dello Stato nel periodo verso la realizzazione
della rivoluzione proletaria.
Fatte le debite
proporzioni, occorre che il movimento 5 stelle dia agli elettori due
delucidazioni fondamentali:
1)- si ritiene davvero di proporre un passaggio dal
sistema rappresentativo, alla democrazia diretta? E si è così, con quali limiti
e in quali termini.
2)- si ritiene davvero verosimile puntare alla
maggioranza assoluta per arrivare a un nuovo ordine, in un colpo solo, o si
mettono in conto diverse tappe intermedie?
La strategia in
politica è quello che distingue il dilettante o l’avventuriero allo sbaraglio,
dagli statisti.
Grillo si deve chiarire
le idee e darci delle risposte perché delle scelte strategiche che poi derivano le
scelte concrete compreso quella di fondo cioè si va avanti nell’intransigenza assoluta oppure ci
si propongono delle tappe intermedie con
necessità di cercandosi degli alleati?
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