giovedì 30 maggio 2013

Grillo ha perso: scampato pericolo per il regime dell’inciucio.




Il politico che si incavola non è un buon politico.
Per fare politica non è necessario essere spietati o cinici come era Andreotti, però bisogna saper essere e rimanere freddi altrimenti si sbaglia di sicuro.
Incavolandosi per la sonora sconfitta subita alle ultime amministrative Grillo ha peggiorato la situazione facendo quello, che un politico non dovrebbe mai fare: dare del fesso agli elettori.
Così facendo ha aumentato il risentimento dei suoi elettori delusi.
Non che quello che ha detto sia sbagliato in sé, tutt’altro.
È pacifico infatti che i ceti garantiti nel lavoro, come i pubblici dipendenti, i lavoratori a tempo pieno e tutti coloro che beneficiano della copertura di corporazioni, o di un vantaggio competitivo, come gli evasori eccetera, siano più portati ad accettare l’esistente e restii a cambiare, rispetto alle partite Iva, che fanno i conti perennemente al limite del rosso, ai cassintegrati, ai precari, agli esodati eccetera.
Ma che argomento del piffero è mai questo, che sostiene ora Grillo, la situazione sociale era questa, come sopra  descritto, anche quando nel febbraio scorso 8 milioni di italiani, compreso chi scrive, hanno votato per il movimento cinque stelle, e quindi non è per ragioni sociologiche che gli elettori che lo hanno votato prima sono rimasti a casa il 25 maggio scorso.
Ancora più debole è l’argomento usato da Grillo contro i media che aveva tutti messi per traverso.
Infatti erano tutti quanti contro di lui, anche prima perché i loro padroni, sono sempre quelli e li conosciamo.
Grillo compie un grosso errore, quando accampa scuse, invece che fare realisticamente autocritica.
Guai ad illudersi, in politica, che l’autobus possa passare due volte, se sbagli una scelta o non sfrutti un’occasione è difficile, che ti vengono concessi tempi supplementari.
È qui che i Grillini si devono interrogare.
Le occasioni  perse vanno richiamate e ci si deve riflettere sopra.
La débacle elettorale attuale e un segno di un forte dissenso del suo elettorato, verso l’eccesso di intransigenza e la totale mancanza di elasticità dimostrata in questi tre mesi.
D’accordo che tre mesi non sono pochi, ma sono pochissimi e che gli errori dei Grillini sono stati amplificati dai concomitanti errori di Bersani e soci di un PD  in disfacimento.
Ma il movimento cinque stelle non è riuscito a portare a casa nulla e questo è troppo poco.
Fare l’opposizione è più difficile che governare e dà meno visibilità, questo lo sappiamo tutti, ma il movimento cinque stelle costituisce una fortissima minoranza contro un governo penoso e squalificato.
Non mancano certo gli argomenti per ridicolizzare quotidianamente questo governicchio e le forze politiche logore e impotenti che lo sostengono.
Forza dunque, ma con ordine e con una strategia.
Ecco questo è il punto.
Invece che dare dei fessi agli elettori, occorre che Grillo si chieda qual è la ragione di fondo per un calo di consensi così consistente e repentino.
La gente probabilmente è diventata incerta nel riconfermare la fiducia nei cinque stelle proprio a causa di questo : la strategia che non è chiara per niente.
Gli elettori vorrebbero avere chiarimenti in proposito.
Ma davvero Grillo pensa che il suo movimento possa mirare da solo alla maggioranza assoluta, per creare da solo un nuovo sistema politico, oltre la democrazia rappresentativa e quindi superare i partiti tradizionali per basarsi invece sulla democrazia diretta usando il Web?
Se fosse così mille sarebbero le obiezioni da superare: il Web può essere facilmente manovrato, con il Web non si riesce a formare una classe dirigente, per votare sul Web occorre essere ben informati e così via.
Più pesanti ancora le obiezioni da superare sulla catena di comando del movimento, sulla sua trasparenza e democraticità, sul rapporto tutto da affrontare fra la gestione personalistiche e padronale di un uomo solo al comando, che appare all’elettorato sempre più sgradevole.
Ma sempre se così fosse e le tappe intermedie, sono previste o no?
Grillo è un autodidatta in politica, ma di sicuro sa benissimo che nella storia dei movimenti politici è emblematica la vicenda del comunismo.
Che è fallito nella sua realizzazione pratica sul campo, per il peccato originale presente nella teoria marxiana, che non si era premurata di sviluppare proprio il discorso delle tappe intermedie e del ruolo dello Stato nel periodo verso la realizzazione della rivoluzione proletaria.
Fatte le debite proporzioni, occorre che il movimento 5 stelle dia agli elettori due delucidazioni fondamentali:
1)-  si ritiene davvero di proporre un passaggio dal sistema rappresentativo, alla democrazia diretta? E si è così, con quali limiti e in quali termini.
2)-  si ritiene davvero verosimile puntare alla maggioranza assoluta per arrivare a un nuovo ordine, in un colpo solo, o si mettono in conto diverse tappe intermedie?
La strategia in politica è quello che distingue il dilettante o l’avventuriero allo sbaraglio, dagli statisti.
Grillo si deve chiarire le idee e darci delle risposte perché  delle scelte strategiche che poi derivano le scelte concrete compreso quella di fondo cioè si va  avanti nell’intransigenza assoluta oppure ci si  propongono delle tappe intermedie con necessità di cercandosi degli alleati?



Nessun commento: